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RIVOLUZIONI E GUERRE La verità sui conflitti del XX secolo



Antonella Randazzo

RIVOLUZIONI E GUERRE
La verità sui conflitti del XX secolo

Non si può capire appieno il presente se non si conosce il passato. Gli equilibri e le egemonie di oggi dipendono dai conflitti del XX secolo. Questo libro offre una nuova chiave di lettura delle guerre rivoluzionarie e controrivoluzionarie, scoppiate in moltissimi paesi durante lo scorso secolo. In seguito all’analisi dei documenti resi accessibili a partire dagli anni Novanta, sono emersi nuovi fatti assai chiarificanti.
Nella vecchia storiografia le guerre appaiono per alcuni aspetti imprevedibili, e dovute a intenti egemonici o al tentativo, da parte del popolo, di realizzare un sistema più equo. Oggi sono stati portati alla luce altri elementi, che svelano nuovi aspetti delle guerre "rivoluzionarie" o "controrivoluzionarie", e ci permettono di cogliere le molteplici motivazioni che hanno spinto ad attuarle, e gli effetti scaturiti.
Questo libro risponde a domande a cui la vecchia storiografia non ha mai risposto:
Perché le ideologie social-comuniste, diffuse già a partire dal XIX secolo, non portarono alla nascita di un sistema favorevole al popolo? Quali furono i veri motivi delle due guerre mondiali? Se si doveva combattere contro i tiranni, perché fu dichiarata guerra soltanto alla Germania nonostante anche l'Urss avesse aggredito la Polonia? Perché i cittadini americani di origine italiana subirono arresti e persecuzioni ancor prima che l’Italia entrasse in guerra?
Cosa ebbero in comune i peronisti e i castristi che in alcuni casi lottarono insieme?
In questo libro, che si basa su documenti ufficiali e su testimonianze dei protagonisti, emergono le vere cause delle guerre, e i fatti salienti che consentono di comprenderle in maniera approfondita.
L’opera analizza in maniera approfondita gli eventi bellici più importanti avvenuti nel secolo scorso, anche quelli mai trattati nei libri di scuola, come le guerre coloniali e le rivoluzioni dell’America Latina.
Le guerre del XX secolo, nella loro verità, svelano una storia mai raccontata di crimini e di lucida crudeltà, che fa crollare molte certezze, ma che permette di capire la realtà di molti fatti apparentemente incomprensibili.
Questo è un libro sulla guerra che si propone di rendere possibile la pace. Infatti, soltanto comprendendo le possibilità inscritte nel cambiamento personale e sociale si può far emergere che la vera rivoluzione deve ancora esser fatta: chi inneggia alla violenza come modo per produrre cambiamenti ripropone quello che da secoli è stato fatto, ma non appieno compreso. Oggi il mondo è pronto per un’altra chance: capire la guerra per rendere possibile la pace. Chi sostiene che la guerra è inevitabile, o ripropone l’uso della violenza, non ha ancora capito cos’è davvero la guerra.




INDICE


INTRODUZIONE......................................................5

CAPITOLO I - CAUSE DELLE RIVOLUZIONI
E CONTROLLO DEI POPOLI …...................................…13

CAPITOLO II - LE RIVOLUZIONI INGANNEVOLI..........…......34
Par. I - La rivoluzione in Cina
Par. II - L'ideologia nazifascista

CAPITOLO III – RIVOLUZIONI E CONTRORIVOLUZIONI
IN AMERICA LATINA .....................................….......79
Par. I - Cuba
Par. II - Haiti
Par. III - Nicaragua
Par. IV - Guatemala
Par. V - El Salvador
Par. VI - Cile
Par. VII - Argentina

CAPITOLO IV – LE RIVOLUZIONI ANTICOLONIALI .…........134
Par. I - Rivoluzioni anticoloniali in Asia
Par. II - Vietnam
Par. III - Cambogia e Laos
Par. IV - Indonesia
Par. V - Timor Est
Par. VI - Rivoluzioni anticoloniali in Africa
Par. VII - Congo
Par. VIII - Ghana
Par. IX - Tanzania e Burkina Faso
Par. X - Angola
Par. XI - Algeria
Par. XII - Le Rivoluzioni anticoloniali dei popoli Islamici
Par. XIII - La Nakba Araba
Par. XIV - Iraq
Par. XV - Siria, Libano e Iran

CAPITOLO V – LE CONTRORIVOLUZIONI DELLE BANCHE
E DELLE IMPRESE NEL PRIMO MONDO........................228
Par. I - La Prima guerra mondiale
Par. II - Il primo dopoguerra
Par. III - La guerra di Spagna
Par. IV - La Seconda guerra mondiale
Par. V - Il secondo dopoguerra
Par. VI - La guerra in Jugoslavia
Par. VII – I Veterani

BIBLIOGRAFIA..................................................349




INTRODUZIONE


Questo libro racconta le guerre dello scorso secolo come nessuno le ha mai raccontate, considerando aspetti che sono stati tenuti nascosti, per non svelare responsabilità e crimini di chi le ha volute e organizzate.
Raccontare la verità sulle guerre del secolo scorso, smascherando le mistificazioni, consente di capire gran parte della realtà di oggi, privandola delle gravi alterazioni che l'élite egemone ha interesse a creare per proteggere il suo potere.
Dire tutta la verità sui fatti storici significa anche distruggere molti luoghi comuni, e scoprire che spesso la realtà non è così lineare, semplice o evidente come i testi scolastici ci hanno insegnato. Nella vecchia storiografia, le guerre appaiono per alcuni aspetti imprevedibili, e dovute a intenti egemonici o al tentativo, da parte del popolo, di realizzare un sistema più equo. Oggi sono stati portati alla luce diversi elementi, che svelano nuovi aspetti delle guerre "rivoluzionarie" o "controrivoluzionarie", e ci permettono di cogliere le molteplici motivazioni che hanno spinto ad attuarle, e gli effetti, in gran parte previsti e voluti da chi le ha pianificate. In questo libro, che si basa su documenti ufficiali e su testimonianze dei protagonisti, emergono le vere cause delle guerre, e i fatti salienti che consentono di comprenderle in maniera approfondita.
La vecchia storiografia, oltre a non considerare adeguatamente i documenti emersi a partire dagli anni Novanta, non collegava opportunamente alle scelte militari alcuni fatti di natura politica, economica e finanziaria, privando importanti eventi della loro vera causa. All'interno di una prospettiva ampia, che tiene conto di tutti i fattori in gioco (finanziari, economici, politici, egemonici, ecc.), anche fatti incomprensibili acquistano il loro significato. Ad esempio, perché fu dichiarata guerra soltanto alla Germania nonostante anche l'Urss avesse aggredito la Polonia? Oppure, cosa ebbero in comune i peronisti e i castristi che in alcuni casi lottarono insieme? E ancora, perché i cittadini americani di origine italiana subirono arresti e persecuzioni ancor prima che l’Italia entrasse in guerra? Questo libro risponde a queste e a molte altre domande su enigmi rimasti senza risposta, chiarendo fatti mai raccontati dalla Storia ufficiale.
Il termine “rivoluzione” indica una serie di eventi straordinari, che causano cambiamenti radicali nell’ordine politico-sociale. Ciò può avvenire per effetto di nuove conoscenze, per l’emergere di una nuova sensibilità culturale o politica, oppure attraverso un atto violento precedentemente organizzato. Se la rivoluzione ha successo, produce cambiamenti anche di ordine giuridico ed economico.
L'etimologia della parola, che deriva dal latino "revolutio", "revolvere" o "rivolgere", indica il "volgere nuovamente", ovvero, un cambiamento di direzione. La rivoluzione non è dunque originariamente intesa come guerra, anche se la Storia moderna e contemporanea ha visto numerose rivoluzioni cruente. Ciò ha impedito, come questo libro spiega, reali modifiche nell'assetto politico-economico. La vera rivoluzione non è, dunque, armata, e le rivoluzioni armate servono ad impedire le vere rivoluzioni, fiaccando gli entusiasmi popolari e rendendo materialmente impossibile ogni vero cambiamento.
Secondo Persio Tincani, occorre distinguere la rivoluzione dal “colpo di Stato”, che consiste “nella presa del potere da parte di un gruppo attraverso un’azione militare”, mentre la rivoluzione è “un processo che conduce al sovvertimento traumatico dell’ordine politico attraverso una massiccia partecipazione popolare”.(1)
La differenza è che il colpo di Stato viene attuato all’interno delle stesse autorità statali, mentre la rivoluzione richiede l’operato del popolo, che è “esterno” al potere statale. Le rivoluzioni sarebbero dunque attuate dai popoli, tuttavia, i popoli, nella maggior parte dei casi, non hanno tratto alcun vantaggio da guerre considerate rivoluzionarie.
Dall’analisi delle rivoluzioni, a partire dalla Rivoluzione francese fino alle rivoluzioni social-comuniste, osserviamo che, a parte alcune eccezioni, il risultato è stato l’instaurarsi di un nuovo assetto elitario. Se durante queste rivoluzioni c’è stata la sollevazione popolare e la lotta contro il sistema precedente, cosa è avvenuto “dopo”? La partecipazione popolare poteva garantire di per sé risultati favorevoli al popolo?
Osserva lo studioso Herbert Hart: “Benché implichi sempre la violazione di alcune delle norme dell’ordinamento esistente, (la rivoluzione) può portare soltanto la sostituzione giuridicamente non autorizzata di un nuovo gruppo di individui al governo, e non una nuova costituzione o un nuovo ordinamento giuridico”.(2) In altre parole, anche se c’è l’intenzione popolare al cambiamento, esso non è garantito dalla guerra rivoluzionaria.
Questo libro prende in analisi le cause delle rivoluzioni armate, chiarendo i motivi che hanno convinto i popoli a lottare, e in che modo l'élite dominante ha reagito alle speranze di rinnovamento delle classi popolari.
Il libro distingue le rivoluzioni “ideologiche” o “ingannevoli” dalle rivoluzioni anticoloniali. Le “rivoluzioni ingannevoli” o “ideologiche” sono quelle che, pur partendo da ideologie apparentemente favorevoli alle classi popolari, non sono andate a vantaggio dei popoli che le hanno fatte. In queste rivoluzioni, le masse sono state attivate da motivazioni e promesse che non saranno affatto rispettate dal gruppo che salirà al potere.
Le ideologie che indussero i popoli alla guerra rivoluzionaria nacquero in seguito all’Illuminismo. A partire dal Settecento, i popoli diventarono sempre meno propensi ad accettare le ideologie (sangue blu, potere divino, ecc.) che giustificavano l’iniquo potere di un gruppo di persone. Nell’Europa dell’Ottocento si diffusero le idee social-comuniste, che convinsero sempre più i popoli della possibilità di poter cambiare la realtà a proprio favore, per eliminare lo strapotere delle classi alte. In realtà, numerosi documenti provano che alcune ideologie a favore delle classi deboli furono elaborate e utilizzate dall'élite ricca per ingannare e istituire un sistema di potere soltanto in apparenza diverso da quello precedente.
L'ideologia marxista creava odio fra le classi, e divisione sociale, per scatenare la guerra, che avrebbe avvantaggiato l'élite. Quest'ultima, esperta nel preparare e condurre guerre, in Russia e in Cina, utilizzerà la rivoluzione per imporre una dittatura.
Il successo del marxismo fra le classi povere era dovuto alle condizioni di miseria e di frustrazione delle masse europee, che videro in questa ideologia la possibilità di realizzare un futuro migliore. In seguito all’industrializzazione, si era formato un gruppo compatto di persone sfruttate e costrette a vivere in miseria (operai). Il marxismo puntò a contrapporre tale classe a quella degli sfruttatori, sostenendo la necessità storica della guerra rivoluzionaria. Molti operai non si interessarono granché allo studio approfondito del sistema elaborato da Marx, essendo attratti soprattutto dal messaggio di cambiamento, che dava loro speranza di essere liberati dall’oppressione e dallo sfruttamento.
Molti proletari europei, a partire dalla fine del Settecento, organizzarono sollevazioni e proteste contro il sistema iniquo. Nell’Ottocento tali lotte furono estese e organizzate in molti paesi, e subirono sanguinosissime repressioni ovunque. Le classi povere lottavano per ottenere risultati concreti: un salario più alto, orario di lavoro ridotto, situazioni lavorative più umane ecc., e le teorizzazioni filosofiche relative al “materialismo storico” oppure “dialettico”, non interessavano loro granché.
Le rivoluzioni “comuniste”, come quella sovietica e cinese, furono organizzate e dirette da persone che servivano l’oligarchia, e che da essa ricevevano finanziamenti.

Prima della diffusione dei sistemi social-comunisti, il popolo veniva di solito coinvolto emotivamente nelle guerre attraverso i simboli della Patria, della Nazione, e facendo leva sul concetto di dover difendere la libertà dallo straniero. Tutti gli inni nazionali pongono l’accento sul prendere le armi contro il nemico che vuole togliere la libertà: “All’armi cittadini, formate i battaglioni, marciate… si armano contro di noi… quei despoti sanguinari… Sacro amore per la Patria, guida, sostieni le nostre braccia vendicatrici. Libertà, cara libertà”.(3) Gli inni delle nazioni sono incitazioni alla guerra. Col formarsi delle masse diseredate tali argomenti risultarono secondari rispetto all’esigenza di combattere la miseria e non morire di fame. Occorrevano dunque altri argomenti, altre ideologie che presentassero le guerre come favorevoli agli interessi delle classi povere, e come decisive per cambiare la realtà di sfruttamento e miseria.
Il pericolo che le ideologie social-comuniste nascondessero un inganno è stato sostenuto da tutti i teorici di questi sistemi, Marx compreso. Alcuni teorici, come Pierre-Joseph Proudhon, notarono che anche dopo le rivoluzioni si insediavano governi a difesa del vecchio sistema:

"Se il popolo, a ogni rivoluzione, seguendo le ispirazioni del suo cuore, ha creduto di correggere i vizi del suo governo, è stato invece tradito dalle sue stesse idee: credendo di ripristinare il potere a suo favore, in realtà se lo è ritrovato sempre contro; invece che a un protettore, esso si è consegnato a un tiranno".(4)

A partire dall'Ottocento, i popoli iniziarono ad alimentare sentimenti assai negativi contro i sovrani o le autorità che prima avevano ammirato e invidiato, e coglievano la cattiveria e il dispotismo di un'oligarchia che li disprezzava ed era disposta ad uccidere per rimanere al potere. Il gruppo dominante doveva ormai nascondersi per poter continuare ad esercitare il suo potere totalitario e opprimente. Le autorità, siano esse religiose o secolari, si indebolirono notevolmente lungo il secolo XIX, e nel secolo XX avranno bisogno di mascherare il loro potere dietro governi fantocci, e parlamenti apparentemente eletti dal popolo. Nel corso del XX secolo, il gruppo egemone riuscirà ad acquisire nuovo potere grazie alla strumentalizzazione delle nuove ideologie, oppure scatenando sanguinosissime guerre controrivoluzionarie.
Nel XIX e XX secolo, moltissimi proletari europei furono attratti dal movimento anarchico. Tale movimento è da sempre trattato dai media come un tabù terribile. La stessa parola “anarchia” è stata gravata dei significati più nefasti, ancor più che il termine “comunismo”. Gli anarchici venivano descritti come sovvertitori dell’ordine, ribelli alle leggi, estremisti, violenti e pericolosi per il quieto vivere. Varie importanti personalità del movimento anarchico, come Bakunin, pur dotate di carisma, non diventarono mai delle icone popolari, come sarebbe accaduto a personaggi come Garibaldi o Che Guevara. La censura e la criminalizzazione contro di loro era massiccia, e proveniva in molti casi persino dalle stesse formazioni social-comuniste.
L’anarchismo, storicamente, appare come la vera ideologia del popolo e per il popolo. Non propugna necessariamente una lotta armata, ma fa sempre emergere un nuovo modo di intendere i rapporti politici e sociali. Un modo decisamente rivoluzionario, ma non bellico. Gli anarchici ritengono assai nefasto ogni rapporto di dominio, perché distrugge la libertà, la crescita e la vita stessa. Essi non accettavano la lotta teorizzata da Marx, in quanto essa risultava come una sostituzione di un sistema di potere con un altro. Se il potere rimane nelle mani di pochi, sarà istituito uno Stato repressivo, che continuerà a saccheggiare le ricchezze pubbliche e a proteggere se stesso anche con la guerra.
Il comunismo e l’anarchismo, tuttavia, non furono antitetici. Nella misura in cui il primo rinunciava allo statalismo e alla dittatura, poteva essere del tutto conciliato col secondo. Infatti, gli anarchici ritenevano che la distribuzione equa delle ricchezze fosse un requisito fondamentale per evitare che un determinato gruppo acquisisse talmente potere da dominare sugli altri.
Il comunismo, inteso come sistema di redistribuzione equa delle ricchezze, risulta essere, agli occhi di molti anarchici, il sistema economico ideale per una società libera e capace di autodeterminarsi. Gli anarchici non erano affatto contrari alle forme di organizzazione liberamente scelte dal popolo, ciò che avversavano era lo Stato come manifestazione del potere di un gruppo di persone che si trova a possedere la maggior parte delle risorse economiche e finanziarie. Tale gruppo non ha alcun interesse a che il popolo sia libero di scegliere ciò che vuole, poiché il loro potere e la loro ricchezza non avrebbero alcuna realtà senza la sottomissione e lo sfruttamento del popolo. Quindi, il gruppo egemone è sempre un gruppo di potere, e agisce sempre a favore del proprio interesse e per preservare il potere. Il militarismo e l’esercizio della forza appaiono agli anarchici come del tutto negativi. Scrive Errico Malatesta:

"Il terrore è sempre stato strumento di tirannia. In Francia servì alla bieca tirannia di Robespierre e spianò la via a Napoleone ed alla susseguente reazione. In Russia ha perseguitato ed ucciso anarchici e socialisti, ha massacrato operai e contadini ribelli, ed ha stroncato insomma lo slancio di una rivoluzione che poteva davvero aprire alla civiltà un’era novella. Il terrore… piuttosto che servire a difendere la rivoluzione serve a screditarla, a renderla odiosa alle masse e, dopo un periodo di lotte feroci… si arriva sempre alla costituzione di un governo forte, il quale assicura agli uni la pace a spese della libertà e agli altri il dominio senza troppi pericoli".(5)

Durante il XX secolo, il socialismo fu uno strumento per generare larghi consensi. Persino le formazioni nazifasciste lo utilizzarono per convincere le masse di avere a cuore i diritti dei lavoratori. Mussolini, Hitler e altri dittatori, utilizzarono termini e concetti tipici delle rivendicazioni socialiste. Ad esempio, “plutocrazia”, “potere ai lavoratori” o “cambiamenti rivoluzionari”. Il nazifascismo è stato l’esempio più evidente della strumentalizzazione delle idee socialiste per instaurare un regime occultamente dominato dall’élite. Nella logica paradossale della difesa ad oltranza del vecchio sistema, le controrivoluzioni diventarono rivoluzioni. Mussolini era convinto di realizzare una rivoluzione, che chiamava “rivoluzione fascista”. E anche il bolscevismo fece altrettanto, chiamando una guerra che avrebbe insediato un nuovo sistema tirannico, "rivoluzione comunista".
Rivoluzioni sono state anche quelle dei tanti patrioti africani e asiatici, che combatterono contro l’asservimento coloniale. Molte guerre rivoluzionarie hanno insanguinato l’America Latina: con innumerevoli colpi di Stato militari furono massacrate milioni di persone.
I rivoluzionari anticoloniali, anche quando erano disposti a percorrere vie pacifiche e civili, si trovarono all'interno di una spirale di persecuzioni, arresti, torture e morte. Furono accomunati da questa sorte molti politici del Terzo Mondo, che avevano come unico obiettivo il benessere del loro popolo, come Patrice Lumumba, Thomas Sankara, Achmed Sukarno, Salvator Allende e Aung San.
Le guerre controrivoluzionarie sono le guerre organizzate e dirette dall’élite dominante per piegare il popolo e indebolirlo politicamente ed economicamente. Questo libro spiega come le guerre controrivoluzionarie sono servite a rafforzare privilegi e potere. Anche le due guerre mondiali firono guerre controrivoluzionarie, come le più recenti documentazioni, che questo libro analizza, fanno emergere.
Per molti anni, le due guerre mondiali sono state raccontate in modo ingannevole, per insabbiare responsabilità e per mantenere la propaganda favorevole ai vincitori. Le due guerre mondiali sono state descritte all'interno della retorica della "difesa della libertà" o della lotta per i valori democratici, ma in realtà esse furono progettate anni prima dalle Imprese e dalle banche, per impedire cambiamenti in ordine alle idee social-comuniste e anarchiche e per accrescere il potere oligarchico.
Questo libro svela numerosi retroscena che permettono di capire il vero senso che le due guerre mondiali hanno avuto, e le vere motivazioni che le hanno provocate, facendo emergere fatti che nessun libro scolastico racconta.
L’oligarchia che progettò le due guerre mondiali, ebbe, grazie ai conflitti, vantaggi enormi, cambiando profondamente la società e acquisendo un potere che in precedenza non aveva. Dopo le guerre, la situazione cambiò a tal punto che l'élite poteva imporre il sistema elettorale partitico, attraverso cui tenere sotto controllo tutte le formazioni politiche. Come osservava Carlo Pisacane, “Finché la società verrà composta da molti che lavorano e da pochi che dissipano, e nelle mani di questi pochi sarà il governo, il popolo deriso col nome di libero e di sovrano, i molti non saranno che i vilissimi schiavi”.(6)
Le rivoluzioni e le controrivoluzioni del XX secolo, dunque, nella loro verità, svelano una storia mai raccontata di crimini e di lucida crudeltà, per impedire ai popoli l'autodeterminazione e la libertà, e affinché pochi gruppi si dividessero le ricchezze e il potere. Comprendendo in profondità cosa sono davvero le guerre è possibile confutare l’idea che esse siano fenomeni inevitabili.


NOTE

1) Tincani Persio (a cura di), "Viva la rivoluzione! Come dire no al potere. Da Robespierre a Che Guevara", Edizioni BUR, Milano 2006, p. 8.
2) Hart Herbert, "Il concetto di diritto", Einaudi, Torino 1965, p. 71.
3) La Marsigliese di J. Rouget de l’Isle, in Tincani Persio, op. cit. p. 185.
4) Proudhon Pierre-Joseph, "Critica della proprietà e dello Stato", Elèuthera, Milano 2001.
5) Malatesta Errico, "Il buon senso della rivoluzione", Elèuthera, Milano 1999.
6) Pisacane Carlo, "Saggio sulla rivoluzione", Einaudi, Torino 1944.


ALCUNI ARGOMENTI TRATTATI NEL LIBRO:
- Quali sono le ideologie che hanno motivato le guerre.
- Chi sono i gruppi che ricavano vantaggi dalle guerre.
- Caratteristiche storiche, economiche, finanziarie dello scorso secolo.
- Cosa sono il colonialismo e il neocolonialismo.
- Ruolo degli Istituti internazionali nel provocare le guerre.
- Significato delle “rivoluzioni” e delle “controrivoluzioni”.
- Significato delle lotte anticoloniali in Africa, Asia e Sudamerica.
- Eventi rimasti sconosciuti della Seconda guerra mondiale.
- Rivendicazioni dei popoli islamici.
- Cos’è la Nakba Araba.
- Situazione in Medio Oriente.
- Cos’è accaduto negli anni Novanta nei territori della ex Jugoslavia.
- Patologie psichiche prodotte dalla guerra.
- La situazione dei paesi trattati è aggiornata fino ai nostri giorni.

Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all’Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell’Educazione e Diritti Umani.
Ha vinto il Premio Ibiskos con il saggio Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta, in cui analizza le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi. Nel 2006 ha scritto il libro "Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943" (Kaos Edizioni), e nel 2009 ha pubblicato la ristampa del volume "Dittature. La Storia Occultata" (Espavo). Ha pubblicato anche "Il travagliato Travaglio. Lo strano caso di un informatore disinformato", "Pirati & Mafiosi. La vera Storia del crimine organizzato" e "Dissimulazioni Massoniche" (Espavo 2010).
Da alcuni anni si occupa anche di giornalismo d'inchiesta, con particolare riferimento alle violazioni dei diritti umani, e cura la pubblicazione del periodico NUOVA ENERGIA http://antonellarandazzo.blogspot.com/2010/01/campagna-abbonamenti-2010.html.


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BAMBINI PSICO-PROGRAMMATI. Essere consapevoli dell'influenza della pubblicità, della TV, dei videogiochi





Antonella Randazzo

BAMBINI PSICO-PROGRAMMATI. Essere consapevoli dell'influenza della pubblicità, della TV, dei videogiochi (Edizioni Leone Verde).

Con l'avvento della televisione e la successiva diffusione del computer e dei videogiochi la realtà dei bambini è significativamente cambiata. Questo libro spiega come è cambiata. Oggi molti genitori, pedagogisti ed educatori esprimono preoccupazione per i forti condizionamenti mediatici a cui il bambino è soggetto. Ma in che modo il bambino viene condizionato? Quali effetti hanno le manipolazioni mediatiche sul suo comportamento? Quanto e in che modo la personalità del bambino risente del bombardamento pubblicitario? Quali effetti negativi hanno i videogiochi? Il libro risponde a queste e a molte altre domande, permettendo a genitori ed educatori di fare chiarezza e di essere in grado di proteggere il bambino dalla "programmazione mediatica" a lui diretta.
Specie negli ultimi venti anni, le agenzie di marketing hanno sviluppato conoscenze approfondite sulla personalità dei bambini. Le aziende spendono molto denaro per fare ricerche, studi e valutazioni, in modo tale da conoscere in maniera dettagliata i gusti, le motivazioni, i bisogni e i desideri dei nostri bambini. Esiste un discorso occulto di manipolazione della mente dei bambini, per poterli trasformare presto in "consumatori". I nostri bambini sono diventati per il sistema economico come una "merce", da sfruttare e da manipolare. Ciò, ovviamente, non è a fin di bene. La conoscenza approfondita dei bambini avvantaggia le aziende e conferisce loro più potere degli stessi genitori o educatori.
Oggi più che mai è indispensabile conoscere e capire i numerosi inganni mediatici che hanno lo scopo di trasformare gli esseri umani in "super-consumatori" dalla personalità fragile e insicura, per garantire la sopravvivenza di un sistema che è sempre più percepito come negativo e dannoso allo sviluppo delle potenzialità umane.


INDICE

INTRODUZIONE.......................................................5
CAPITOLO I Gli effetti della Televisione sulla mente del bambino..............................................................9
Par. 1.1 - Come proteggere il bambino dagli effetti nocivi della Televisione

CAPITOLO II La pubblicità: violenza, malattie dell'alimentazione e sessualità precoce.................................................42

Par. II. 1 - Effetti della pubblicità sulla personalità del bambino

CAPITOLI III Videogiochi: la struttura e i contenuti emotivamente devastanti..........................................................67

Par. III. 1 - VideogiochI: La struttura e i contenuti emotivamente devastanti

CAPITOLO IV - La società attuale e i bambini............................................................110

Par. IV. 1 - Struttura economica e mass media

Par IV. 2 - Sistema socio-politico e pratiche educative

CAPITOLO V Figli del mondo futuro: il bambino "artificiale".........................................................140

Par. V. 1 - Sostanze psicotrope e bambini

Par V. 2 - Malattie, genetica e mass media

CONCLUSIONE.......................................................174

BIBLIOGRAFIA.......................................................179




INTRODUZIONE

Con l'avvento della televisione e la successiva diffusione del computer e dei videogiochi, la realtà dei bambini è significativamente cambiata. Oggi le strutture cognitive del bambino entrano presto in contatto con una realtà fatta di immagini e di suoni prodotti dalle tecnologie della comunicazione. Come è emerso da numerose ricerche, tale realtà influisce profondamente sulla percezione del bambino, sulla sua vita sociale e sul suo sviluppo emotivo e intellettivo. Il modo tradizionale (legato ai rapporti con le figure parentali e con altri adulti significativi) di affrontare le difficoltà emotive, la sofferenza e i divieti genitoriali, ha lasciato il posto ad un caotico senso di sé, indebolito da paure e insicurezze. La costruzione dell'identità e l'empatia verso gli altri sono diventate imprese difficili per i bambini di oggi, che si dibattono in una realtà che percepiscono sempre più ostile e piena di avversari.
Oggi i bambini sono stati privati degli spazi in cui giocare, e trascorrono ore davanti alla Tv oppure a giocare con i videogiochi. Ciò influisce sulla loro crescita molto di più di quanto i genitori possano pensare. Le generazioni passate potevano trascorrere ore all'aria aperta, a correre e a giocare con i coetanei. Si formavano gruppi di ragazzi in ordine all'età e si organizzavano giochi di movimento che potevano durare ore. In passato i ritmi di vita erano diversi, e i bambini avevano un rapporto affettivo più forte con gli adulti. Trascorrevano più tempo con i genitori, e spesso giocavano con loro, oppure svolgevano semplici attività da cui imparavano nuove cose. Oggi lo spazio del bambino si è ridotto, ed egli trascorre la maggior parte del suo tempo fra scuola e casa. A casa, il bambino impiega molte ore a guardare la Tv o a giocare con i videogiochi. Da molte ricerche è emerso che sia la Tv che i videogiochi non sono passatempi sani, ma esercitano un condizionamento sul bambino, che inconsapevolmente viene formato e manipolato in modo da sviluppare un certo tipo di personalità. La televisione è, dunque, un mezzo potente, che incide sulla formazione della personalità del bambino e determina trasformazioni sociali significative.
Molti pedagogisti ed educatori esprimono preoccupazione per i forti condizionamenti mediatici a cui il bambino è soggetto. La pubblicità permea ormai l'intera realtà: le strade sono tappezzate di cartelloni pubblicitari, la Tv manda in onda massicciamente migliaia di spot al giorno, e persino i cartoni animati contengono messaggi pubblicitari subliminali. Il potere dei media viene percepito come fortemente invasivo e violento, in particolare per la fragile psiche dei bambini. Per educare un bambino è ormai indispensabile capire come i media possono influire sulla sua psiche e produrre effetti nocivi sulla salute fisica e mentale. Capire in che maniera le pressioni al consumismo e al materialismo manipolano la sua fragile personalità. Essere consapevoli di come nel mondo di oggi il consumismo e l'aridità morale hanno generato gravissimi squilibri economici, sociali e ambientali, di cui i nostri bambini risentono.
Oggi le agenzie di marketing stanno sviluppando conoscenze approfondite sulla personalità dei bambini. Le aziende spendono molto denaro per fare ricerche, studi e valutazioni, in modo tale da conoscere in maniera dettagliata i gusti, le motivazioni, i bisogni e i desideri dei nostri bambini. Esiste un discorso occulto di manipolazione della mente dei bambini, per poterli trasformare presto in "consumatori". I nostri bambini sono diventati per il sistema economico come una "merce", da sfruttare e da manipolare. Ciò, ovviamente, non è a fin di bene. La conoscenza approfondita dei bambini avvantaggia le aziende e conferisce loro più potere degli stessi genitori o educatori.
Negli ultimi venti anni il potere mediatico sui bambini si è notevolmente accresciuto, a tal punto che alcuni genitori si sono trovati di fronte a nuove difficoltà. Ad esempio, a pressioni per acquistare cibi spazzatura o giocattoli non educativi o inutili. I genitori di oggi sono sempre più oppressi dalle richieste d'acquisto dei loro bambini, e si trovano in conflitto fra il desiderio di renderli felici e l'obbligo morale di vietare l'acquisto di prodotti nocivi. Se si vuole educare in modo corretto, i divieti necessari sarebbero molti, e la questione è diventata sociale, in quanto i bambini si appoggiano fra loro per ottenere ciò che chiedono.
Oggi più che mai è necessario conoscere i meccanismi persuasivi dei media, per potersi proteggere e per proteggere i bambini.
Questo libro fa luce su molti aspetti della realtà mediatica, finalizzati al controllo mentale del bambino e alla manipolazione della sua personalità. Attingendo a numerose ricerche e all'analisi dei media e degli aspetti sociali ad essi collegati, il libro fa emergere fatti assai inquietanti, che ogni genitore dovrebbe conoscere per poter adeguatamente aiutare il proprio bambino ad avere una crescita emotiva e sociale armoniosa e adeguata.
Il libro offre anche numerosi spunti di riflessione su ciò che i genitori possono fare per favorire un giusto sviluppo emotivo dei propri figli, e su come avversare le caratteristiche nocive dell'aggressiva cultura mediatica di oggi.
I genitori non possono più esimersi dal conoscere a fondo le modalità attraverso le quali la realtà mediatica condiziona gli individui, e come in essa agiscano ideologie e attitudini mentali che non vorrebbero affatto che i loro bambini facessero proprie. Educare oggi vuol dire soprattutto essere consapevoli e autoconsapevoli. Significa capire come i media producono effetti sulla personalità e sul comportamento. Saper comprendere la natura e le dinamiche di questi effetti è indispensabile per poter sottrarre i bambini alla loro nocività.
I primi tre capitoli trattano i condizionamenti che la televisione, la pubblicità e i videogiochi esercitano sulla mente dei bambini. Gli ultimi due capitoli considerano gli aspetti sociali e ideologici che condizionano la vita degli individui, e inducono a scegliere come gestire l'educazione. Il presupposto è che l'educazione che si impartisce ai bambini è frutto delle ideologie che più o meno occultamente prevalgono in un contesto sociale e culturale, di cui i media sono lo specchio. Saranno tali ideologie a plasmare l'identità dei bambini, a meno che i loro genitori non ne divengano consapevoli ed elaborino un sistema educativo alternativo, che permetta al bambino di acquisire la capacità di esprimere liberamente le sue potenzialità. I genitori consapevoli potranno costruire la società del futuro. Una società di gruppi di persone autoconsapevoli, e non più una società di "massa". La società di "massa" è funzionale al consumismo e alla passivizzazione esercitata dai media. Una società di persone consapevoli riesce a scardinare il sistema di sottomissione acritica e a costruire il mondo del futuro: un mondo di persone creative e capaci di esprimere se stesse. Ma per costruire la società del futuro occorre formare bambini creativi, liberi e capaci di contrastare la passivizzazione e gli altri effetti nocivi che i media producono.


Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all’Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell’Educazione e Diritti Umani.
Ha vinto il Premio Ibiskos con il saggio "Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta", in cui analizza le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi. Nel 2006 ha scritto il libro "Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943" (Kaos Edizioni), e nel 2009 ha pubblicato la ristampa del volume "Dittature. La Storia Occultata" (Espavo). Ha pubblicato anche "Il travagliato Travaglio. Lo strano caso di un informatore disinformato", "Pirati & Mafiosi. La vera Storia del crimine organizzato", "Dissimulazioni Massoniche" (Espavo 2010) e "Oltre l'Era dell'Inganno" (Espavo 2010).
Da alcuni anni si occupa anche di giornalismo d'inchiesta, con particolare riferimento alle violazioni dei diritti umani, e cura la pubblicazione del periodico NUOVA ENERGIA http://antonellarandazzo.blogspot.com/2010/01/campagna-abbonamenti-2010.html.


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lunedì

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ANTONELLA RANDAZZO

DITTATURE
La Storia Occultata

Quante domande la Storia ufficiale lascia senza risposta: chi pagava le armi dei poverissimi rivoluzionari russi? Chi rese forte in pochi anni la Germania di Hitler? Perché molti ebrei non furono salvati nemmeno quando chiesero asilo agli ebrei nei territori dell'attuale Israele? Cos'è veramente la globalizzazione? Chi paga le guerre africane? Quali sono le vere ragioni che costringono migliaia di persone a fuggire dal loro Paese rischiando la morte? Perché l'Occidente, che si professa evoluto e scientificamente avanzato, non è capace di salvare molti esseri umani dalla morte per fame?
La convinzione che i fatti storici siano quasi sempre imprevedibili perché soggetti ai capricci della natura umana, appare oggi eccessivamente ingenua e semplicistica. Ritenere che la Storia sia frutto di eventi in gran parte immodificabili o giustificabili ci induce a credere che i crimini che in essa avvengono siano inevitabili. Questo libro prova che non è così.
Esistono insospettabili responsabili, che hanno potere di vita o di morte. Queste persone agiscono in maniera disumana, provocando sofferenza e morte a milioni di persone. Ciò nonostante, non pagano affatto per i loro crimini. Non appaiono nemmeno come criminali, perché si nascondono grazie al potere mediatico.
La Storia deve far luce sui fatti, sfidando paure e illusioni. Le nostre conoscenze sugli eventi storici aumentano col passare del tempo, e oggi sono emerse così tante contraddizioni con le vecchie interpretazioni della realtà storica che abbiamo soltanto due possibilità di scelta: o far finta di niente e cercare di non capire né pensare ai crimini che avvengono in molte parti del mondo, oppure possiamo chiederci il perché ci troviamo in un mondo in cui vengono commessi così tanti crimini. Se scegliamo la seconda strada dobbiamo andare a fondo e capire il vero significato delle guerre, della povertà e dei crimini: ossia capire chi trae vantaggio da tutto questo, chi sono le persone che possiedono il potere di determinare queste realtà. Seguendo l'indicazione di Seneca "chi ottiene il vantaggio più grande da un crimine è il maggiore indiziato" è possibile trovare i veri responsabili. E noi abbiamo molto più che indizi…



INDICE

INTRODUZIONE..................................................7

CAPITOLO I – Totalitarismi e dittature …….................19
-Totalitarismo e sterminio
-Capitalismo totalitario
-Il potere delle banche
-L’élite e i suoi club di potere
-Il Bilderberg
-La Commissione Trilaterale
-Il potere dei media

CAPITOLO II - Ideologie e dittatori …....................105
-Massacri ideologici in Cina

CAPITOLO III – I Presidenti americani ..…...............195
-Guerre di aggressione e la filosofia del bombardamento
-Altri crimini degli ultimi tre presidenti:
-George Walker Herbert Bush
-William Jefferson Clinton
-George Walker Bush
-La teoria della superiorità W.A.S.P.

CAPITOLO IV – Dittature in Europa .…………............287
-La truffa di Norimberga
-Mussolini e altri mostri
-I capi di governo inglesi
-Benjamin Disraeli
-George David Lloyd
-Winston Leonard Spencer Churchill
-Margaret Hilda Thatcher
-Anthony Charles Lynton Blair
-La Regina inglese
-L’islamofobia e i crimini contro il popolo palestinese

CAPITOLO V – Gli umani contro i mostri...............409
-Patrice Emeri Lumumba
-Giacomo Matteotti
-Enrico Mattei
-Rigoberta Menchú Tum
-Aung San Suu Kyi

CONCLUSIONI.............................................460

BIBLIOGRAFIA.............................................465


ALCUNI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI NEL LIBRO:
Terrorismo delle autorità occidentali nel Terzo mondo.
Controllo dell'informazione e della Storia.
Associazioni esclusive dei personaggi appartenenti al gruppo di potere.
Eventi storici riguardanti il "comunismo reale" in Russia e in Cina.
Ruolo dei dittatori di ieri e di oggi.
Il totalitarismo moderno.
La vera natura del sistema attuale.
Le famiglie che hanno creato il sistema e che lo controllano.
Come opera il sistema di potere attuale per garantirsi la sopravvivenza.
Come alcune persone hanno lottato per un mondo migliore.

Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all’Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell’Educazione e Diritti Umani.
Ha vinto il Premio Ibiskos con il saggio "Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta", in cui analizza le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi. Nel 2006 ha scritto il libro "Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943", (Kaos Edizioni), e nel 2007 pubblica il volume "La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa" (Zambon Editore). Con l'editore Leone Verde pubblica il libro di pedagogia "Bambini psico-programmati. Essere consapevoli dell'influenza della pubblicità, della TV, dei videogiochi".
Da alcuni anni si occupa anche di giornalismo d'inchiesta, con particolare riferimento alle violazioni dei diritti umani.
Attualmente vive a Milano, dove continua la sua ricerca e cura il blog http://lanuovaenergia.blogspot.com/.

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PIRATI & MAFIOSI La vera storia del crimine organizzato



Sono stati scritti molti libri sulla mafia, ma è stato detto tutto?
Gli italiani sanno cos’è davvero la mafia? E’ davvero "made in Italy" come alcuni credono?
Alcune regioni d’Italia sono soffocate dalle organizzazioni di tipo mafioso, e queste organizzazioni criminali incidono non poco sulla vita di molte persone. Eppure gli italiani ignorano molte cose sulla mafia. I mass media, pur trattando temi attinenti, non toccano alcuni tasti che permetterebbero di capire meglio il tragico fenomeno. I recenti fatti di Rosarno rappresentano un triste esempio di ciò.
Come agisce la mafia? Come influisce sull’economia e come impedisce lo sviluppo di intere regioni? E’ stato detto tutto su chi l’ha creata e perché?
Per moltissimi anni persino la sua esistenza è stata negata, ma oggi che tutti sanno benissimo che esiste come mai non viene distrutta da uno Stato che si dice democratico?
Come mai in alcuni luoghi tutti sanno quali sono le “famiglie” che organizzano i traffici mafiosi ma nessuna delle autorità preposte approfondisce e arresta?
Il fenomeno delle organizzazioni criminali viene trattato in questo libro in modo nuovo, partendo da un accostamento insolito fra pirateria e mafia.
Cosa possono avere in comune due fenomeni che di solito intendiamo come distanti nel tempo e nello spazio? Questo libro fa emergere eventi e significati poco conosciuti dell'uno e dell'altro fenomeno, dimostrando come una maggiore comprensione di essi può aiutarci a capire meglio il mondo attuale. Tramite il racconto di eventi storici non presenti nei nostri testi scolastici, il fenomeno della criminalità organizzata viene demistificato e mostrato quale esso è realmente.
Il libro percorre le linee essenziali per comprendere le caratteristiche proprie delle organizzazioni criminali, e come esse non possano essere considerate avulse dal sistema di potere che si fonda sulla guerra, sulla distruttività e sulla diseguaglianza. L'opera affronta anche il problema di come distruggere le organizzazioni criminali per costruire un futuro in cui la cultura dello Stato di Diritto possa prevalere.
La trattazione, pur basandosi completamente su documenti ufficiali, offre al lettore la possibilità di riflettere su contenuti storici che confutano alcuni assunti che eravamo abituati a non mettere in discussione.


INDICE DEL LIBRO


INTRODUZIONE.........................................................5


CAPITOLO I - LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI DEL MONDO MODERNO: LA PIRATERIA
...........................................................................13

La Pirateria oggi

CAPITOLO II - COSA NOSTRA E LE SORELLE........................65

Gangsterismo e cultura mafiosa

CAPITOLO III - LE RETI MAFIOSE INTERNAZIONALI..............117

Criminalità economica e mafia

CAPITOLO IV - I TRE LIVELLI DEL CRIMINE ORGANIZZATO.......................................................161


CAPITOLO V - LOTTA CONTRO IL CRIMINE ORGANIZZATO......................................................195

Lotta alla mafia e mass media

Una cultura dello Stato di Diritto


BIBLIOGRAFIA.......................................................265



INTRODUZIONE

Un accostamento insolito: pirateria e mafia. Cosa possono avere in comune due fenomeni che di solito intendiamo come distanti nel tempo e nello spazio? Questo libro fa emergere eventi e significati poco conosciuti dell'uno e dell'altro fenomeno, mostrando come entrambi siano parte della stessa realtà, e come una maggiore comprensione di essi può aiutarci a capire meglio il mondo attuale. Tramite questo insolito accostamento, e il racconto di eventi storici non presenti nei nostri testi scolastici, il fenomeno della criminalità organizzata viene demistificato e mostrato quale esso è realmente.
Questo libro, considerando fonti storiche ufficiali e attuando logici collegamenti fra gli eventi, prova l'esistenza di insospettabili analogie fra pirateria e mafia, persino nella struttura organizzativa. Entrambi i fenomeni risultano essere organizzazioni criminali create e finanziate dall'oligarchia dominante per portare avanti traffici illegali e generare paura nella popolazione, creando una cultura della violenza altamente involutiva. Si tratta di un modo nuovo di intendere le organizzazioni criminali, considerando la loro esistenza già nei secoli XVII, XVIII e XIX, in cui contribuirono a decretare il prevalere del domino inglese sull'Europa e sul nuovo continente.
Molti stentano a mettere in rapporto le organizzazioni mafiose e il sistema economico-finanziario nel suo complesso. Tuttavia, tale legame è oggi più evidente che mai: numerose banche americane ed europee riciclano milioni di euro e di dollari provenienti dagli affari mafiosi, mentre le istituzioni nazionali e internazionali preposte a lottare contro la mafia non ricevono il necessario per poter essere efficaci, e vengono contrastate e indebolite in vari modi. Inoltre, sono molte le leggi che consentono ai mafiosi di continuare ad operare impunemente.
In nessun altro fenomeno, come nella mafia, le connessioni col sistema di potere sono evidenti. Oltre allo sbarco angloamericano in Sicilia (1943), occasione in cui, come ormai tutti sanno, la mafia fu ricostituita nell'isola, esistono numerosi altri fatti più recenti che attestano la vicinanza dell'organizzazione mafiosa al potere dominante: le guerre americane per il controllo della produzione di droga, oppure la produzione di nuove droghe ad opera della Cia, o, ancora, gli eventi che vedono la partecipazione di autorità statunitensi (come George Bush Senior) a fatti relativi a traffici illegali mafiosi, come il traffico di droga e di armi. Questo libro spiega tali legami, per consentire una vera conoscenza del fenomeno mafioso.
Credere che la mafia sia un fenomeno sociale nato casualmente, circoscritto ad un'area geografica, o addirittura un fenomeno antropologico, equivale a credere ad una casualità assurda, sarebbe come credere che la bomba atomica possa essere caduta casualmente su Hiroshima.
Questo libro spiega le origini storiche del fenomeno della criminalità organizzata, senza cadere nei comuni errori, frutto di mistificazioni e di propaganda finalizzate a nascondere verità scottanti per l'élite al potere.
La stessa ammissione di esistenza della criminalità organizzata è un frutto di recente acquisizione. Fino agli anni Cinquanta, il Direttore dell'Fbi Edgar J. Hoover sosteneva che la mafia non esisteva, e fu costretto a cambiare idea quando in TV tutti videro alcuni boss appena arrestati.
Il concetto di "mafia", già sul finire del XIX secolo veniva utilizzato in Europa ad indicare la delinquenza. Tuttavia, l'idea che si trattasse di un'organizzazione criminale organizzata e manipolata dall'alto è recente. Nel nostro paese, a lungo le autorità hanno cercato di nascondere il potere mafioso. Ad esempio, il Cardinale di Palermo Ernesto Ruffini, dopo l'attentato di Ciaculli (1963), scrisse al Segretario di Stato Vaticano Cardinal Amleto Giovanni Cicognani che "la mafia era un'invenzione dei comunisti per colpire la D.C. e le moltitudini di siciliani che la votavano". Per alcuni deputati italiani la mafia era "un'esagerazione della stampa".
Soltanto nel 1982, dopo l’uccisione di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, fu approvata la legge La Torre (n. 646, G. U. n. 253 del 14 settembre 1982) in cui per la prima volta si definiva il delitto di "associazione di tipo mafioso".
Che l'esistenza del fenomeno dovesse rimanere segreta era nell'intento di chi l'aveva creato. Si racconta che quando i boss chiesero a Lucky Luciano di dare un nome alla loro organizzazione, egli abbia risposto: "Niente nomi, così questa 'cosa nostra' non potrà essere chiamata da nessuno e noi resteremo invisibili".
Con la definizione esatta del reato di "associazione mafiosa", si capì chiaramente quanto tale organizzazione fosse distruttiva e nociva per la società civile, e nacque un netto rifiuto da parte dei cittadini.
L'origine storica della mafia è diventata negli anni sempre più chiara: mentre in passato si propagandava l'origine siciliana del fenomeno, oggi è possibile, risalendo alle sue prime manifestazioni, comprendere che essa è stata creata per difendere interessi e potere, presumibilmente a partire dall'inizio dell'Ottocento, periodo in cui alcuni nobili inglesi si appropriarono di miniere e di territori siciliani, e assoldarono personale locale al fine di esercitare potere di repressione sulla popolazione, per difendere le proprietà usurpate.
Il fenomeno mafioso è spesso descritto dai media e dalle produzioni televisive e cinematografiche come un fenomeno antropologico. Nelle produzioni di Hollywood, ad esempio nel film Il Padrino, il mafioso viene presentato come una sorta di tipo antropologico, che utilizza persino un certo tono di voce e un determinato abbigliamento. Questo significa stereotipare un fenomeno estraendolo dal contesto storico reale in cui è stato creato.
La mafia, come questo libro dimostra con abbondanti documenti, testimonianze e studi, è un'organizzazione creata "ad oc" per svolgere determinate funzioni, e riceve precise protezioni, senza le quali non potrebbe esistere. Volerla trasformare in un "tipo antropologico" o in un fenomeno nato dal basso significa occultare come agisce l'oligarchia dominante, e i metodi che essa utilizza per continuare a dominare.
Oltre alla pirateria e alla mafia, oggi esistono altre organizzazioni che commettono crimini, come la massoneria e i servizi segreti. Questo libro prova che tutti questi sistemi sono assai più vicini fra loro di quanto si possa comunemente credere. Spesso la mafia, i servizi segreti e la massoneria hanno agito insieme per attuare azioni criminali, come colpi di Stato o repressioni nel sangue.
La pirateria risulta essere un vero e proprio metodo di conquista del potere, allo stesso modo della guerra, ossia attraverso l'uso del crimine e della forza. Il fenomeno è stato stranamente offuscato nella sua verità, e trattato come argomento fantasioso o avventuroso piuttosto che come fenomeno storico. Col passar dei secoli, le immagini dei pirati diventarono sempre più ammantate di mistero, ambiguità, romanticismo o eroismo. Libri come "Il corsaro nero" di Emilio Salgari presentarono i corsari come figure eroiche, coraggiose e capaci di imprese avvincenti e audaci. Molte produzioni cinematografiche sui pirati sono più che altro di evasione e di intrattenimento, con scene d'azione spettacolari ed eroiche.
La pirateria dunque, anche a causa delle numerose produzioni cinematografiche e letterarie, è un fenomeno storico poco conosciuto nella sua verità e sottovalutato nella sua importanza storica, come fosse del tutto marginale. Questo libro prova il contrario: non soltanto la pirateria è stata una forma storica di criminalità organizzata, ma essa ha avuto molta importanza nelle guerre egemoniche fra le autorità europee.
La pirateria è una prova di come i governi occidentali utilizzassero anche in passato metodi criminali per accrescere il loro potere e per seminare paura fra le popolazioni. Le ricerche sulla pirateria angloamericana hanno portato alla conclusione che il 98% dei pirati angloamericani erano ex marinai di navi mercantili o della Royal Navy, che assumevano l'incarico per conto delle stesse autorità per cui avevano lavorato in precedenza. La differenza era che come pirati dovevano assaltare le navi nemiche e depredarle, portando alle autorità della madrepatria parte del bottino. Le vittime non erano soltanto le navi di nazionalità avversaria, ma anche le popolazioni costiere, assai spesso saccheggiate, e vittime di estorsioni e violenze. La pirateria fu un fenomeno criminogeno tremendo, che costò molte migliaia di vittime e contribuì a generare un ambiente e uno stile di vita improntati alla degenerazioni morale e alla dissolutezza, che produssero infelicità e sofferenza. Gli ambienti frequentati dai pirati erano assai simili a quelli dei gangster, in cui si beveva molto alcol e si praticavano attività come il gioco d'azzardo e la prostituzione, cercando illusoriamente sollievo dall'infelicità. La pirateria mirava a creare una cultura della violenza e della sopraffazione. Spesso le vittime erano donne e bambini inermi, colpevoli soltanto di vivere nelle città assalite. Il pirata che diventava più potente era quello più sadico, che non aveva alcuno scrupolo a torturare e ad uccidere. La pirateria, più che una storia di avventura, è una storia di crimini e di lotte per il potere.
Nella madrepatria, alcuni pirati, come Henry Morgan e Francis Drake, pur avendo commesso azioni efferate, venivano accolti nei salotti dell'alta società, e ammirati come fossero eroi. In realtà essi saccheggiavano e terrorizzavano per conto della Corona, erano, come si direbbe oggi, "terroristi".
Oggi la pirateria esiste ancora e agisce per gli stessi motivi per cui agiva in passato: per sottrarre ricchezze e per indebolire o controllare determinate aree geografiche.
Questo libro offre un nuovo approccio alla conoscenza del fenomeno delle organizzazioni criminali, mettendo in luce aspetti inquietanti, ma senza i quali non si può acquisire una vera comprensione. Le organizzazioni criminali appaiono come parte integrante del sistema, con l'importante compito di diffondere paura, mercificazione e morte, aspetti importanti per mantenere l'attuale assetto di potere, e impedire ai popoli una vera emancipazione culturale e morale.
Se la mafia è un'organizzazione basata su attività illecite e criminali, occorre constatare che essa non potrebbe esistere senza la possibilità di riciclare denaro o senza sfuggire all'occhio vigile dei servizi segreti internazionali.
Dalla pirateria, alle gang e alle organizzazioni segrete, il libro percorre le linee essenziali per comprendere cos'è un'organizzazione criminale, e come essa non possa essere considerata avulsa dall'attuale sistema di potere.
L'opera affronta anche il problema di come distruggere le organizzazioni criminali per costruire un futuro di pace, in cui la cultura dello Stato di diritto possa prevalere. L'Italia vanta una lunghissima tradizione di lotte contro la mafia. Già nel 1871, il magistrato Diego Tajani denunciò le collusioni dello Stato con la mafia, e se non fosse stato costretto a dimettersi avrebbe portato alla luce tutta la verità sulla mafia, distruggendo il potere mafioso e il sistema iniquo che lo reggeva. Altre personalità della magistratura, delle forze dell'ordine, intellettuali, giornalisti e cittadini comuni hanno portato avanti la lotta alla mafia. Persino gli stessi mafiosi hanno voluto collaborare per distruggere la criminalità organizzata. Nel marzo del 1973, il mafioso Leonardo Vitale decise di consegnarsi liberamente alla polizia e di svelare gli aspetti più incredibili della storia di Cosa Nostra. Lo Stato reagì rinchiudendolo in manicomio. Venti anni dopo, il giudice Falcone prenderà sul serio le stesse rivelazioni fatte da Tommaso Buscetta, iniziando così una lotta efficace contro la mafia. Il pool Antimafia dimostrò che distruggere la mafia non è possibile senza comprenderla nei suoi legami internazionali, e nell'appoggio che essa riceve all'interno del sistema. Per estirpare questo male non basta una dichiarazione d'intenti o il ripudiarla dal profondo della propria anima. Sconfiggere la mafia significa scovare tutti i responsabili.
Questo libro, facendo luce sui fatti, mostra inoppugnabilmente che la mafia è un fenomeno umano circoscritto, che vede il coinvolgimento di persone che potrebbero essere identificate e costrette a subire le conseguenze giudiziarie delle azioni criminali che hanno commesso o avallato. La mafia si può perseguire e si può distruggere, ma per farlo occorre necessariamente considerarla sotto nuovi aspetti, che permettano di capire l'involuzione e la distruttività che essa rappresenta, e come soltanto eliminandola sarà possibile un vero progresso morale, civile ed economico.


Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all'Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell'Educazione e Diritti Umani. Ha pubblicato "Roma Predona" (Kaos Edizioni 2006), "La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa" (Zambon Editore 2007), "Bambini psico-programmati" (Edizione Leone Verde 2007), "Il travagliato Travaglio" (Edizioni Espavo 2009) e "Dittature. La Storia occultata" (Edizioni Espavo 2009).


ALCUNE DOMANDE A CUI IL LIBRO RISPONDE: Cosa sono le organizzazioni criminali? Cos’è la mafia? La mafia è più potente dello Stato? Perché il fenomeno mafioso non può essere considerato un "made in Italy"? Cos’è la criminalità finanziaria e che legami ha con la mafia? In che modo la politica partitica è collegata alla mafia? Qual è il rapporto fra dinamiche geopolitiche di potere e organizzazioni criminali?

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DISSIMULAZIONI MASSONICHE

COSA SONO E COME OPERANO LE RETI MASSONICHE DAL XVIII SECOLO AI NOSTRI GIORNI

Di Antonella Randazzo



Nell’Ottocento, il popolo italiano capiva che i politici e la Corona erano controllati dalla massoneria, e provava disagio per questo. Lo studioso Matteo S. Giordano spiegava: “Chi volesse pigliarsi il fastidio di leggere tutti i discorsi della Corona, fatti in Italia dal 1860 sin’oggi, troverebbe che i Ministri de’ diversi partiti, succedutisi in ogni tempo, han mai permesso che in quella solenne ricorrenza fosse profferita la parola di Dio; e alla Provvidenza han fatto sostituire il caso e la fortuna della stella d’Italia (a cinque punte! Mi spiego?), alla fede in Lui quell’altra nel progresso della scienza e nell’avvenire della patria”.

Cos’è davvero la massoneria e che ruolo ha oggi? Per quale motivo, nel corso dei secoli, è diventata il tabù dei tabù?
E’ davvero così poco importante per la nostra vita quotidiana come sembra?
Come mai nelle maggiori indagini della magistratura emergono gruppi di affiliati massoni che agiscono in modo truffaldino o criminale? Perché molti mafiosi sono affiliati alla massoneria?
Sono stati scritti moltissimi libri sulla massoneria, ma nessun libro, prima di questo, ha spiegato con chiarezza il ruolo delle reti massoniche nel sistema di potere attuale.
In questo libro emerge una sorta di “schizofrenia” del fenomeno massonico. La massoneria è stata raccontata come “tutto” e il contrario di “tutto”. Ovvero essa è stata descritta con categorie antitetiche: democratica e istituita per controllare; spirituale e satanica; militaristica e orientata alla libertà; tollerante e piena di pregiudizi verso le donne e i neri; ideologicamente neutrale e con un corpo ideologico rigido; orientata alla fratellanza universale e motivata alle guerre, ecc.
Dall’analisi storica e sociologica degli ultimi secoli, emerge il senso di questa rete di potere e controllo, si comprende chi la capeggia e gli effetti che produce nella realtà. Il testo percorre le fasi storiche più importanti della massoneria, facendo luce su come i più importanti fatti storici, economici e finanziari siano strettamente legati a questo fenomeno.
Il libro tratta anche gli aspetti psicologici, antropologici e sociologici del fenomeno, non trascurando il contesto in cui le varie massonerie sono nate e si sono sviluppate.



INDICE

INTRODUZIONE.......................................................5

CAPITOLO I - Le dissimulazioni massoniche ……................23
Par. I - Il B’nai B’rith
Par. II - L’Ordine dei Templari
Par. III - Società massoniche dichiaratamente violente e razziste
Par. IV - Massoneria anglo-americana oggi

CAPITOLO II - Massoneria in Italia …............................102
Par. I – Risorgimento massonico insanguinato
Par. II - La Loggia Propaganda
Par. III - Massoneria e finanza
Par. IV- L'Istituto per le Opere di Religione (IOR)
Par. V - Allusioni nei mass media

CAPITOLO III – Oltre la dissimulazione ..…....................183
Par. I – Un altro percorso iniziatico
Par. II - I Rosacroce
Par. III – I pochi e i molti
Par. IV - Simbologia Massonica
Par. V - Massoneria e satanismo

CAPITOLO IV – Gli adepti .………….............................245
Par. I - Reclutamento per lavaggio del cervello
Par. II – Gli adepti all’Opus Dei
Par. III – Paura, infelicità e potere

CAPITOLO V – Demolire le reti massoniche...................289
Par. I - La loggia Propaganda Due e la Commissione Anselmi
Par. II - Mafia, Massoneria e Servizi Segreti
Par. III - Sconfiggere le reti massoniche

BIBLIOGRAFIA.....................................................351




INTRODUZIONE

Moltissimi libri sono stati scritti sulla massoneria, specialmente negli ultimi tre secoli. Nella maggior parte dei casi si tratta di libri scritti da massoni allo scopo di dare un’immagine prestigiosa e positiva dell’organizzazione. Molti altri libri sono stati scritti da cattolici e non, per far emergere volti meno rispettabili delle associazioni massoniche.
Questo libro non può essere posto né nella prima categoria né nella seconda, dato che non è né pro-massoneria né anti-massoneria. Ci è sembrato riduttivo e parziale partire da un presupposto propagandistico oppure oppositivo. Il nostro intento era quello di portare alla luce quello che la massoneria risulta essere dal punto di vista storico e sociale. La ricerca storica dovrebbe semplicemente considerare i fatti storici connessi all’argomento, senza alcun interesse a modificare fatti e testimonianze per apologizzare o avversare.
Anche se sono stati scritti moltissimi libri sulla massoneria, ad oggi rimane un argomento non chiaro, valutato come “strano”, non univoco e confuso.
Coscienti del retroterra di confusione, mistificazione e scetticismo che ha accompagnato tale argomento, abbiamo cercato di fare chiarezza consultando testi di vari autori, massoni e non.
L’opinione comune vede questo tema come “esotico”, “bizzarro” e non rilevante al fine di comprendere la realtà in cui si vive.
La stessa ricerca dei materiali è problematica: non è possibile accedere direttamente agli archivi se non si è “accademici accreditati”, e dunque dall’ambiente massonico e dai suoi archivi vengono esclusi tutti coloro che non sono adepti o che non hanno alcun incarico accademico rilevante.
Considerando la letteratura sulla massoneria, quello che salta all’occhio è che, anche le pubblicazioni più precise, dettagliate e complete, glissano su alcuni argomenti, o non li trattano in modo così chiaro e completo come trattano altri aspetti. Ad esempio, uno degli argomenti poco toccati e chiariti è quello dei vertici massonici, ovvero del controllo delle logge massoniche da parte di chi ha creato la massoneria e la diffonde. Un altro argomento è quello del culto luciferino, testimoniato da non pochi massoni o ex massoni, e documentabile attraverso varie simbologie, riti e comportamenti massonici.
Un problema che emerge nello studio della massoneria riguarda una sorta di “schizofrenia”. Addentrandosi nella ricerca si capisce che la massoneria è stata raccontata come “tutto” e il contrario di “tutto”. Ovvero essa è stata descritta con categorie antitetiche: democratica e istituita per controllare; spirituale e satanica; militaristica e orientata alla libertà; tollerante e piena di pregiudizi verso le donne e i neri; ideologicamente neutrale e con un corpo ideologico rigido; orientata alla fratellanza universale e motivata alle guerre, ecc.
Insomma, cos’è davvero la massoneria e che ruolo ha oggi? E’ davvero così poco importante per la nostra vita quotidiana come sembra?
Dall’analisi storica e sociologica degli ultimi secoli, la massoneria emerge come una sorta di rete di potere e controllo, capeggiata da un vertice che talvolta pianifica con largo anticipo gli eventi voluti e ha i mezzi finanziari e politici per realizzarli. In particolare, dalla creazione della Loggia Madre di Londra, queste reti sono state istituite in molti paesi, Italia compresa.
Per molto tempo, dopo l’Unità d’Italia, i governi italiani furono accusati di essere governi massoni. Di fatto moltissimi politici erano massoni, così come molti militanti nei Partiti, nei Sindacati, molti giornalisti, imprenditori, banchieri, latifondisti, ecc.
I massoni ebbero un ruolo rilevante nel periodo risorgimentale, ma anche dopo. Essi influirono sulle scelte belliche, sulla Marcia su Roma, e persino sull’avventura dannunziana a Fiume.
Pochi italiani sanno che in Italia, fino agli anni Venti dello scorso secolo molti italiani sapevano che i governi post-unitari erano sotto controllo della massoneria e se ne lamentavano sentendosi in un sistema opprimente. Intellettuali come Benedetto Croce e Luigi Einaudi rilasciavano dichiarazioni esplicite su questo argomento. Frasi come “Per quanto mi sia sforzato, non sono riuscito a trovar nulla che potesse esser detto in favore di una così comica e così camorristica come la massoneria” (detta da Einaudi), non stupivano nessuno perché era noto che maestri massoni come Lemmi condizionassero le scelte di governo, allineandole con la volontà delle alte autorità massoniche, che coincidevano col gruppo dominante, che intendeva tenere in scacco il paese impedendone ogni spontaneo e libero sviluppo.
Sia alla Camera che al Senato c’erano persone che denunciavano tale situazione, anche se le loro denunce non sortivano alcun effetto concreto essendo in minoranza. Ad esempio il senatore Santini, durante una seduta ebbe a dire: “Del resto, aveva detto a maggio il parlamentare di Palazzo Madama, quali finalità, quale rispettabilità presenta questa associazione? A me piace parlar chiaro: quali ne sono le eccelse autorità? Noi sappiamo che coloro i quali vi presiedono hanno tante scarse benemerenze e tradizioni liberali, che non fino al ’70, ma fino al ’75 erano papalini temporalisti. Il che qui, in Roma nostra sanno tutti, anche i selci delle dirute strade. Ciò non può essere oltre tollerato. E potrei, se non fosse per amor di brevità, dar lettura di brani di frammassoni onesti, che bollano a sangue la ridicolosamente misteriosa associazione. Vi sono prospettati i ridicoli misteri, le molteplici buffonate, i pomposi giuramenti, le pagliaccesche funzioni e una infinita serie di altre amenità, proprio in contraddizione con ogni liberale ordinamento” (1).

Alcuni autori parlano di “pregiudizio” ancora presente fino agli anni Venti dello scorso secolo, che induceva a vedere la massoneria come fomentatrice di rivoluzioni. Altri sostengono che tale presunto “pregiudizio” deriverebbe dal fatto che il cattolicesimo avversava la massoneria e aveva interesse a screditarla o a metterla in cattiva luce. Si vuol far credere che non ci siano fatti concreti che inducano a ritenere che la massoneria abbia esercitato un potere iniquo.
Ma dai fatti emersi, si comprende che di pregiudizio non si tratta, e che parlare di “pregiudizio”, così come anche parlare di “massoneria deviata”, serve a convincere della buona fede della massoneria.
Un’altra cosa che salta all’occhio quando si studiano testi scritti da massoni è che in quasi tutti questi libri c’è una parte (spesso posta alla fine del libro) in cui si dà una chiara stoccata a chi solleva il fatto che le reti massoniche abbiano avuto ruoli storici spesso di tipo criminoso. Questi autori mirano ad accusare coloro che sollevano questa realtà di essere “scettici” e “sospettosi”. Alcuni autori ritengono che si tratti di “antimassoneria” oppure di “”complottismo” privo di prove oggettive e razionali.
Si vuole dunque far passare una denuncia fondata su fatti storici precisi e verificabili per un atteggiamento mentalmente non equilibrato o emotivo. Questa tecnica è assai comune nella propaganda che mira a proteggere lo status quo da coloro che, sollevando certe questioni normalmente occultate, possono metterlo a repentaglio.
Si tratta certamente di un atteggiamento paradossale. Per usare una metafora: se qualcuno di noi vedesse una persona rubare e gridasse “al ladro!” non verrebbe certo accusato di essere contro la persona vista rubare, e nemmeno si sospetterebbe che la persona che sta denunciando un reato possa essere mentalmente disturbata, dato che il reato esiste. Lo stesso dicasi per i misfatti criminali provocati dalle reti massoniche di potere: chi li denuncia e può provarli non dovrebbe certo essere accusato di essere “antimassone” o mentalmente disturbato da una “natura sospettosa”. Eppure, ancora oggi molti autori massoni cercano di screditare chi denuncia i crimini delle reti massoniche additandoli come irrazionali e glissando sulle prove concrete. Ad esempio, scrive Laurence Gardner:
“Chi aderisce alla teoria del complotto considera la dabbenaggine dei più come un atteggiamento infantile… sono dubbiosi, sono per natura sospettosi… è quasi un atteggiamento filosofico che intende la ricerca della verità come la possibilità di sollevare i veli che ad arte la occultano agli occhi dei più…Il messaggio negativo di fondo è che, sempre e in tutti i casi, i governi sono corrotti, l’industria è corrotta, tutto è corrotto, allo scopo di creare un ambiente e situazioni di instabilità diffusa, dove poter mantenere attivo un potere di base” (2).
Con queste parole Gardner vuole far credere che la corruzione e i crimini del gruppo di potere legato alle reti massoniche siano un’invenzione di menti “filosofiche” di persone che di natura sono “sospettose”. Ovvero, egli vuole convincere i lettori che i crimini oggettivi e verificabili non esisterebbero.
Questo libro prova che questi crimini purtroppo esistono e non sono inventati da “menti filosofiche” o da persone “sospettose per natura”. Noi preferiremmo di certo che fosse così, ma non lo è.
La verità è ben altra, e chiudere gli occhi per timore di essere screditati a colpi di stoccate miranti a mettere in dubbio razionalità ed equilibrio non è moralmente auspicabile. E non servirebbe ad altro che a proteggere il potere criminale di coloro che agiscono attraverso la massoneria.
Come questo libro dimostra, è possibile provare con fatti storici che le reti massoniche esistono e ad oggi assolvono a compiti ben precisi.
Chi solleva la retorica della “teoria del complotto” lo fa per deviare l’attenzione dai fatti. Gli autori che cercano di portare alla luce il fenomeno delle reti massoniche non sono “antimassoneria” o fissati con presunti “complotti” ma persone motivate a vedere obiettivamente come opera il potere, al di là della propaganda.
D’altronde, come si potrebbe pensare che le tantissime persone che negli ultimi secoli hanno inteso il fenomeno massonico come una “ragnatela di potere internazionale” siano tutte matte o affette da una natura “eccessivamente sospettosa”? Sarebbe davvero esemplare dal punto di vista sociologico questo accanimento di parecchie persone contro la massoneria se essa fosse davvero soltanto un’”associazione filantropica”.
Il lettore attento, onesto e intelligente non si fermerà alle etichette ma considererà i fatti. C’è una chiara differenza tra chi fa propaganda, chi polemizza per difendere proprie posizioni ideologiche e chi fa opera di Storico.
Chi solleva i paradossi della massoneria è stato anche tacciato per ignorante, dato che si sta riferendo in modo univoco ad un fenomeno complesso e variegato. Certamente, come emerge anche da questo libro, nel suo percorso storico la massoneria ha mostrato diverse facce, e di sicuro non bisogna stigmatizzare tutti gli adepti. Sarebbe del tutto sbagliato sostenere che tutti i membri della massoneria siano persone motivate al potere e al controllo, così come sarebbe sbagliato pensare che tutti gli adepti delle logge siano consapevoli degli scopi delle reti massoniche. Come scriveva Renè Guénon: “Vi sono molti massoni, dovremmo dire addirittura la maggior parte, persino nei gradi più alti, ai quali è estranea ogni conoscenza reale della massoneria” (3).
Questo libro spiega la natura, gli scopi e gli effetti delle organizzazioni di natura massonica, andando oltre l’immagine ufficiale della massoneria e le feroci critiche rivolte a chi osa sollevare alcuni fatti storici che smentiscono quest’immagine.
Molte cose relative alla massoneria generano legittimi sospetti, ad esempio il fatto che i nostri presidenti della Repubblica sono assai propensi a fare “saluti” e “discorsi” rivolti alla massoneria, facendo intendere una certa simpatia o vicinanza. Ad esempio, Francesco Cossiga, al tempo in cui era Presidente della Repubblica mandò un saluto in occasione del convegno massonico del 21 marzo 1987. Il telegramma diceva: “Ai partecipanti e a quanti si riconoscono nel Grande Oriente d’Italia invio un cordiale e sincero augurio a operare secondo gli ideali di libertà, di giustizia e di pace nell’interesse del bene comune” (4).
Anche il nostro attuale presidente Giorgio Napolitano invia saluti e messaggi alla massoneria. Ad esempio, in occasione del convegno promosso dal Grande Oriente d’Italia nel 60° anniversario della promulgazione della Costituzione, il presidente Giorgio Napolitano inviò un telegramma di “apprezzamento”. Dato che non risultano telegrammi di “apprezzamento” o di saluto inviati ad altre organizzazioni esoteriche, ci si chiede come mai esista tale reverenza e considerazione verso la massoneria da parte delle nostre autorità. Questo libro spiega questo e molti altri fenomeni, facendo emergere il vero senso della massoneria, al di là delle dissimulazioni e delle mistificazioni, a cui molti credono anche in buona fede.
E’ certo ingenuo pensare che sia casuale che in molte inchieste della nostra magistratura siano emerse queste reti di potere che agivano in segreto per ottenere diversi risultati: per appropriarsi di denaro pubblico, per controllare la Giustizia, per creare associazioni di vario genere, per truffare, ecc.
Anche da recente, dalle indagini sulla frode al fisco che riguarda dirigenti di Fastweb e Telecom Italia sono emersi chiari collegamenti con logge massoniche. In particolare l’imprenditore Gennaro Mokbel, parlando ad un amico confessava: “Alle 4 e mezzo aspetto un 33˚ grado… Mio cognato è il più alto in grado, ha fatto il costruttore di una famiglia importante Scarozza- Finocchi, l’ex capo del Sisde”. L’interlocutore sottolineava: “Ce ne stanno parecchi: voi, c’è Palazzo Villa Grossi, c’è piazza del Gesù” (5).
Mokbel è il personaggio che fungeva da intermediario fra le società di telecomunicazioni che fatturavano in modo falso e gli esponenti della 'ndrangheta. Dalle indagini sono emersi collegamenti tra Mokbel e Antonio D'Inzillo, un personaggio considerato l’assassino del boss della banda della Magliana Enrico De Pedis. 

Diverse altre indagini hanno portato gli inquirenti a considerare la comune appartenenza massonica di molti indagati. Chi utilizza l’intelligenza non può non trovare significativo che i mass media non facciano capire che c’è qualcosa che non quadra quando emergono truffe ai danni dello Stato e le persone implicate sono quasi tutte massoni. Le notizie spesso vengono date senza menzionare o senza far ragionare su questo importante elemento. La massoneria è l’illustre assente dei nostri media.
Alcuni massoni si prodigano a far credere che esisterebbe un volto “buono” della massoneria e uno “cattivo” o “deviato”, che sarebbe più raro. Noi non siamo propensi a credere a questa presunta realtà da “dottor Jekyll e mister Hyde”. Questa dicotomia ci appare perlomeno sospetta, considerando che essa offre il vantaggio di additare come “cattiva” o “deviata” la loggia smascherata come criminale (come la P2), “salvando” la bontà di tutte le altre. Se la magistratura non avesse smascherato la P2, essa sarebbe rimasta “buona”. Infatti, non risulta nessun caso in cui siano stati gli stessi massoni a denunciare i crimini di qualche loggia alle autorità, e lo stesso Gelli, accusato di reati gravissimi, come concorso in omicidio, non verrà mai processato seriamente dalla loggia.
Come afferma il giornalista Gianni Cipriani, “il termine ‘deviazione’ è stato creato e utilizzato per far sembrare “eccezione” quello che invece era la regola”.
D’altronde, la concezione manicheistica del buono/cattivo proposta da molti per salvaguardare la credibilità della massoneria, appare del tutto insensata all’analisi dei fatti. Certamente possono esistere persone in buona fede all’interno dell’associazione, ma, come testimoniato da tanti massoni ed ex massoni, si potrebbe parlare piuttosto di una sorta di “degenerazione” della massoneria come originaria associazione iniziatica. Tale degenerazione ha privato la massoneria della sua origine operativa ed esoterica, rendendola un’organizzazione sostanzialmente funzionale al sistema vigente, e da esso controllata.
Non c’è alcun motivo che possa spingere studiosi indipendenti a screditare un’associazione filantropica o esoterica, se davvero di questo si trattasse. Anzi, il mondo oggi proprio di filantropia avrebbe bisogno. Ma i veri filantropi non si nascondono, non si vergognano, non ingannano e non hanno bisogno di esibirsi in particolari “spettacoli rituali”.
La verità che emerge dai fatti storici considerati in questo libro è che la massoneria oggi è un’associazione che ha copiato simboli e riti da molte antiche tradizioni, li ha fatti propri talvolta interpretandoli in modo impreciso o addirittura opposto. Cambiare il significato originario di un numero, simbolo o colore può svelare l’intento di attuare progetti diversi da quello dichiarato, ovvero di asservimento e condizionamento anziché di “progresso spirituale”.
Qui non si vuole certo negare la possibilità che in passato possano essere esistite scuole di “crescita spirituale” che si valevano di conoscenze esoteriche. Quello che si sostiene è che, probabilmente a partire dal XVII secolo, tali organizzazioni sono state cooptare all’interno della massoneria posta sotto controllo dei vertici di potere. Non lo si è fatto per nobili fini, come questo libro prova ampiamente.
Pensiamo a quanta furbizia ci può essere nell’infarcire di magia, mistero, esoterismo e gnosticismo una setta che agendo in segreto potenzia il potere vigente. Da molti secoli il potere viene protetto attraverso ideologie o religioni, e poterlo proteggere addirittura con un’organizzazione che si spaccia per paladina della libertà e della crescita interiore degli individui risulta essere davvero il massimo della strategia propagandistica. Significa ammantare di prestigio e di rispettabilità il potere che l’èlite esercita attraverso i crimini più immondi, e utilizzare spesso anche persone ignare per scopi inconfessabili.
Questo libro spiega anche come gli italiani dimenticarono l’esistenza di un’organizzazione preposta al controllo dei settori più importanti, e come oggi ignorano o credono inverosimile l’esistenza di tali reti.
Oggi molti, quando si trovano di fronte all’argomento massoneria pensano alla P2, che però viene definita massoneria “deviata”. I più acculturati pensano al documento “Protocolli dei Savi di Sion”, che viene usato per dimostrare l’esistenza di un occulto gruppo ebraico che vorrebbe dominare il mondo. Secondo alcuni autori, il documento sarebbe stato prodotto dai servizi segreti dello zar per perseguitare gli ebrei, anche se molte cose che vengono dette rappresentano il modo di agire del potere, sia esso in mani di persone ebree oppure no.
Questi esempi fanno pensare alla massoneria come ad un’organizzazione che ha avuto esempi di estremismo, per favorire la presa del potere da parte di un preciso gruppo. Questo risulta assai riduttivo, dato che le reti massoniche sono a servizio del potere, ovvero sono costituite da persone che hanno fatto giuramento di segretezza e di obbedienza, e dunque operano a favore dei vertici a cui si sono sottomessi. Tali vertici sono costituiti dalle grandi famiglie di potere, che oggi posseggono il controllo finanziario, mediatico, culturale e politico. Dunque, non si tratta di poche logge “deviate” e nemmeno di un gruppo esclusivamente ebraico, ma di gruppi eterogenei che utilizzano reti massoniche per diversi scopi.
Pochi sanno che in seno alla massoneria circolarono, prima di realizzarsi, progetti come l’Unità d’Italia e l’Unione Europea.
Diversi massoni si lamentano del fatto che alcune persone avrebbero “pregiudizi” nei loro confronti o che altri addirittura vogliano disinformare sulla massoneria. Questo libro prova che i migliori mistificatori del fenomeno sono gli stessi massoni, precisamente quelli che conoscono la verità sulle reti massoniche e hanno interesse a nascondere aspetti della massoneria che non sono lusinghieri. La falsa informazione o la disinformazione sono fenomeni tipici del sistema attuale e riguardano anche la massoneria, nel modo in cui sarà ampiamente spiegato in questo libro.
Un’altra reazione che le persone (affiliate o meno) possono avere quando qualcuno solleva il problema dell’esistenza di reti massoniche di potere, è quella di incredulità, stupore. Non credono che possano esistere persone talmente crudeli e ben organizzate da controllare i popoli e tenerli a loro sottomessi con l’inganno. Persino quando vengono mostrate prove inoppugnabili, la reazione di alcuni è: “non è possibile, forse non è così”. E’ una reazione umana quella che si ha di fronte ai crimini più atroci o alle manipolazioni del potere più diaboliche: non si vuole credere, non si vuole pensare che possa essere così.
Su questa incredulità si basa molto del potere del gruppo egemone. Come qualcuno ha detto, “La migliore protezione per un potere iniquo è che nessuno creda ai crimini che sta commettendo".
Altri possono pensare: “ma se fosse vero qualcuno ce lo avrebbe fatto sapere”, ignorando che oggi il sistema dei mass media non è utilizzato allo scopo di far capire la realtà, ma per creare un “rumore di fondo omologante”, ossia per manipolare l’opinione pubblica in modo favorevole al potere.
Si può essere tentati anche a minimizzare o addirittura a negare il potere delle reti massoniche, rimanendo nel fenomeno del “bias di conferma” che ci fa rifiutare tutto quello che non rientra nella forma mentis prevalente.
Per salvaguardare la propria vecchia concezione, qualcuno potrebbe fare uso dello scetticismo, ma si ricordi che lo scetticismo non dà alcuna garanzia di verità. Infatti, quando si solleva un argomento che suscita scetticismo in apparenza sembrerebbe legittimo prenderne le distanze, ma talvolta uno spirito scettico può essere per nulla incline a rifiutare le più assurde contraddizioni e fantasie quando esse sono supportate dal sistema vigente.
Ignorare le reti massoniche o non credere alla loro esistenza equivale a credere che i nostri governi siano liberi e agiscano per l’interesse dei cittadini, che nelle istituzioni i ruoli più importanti siano dati per merito, o che i mass media informino correttamente. Questo, come molti sanno, non è vero, e non sarà possibile finché le persone che avranno ruoli importanti nella vita pubblica saranno controllate da reti di potere.
Dunque, il problema delle reti massoniche è fondamentale per la nostra possibile democrazia e per il nostro futuro e quello dei nostri figli. Non è affatto un problema “esoterico”, campato in aria o senza alcuna prova tangibile. La propaganda cerca di far credere questo, ma non è la verità.
In Italia e all’estero i personaggi più influenti sono stati e sono massoni, le città e gli edifici più importanti sono stati costruiti seguendo piani massonici, ispirati all’antico Egitto o ad altri saperi esoterici praticati dalla massoneria. Persino i primi due uomini che sbarcarono sulla Luna erano massoni, così come moltissimi scienziati e intellettuali. E’ impossibile che si possa parlare di “caso” a meno che non si voglia dissimulare la realtà.
I simboli di potere massonici e quelli usati dall’élite di potere coincidono. Sono ad esempio, la piramide con il vertice staccato, l’occhio di Horus, l’aquila, il fascio e altri simboli ripresi dall’antica tradizione faraonica o dalla mitologia greco-romana.
Il testo percorre le fasi storiche più importanti, facendo le debite distinzioni fra le diverse formazioni massoniche nate in diverse epoche storiche. Inoltre, saranno trattati anche gli aspetti psicologici, antropologici e sociologici del fenomeno, non trascurando il contesto in cui le varie massonerie sono nate e si sono sviluppate.
La massoneria moderna, nata a Londra nel 1717, può essere collegata strettamente a molti fatti storici avvenuti dall’anno della nascita fino ai nostri giorni. Spesso le sue azioni non hanno avuto alcuna attinenza all’immagine esoterica e filosofica che la massoneria ha voluto dare di sé.
Perché meravigliarsi tanto del fatto che la massoneria, pur millantando riti e principi di alto valore sia nella sostanza un sistema di reti di controllo a servizio del gruppo di potere?
Se pensiamo ad una religione come quella cattolica troviamo la stessa situazione: la Chiesa millanta di avere il potere ricevuto da Dio di guidare i fedeli alla salvezza, ma di fatto, storicamente, è stato uno dei poteri più forti nel controllare i popoli, condizionandone le coscienze. Ad oggi, pur professando onestà e povertà, la Chiesa controlla, attraverso lo Ior, un flusso enorme di denaro e accetta di arricchirsi anche sul traffico di armi e su altri crimini mafiosi.
E che dire dell’attuale sistema politico? Se andiamo a vedere i programmi politici dei maggiori partiti troviamo grandi valori e intenti di essere a servizio dei cittadini. Ma poi cosa avviene di fatto? Dal comportamento dei politici attuale risulta evidente che essi sono a servizio di chi li assolda per fare in modo che essi proteggano e rafforzino il sistema, impedendo ai cittadini di avere un vero sistema politico, che difenda i loro interessi.
E’ dunque chiaro che la massoneria rispecchia molte caratteristiche delle altre istituzioni dell’attuale sistema, in cui l’immagine propagandata non corrisponde affatto alla vera realtà.
Così come la religione dovrebbe avere importanti funzioni spirituali, essendo ispirata a personaggi spiritualmente evoluti, ma spesso risulta semplicemente un sistema di controllo, anche la massoneria, pur ispirandosi a principi esoterici o spirituali importanti, risulta essere un sistema di controllo e potere.
I massoni si definiscono una confraternita con scopo filantropici e esoterici, e con questa definizione giustificano l’esistenza di rituali segreti, i quali sarebbero dovuti allo scopo di trovare principi spirituali superiori, che molti non sarebbero pronti a comprendere. La massoneria, dunque, richiederebbe un lungo percorso di evoluzione, dai primi gradi fino al massimo grado, il 33°.
Se la massoneria fosse davvero quello che propaganda di essere, non si capisce perché all’interno di essa ci sono regole per nascondere i nomi degli adepti, le cose di cui si parla nelle riunioni o addirittura ci sono vincoli per cui un determinato “fratello” non può parlare con un altro “fratello” di certi argomenti se non in Loggia, secondo un determinato rituale e sotto il controllo delle autorità, che possono togliergli la parola quando e come vogliono.
Lasciando perdere i paramenti, gli oggetti pseudo-esoterici, la ritualistica quasi carnevalesca, fronzoli di vario genere ecc., e considerando altri aspetti, non sono poche le perplessità che emergono.
Diversi documenti attestano una sorta di comportamento a volte intimidatorio, altre volte ansioso nel nascondere. Ad esempio, in un documento del 19 novembre 1971, il gran maestro Lino Salvini manda un elenco di massoni che chiedono di essere accettati nella loggia P2, ma scrive soltanto il nome dicendo che “per ‘riservatezza’ vengono coperti i nomi dei massoni qui indicati”. Le autorità massoniche danno spesso prova di essere ossessionate dalla segretezza, volendo tenere segreto tutto ciò che riguarda le logge, come se molte cose fossero inconfessabili. Se si trattasse davvero di un’associazione con finalità di bene perché si vogliono occultare i nomi persino su un documento riservato?
Un altro esempio concreto è dato dal sostegno che il Grande Oriente d’Italia, attraverso il Gran Maestro Lino Salvini, dette alla loggia P2, ufficialmente “deviata”. Non soltanto Salvini riconosce la loggia e le accorda diversi privilegi, ma fa in modo che in essa convergano diversi personaggi importanti delle istituzioni. In una sua circolare, comunica agli iscritti: "Sono lieto di informarti che la P2 è stata adeguatamente ristrutturata… soprattutto, per rafforzare ancor più il segreto di copertura indispensabile per proteggere tutti coloro che per determinati motivi particolari, inerenti al loro stato, devono restare occulti” (6).
Se una persona pratica una religione o sceglie di fare il volontario per la Croce Rossa di solito non ha l’esigenza di occultarlo, e non è ossessionata dalla segretezza come accade in ambiti massonici.
Questo voler rimanere “occulti” è proprio delle organizzazioni massoniche. E quando c’è bisogno di nascondersi vuol dire che c’è qualcosa da nascondere. Questo libro spiega il vero motivo di questa eccessiva esigenza di segretezza.
Molte sono le similitudini fra massoneria e mafia: entrambe le organizzazioni lavorano a favore del gruppo egemone anche se in modo diverso. Entrambe praticano “riti” di assoggettamento, affinché l’adepto si senta vincolato e obbedisca anche quando la sua coscienza lo porterebbe a comportarsi diversamente.
Al contrario della mafia, la massoneria presenta al pubblico una “faccia pulita”, esoterica e talmente misteriosa e bizzarra da far pensare ad un gruppo pittoresco, amante delle vecchie tradizioni illuministe, a cui si rifarebbe per difendere la “libertà”, la “fraternità” e la “legalità”.
Se la massoneria fosse davvero così filantropica come asserisce, come mai non denuncia i crimini che vengono commessi nel Terzo mondo? Come mai non si schiera dalla parte dei più deboli?
Come mai non si occupa delle gravi disparità nella distribuzione delle ricchezze? Come mai non denuncia lo strapotere delle corporations e delle banche?
Nei siti delle logge troviamo la stessa retorica di regime. Ad esempio, nel sito del Grande Oriente d’Italia si possono trovare parole in “ricordo della Shoah”, ma non ci sono condanne per l’invasione dell’Iraq o per la distruzione dell’Afghanistan. I massoni potrebbero obiettare che non vogliono interessarsi di politica o di guerre. Ma se non si è dalla parte degli oppressi com’è possibile essere filantropi? Come si può credere di “difendere con forza l’uguaglianza, le libertà civili, la solidarietà” senza perlomeno denunciare chi fomenta disuguaglianza, ingiustizia e razzismo?
In cosa consiste concretamente il loro prendersi cura degli esseri umani? Non si può essere filantropi se si asseconda chi vuole dominare con la guerra, la povertà e il crimine. Quella portata avanti dalle autorità del Goi risulta essere una vuota retorica, dello stesso stampo di quella del nostro presidente della Repubblica e del papa, personaggi che a parole sostengono “pace, uguaglianza e giustizia” ma non osano parlare di chi ha creato il sistema attuale, basato proprio sull’opposto di questi valori.
La massoneria denuncia, con voce all’unisono delle autorità occidentali, i crimini del passato, come l’Olocausto ebraico, ma glissa sugli Olocausti che stanno oggi vivendo gli immigrati che tentano di uscire da situazioni da incubo provocate dalle corporations e dalle banche. Non è conveniente denunciare i crimini di oggi, mentre è conveniente per la propaganda denunciare quelli di ieri.
Non è credibile la facciata filantropica mostrata dai maestri massoni, a meno che si scelga di ignorare i fatti e di assumere una posizione a dir poco ingenua.
Questo libro prova che la massoneria non è un fenomeno marginale. Essa partecipa al “lavoro” per mantenere il sistema e per impedire che esso possa subire cambiamenti o venga abbattuto dai popoli. Per questo ha partecipato attivamente a tutte le operazioni volte a contrastare i tentativi dei popoli di acquisire maggiore potere. Ad esempio, in Italia la vediamo partecipe, attraverso numerosi suoi esponenti, oltre che alle guerre risorgimentali e ad altri eventi storici, anche ai fatti terroristici degli “anni di piombo” e di vari altri tentativi di tenere sotto controllo il governo italiano, come il “golpe Borghese” e l’assassinio di Aldo Moro.
In questo libro saranno analizzate le tecniche di condizionamento, di asservimento e di controllo delle reti massoniche, chiarendo lo scarto fra l’immagine pubblica della massoneria e la verità su di essa.
Di certo esistono persone che credono alla presunta funzione umanitaria e spiritualistica dell’organizzazione, ma accanto a queste persone, ce ne sono altre che conoscono assai bene le vere funzioni delle reti massoniche. Si tratta di persone che hanno aderito proprio per avere un ruolo importante all’interno del sistema, e di solito ottengono privilegi, denaro e opportunità di diventare “importanti” all’interno di settori come il giornalismo, l’Arma, la finanza, la magistratura o la politica.
La maggior parte dei massoni non sono burattinai ma burattini, poiché le leve del potere sono appannaggio soltanto delle poche persone che stanno al vertice.
La massoneria, come le religioni o istituzioni di vario genere, hanno propugnato l’idea che la libertà consisterebbe nel seguire un’ideologia proveniente dall’esterno, e dunque nel seguire precise autorità.
Questo paradosso, insieme a molti altri, è presente in tutte le organizzazioni di tipo massonico, che propagandano di credere nella libertà ma poi chiedono agli adepti obbedienza e sottomissione alle autorità.
I mass media e i documentari, si prodigano a far associare la massoneria ai principi illuministici, all’esoterismo oppure alle vecchie corporazioni dei liberi muratori, trascurando del tutto di trattare i fattori psicologici, politici e sociologici del fenomeno. Queste fonti ammettono che moltissimi personaggi di potere o di cultura erano o sono massoni, ma ritengono in ultima analisi che questo possa essere casuale oppure una scelta del soggetto che nulla ha a che vedere con il suo comportamento in una determinata carica istituzionale. Quello che si nega è la possibilità che queste organizzazioni possano influire sull’individuo e attraverso di esso creare una rete di controllo che garantisce il potere del gruppo egemone. Ma i fatti sostengono il contrario, ovvero che è possibile imporre un determinato sistema controllando le cariche istituzionali principali e praticando metodi di assoggettamento mentale o di induzione ad un comportamento funzionale ai propri scopi.
Come disse Giancarlo Caselli, “Ci sono cose che non soltanto stiamo dimenticando, ci sono soprattutto cose che si vuole che siano dimenticate, e si vuole che non siano neanche conosciute” (7).
Il primo capitolo mette in evidenza le caratteristiche e le funzioni della massoneria nei diversi periodi storici. Il secondo spiega come le reti massoniche abbiano avuto ed hanno potere nel nostro Paese. Il terzo capitolo spiega lo scarto fra massoneria antica e massoneria moderna; il quarto tratta le maggiori tecniche utilizzate dalla massoneria per assoggettare gli adepti e nell’ultimo capitolo viene affrontato il problema di come estirpare le reti massoniche.
Ovviamente, questo lavoro non pretende di racchiudere tutte le possibilità di comprensione del fenomeno massonico, ma ha l’obiettivo di contribuire a fare chiarezza su un argomento che è stato come pochi bersaglio di mistificazione.
Occorre tener presente che alcune persone hanno interesse a mantenere una potente dissimulazione. Si vuole che i cittadini rimangano ignari e fiduciosi nelle istituzioni, anche quando questo equivale ad un silenzioso quanto criminale assenso. Negare gli aspetti più inquietanti della realtà serve soltanto ad impedire ogni cambiamento.
Questo libro ha lo scopo di contribuire ad accrescere la conoscenza su un fenomeno assai importante, con l’obiettivo di costruire un futuro migliore, di maggiore consapevolezza, necessaria a creare una realtà in cui non possano più prevalere la sopraffazione e il crimine.



NOTE

1) "La Massoneria al Parlamento", con prefazione dell’on. Filippo Meda, Libreria ed. Fiorentina, Firenze 1913, p. 14.
2) Gardner Laurence, "I segreti della Massoneria", Newton Compton Editori, Roma 2009, p. 311.
3) Guénon René, "Forme tradizionali e cicli cosmici", Edizioni Mediterranee, Roma 1981, p. 74.
4) Corona Armando, "Dal bisturi alla squadra. La Massoneria italiana senza cappuccio", Bompiani, Milano 1987, p. 170.
5) http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_08/Mokbel-e-la-massoneria-piccolillo-gianvito_728809d0-2a93-11df-8ae4-00144f02aabe.shtml
6) Circolare in data 11 dicembre 1972.
7) Presentazione alla Feltrinelli di Torino del libro di Camillo Arcuri Sragioni di Stato, http://www.youtube.com/watch?v=bge6cPhaPs8&feature=related



ALCUNI ARGOMENTI TRATTATI NEL LIBRO:
- Inchieste della magistratura sulla massoneria.
- Tecniche di controllo mentale per l’asservimento dei popoli.
- Caratteristiche dell’Alta Finanza.
- Eventi storici progettati in anticipo nelle logge.
- Nascita e caratteristiche della massoneria moderna e contemporanea.
- Meccanismi emotivi che favoriscono le reti di potere.
- Come le reti massoniche agiscono in Italia.
- Le famiglie che hanno creato la massoneria attuale.
- Come la massoneria ha operato nel periodo risorgimentale.
- Come liberarsi dalle reti di potere massoniche.

Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all’Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell’Educazione e Diritti Umani.
Ha vinto il Premio Ibiskos con il saggio "Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta", in cui analizza le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi. Nel 2006 ha scritto il libro "Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943", (Kaos Edizioni), e nel 2009 ha pubblicato la ristampa del volume "Dittature. La Storia Occultata" (Espavo). Ha pubblicato anche "Il travagliato Travaglio. Lo strano caso di un informatore disinformato" e "Pirati & Mafiosi. La vera Storia del crimine organizzato".
Da alcuni anni si occupa anche di giornalismo d'inchiesta, con particolare riferimento alle violazioni dei diritti umani, cura la pubblicazione del periodico NUOVA ENERGIA e il blog http://lanuovaenergia.blogspot.com/.

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