Di Antonella Randazzo
Ho letto con attenzione il brano con cui Barnard prende le distanze dal sito “comedonchisciotte” (vedi http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=137). Dopo averlo letto mi è venuta in mente spontanea la domanda “ma che mondo vorrebbe Barnard?”.
Il sito in questione è uno dei tanti che si occupa di quegli argomenti considerati tabù dal regime, tuttavia non bisogna pretendere che si carichi, come un vecchio “Atlante” che regge il mondo, della responsabilità di una libera informazione. Gli operatori di questo sito sono esseri umani con una sensibilità, un’opinione e un pensiero proprio sulla realtà, e inevitabilmente esprimono tramite il sito queste loro peculiarità.
Perché pretendere che facciano quello che vogliamo noi? Perché dobbiamo chiedere agli altri di essere come vorremmo noi? Perché gridiamo alla “censura” se persone private che curano liberamente un sito non pubblicano ciò che vogliamo noi? Non sono forse libere di farlo? Oppure crediamo che abbiano degli obblighi come fossero funzionari pubblici o a nostro servizio?
Molte volte sul sito “come donchisciotte” non ho visto pubblicati miei articoli per me molto significativi, ma non ho gridato “censura” e non mi sono neppure lamentata perché riconosco a queste persone la libertà di pubblicare sul loro sito ciò che ritengono appropriato e non conferisco loro la pesante responsabilità di una informazione “libera” e pluralistica.
Non è, caro Barnard, che talvolta pretendiamo che gli altri siano pari pari come vogliamo noi?
Forse il problema a monte è che tutti noi siamo attanagliati da una pesantissima e gravissima censura di regime, che, direttamente o indirettamente, ci condiziona e ci rende nervosi, inquieti, talvolta incapaci di capire le cose come stanno.
Questa censura, come Barnard sa bene, è spesso irriconoscibile, raffinata, camuffata. Si tratta, ad esempio, del giornalista del programma “Voyager” che parla di questioni verificabili come fossero “misteriose”, oppure di Piero Angela che con molta nonchalance ignora uno scienziato del calibro di Nikola Tesla.
E ancora, è Bruno Vespa che appoggia le statistiche completamente irreali di Berlusconi, oppure è Licia Colò che parla di Paesi del Terzo mondo come di paradisi turistici, sorvolando sui crimini che la popolazione sta subendo da parte di banche e corporation occidentali. Addirittura in questi giorni si è mobilitata la Curia di Milano per censurare un prete che sul suo blog aveva parlato con franchezza del ruolo che i nostri soldati hanno in Afghanistan (vedi http://www.dongiorgio.it/scelta.php?id=892). Le nostre autorità, a braccetto con prelati e mafiosi, cercano di mistificare la realtà ad un livello spesso orwelliano.
La vera censura non è non pubblicare un brano perché non si condivide completamente il punto di vista. In un sito privato chi dedica tempo libero senza essere pagato da nessuno può fare questo e altro. Gridare alla censura è sciocco come potrebbe essere, ad esempio, il lamentarsi se il vicino di casa non la pensa come noi o non dice le cose che vorremmo noi.
“Comedonchisciotte”, pur essendo un sito di informazione, non ha la responsabilità della libera informazione. Non è responsabile della censura che il nostro sistema ci impone. E’ un sito fatto di persone che possono pensarla come noi oppure no, o che possono fare cose che ci piacciono oppure no. Non possiamo essere sempre d’accordo con ciò che pensano o fanno, e questo non ci autorizza a pretendere che facciano ciò che vogliamo noi.
Barnard talvolta dice cose che non condivido, e spesso usa un linguaggio simile a quello utilizzato da qualsiasi giornalista ufficiale, tuttavia, lo leggo e apprezzo molte cose di ciò che dice. Non pretendo certo che cambi perché ogni persona deve essere se stessa.
I punti su cui riflettere sono: chi ha la responsabilità di una corretta informazione?
Chi dovrebbe garantire il pluralismo? Noi privati che curiamo siti o blog? E se non dovessimo rientrare nei canoni richiesti cosa succede? Si grida alla “censura”?
Io credo che le nostre autorità devono garantire pluralismo e vera informazione. Se non lo fanno è perché sono corrotte e dedico a questa corruzione le mie attenzioni. Voglio capire da dove deriva, a chi fa comodo e perché persiste nonostante molti italiani la riconoscano.
Il resto mi interessa relativamente, e se “come donchisciotte” non pubblica un mio articolo riconosco a queste persone la libertà di farlo. D'altronde, essendo sul web, ogni mio articolo può essere letto da chiunque.
Non desidero che privati si debbano sostituire a chi paghiamo per governarci, per informarci e per realizzare una vera democrazia. Se non lo fanno le responsabilità di ciò che il cittadino non riceve è loro e non di altri.
Siamo sudditi o cittadini? I sudditi non ritengono che il potere debba rispettare i loro diritti, e rinunciano a lottare per essi, rivolgendo altrove la rabbia causata dalle frustrazioni del sistema tirannico. Ma i cittadini chiedono conto dei diritti che vengono negati, senza pretendere che altri, non investiti da alcuna autorità, si sostituiscano ai personaggi corrotti nel dare ciò di cui hanno diritto.
Apprezzo chi cerca di capire la realtà per quello che è, e di operare per fare in modo che vengano trattati temi insabbiati dalla propaganda, attraverso siti o blog, ma non ritengo costoro responsabili di alcunché. Cerco di ricordarmi che le persone che si occupano di siti di informazione indipendente lo fanno senza essere pagati e provo gratitudine per quello che fanno. Ripeto, sono grata per tutti quelli che curano siti o blog indipendenti. Ed è una gratitudine che nasce spontanea dal cuore, dovuta soprattutto al fatto che ritengo che mai nulla sia dovuto.
Il futuro auspicato vede le attuali autorità considerate per quello che veramente sono, e sappiamo bene che non si tratta di “statisti”.
La situazione attuale ha aspetti paradossali e gravemente anomali. Non dimentichiamolo e non investiamo alcune persone, soltanto perché curano siti indipendenti, di una responsabilità che non hanno. Piuttosto cerchiamo di capire veramente il sistema in cui stiamo vivendo, e chiediamo conto alle autorità che stanno agendo contro i nostri interessi.
Internet non è quel paradiso della libera informazione che qualcuno ha cercato di far credere. E’ soltanto un luogo in cui è possibile trovare fonti inesistenti altrove. Quello che non troviamo in un determinato sito possiamo trovarlo su un altro sito o blog.
Utilizziamo questa opportunità senza caricare nessuno della pesante responsabilità dell’informazione libera e pluralistica.
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8 commenti:
Ciao Antonella
Non credo che Paolo abbia bisogno di essere difeso, sa farlo benissimo da solo, ma credo che spesso venga frainteso dai suoi lettori. Le sue reazioni sono sempre estreme, ma lui e’ un uomo estremo, che non accetta sfumature (di principi) per se stesso e per gli altri.
Non credo per niente che Paolo voglia che tutti siano come lui o che la pensino come lui. Pero’pretende che tutti siano coerenti e corretti, giustamente....
La critica non e’ stata rivolta a un’opinione particolare su un dato fatto, contraria a quanto Paolo pensi, la critica riguarda l’atteggiamento generale dei siti di “contro-informazione” che e’ esattamente lo stesso delle fonti “ufficiali” di informazione, di cui ci si lamenta tanto: siccome una particolare opinione non e’ in linea con il proprio pensiero, credo, corrente, etc. allora decidiamo di non riportarla, di non discuterla, di non considerarla. Questa e’ l’ipocrisia che fa orrore a Paolo, non il fatto di avere idee diverse gli uni dagli altri.
E’ vero che ognuno pubblica sul proprio blog quello che vuole, ma comeDonChisciotte non e’ solo un blog come il tuo o quello di Paolo: “arm yourself with information”, non vuol dire: siamo 4 amici che hanno delle cose da dire, se vi va, leggete. Vuol dire: cerchiamo di darvi un’informazione vera.
Le persone che leggono questo blog non si aspettano opinioni, o meglio, si aspettano di trovare opinioni diverse su temi importanti e trascurati dai media ufficiali. Se le opinioni riportate esprimono solo la “peculiarita’” non degli autori dei vari pezzi, ma di chi pubblica il blog, allora non ci siamo proprio.
Buon lavoro
«Paolo Barnard che mondo vorresti?», mi associo a questa domanda. Aggiungo: e Tu, Antonella Randazzo, che mondo vorresti? Non posso escludere di domandare: ma io... che mondo vorrei?
Rispondo per me, sottoponendomi al giudizio di chiunque, e gradirei conoscerlo con le dovute argomentazioni, se si desidera edificare il “bene comune”.
Fino all'età di 51 anni, io non sapevo affatto il mondo desiderato. Non avrei saputo dare la minima indicazione.
Oggi, in età over 70, non ho alcuna difficoltà ad indicarlo, con l'auspicio che vi ci si possa addivenire al più presto possibile. Per il “bene comune”, scopo della nostra benedetta Costituzione, frutto del sangue di tanti martiri, nostri avi.
Un mondo dove ognuno, innanzitutto, sia ONESTO con se stesso. Come?
Optando a ritenere che «Conviene essere giusti», piuttosto che ritenere «Giusto quello che conviene».
Tra queste 2 opzioni che differenza c'è adottando la 1^ o la 2^ opzione liberamente?
Ho optato per «Conviene essere giusti», per la gioia di sentirmi poi totalmente LIBERO al cospetto della Verità, a cui sono addivenuto, per Grazia unica, con assoluta certezza in data 1/11/2003.
Diversamente, con la 2^ opzione, sarei stato limitato nella libertà, impossibilitato a superare me stesso. Quindi sarei stato DISONESTO per avvantaggiarmi ingiustamente, pregiudicando l'altrui libertà.
Concludo nell'auspicare un mondo dove NESSUNO dovrà imporre più niente a NESSUNO e ognuno avrà da combattere un solo acerrimo nemico: se stesso e nessun altro! Passando a non considerare più «Homo hominis lupus», bensì «Homo Hominis Deus».
Questo è l'unico modo per perfezionare la giustizia e la democrazia nel mondo globalizzato, ricchissimo di diversità umane, simili alle foglie degli alberi, che constatiamo ciascuna differente da altre, ma tutte con l’unica uguale denominazione di foglia. Ne deriva l’incommensurabile dignità della persona umana, qualunque essa sia.
Qual è l'unica condizione per concretizzare un umanesimo così auspicato?
Prendere atto definitivamente, attraverso la mia umilissima persona, che non siamo né "figli del caso", né "figli di Hegel" ma semplicemente "Figli di Dio" e vivere LIBERI, felicemente appagati della breve vita terrena dell'aldiqua, a prescindere dell'aldilà delle Religioni o Filosofie.
Ovviamente, mi riferisco alla "Realtà di Dio", indifferente a qualsiasi Religione e inaccessibile ad ogni Filosofia metafisica. Realtà assolutamente inedita, che viene alla luce, per la sola volontà (e in forza) della Luce stessa, chiamata DIO o come cavolo si voglia.
Poi ci parliamo con Paolo, è un bravo Cristiano, io lo capisco, stiamo tutti incazzati, la consapevolezza ed il web ci sta distruggendo, ma sono fiducioso a breve il sistema crollerà.
Ecco le ultime sul prete indicato nel tuo articolo:
Nessuno della Curia di Milano mi ha contattato perché io ritrattassi le mie dichiarazioni sui militari-mercenari italiani che sono in Afghanistan a partecipare ad una guerra. Ho parlato solo con l'Avvocato Generale dell'Avvocatura della Curia milanese, don Lorenzo Maria Simonelli, il quale venerdì scorso, verso sera, mi ha intimato di togliere l'articolo "inquinato" (sic!) da un'offesa al Ministro La Russa. Solo una questione di un insulto al Ministro. Nessuna dichiarazione circa il contenuto dell'articolo. Tutto qui.
Non ho finora sentito nessun Superiore della Curia e tanto meno il mio Arcivescovo. Perciò le parole del Comunicato della Curia "le cui (don Giorgio) dichiarazioni giorni fa sono già state oggetto di richiamo (solo parzialmente recepito) da parte della Curia di Milano" non corrispondono alla verità. Ha fatto benissimo la Curia a prendere le distanze dalle mie dichiarazioni, ma ha detto il falso dicendo di avermi richiamato. L'Avvocato si è limitato a farmi togliere l'articolo per la parolaccia al Ministro. Nient'altro. Tanto è vero che quando ho manifestato la mia pronta disponibilità a togliere la parolaccia lasciando l'articolo con l'appello degli operai di Acerra, mi ha detto da avvocato che la parola offensiva aveva "inquinato" (sic!) tutto l'articolo. Immaginate un virus che entra in tutte le parole e che va anche a colpire i diritti degli operai? Parola di Avvocato!
NotaBene. Mi farebbe piacere che il mio cardinale venisse a Monte a pranzare con me, e discutere serenamente delle questiooni dibattute in questi giorni, senza la presenza però... dell'Avvocato! Eminenza, l'aspetto!
A volte Barnard non lo capisco. Apprezzo molto quando scrive articoli basati sulla ricerca, perché Barnard fa ottima ricerca, ma quando si intrippa con questi ragionamenti lo perdo.
Non capisco cosa intende per la parrocchia dell'11/9. Ho letto tanto sull'11/9, tutta la mattonata della versione ufficiale e anche quella della versione alternativa, e sono arrivata alla conclusione che non mi sento di credere alla versione ufficiale. Con questo non dico che possiedo la verità e i nomi di chi ha organizzato l'11/9, ma la versione ufficiale fa obiettivamente acqua da tutte le parti. Significa che faccio parte di una parrocchia?
A volte sembra che Barnard pensi che chi ha un'opinione faccia parte di una parrocchia. E lui di che parrocchia fa parte? Oppure non ha opinioni?
L'11/9 è accaduto, quindi qualcuno lo ha organizzato, quindi è giusto che facciamo del nostro meglio perché la verità venga a galla, qui è davvero poco questione di opinioni o parrocchie.
Sai Angela, penso che Barnard non sia l'unico a non aver ancora compreso bene che sul web la partita si gioca non tanto sul "pluralismo" perché altrimenti i siti indipendenti dovrebbero pubblicare articoli anche, ad esempio, di personaggi come Paolo Guzzanti o Ferrara e questo è assurdo dato che si tratta di personaggi che hanno spazio mediatico nei media ufficiali. La partita si gioca su chi ha un padrone e chi no. Ovvero su chi è davvero indipendente e chi finge di esserlo ma non lo è.
Avere una "linea editoriale" sulla base della propria sensibilità e consapevolezza non è un "peccato" ma qualcuno vuole farlo apparire tale quando l'opinione non coincide con l'ossequio di certi interessi. In altre parole, si cerca di far credere che chi ha un'opinione corrispondente al sistema è ok, mentre chi ce l'ha diversa dalla propaganda diventa "fazioso" e dovrebbe rispettare questo presunto "pluralismo" che oggi è latitante tanto quanto la "democrazia".
Barnard è un bravo giornalista che io e tantissime altre persone stimiamo. Tuttavia, credo che ancora debba "assimilare" le peculiarità dell'informazione indipendente data attraverso canali web.
Concordo pienamente con quanto postato da LindaB,aggiungendo di mio che Paolo oltretutto è uno dei pochi che abbia pagato di persona per le proprie prese di posizioni ,quando altri che gridano tutti i giorni sul pericolo di un regime nell'informazione li vediamo tranquillamente in trasmissioni televisive in prima serata! E questa sarebbe coerenza?
Rispondo ad angela. Negli articoli sull'11/09 Barnard premette "Ho letto il Rapporto sull’11/9 di Thomas H. Kean e Lee H. Hamilton, con le conclusioni della Commissione d’inchiesta statunitense. Quelle conclusioni sono inaccettabili, poiché piene di voragini e omissioni. Ho sempre sostenuto che le indagini su quegli attentati vanno riaperte, e non ho dubbi su questo". Allo stesso modo tratta la tesi del complotto, e cioè semplicemente portando alla luce le (a suo avviso) varie omissioni, contraddizioni intrinseche e fantasiose interpretazioni. Si può essere d'accordo o meno con la tesi ufficiale o con la tesi del complotto: stà però di fatto che nessuna delle due fa luce su ciò che veramente è successo. Barnard continua il suo articolo con un concetto importante però: se la tesi del complotto non porta solo i fatti, le prove e chiede luce su questi sbaglia: le interpretazioni fantasiose non possono che nuocere e mettere in cattiva luce davanti all'opinione pubblica chi con spirito critico riesce a notare tutte le contraddizioni della tesi ufficiale. Praticamente si rende ancora più autorevole la versione ufficiale, ridicolizzando in questo modo tutti gli onesti dubbi che possono sorgere: si fa il gioco di chi ha redatto la tesi ufficiale. Questi sono stati gli unici concetti di Barnard, che per spiegarli e farli digerire a chi tifava incondizionatamente per la tesi del complotto ci ha messo ben due articoli, sperando nel buon senso dei lettori. Purtroppo la gente invece sembra ormai abituata a bere tutto, io non parlerei di parrocchie ma di tifo da stadio.
Per tornare all'articolo della signora Antonella: Barnard non ha preteso niente che non sia scritto nelle ipocrite frasi ad effetto messe in prima pagina su comedonchisciotte: "Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo. Questi sono i fatti, le mie considerazioni non importano.
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