mercoledì

ATTENZIONE STA PER ARRIVARE IL BABAU! - Strani intrighi fra l’uomo nero, i talebani e il sosia accreditato di bin Laden

Di Antonella Randazzo




Quasi ogni giorno avvengono bombardamenti e massacri in diversi paesi - Iraq, Afghanistan, Somalia, Pakistan, ecc. -
Questo significa che parecchie persone innocenti – anche bimbi, donne e vecchi - rimangono orrendamente mutilate o muoiono.

Dove sono gli occidentali che protestano per tutto questo?

Forse da qualche parte molti protestano ma i mass media non ce lo dicono?

Dove sono le manifestazioni, come quelle che negli anni Sessanta chiedevano la fine della guerra in Vietnam? Dove sono i giovani che si indignano, che protestano in massa, che rifiutano i crimini e la guerra desiderando un mondo migliore?

Dobbiamo forse credere che anni di manipolazione mentale hanno dato i loro frutti addomesticando persino le nuove generazioni?
Forse i giovani sono troppo impegnati a cercare amici su Facebook? Forse le persone non vogliono perdersi la puntata dei "Cesaroni"?
O forse credono che i militari statunitensi, armati fino ai denti, in realtà siano in missione di pace, o in missione segreta, che consisterebbe magari nell’esportare hot-dog e coca cola?

Gli occidentali sono diventati indifferenti alle stragi commesse dalle potenze imperiali? O forse molti non sanno perché il telegiornale si guarda bene dal far sapere o capire?

Perché le masse non protestano? Credono che i massacri fatti altrove non riguardino gli occidentali?
Eppure lo stesso gruppo criminale che uccide nelle zone di guerra crea “crisi” in occidente, ovvero ci rende sempre più poveri in modo tale che non ci venga in mente di organizzare attività “sovversive”, essendo preoccupati a sopravvivere.

O forse si pensa che le guerre di oggi siano “giustificate”, al contrario di quelle di ieri?

Evidentemente, ieri la motivazione del “comunista tiranno” veniva digerita meno dell’attuale “terrorista che uccide per pura pazzia”.
In realtà, le guerre di ieri contro il nemico "comunista", oppure quelle di oggi contro il nemico "terrorista", hanno nascosto e continuano a nascondere i paradossi del mondo ad egemonia Usa. Un mondo che professa di possedere istituzioni democratiche che, ad un'analisi approfondita, non rispetta affatto, basandosi sulla legge del più forte e sul più spietato colonialismo, mascherato da “democrazia”.

Le autorità Usa dicono di avere dei nemici "terroristi", ma poi uccidono cinicamente popolazioni inermi; dicono di svolgere "missioni umanitarie", ma poi condannano milioni di persone a morire di fame a causa delle loro politiche economiche, imposte furbamente attraverso istituzioni apparentemente Internazionali (Fmi, Bm, Wto). L'élite egemone non desidera un mondo in cui la ricchezza possa essere maggiormente ridistribuita, e non ama che i popoli possano avere voce in capitolo nelle questioni politiche ed economiche. Ha quindi trovato la formula per istituire un'apparente "democrazia", che nasconde e copre il vero potere di natura imperiale.

Il “terrorismo” è diventato un alibi per commettere qualsiasi nefandezza contro chiunque disturbi il sistema.
Ma un bimbo di tre anni può essere un terrorista? Una donna che si trova a casa propria accudendo la famiglia può essere una feroce terrorista? E un vecchio privo di armi può essere un terrorista che sfida la superpotenza imperiale? E’ credibile tutto ciò?
La verità è che i bombardamenti avvengono sulla popolazione. L’intera popolazione afgana, come irachena, somala o palestinese, viene considerata “terrorista”, poiché quello che il gruppo stegocratico intende per “terrorismo” è il non essere disposti a vivere nell’occupazione straniera, vessati in vario modo e privati dei mezzi necessari per vivere un’esistenza dignitosa.

Il “terrorismo” si sta svelando un metodo efficace per giustificare guerre, massacri e genocidi, incutendo paura come nell’infanzia faceva il “babau” o “l’uomo nero”. Ci viene detto che i gruppi terroristici sarebbero in agguato, pronti ad ucciderci.
In realtà non risulta che il “terrorismo islamico” abbia fatto morti in Italia, mentre la mafia fa centinaia di morti all’anno e la medicina e farmacologia ufficiali ucciderebbero almeno 80 persone al giorno. Eppure il nemico più feroce, ci viene detto, è il “terrorista estremista islamico”.

Questo nemico viene descritto come insensato, feroce, irrazionale. Il sistema, in altre parole, gioca la carta del nemico oscuro, incomprensibile, che deve fare molta paura proprio perché pazzo.
Come se, invece, bombardare su persone innocenti fosse razionale e civile.

La Casa Bianca ha parlato di un nemico oscuro e indecifrabile, una sorta di demonio nascosto che minaccia e uccide per il gusto di fare del male. Il nuovo nemico è un nemico non decifrato, non delineato, se non vagamente, negli intenti e nelle motivazioni. E' il male stesso, categoria da precisare di volta in volta, ma che mantiene il richiamo all'analogo concetto biblico oscuro e mistico. Questo nemico viene chiamato "terrorismo" .(1)
In realtà era indispensabile un nuovo nemico poiché già gli stegocrati sapevano che le politiche di globalizzazione avrebbero generano un sistema politico dittatoriale, a cui molti si sarebbero ribellati. Ciò emerge drammaticamente dai documenti del Fmi e della Bm, in cui persino le sommosse vengono previste e cooptate all'interno del "programma di ristrutturazione". Joseph Stigliz osserva: "Le abbiamo chiamate le sommosse del Fmi". Nei documenti del Fmi e della Bm le sollevazioni popolari fanno parte del "programma", e vengono indicati anche gli "interventi della polizia, i carri armati, la repressione".(2)
Il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, che ha fatto parecchie battaglie a difesa dei diritti civili, a proposito delle politiche che stanno alla base della globalizzazione sostiene che la "liberalizzazione" economica e la repressione sono strettamente legate l'una all'altra.(3)
Tutto questo doveva trovare una giustificazione nella “lotta al terrorismo”.
In tal modo le autorità statunitensi possono giustificare l’enorme aiuto militare e finanziario che danno alle dittature.


E’ emersa così una nuova “missione” contro una specie di mostro, da combattere senza pietà perché altrimenti distruggerebbe i valori americani. Questo mostro non può essere “convertito” perché non è razionale come si presume sia chi lo combatte.

Alcuni sono convinti che l’attuale sistema sia razionale. Adesso è diventato di moda persino asserire che i blogger indipendenti che denunciano i crimini del sistema sarebbero “irrazionali” (non sanno più cosa inventarsi).
E in cosa consisterebbe questa presunta razionalità del sistema? Massacrare persone innocenti dicendo che si stanno uccidendo “terroristi” sarebbe razionale? Credere di vivere in una “democrazia” quando invece ci sono tutti gli elementi della dittatura sarebbe razionale? Le torture che avvengono a Guantanamo e in altre carceri sono segno di razionalità? Imporre un sistema favorevole soltanto a pochi sarebbe razionale?
Chiudere entrambi gli occhi sui crimini commessi dalle autorità occidentali nel Terzo mondo sarebbe razionale?
E se fra i morti innocenti sotto i bombardamenti ci fosse vostra madre, sorella o qualcuno dei vostri figli sareste ancora disposti a difendere a spada tratta questa presunta inappuntabile razionalità?
Questa "logica", che vede l’irrazionale dove si cerca di smascherare la propaganda, farebbe rabbrividire persino Orwell.

I metodi di manipolazione delle opinioni e dei comportamenti delle persone avvengono su aspetti non razionali, come la paura.
L’immagine del nemico oscuro fa presa su molti, che invece di sollevarsi e protestare per l’uccisione di bambini innocenti quasi ringraziano. Si sentono protetti. Quando sentono al telegiornale “uccisi talebani” o “sventato attentato terroristico” si sentono sollevati. Pensano: “ci stanno proteggendo”, “stanno impedendo che vengano ad ucciderci”. Ignorano che il grado di mistificazione della realtà ha raggiunto l’apice.

Ad esempio ignorano che l’estremismo islamico è stato potenziato e finanziato dalle stesse autorità statunitensi, che si valsero del governo pakistano e dei suoi servizi segreti (Isi), per addestrare 100.000 militanti islamici, fra il 1982 e il 1992. Crearono i combattenti mujaheddin, che utilizzarono in numerose guerre.
Attraverso i servizi segreti furono dati milioni di dollari affinché l'estremismo islamico diventasse forte a tal punto da combattere in molte parti del mondo. Le autorità americane fecero pubblicare e diffondere nelle scuole molti libri che inneggiavano all'odio contro l'Occidente. A questo proposito, così scrisse il "Washington Post" del 23 marzo 2002:

“Questi manuali zeppi di riferimenti al Jihad e di immagini di fucili, proiettili, soldati e mine sono alla base del programma scolastico nazionale. Anche i talebani hanno usato i libri pubblicati con i soldi americani (...). (libri che ) Hanno fomentato la violenza in un'intera generazione”.(4)

Le autorità statunitensi iniziarono nel 2000 ad attuare misure contro l'Afghanistan. Il "Toronto Sun" scriveva il 4 dicembre del 2000: "Gli Stati Uniti misero in atto, contro l'Afghanistan devastato dalla guerra un embargo punitivo stile Iraq, in un momento in cui buona parte dei diciotto milioni di abitanti del paese era senza tetto e stava morendo di fame".(5)
L'embargo e le operazioni militari degli Usa avevano lo scopo di distruggere e piegare il paese, in modo tale da poterlo controllare. L'embargo colpiva la gente comune, e non i Talebani. Morirono almeno tre milioni di persone, di cui moltissimi erano bambini. In Afghanistan gli americani stavano praticando gli stessi metodi di sterminio dei civili praticati in Vietnam, in Cambogia, in Iraq e in molti altri paesi. Si combatteva non il “terrorismo” ma il popolo, affamandolo, bombardandolo e privandolo della possibilità di avere una vita normale.

Non tutti sanno che l'intervento bellico in Afghanistan del 2001 fu fatto perché le autorità statunitensi volevano ripristinare la produzione di droga, che era precipitata in seguito agli accordi che i Talebani avevano stipulato con l'Onu nel 2000. L'Onu aveva imposto il divieto di coltivazione del papavero. Con la vittoria degli Usa la produzione di droga, dall'1,4% (2001) della produzione mondiale, salì al 78% (2003). Raggiunse quasi i livelli record del 1999 (79%). Gli Usa misero al governo Hamid Karzai, un ex agente della Cia, che aveva lavorato in Afghanistan nel periodo in cui la Unocal stava trattando con i Talebani per la costruzione dell'oleodotto.

E non molti sanno che le forze Nato hanno spacciato i morti civili per Talebani. PeaceReporter ha documentato che alcuni fucili sono stati messi addosso ai morti per poterli spacciare per Talebani:

“L'aviazione bombarda i villaggi in cui si pensa vi siano dei Talebani. Vengono sganciati ordigni da 500 libbre, che non distinguono certo tra combattenti e civili. Dopo il raid aereo, intervengono sul posto le forze speciali per verificare il risultato dell'attacco e fare rapporto al comando... Queste pattuglie si portano sempre dietro una bella scorta di kalashnikov sequestrati in altre occasioni e li depongono accanto ai civili. Scattano una bella foto ed ecco che quei morti, nel rapporto, diventano talebani. Il sistema lo hanno inventato gli statunitensi, stanchi di vedersi messi sotto accusa per i "danni collaterali": con queste messe in scena e con le prove fotografiche sanno di poterla fare franca di fronte a chiunque li accusi. Ma adesso hanno imparato a fare lo stesso anche i britannici e i canadesi. Tale pratica si sta però rivelando strategicamente controproducente, perché la popolazione locale, che in passato non appoggiava minimamente i talebani, preferisce andare a combattere con loro per vendetta o semplicemente perché, se vengono ammazzati lo stesso, tanto vale morire in battaglia... "Uccisi 50 talebani qui, 90 Talebani là", in realtà si tratta sempre di civili spacciati per talebani con il giochino dei fucili buttati vicino ai cadaveri... La Nato bombarda senza sosta, di giorno e di notte... Sparano su tutti, senza stare a guardare se sono civili o Talebani”.(6)

E non molti sanno che persino il concetto di "terrorismo" non è ancora stato definito chiaramente nella legislazione americana, né in quella europea. Le autorità europee e americane menzionano spessissimo il termine "lotta al terrorismo", senza darne una definizione chiara e univoca. Il rimanere nel vago permette la mancata distinzione fra terrorismo e proteste dei civili contro governi ingiusti o contro l'occupazione straniera. La distinzione sarebbe di importanza notevole per la tutela dei diritti umani.
Persino i movimenti sociali che denunciano crimini e ingiustizie in molti paesi del mondo possono essere etichettati come "terroristi" o "antiamericani", e accusati di perseguire una sorta di "teoria del complotto" contro il potere “libero e democratico” degli Usa. In questo modo si offuscano pericolosamente gli intenti di difesa dei diritti umani, e si cerca di criminalizzare chi denuncia il crimine e non chi lo fa.
Il termine terrorismo viene sempre più accostato al problema della povertà, ma tale accostamento nasconde non poche insidie per i poveri. Le sollevazioni e le proteste della gente disperata non sono mai finalizzate ad uccidere qualcuno, ma ad ottenere i mezzi per la sopravvivenza o una società più giusta. Il potere, se non vuol concedere nulla, definisce ogni protesta un atto terroristico, per criminalizzare le proteste e avere un motivo in più per difendere la "sicurezza". Il concetto di "sicurezza" viene ripetuto in modo ossessionante, per giustificare l'assenza di libertà e il controllo continuo dei civili da parte delle forze armate.
L'importanza di distinguere il terrorismo dalle ribellioni alle occupazioni straniere o a governi ingiusti è fondamentale per la tutela dei diritti umani. Eppure questa distinzione non viene fatta per consentire alle autorità occidentali di intervenire ovunque a reprimere i popoli, potendo poi dire che si trattava di “operazioni per combattere il terrorismo”. In realtà queste repressioni – bombardamenti, massacri e controlli- sono esse stesse operazioni terroristiche.
Col pretesto della lotta al terrorismo le forze armate americane sono diventate la più potente macchina da guerra che ha licenza di rivolgersi contro chiunque, compreso lo stesso popolo americano.
E se gli italiani si ribellassero all’occupazione militare statunitense o al sistema iniquo che impoverisce sempre più subirebbero lo stesso trattamento degli afgani e degli iracheni, e i crimini sarebbero chiamati “lotta al terrorismo”.
Se questo non accade è soltanto perché gran parte degli italiani si beve la propaganda di regime e crede che la lotta al terrorismo li protegga o che i governi siano impegnati a risolvere la “crisi”.

La guerra è contro chiunque abbia da protestare o da combattere contro un sistema ingiusto e criminale.
La guerra attuale è una guerra che si articola intorno alle zone più povere del pianeta, per combattere le rivendicazioni dei poveri, e per mantenere il controllo del potere economico che produce fame e morte. E' una guerra globale, così come è stata globalizzata l'economia della povertà. Il concetto di "terrorismo internazionale" permette di legittimare questa guerra e di renderla necessaria. Come se la lotta ad un presunto gruppo di criminali potesse giustificare massacri e guerre contro popoli inermi. Come osserva Gore Vidal: "La guerra non è un'opzione praticabile. Le guerre si fanno contro le nazioni, non contro bande di delinquenti privi di radici... (in Italia contro la mafia) a nessuno è ancora venuto in mente di bombardare Palermo".(7)

L’attuale gruppo al potere vorrebbe che tutti accettassero passivamente di farsi sfruttare, ingannare o massacrare. Vorrebbe un mondo in cui le masse rimanessero passive verso i crimini e le ingiustizie, sorrette dalla fede religiosa, che dona una speranza ultraterrena, l'unica loro concessa.

In conclusione, se non troviamo vecchi amici su Facebook viviamo lo stesso. Se non ci emozioniamo per i concorrenti di un reality viviamo lo stesso. Se non acquistiamo l’ultimo oggetto tecnologico viviamo lo stesso. Ma se non ci indigniamo per i crimini commessi nei paesi aggrediti non viviamo lo stesso. Non è vita quella che ci vede indifferenti alle ingiustizie, alla sofferenza altrui, ai genocidi e alle guerre.
La nostra stessa essenza di esseri umani ci chiede di vivere non soltanto per gli istinti di sopravvivenza, e non soltanto per noi stessi.
La vita vera è capire cosa succede nel mondo, e sollevare la propria voce. E’ rigettare un sistema che riduce l’umanità in burattini o martiri.



Articoli correlati:
“LA DISTRUZIONE DELL'AFGHANISTAN”
http://www.disinformazione.it/distruzione_afghanistan.htm

“ORIGINE E SIGNIFICATO DEL CONCETTO DI TERRORISMO”
http://www.disinformazione.it/significato_terrorismo.htm


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NOTE

1) Il termine "terrorista" veniva utilizzato dagli inglesi già negli anni Cinquanta, che così definivano i 'ribelli' delle colonie, cioè gli indigeni coloniali che rivendicavano la libertà e le loro terre, come ad esempio i Mau Mau del Kenya.
2) Palast Greg, “Democrazia in vendita. I padroni del mondo”, Marco Tropea Editore, Milano 2003, p. 158.
3) Palast Greg, op. cit., p. 181.
4) "From US, the ABC's Of Jihad. Violent Soviet-Era Textbooks Complicate Afghan Education Efforts", "Washington Post", 23 marzo 2002.
5) Margolis Eric, "U.S.-Russian Crusade Against Osama Bin Laden", "The Toronto Sun", 4 dicembre 2000, cit. in Ahmed Nafeez Mosaddeq, “Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione "Indipendente" Usa sull'11 settembre e su Al Qaeda”, Fazi Editore, Roma 2004, p. 38.
6) “Il manifesto”, 21 settembre 2006.
7) Vidal Gore, “Le menzogne dell'impero”, Fazi editore, Roma 2002.


BIBLIOGRAFIA

Ahmed Nafeez Mosaddeq, “Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione "Indipendente" Usa sull'11 settembre e su Al Qaeda”, Fazi Editore, Roma 2004.
Brisard Jean-Charles e Dasquié Guillaume, “La verità negata. Una voce fuori dal coro racconta il ruolo della finanza internazionale nella vicenda Bin Laden”, Marco Tropea Editore, Milano 2002.
Blum William, “Con la scusa della libertà”, Marco Tropea Editore, Milano 2002.
Chomsky Noam, Vandana Shiva, Stiglitz Joseph E., “La debolezza del più forte. Globalizzazione e diritti umani”, Oscar Mondadori, Milano 2004.
Chossudovsky Michel, “Guerra e globalizzazione. La verità dietro l'11 settembre e la nuova politica americana!”, EGA-Edizioni Gruppo Abele, Torino 2002.
Coll Steve, “La guerra segreta della CIA. L'America, l'Afghanistan e Bin Laden dall'invasione sovietica al 10 settembre 2001”, Rizzoli, Milano 2004.
Mamdani Mahmood, “Musulmani buoni e cattivi. La guerra fredda e l'origine del terrorismo”, Laterza, Bari 2005.
Palast Greg, “Democrazia in vendita. I padroni del mondo”, Marco Tropea Editore, Milano 2003.
Rahnema Majid, “Quando la povertà diventa miseria”, Einaudi, Torino 2005.
Vidal Gore, “Le menzogne dell'impero”, Fazi Editore, Roma 2002.
Yves Mény, “Crisi e futuro della democrazia”, Passigli Editore, Bolsena (VT), 2005.

domenica

IL CONTROLLO MENTALE ATTRAVERSO LE CRISI, LO STRESS E I DISASTRI NON E' UNA FANTASIA





Un video di Naomi Klein dal titolo "Shock doctrine" che spiega come vengono utilizzate le "crisi" (povertà, disoccupazione, insicurezza, ecc.) e le disgrazie per controllare le masse e continuare ad imporre lo stesso sistema criminale.
Soltanto se si diventa consapevoli si può contrastare tutto questo.

giovedì

QUANDO IL CIELO E’ STRIATO E QUANDO LA TERRA TREMA - Segreti e tabù della guerra ambientale

Di Antonella Randazzo



In teoria si pensa di essere in democrazia e di poter parlare di qualsiasi argomento, ma in pratica esistono argomenti tabù, ovvero che suscitano reazioni emotive talvolta forti, e favoriscono una sorta di ostracismo ideologico verso chi li tratta. Ad esempio, chi solleva il problema della guerra ambientale, chimica o sismica, suscita reazioni forti, e rischia di passare per credulone, visionario o paranoico.
La cosa risulta assai sorprendente, se si pensa che siamo circondati da mass media (carta stampata e telegiornali) che le sparano sempre più grosse, ma quasi nessuno sembra manifestare una reazione proporzionale alle idiozie sentite.
E allora come mai quando si parla di alcuni argomenti - come lo strapotere di alcuni individui o il controllo criminale attuato da questi - si sollevano voci indignate, come se si stesse toccando un nerbo scoperto? Quelle stesse persone che digeriscono tutte le idiozie di regime, chiedono conto, - prove inoppugnabili o resoconti dettagliati- quando qualcuno solleva questioni non trattate altrove. Certo è più facile rivoltarsi contro un qualsiasi blogger indipendente che chiedere conto al regime.

Molte persone preferiscono credere che l’attuale sistema sia loro favorevole, che sia guidato da persone autorevoli a servizio di tutti, piuttosto che aprire gli occhi e vedere che non è così.
Non si tratta di avercela con qualcuno perché tutti noi vorremmo credere che le nostre autorità sono autorevoli e oneste, ma crederlo quando ciò non corrisponde a verità ci espone a pericoli e a conseguenze negative per tutti.

Molti, per credere anche a cose ormai evidenti, hanno bisogno che vengano trattate a "Porta a Porta" o a "Superquark".
Chi riesce ad oltrepassare la truffa e a vedere la realtà quale essa è si accorge che sono davvero molte le cose sconcertanti e agghiaccianti, degne della mente del più feroce nazista. Quando si aprono gli occhi si capisce che i nazisti non sono stati tutti tedeschi e sostenitori del regime di Hitler.
I nazisti che oggi dominano sono molto più pericolosi di quelli della Germania di Hitler perché hanno nelle loro mani una tecnologia assai sofisticata, in grado di operare con una distruttività inaudita, facendo poi credere che le azioni distruttive non abbiano responsabilità umane.
Gli “esperti” di regime, ovvero gli scienziati che si sono sottomessi al potere, fanno passare per visionario chi solleva questioni scottanti che riguardano le capacità oggi esistenti di operare manipolazioni ambientali per provocare malattie e morte.

Da recente, in occasione della tragedia in Abruzzo, abbiamo avuto modo di considerare il problema dei terremoti.
Nei media di regime si è scatenata una specie di ossessione, e si sono proposti contenuti ripetitivi che miravano a convincere che i terremoti non si possono prevedere. Ma allora, come qualcuno ha osservato, perché mai la “protezione civile” ha rassicurato tutti dicendo che non c’era pericolo? Se i terremoti non si possono prevedere non si può dire nemmeno che non c’è pericolo.
Certo è perlomeno strano che per alcuni mesi, prima del disastro, gli abruzzesi ebbero scosse di varia entità ma nessun telegiornale ufficiale ne parlò, e prima del disastro finale pochi conoscevano il lavoro di Giampaolo Giuliani.
Poi, dopo il terremoto, i media ufficiali fecero a gara per occuparsi della tragedia, strumentalizzando ampiamente la sofferenza atroce di quanti avevano perduto parenti, amici e casa. I media si focalizzarono sul quesito “si può prevedere un terremoto?”, sostenendo che ciò non è possibile, e offuscando il quesito, assai più scottante per il regime: “si può provocare un terremoto?”
Diversi scienziati sostengono che provocare un terremoto, come altri eventi ambientali, è possibile con le tecnologie attuali.
Ovviamente questo non vuol dire che non esistano terremoti “naturali”, ma semplicemente che i terremoti potrebbero anche essere provocati artificialmente.

Sarebbe ragionevole ritenere che gli esperimenti nucleari sotterranei provocano terremoti, e che esistono armi tettoniche in grado di provocare terremoti artificiali. Di questo parlano eminenti scienziati, e alcuni politici sollevano la questione della messa al bando di tali armi. Ad esempio, il parlamentare statunitense Dennis Kucinich nella sua proposta di legge, “The Space Preservation Act of 2001” (legge per la protezione dello spazio), presentata al 107° Congresso degli Stati Uniti chiedeva la messa al bando di queste armi.

Il tenente generale Fabio Mini (vedi video sotto) ha dichiarato che in alcuni ambiti militari “Nessuno crede più che un terremoto, un’inondazione, uno tsunami o un uragano siano soltanto fenomeni naturali”.(1)

Tutto questo viene tenuto nascosto o reso del tutto irreale grazie a metodi di disinformazione e di induzione emotiva al negazionismo. Ovvero meccanismi atti a farci prendere in considerazione alcuni concetti e a rifiutarne altri. Spiega lo studioso R. Winfield:

“A tutti piace credere di essere liberi pensatori. Permettetemi di dimostrare che non lo siamo… Le cose che sto per dirvi vi sembreranno così estranee alla vostra ragione e logica, che neppure provereste a considerarle come possibili. Sto parlando della programmazione religiosa a cui noi tutti siamo stati sottoposti, del rinforzo di parole e frasi chiave, idee e concetti, tutte cose che creano vie neurali nelle nostre menti, così ben formate che qualsiasi cosa sia fuori del percorso battuto viene scartata come priva di valore senza indagare oltre. … Tutti siamo stati programmati per rispondere a determinati punti sensibili in maniera polarizzata… Se si rimuove il pensiero critico, la gente viene manipolata più facilmente... Le emozioni sono causate dai pensieri, i quali a loro volta sono controllati dalle parole, dal nostro dialogo interno… Se voi e qualche vostro amico a scelta controllaste tutti i media, quanto facile vi sarebbe alterare le menti delle persone?... Il problema con l'essere già familiare con un concetto è che spesso categorizziamo le informazioni in compartimenti mentali denominati “già visto”, “niente di nuovo”, o “non cosi pericoloso.”.. Gli addetti alla propaganda ed alla disinformazione hanno campo libero nei media di questi tempi, ed affondano le radici in molti anni di studio nella manipolazione delle menti delle masse, grazie alle Fondazioni Rockefeller, il Tavistock Institute e la Germania Nazista… Pensate davvero che eleggendo qualche nuovo partito o presidente si metterà fine ai problemi del pianeta? La scienza inventerà una pillola magica che renderà tutto perfetto?”(2)

Nella nostra mente viene alimentata la fiducia nella Scienza ufficiale e nelle autorità offerte dal sistema, e quando emergono argomenti che mostrano che queste autorità e queste conoscenze non sono a servizio dei popoli si cerca di coprire di ridicolo o denigrare quelli che smentiscono la propaganda.
Se non si può impedire che una notizia emerga, allora si fa in modo che la gente non vi creda, o magari si rivolti contro chi la informa. E dato che chi informa correttamente ha mezzi mediatici molto limitati e invece chi disinforma può raggiungere praticamente tutti, i risultati purtroppo sono spesso scontati.
Il risultato più efficace è quello di farci credere che si tratti di “opinioni” o di problemi inesistenti sollevati da menti non equilibrate.
Far passare le questioni di controllo criminale dei popoli come leggere conversazioni da fare su blog etichettati come “controinformazione” (e dove sarebbe l'informazione?), o come ideologie da discutere in rete tanto per passare il tempo o per deridere qualcuno, significa essere oberati dal condizionamento della "cultura" di massa, che ci vuole indifferenti alla sofferenza altrui o inclini a non scalfire in alcun modo il potere imperante.

Un altro metodo di controllo è quello di creare fazioni contrapposte, in questo caso quella dei “debunkers” e quella dei cosiddetti “complottisti”, in modo tale che lo scontro si articoli fra gruppi, oscurando che gli effetti devastanti delle azioni criminali del gruppo dominante vanno contro tutti, a prescindere dalla fazione a cui si appartiene.
Creando fazioni si crea ostilità reciproca e atteggiamenti rigidi, come se si difendesse una religione, mostrando di non essere interessati a trovare la verità su quella particolare questione.
Dividendo le persone e mettendo i gruppi gli uni contro gli altri si crea anche un clima di denigrazione e insulto reciproco, evitando così di lottare tutti insieme contro il vero avversario.

Questo non vuol certo dire che non esistano persone che per denaro sostengono la propaganda di regime anche su Internet. Ciò è del tutto ovvio: pagano giornalisti della Tv e della carta stampata, così come pagano intellettuali e politici. Qual è la novità nel pagare persone anche sul web? L’unica differenza forse consiste nel fatto che queste persone possono facilmente infiltrarsi e confondersi fra i veri lettori dei blog, e a volte può risultare difficile individuarle.
Il gruppo dominante si assicura che ci sia chi, per denaro, andrà contro l’interesse collettivo, sostenendo la propaganda. In tal modo si creano fazioni anche tra gli scienziati “esperti” o fra politici, distogliendo l’attenzione dal sistema di potere criminale.

Gli aspetti relativi al potere della propaganda risultano oggi più importanti che mai, dato che oggi è possibile attingere a conoscenze in passato negate. Dunque risulta importante far diventare scettici, o inclini a ridere delle verità svelate, oppure ad appigliarsi alle pseudo-verità di regime, per non affrontare le conseguenze della presa di coscienza.

Fino a quando la maggior parte delle persone non capirà che l’umanità può avere un futuro soltanto se apre gli occhi sul potere criminale che oggi la opprime, ci saranno tentativi di metterci gli uni contro gli altri, di far apparire disturbato mentalmente chi dice la verità sul regime, di renderci faziosi o di pagarci per fare in modo che il potere attuale continui ad esistere.
Alcuni, attratti dalle discussioni “tabù”, concentrano la propria attenzione sui possibili errori o sulla coerenza dei blogger che trattano questioni scottanti, dimenticando che sono le questioni ad essere importanti e a meritare attenzione e interesse, e non le singole persone che cercano di trattarle in modo indipendente, magari rischiando di essere etichettate o denigrate.
C’è anche chi, ricalcando le tendenze della “cultura” di massa, si aspetta di trovare qualcuno che gli faccia da guida, anziché utilizzare le giuste informazioni per acquisire la necessaria consapevolezza e autonomia di pensiero. Più che diventare personaggi o “vip”, è assai meglio rimanere persone comuni interessate al bene di tutti, e non a mettersi in mostra o a voler assumere il ruolo di “guru”. I “vip” vengono creati dal sistema per indurci ad imitare o seguire qualcuno anziché essere noi stessi.

Parlando di certi argomenti non si vuole creare allarmismo, ma far emergere aspetti della realtà che non si possono più ignorare.
D’altronde, è inutile illudersi che un gruppo di criminali incalliti capaci di organizzare guerre e genocidi non siano anche capaci di devastare l’ambiente uccidendo anche dove la guerra non c’è.
Molti sanno che oggi le armi sono diventare sempre più sofisticate e tecnologiche. Oltre ad utilizzare i metodi spionistici, per controllare i civili e trovare i dissidenti, alcuni studiosi sostengono che oggi le autorità statunitensi stiano utilizzando anche metodi legati alla manipolazione dei fenomeni metereologici. L'utilizzo di questi metodi viene definito "guerra climatica" o ambientale. Secondo lo studioso Michel Chossudovsky gli ambientalisti sbagliano a concentrare tutte le loro attenzioni sulla mancata adesione degli Usa al Protocollo di Kyoto. Anche se è indubbiamente grave che gli Usa non considerino i danni prodotti all'ambiente e i possibili modi per diminuirli, occorre anche considerare che l'aviazione americana possiede strumenti per influire sul clima. Tali strumenti sono segreti, così come i loro effetti. Il Dipartimento di Difesa americano continua a stanziare fondi per sviluppare queste tecnologie. Un documento della Difesa dice:
"La manipolazione climatica diverrà parte della sicurezza interna e internazionale e sarà sfruttata in maniera unilaterale... Sarà usata a scopi difensivi e offensivi e anche come deterrente la capacità di generare precipitazioni, nebbia e temporali e di modificare il clima".(3)

Da diverso tempo molti cittadini americani lamentano strani fenomeni meteorologici. La giornalista Amy Worthington racconta:

"Siamo continuamente testimoni di fenomeni meteorologici bizzarri, causati da strumenti elettromagnetici che manipolano sia la corrente a getto sia i singoli fronti delle perturbazioni per creare condizioni climatiche e atmosferiche artificiali. E' documentato che le operazioni clandestine collegate a queste missioni di irrorazione determinino un indebolimento psicofisico delle persone interessate, con agenti biologici e con tecnologie psicotroniche di controllo della mente e dell'umore. Parte di ciò che sta accadendo nell'atmosfera riguarda armi segrete del Pentagono, congegnate per operazioni tattiche e strategiche. Presto le missioni della N.A.S.A saranno trasferite sotto il controllo del Pentagono".(4)

Le nuove armi sono state così elencate dal deputato dell'Ohio Dennis Kucinich, in una sua proposta di legge:
- Armi elettroniche e psicotroniche
- Armi di alta quota ad emissione di onde di bassa frequenza
- Armi elettromagnetiche soniche ed ultrasoniche
- Armi laser
- Armi strategiche tattiche ed extra-atmosferiche
- Armi chimiche e biologiche e tettoniche
- Scie chimiche

Si tratta di attuare un vero e proprio "terrorismo ecologico" per provocare danni alla salute dei cittadini. Le conseguenze vanno dalle semplici cefalee, nausea, stanchezza, fino a forme di cancro. Attraverso queste armi vengono rilasciate nell'atmosfera sostanze tossiche come fibre di amianto, alluminio, sali di bario, ecc.
Le armi chimiche e climatiche sono utilizzate dagli Usa in tutti i luoghi occupati (Iraq, Afghanistan, Somalia, ecc.), in cui le popolazioni civili sono costrette a vivere nella sofferenza del grave inquinamento dell'acqua, del cibo e dell'aria.

Dato che i contenuti e i mezzi delle manipolazioni ambientali vengono tenuti segreti, siamo indotti a credere che si tratti di ipotesi fantascientifiche. Tuttavia, esiste realmente un programma di guerra climatica chiamato The High-Frequency Active Auroral Research Program (HAARP), (Programma di ricerca aurorale attivo ad alta frequenza), gestito dall'aviazione e dalla marina americana, con sede a Gokona, in Alaska. Questo programma è stato iniziato nel 1992 e consiste in una serie di antenne che creano “modificazioni locali controllate della ionosfera" (che è lo strato più elevato dell'atmosfera). Il progetto è diventato sempre più complesso nel tempo, fino alla fase finale realizzata nel 2004, che ha portato alla dotazione di 180 antenne di trasmettitori ad alta frequenza.



Secondo la stessa N.A.S.A. ci sarebbero stretti legami fra terremoti che vanno oltre il quinto grado della Scala Richter e particolari perturbazioni che avvengono nell’atmosfera più elevata, la ionosfera. Questo significa che la tecnologia HAARP, che opera nella ionosfera, potrebbe indurre terremoti tramite congegni che i militari preposti saprebbero utilizzare.

La scienziata Rosalie Bertell, autrice del libro “Pianeta terra: l’ultima arma” (2000), spiega che in moltissimi casi i militari a servizio del gruppo dominante occidentale hanno agito sul clima e sull’ambiente per scopi bellici, ad esempio in Indocina, ma anche in altri luoghi, come la ex Jugoslavia. Secondo la Bertell, esistono armi elettromagnetiche “in grado di causare terremoti in siti scelti come bersaglio, sprigionando energie equivalenti alle più forti esplosioni nucleari”.

Uno studio del professore dell’Università di New Brunswick Frederickton (Canada), Gary T. Whiteford, pubblicato da "Nexus. New time” (n. 3, Gennaio - Febbraio 1996), sostiene che gli esperimenti nucleari possono provocare terremoti e di fatto ciò è avvenuto in molte esercitazioni, in particolare a partire dagli anni Cinquanta.
Ad esempio, nel 1951 le autorità statunitensi fecero esplodere ben 16 bombe. Da allora vi furono molti esperimenti nucleari voluti dalle autorità di molti paesi del mondo. In seguito a questi esperimenti anche il numero dei terremoti è aumentato in modo significativo. Dal ‘51 all‘88 si ebbero 32 sismi, 20 dei quali si verificarono nello stesso giorno di un test nucleare o nei giorni successivi.

Gli esempi che si possono fare sono diversi: il 4 dicembre 1988, l'URSS fece detonare una bomba nucleare in una base del circolo polare artico, il 7 dicembre in Armenia si ebbe un terremoto che uccise 60.000 persone; il 22 gennaio 1989, un’altra esplosione fu effettuata nel Kazakistan nord-orientale e il giorno successivo si ebbe un terremoto nel Tajikistan, che uccise più di 200 persone; Il 23 giugno 1992, gli americani fecero scoppiare una bomba nucleare sotterranea e il 28 giugno si ebbero due terremoti molto forti nel sud della California.

Gli scienziati che vogliono fare carriera, sostengono che non possono esser fatti collegamenti fra esplosioni nucleari e terremoti. Ma gli scienziati più onesti, come Hermann Müller, hanno ammesso che le sperimentazioni nucleari sono state fatte per motivi distruttivi e di controllo dell’ambiente, facendosi beffe della vita delle persone.
Le autorità che permettevano questo scempio erano le stesse che ufficialmente si facevano paladine della “sicurezza” dei popoli.
Spiega Chossudovsky: "L'aviazione americana è in grado di manipolare il clima. Può addirittura provocare inondazioni, uragani, siccità e terremoti. Il Dipartimento della Difesa ha destinato elevate somme di denaro allo sviluppo e al perfezionamento di queste tecnologie. La manipolazione climatica diverrà parte della sicurezza interna e internazionale e sarà sfruttata in maniera unilaterale... Sarà usata a scopi difensivi e offensivi e anche come deterrente. La capacità di generare precipitazioni, nebbia e temporali e di modificare il clima, e la creazione di un clima artificiale, fanno parte di quelle tecnologie integrate che possono far aumentare la capacità statunitense, o diminuire quella degli avversari, di ottenere conoscenza, ricchezza e potere globale".(5)

Alcuni scienziati hanno manifestato preoccupazione per queste tecniche, ad esempio, il fisico Richard Williams definisce HAARP "un atto irresponsabile di vandalismo globale". Williams e altri scienziati temono che questi metodi possano causare gravissimi danni alla ionosfera e compromettere lo strato protettivo che impedisce il passaggio di radiazioni che sarebbero mortali.
La possibilità di manipolare i fenomeni meteorologici permetterebbe agli Usa di agire contro quelle aree che considera nemiche, o contro Stati che ha messo nella lista nera dei "terroristi".
Negli ultimi anni si sono verificati fatti molto strani mai avvenuti prima. Ad esempio, la Corea del Nord, dalla metà degli anni '90 è in balìa di continue siccità e alluvioni, mentre l'Afghanistan e Cuba hanno avuto continue carestie e fenomeni meteorologici atipici. Dal 1995 in Corea del Nord le carestie e le alluvioni avrebbero ucciso circa 2 milioni di persone. A Cuba, dal 1998, la siccità ha colpito come non era mai avvenuto prima. Nel 2003 ha colpito la parte occidentale di Cuba, nel 2004 la parte orientale, e tutto il paese è stato devastato. L'Afghanistan, fra il 1999 e il 2002, è stato distrutto dalla carestia, e ciò ha permesso agli americani di esportare i loro prodotti agricoli, compresi i fertilizzanti resistenti alla siccità. Anche nelle ex-repubbliche sovietiche del Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, che come l'Afghanistan sono state costrette ad una lunga guerra contro i fondamentalisti islamici, hanno avuto proprio negli anni di guerra la peggiore siccità, che ha ridotto allo stremo circa la metà della popolazione: 3 milioni di persone su una popolazione totale di 6,2 milioni di abitanti.
In Iraq la peggiore siccità si è avuta nel 1999, anno in cui gli Usa avevano imposto sanzioni economiche e avevano attuato una serie di bombardamenti. Situazioni simili, seppure meno gravi, si sono verificate in Siria e in Iran.

Gary T. Whiteford, professore di geografia all'Università di Brunswick (Canada), osserva che lo tsunami del 24 dicembre 2004, che ha colpito parecchie zone dell'Asia, può esser stato prodotto da cause umane.
Altri scienziati sospettano che potrebbero esserci responsabilità del sistema HAARP (6). Dopo le devastazioni dello tsunami, molte corporations americane festeggiarono il disastro, che avrebbe permesso loro di soffocare l'economia dei paesi colpiti. Approfitteranno della difficoltà per creare Stati "democratici e orientati al libero mercato (...) fare a pezzi ciò che è superato".(7) I profitti saranno parecchi: si sono smantellate le proprietà dello Stato in cambio di "aiuti" alla popolazione. I lavori di ricostruzione dei paesi colpiti dallo tsunami sono stati condotti da operatori occidentali, che guadagnarono stipendi altissimi, mentre la popolazione del paese da ricostruire venne esclusa dalla progettazione dei lavori. Nel mese di marzo del 2005 il New York Times pubblicò un rapporto in cui denunciava che le ricostruzioni ad Aceh non erano ancora nemmeno iniziate, mentre i fondi già stanziati erano andati nelle tasche di pochi privilegiati. Il problema era che il profitto rappresentava l'obiettivo primario, e non la ricostruzione. La corruzione e l'incompetenza la fecero da padroni, e le buone intenzioni ostentate nascosero l'avidità predatoria verso paesi distrutti e indeboliti. La Banca Mondiale approfittò dei paesi colpiti dallo tsunami per dare prestiti esigendo in cambio le privatizzazioni delle imprese e l'espropriazione dei terreni. I paesi resi debitori diventarono dipendenti dalle direttive della Bm e non poterono più esercitare la loro completa sovranità.
Secondo un articolo pubblicato dal sito di Portland della rete di Indymedia (8) lo tsunami nell’Oceano Indiano è stato provocato dagli Usa per devastare economicamente l’Indonesia e per poter occupare i campi petroliferi di Aceh. A conferma di ciò l’articolo sottolinea che la base militare americana di Diego Garcia, che si trova vicina all'epicentro, non ha subito alcun danno. Inoltre, pochissimo tempo dal disastro, prima dei soccorsi civili, come fosse già preparata prima del disastro, giunse ad Aceh la portaerei Uss Abraham Lincoln con 12 elicotteri da guerra Cobra.

Un reportage giornalistico dal titolo "Il paradiso perduto", di Paola Salzano, girato quasi un anno dopo lo tsunami, mette in luce che già dal 2003 la gente tailandese veniva minacciata e vessata per costringerla ad abbandonare le proprie terre, che si trovavano vicine al mare, in una posizione particolarmente appetibile all'industria turistica. La giornalista osserva che "l'onda ha fatto piazza pulita di case, casette, baracche... che negli anni si erano accumulate lungo la costa su quei terreni più vicini al mare... terra preziosa, ambita dalla grande industria del turismo, il luogo perfetto su cui costruire nuovi alberghi, nuovi resort, nuove piscine al servizio del turismo occidentale".(9)
Molti indigeni, a causa dell'onda anomala, hanno perduto i titoli di proprietà, e sono stati brutalmente allontanati dalla terra dove vivevano da molti anni. Ma anche coloro che posseggono i documenti di proprietà vengono minacciati e costretti a cedere la loro terra. Una donna, che ha fatto vedere alla giornalista i documenti di proprietà della terra, raccontò:

"Ci vogliono cacciare dalla nostra terra, nel 2003 è venuta la polizia che ci ha minacciati con le pistole e poi hanno messo una bomba... c'è stato un morto. E' gente molto potente... ho fatto causa e l'ho vinta ma la società di costruzioni ha fatto venire la polizia per mettere sotto sequestro la terra... hanno tentato di uccidermi, ci volevano uccidere tutti. Vede, non possiamo chiedere aiuto neanche alla polizia, eppure noi viviamo su questa terra da 32 anni. Dopo lo tsunami le cose sono anche peggiorate perché la compagnia ha cominciato a comportarsi in modo ancora più aggressivo... due giorni fa sono tornati a minacciarci ribadendo che la terra appartiene a loro... vivevamo bene prima, avevamo la casa, le noci di cocco... adesso dovremo andare a lavorare in qualche resort, in qualche albergo".

Condoleeza Rice, all'epoca segretario di Stato Usa, si è dimostrata soddisfatta dei profitti che sono stati ricavati a danno delle vittime dello tsunami, così come la Thailand Tsunami Survivors and Supporters, che ha dichiarato: "Lo tsunami ha esaudito le preghiere dei politici-uomini d'affari, in quanto ha letteralmente spazzato via dalle aree costiere le comunità che intralciavano i loro piani finalizzati a edificare centri di villeggiatura, alberghi, casinò e allevamenti di gamberi. Per loro, adesso, queste aree costiere sono invece territori accessibili".(10)
Forse erano le preghiere, forse qualcos'altro. Il punto principale è che occorrerebbe capire cosa stanno utilizzando per meglio controllare i popoli, in un periodo storico in cui una possibile maggiore consapevolezza minaccia il sistema costituito. Le autorità attuali dovrebbero render conto dei progetti militari segreti sul controllo ambientale e i popoli dovrebbero aprire gli occhi per impedire che altro scempio venga commesso.



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NOTE

1) http://scienzamarcia.altervista.org/dossier5.html
2) http://www.luogocomune.net/site/modules/newbb/viewtopic.php?topic_id=1432&forum=53
3) US Air Force, Air University of the US Air Force, AF 2025 Final Report.
4) http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=491
5) US Air Force. Air University of the US Air Force, AF 2025 Final Report, http://www.au.af.mil/au/2025/
6) http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=426
7) Pascual Carlos, Capo del Dipartimento per la coordinazione della Ricostruzione e della Stabilizzazione, cit. Klein Naomi, "La guerra li fa ricchi", L'Espresso, 5 maggio 2005.
8) http://portland.indymedia.org/en/2004/12/307042.shtml
9) C'era una volta, di Silvestro Montanari, "Il paradiso perduto", di Paola Salzano, Raitre, dicembre 2005.
10) Cit. in Klein Naomi, "La guerra li fa ricchi", L'Espresso, 5 maggio 2005.

Guerra Ambientale Globale 1 P. Intervista al Generale Fabio Mini

martedì

LETTERE DAL TERREMOTO: HO VISTO L'AQUILA

Pubblichiamo una lettera scritta alla moglie dall’attore Andrea Gattinoni, che fa capire qual è la situazione a L’Aquila a chi non ha modo di andarci.
La lettera è tratta da:
http://nautilusmagazine.blogspot.com/2009/05/prove-tecniche-di-regime.html




LETTERE DAL TERREMOTO: HO VISTO L'AQUILA.

Lettera a mia moglie scritta ieri notte

Ho visto l’Aquila. Un silenzio spettrale, una pace irreale, le case distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro destino. Un militare a fare da guardia ciascuno agli accessi alla zona rossa, quella off limits. Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho mangiato nell’unico posto aperto, dove vanno tutti, la gente, dai militari alla protezione civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e i pomodori e gli affettati. Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando “Si Può Fare” . Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, AnnaMaria, Franco e la sua donna.

Poi siamo tornati quando il film stava per finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto come si fa a non impazzire, cosa ho imparato da Robby e dalla follia di Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo.

Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa. Francesca stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della protezione civile non potessero piombargli nelle tende all’improvviso, anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo. Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c’era la parola ‘cazzeggio’. A venti chilometri dall’Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Lì???? Per entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente. Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da ginnastica. Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L’Aquila.

Poi c’è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E’ come se avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a stordirsi di qualunque cosa, l’importante è che all’esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il ragazzo che me l’ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore di pentole. Qua i media dicono che lì va tutto benissimo. Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l’intera popolazione di una città, senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più grande per tutti lì è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c’è più, tutto perduto.

Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perché i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C’era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di zombie. E poi quest’umanità all’improvviso di cuori palpitanti e di persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato lì. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.

Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c’erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli ‘Assaggi, assaggi’. Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finché Michele non l’ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini".

Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere.

Anzi metto in rete questa mia lettera per te.

Andrea Gattinoni, 11 maggio notte.

lunedì

IL PAESE DOVE ANCHE I MAIALI HANNO BISOGNO DI UN TERAPEUTA - Quello che non vi hanno detto sulla situazione in Messico

Di Antonella Randazzo





I recenti allarmismi circa una presunta epidemia causata dall’influenza suina hanno distolto l’attenzione su ciò che è alla base del problema strombazzato: la situazione di controllo dei popoli che cercano la libertà e la condizione mostruosa in cui sono costretti a vivere gli animali di allevamento. Le due cose sembrano apparentemente slegate ma non lo sono. Infatti, il controllo avviene anche attraverso il cibo e gli animali vengono allevati in condizioni tremende e cibati con sostanze non adatte o potenzialmente nocive per loro stessi e per gli esseri umani che se ne ciberanno. Talvolta vengono somministrati antibiotici, per evitare le conseguenze più gravi delle condizioni malsane in cui gli animali sono allevati.
I media ufficiali glissano sulle condizioni di allevamento e ambientali che non possono non incidere sulla salute degli animali e vengono indicate da diversi esperti come causa principale del problema.
Le pandemie, come le guerre, le stragi e altri crimini, sono purtroppo parte del sistema attuale, e dunque potranno essere estirpate quando tale sistema sarà abbattuto e si potranno dare anche agli animali condizioni di vita più naturali e sane.

Nei giorni scorsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha strombazzato un allarme che addirittura prevederebbe 2 miliardi di morti per la presunta pandemia del virus suino.
Appare perlomeno strano che la preoccupazione dell’Oms si focalizzi su questa pandemia, che ha fatto poche decine di morti e il cui futuro è incerto, trascurando le centinaia di migliaia di persone che ogni anno muoiono nel mondo a causa della medicina ufficiale. Negli ultimi anni, diversi medici e ricercatori hanno pubblicato lavori scientifici che provano che nei paesi occidentali sono centinaia di migliaia ogni anno i morti dovuti ai farmaci, a errori medici e a conseguenze di interventi chirurgici o dell'ospedalizzazione. Secondo l'opuscolo "Death by medicine", pubblicato nel 2003, la medicina sarebbe oggi la prima causa di morte negli Stati Uniti. Soltanto in Italia i morti per farmaci e "cure" mediche sarebbero almeno 80 al giorno. Ma questo all’Oms sembra non interessare per nulla, non avendo mai preso serie misure per limitare lo strapotere delle industrie farmacologiche e della medicina ufficiale. Al contrario, anche in occasione dell’attuale problema sanitario, si prodiga a dare spazio a chi propone farmaci o presunti vaccini come soluzione.
La cosa più assurda è che i media, pur sostenendo che non c’è da allarmarsi riguardo al virus dei suini usano parole e frasi allarmanti. Ad esempio in alcune trasmissioni televisive venivano utilizzate frasi come “Allarme pandemia” ma allo stesso tempo c’era l’”esperto” pronto a rassicurare.
Gli allarmi epidemia hanno anche la funzione di condizionare la Borsa e l’economia in genere, decretando l’ascesa o il crollo di determinati settori. Ad esempio, con l’attuale allarme si è riusciti ad alzare notevolmente le azioni delle società farmaceutiche, mentre si è messo in crisi il turismo in Messico.

Quello che i media non dicono è che a La Gloria, località in cui sono apparsi ben 400 presunti casi di influenza su 3000 persone, i residenti hanno denunciato che i casi di influenza sarebbero causati da contaminazioni ambientali provocati dalla Granjas Carroll, società che si occupa di allevamenti intensivi di suini. Sarebbero state gettate sostanze nocive nell’aria e nell’acqua. I suini sarebbero costretti a vivere in una sorta di lager, in cui sono costantemente sotto controllo, e ricevono regolarmente punture di antibiotici.
La Granjas Carroll de Mexico (GCM) è controllata per il 50% dalla Smithfield Foods della Virginia, la più grande azienda di allevamento di suini. Gli allevamenti intensivi messicani sono stati creati in seguito all’Accordo per il libero commercio nel Nord America (NAFTA), e la carne suina sarà poi venduta con l’etichetta della Smithfields nei supermercati statunitensi.
Le ragioni che inducono le grandi società statunitensi ad operare nei paesi poveri sono diverse: si abbassano i costi e soprattutto si opera senza controlli di tipo sanitario o ambientale. Il Congresso degli Stati Uniti ha dovuto appurare, in seguito ad alcuni interventi sull'argomento, che gli allevamenti di massa della Granjos Carroll o di altre società simili, creano situazioni in cui vengono prodotti agenti tossici patogeni. Si tratta del problema dell’eccesso di rifiuti organici, che possono contaminare l’acqua e stimolare la crescita di alghe e batteri.

Occorre anche notare che l’attuale allarme pandemia, - oltre a servire a generare paura, a dirottare l’attenzione e, possibilmente, anche a vendere qualche vaccino, - serve anche a peggiorare ulteriormente la condizione già drammatica dei messicani, che sono un popolo con una lunga tradizione di lotta per la libertà.

Il governo messicano, lungi dal voler tenere sotto controllo il problema sanitario, punta più che altro a creare un clima di paura e di insicurezza, aggravando una situazione già assai critica. I cittadini sono stati costretti ad utilizzare le mascherine, e ad oggi vengono sottoposti ad un ferreo controllo, potendo il governo, con la scusa dell’epidemia, far chiudere negozi, bar o scuole. La presunta epidemia serve anche a far passare leggi per controllare i telefoni, le imprese private e le associazioni.(1)
Dunque, oltre alla crisi economica, alla terribile guerra di narcos e al feroce controllo governativo, i messicani sono stati costretti a fare i conti anche con una minacciata pandemia, che ha generato panico e altra insicurezza.

In poche parole, in Messico si vuole stringere ancora di più la morsa del controllo sulla popolazione, in vista di una massiccia sollevazione provocata dalla situazione paradossale in cui i messicani vivono ormai da tempo.
Il Messico è una terra molto provata: oggi la popolazione deve fare tutti i giorni i conti col controllo delle forze di polizia, che mantengono alto il livello di violenza, praticando anche stupri.
Come se non bastasse, si è aggiunta la “febbre suina”, come un ulteriore fonte per alimentare l’idea di una morte improvvisa.

La cultura della morte e della violenza è molto forte in alcune zone del pianeta, in cui per molto tempo le lotte per la libertà sono state ferocemente avversate, e oggi sono imposti governi fantocci che proteggono i traffici mafiosi e creano un assetto di controllo della popolazione.
Chi studia Psicologia Sociale sa che esistono meccanismi che inducono l’oppresso ad assecondare l’oppressore senza averne alcuna coscienza, annullando la propria individualità oppure dando spazio ai meccanismi distruttivi attivati dal sistema. I popoli, che in gran parte non sono coscienti della reale portata distruttiva del sistema attuale, o che ignorano i molteplici meccanismi di controllo, possono alimentare aspetti esistenziali non propriamente creativi, oppure attivare meccanismi di difesa emotiva attraverso religioni o ideologie.

Ormai da molto tempo i paesi dell’America latina subiscono pressioni per rimanere piegati al potere imperiale. Si tratta di imporre condizioni di estrema miseria, di malattia o di paura e insicurezza.
In alcune zone dell’America latina, molte persone si sentono come assediate, e vivono situazioni da incubo.
L’idea ossessiva della morte è rafforzata da una situazione di estrema incertezza, in cui si può morire per mano della polizia o per volontà dei mafiosi.
Questa situazione ha favorito la nascita di un nuovo culto, in cui la morte viene ad essere divinizzata, con tanto di iconografia divina e pratiche religiose.
Come accadeva in passato, ad esempio in Europa nei periodi di pestilenza, anche nel Messico di oggi la simbologia di morte acquisisce un valore terapeutico, pedagogico, permettendo alle tensioni di scaricarsi, per non far raggiungere livelli di sofferenza e frustrazione altrimenti insopportabili. La morte viene ad essere un importante simbolo collettivo religioso, che aiuta a lottare contro una situazione di barbarie che piega l’esistenza, fino a renderla emotivamente troppo pesante. Dunque, il pensiero della morte, indotto dalla presenza di reti mafiose dal facile grilletto, o da autorità che usano violenza di vario genere e seminano paura (oggi anche attraverso l’allarme pandemia), viene elaborato attraverso un’iconografia e un culto che lo trasforma in potere. La morte diventa “Santa Muerte”, acquisendo una figura familiare, divina e spirituale, in modo tale che si possa convivere con essa. In tal modo si guadagna speranza, e si crede che persino la sofferenza più atroce e la situazione più agghiacciante abbiano una via d’uscita. E questa via potrebbe non contemplare il cambiamento della situazione, ma la fede in una divinità che permette di trasformare magicamente le cose a proprio vantaggio, oppure di dare la morte ad altri, per risparmiare la propria vita. In un contesto in cui l’esperienza di morte è quotidiana, si vuole togliere valore alla morte altrui, degli estranei, per scongiurare egoisticamente la propria.

Associare alla morte un culto significa estraniarla da sé, porla in alto, renderla divina per darle potere: il potere di essere liberi dalla sua ossessione, sentendola come familiare, e offrendo riti propiziatori affinché essa possa divenire un’alleata nell’inferno dell’esistenza quotidiana.

Anche nella nostra cultura la morte è un tema centrale in molti settori. C’è la morte clinica, la morte violenta, e c’è la morte come sofferenza privata. Talvolta nei media la morte diventa spettacolo, all’interno del problema dell’eutanasia o dei delitti di cronaca nera. Molte sono le immagini mortuarie, basti pensare alla croce col Cristo sanguinante, o alle immagini di guerra e di morte che riempiono i media.

La nascita del nuovo culto dedicato alla “Santa Muerte” sembrerebbe in Messico quasi dovuto, come se il culto della morte avesse soppiantato quello della vita. Il nuovo culto è nato nel 2003, ad opera dell'arcivescovo di una costola della Iglesia Católica Tradicional Mex USA, David Romo Guillén, ed ha sede a Mexico City.

La Iglesia católica tradicional Mex USA ha tendenze pre-conciliari, e si rifà al messale codificato da Pio V al concilio di Trento nel 1570, ma questo non spiega come mai viene accolto un culto apparentemente estraneo al cattolicesimo, anche se in seno a tale chiesa non pochi sono i riferimenti alla morte.

Il nuovo culto si è diffuso in ambienti carcerari e dei narcos, e per questo suscita molto imbarazzo in alcuni ambienti cattolici, e non viene riconosciuto ufficialmente. Eppure il culto tende sempre più ad espandersi, e persino una star delle telenovelas, Niurka, ha esplicitamente ammesso di essere amica dell’arcivescovo Guillén e di praticare il culto. A questa dichiarazione seguirono diverse apparizioni dell’arcivescovo in importanti talk show messicani.
Nell’aprile del 2005, per favorire un riconoscimento ufficiale del culto, fu organizzata una grande manifestazione, a cui parteciparono 30000 persone vestite di bianco e con immagini della Santa Morte. Le persone sfilarono in processione gridando “Se ve, se siente, la Santa esta presente”. Da allora il culto si è notevolmente diffuso, e oggi si ritiene che vi siano almeno due milioni di devoti. Esistono gruppi di preghiera in diverse città del Sud America e degli Stati Uniti, come New York e Los Angeles.

E’ stato persino dedicato un libro di Homero Aridjis, dal titolo "La santa Muerte" un romanzo che narra le vite di sei fedeli della Santa che viene venerata come protettrice dei narcos. Il romanzo è diventato un best seller. Aridjis è ormai uno scrittore molto popolare nell’America latina. Egli ritiene che il culto della morte derivi da una sintesi fra l’immaginario messicano e le danze europee medioevali della morte.

Il culto della morte, già presente nei precedenti sistemi di credenze precolombiane e del cattolicesimo del XVI secolo, si sta rafforzando attraverso l’immagine di un’entità divina, che racchiuderebbe i simboli dell’immaginario relativo al passaggio nel regno dei trapassati.
La Santa Muerte rappresenterebbe una sintesi delle antiche credenze e delle pratiche cattoliche che vedevano l’adorazione di reliquie e di ossa. In antiche cerimonie presenziava una statua detta della “buona Morte”, di solito rappresentata come uno scheletro vestito di bianco o di nero, che teneva in una mano il mondo e nell’altra una bilancia, ricordando che tutto muore e che ciò rappresenta una sorta di ripristino della giustizia. E’ un culto matriarcale, che mette al centro il simbolo di ciò che più interessa e inquieta gli esseri umani, come in una sorta di scaramanzia e di catarsi della paura del nulla.

Il culto della Santa Muerte viene osteggiato da molte persone, specie cattoliche, che vedono in esso un culto non propriamente cristiano, e per questo tendono a dare giudizi negativi su chi pratica tale culto. Secondo molti cattolici ortodossi, si tratta di un culto destinato a spacciatori, prostitute e criminali, ovvero persone che non vivono una vita “normale”. In realtà il culto si sta diffondendo anche in altri ambienti.
Nell’aprile scorso si è svolta una manifestazione in cui i fedeli alla Santa chiedevano di non essere discriminati e di rispettare la libertà di culto.

In America Latina la religiosità è sempre stata molto presente, e persino i narcos o i killer hanno i loro santi preferiti, che intendono come protettori nei casi in cui la loro esistenza è fortemente esposta al pericolo.
Ad esempio, in Colombia, uno dei paesi più violenti del mondo, la criminalità è arruolata negli ambienti popolari in cui c’è un alto livello di povertà e analfabetismo, e molti giovani diventano sicari per disperazione. Alcuni di essi sono cattolici praticanti, e come i mafiosi italiani, sono così devoti ai santi protettori che addirittura alcuni di essi pregano prima di ogni omicidio, talvolta accendendo una candela per assicurarsi la riuscita dell'impresa criminale.
Come i sicari colombiani, anche i narcos sono devoti ad alcuni santi o alla madonna, come la Virgen de Guadalupe, e San Martìn Caballero o San Judas Tadeo.

In Messico i cartelli della droga sono oggi così potenti da controllare molte zone del paese. Nella zona più violenta, Ciudad Juárez, vicino al confine con gli Stati Uniti, c’è una guerra fra gruppi mafiosi per controllare le rotte che portano la droga negli Usa. Dal 2008 ad oggi sarebbero state uccise almeno 3000 persone. Nel febbraio scorso è stato ucciso anche il capo della polizia municipale di Ciudad Juárez . All’interno di questa tragica situazione, sono molte le persone che provano paura di morire da un momento all’altro e vivono in una realtà di estrema insicurezza. Il governo ha militarizzato molte zone del paese, ma le forze di polizia, in molti casi, servono soltanto a controllare la popolazione, e reprimono duramente chi protesta. Ad esempio, nel maggio del 2006, arrivarono 2500 poliziotti nella cittadina messicana di San Salvador di Ateneo, che attuarono una notevole repressione, ferendo più di 200 persone, arrestandone 207 persone e uccidendone due. Alcune donne furono violentate dai poliziotti.
Nel febbraio scorso, molte persone si riversarono nelle piazze di diverse città per protestare contro la violenza della polizia. I cittadini messicani denunciano il mancato rispetto dei diritti civili da parte delle autorità di governo, specialmente dal 2006, anno in cui il governo decise di militarizzare diverse zone del paese, con la motivazione ufficiale di combattere il traffico di droga. Da allora però ci sono state diverse vittime civili, ma il narcotraffico non ha subito alcun significativo disturbo. E alle lamentele della popolazione il governo risponde dicendo che le proteste sarebbero organizzate dagli stessi cartelli della droga. La realtà è che il Messico ha una lunga tradizione di dissidenza e di tentativi di creare una democrazia, tentativi repressi nel sangue.
Dagli anni Novanta, le comunità zapatiste del Chiapas ricevono minacce, aggressioni e uccisioni, da parte di personale paramilitare. Si tratta di una vera e propria guerra a bassa intensità, organizzata allo scopo di tenere sotto controllo le loro proteste, e di eliminare gli individui più “pericolosi”. Sono le stesse istituzioni a proteggere i traffici di droga e a reprimere il popolo, come spiega il direttore esecutivo dell'Istituto per la Sicurezza e la Democrazia Ernesto Portello: “Non solo non è stato fatto abbastanza, ma i gruppi legati alla delinquenza messicana sono nati e cresciuti con l'appoggio del potere politico”.(2) Questo ha fatto diventare il Messico uno dei paesi con più criminalità organizzata.
Le autorità statunitensi forniscono al governo un aiuto per tenere sotto controllo la popolazione e per reprimere i dissidenti. Ad esempio, sono state fondate appositamente organizzazioni non governative per fare in modo che esperti statunitensi addestrino agenti messicani ai metodi di tortura.

Oggi molti narcos hanno trovato nella Santa Muerte il loro culto, soppiantando il vecchio culto di Jesus Malverde, un personaggio visto come pericoloso a tal punto che la stessa Chiesa Cattolica ne ha negato l’esistenza. Si tratterebbe di una sorta di Robin Hood, che viveva come un bandito ma per cause nobili. Egli viene rappresentato come un uomo impiccato che simboleggia il vivere nell’illegalità che ha risvolti persino spirituali, e che dunque può proteggere coloro che vivono una vita da banditi, ma conservano un senso di devozione religiosa e desiderano protezione spirituale.
Oggi la devozione per Malverde è sempre più in declino, mentre la devozione alla Santa Muerte si sta notevolmente diffondendo.
A questa diffusione hanno contribuito non poco i mass media, che negli ultimi anni hanno dedicato parecchio spazio, diretto o indiretto, a questo culto. Diversi fatti di cronaca hanno richiamato la Santa Muerte. Ad esempio, nel 2004, sono state trovate nello stato settentrionale di Sinaloa diverse vittime di un massacro, e in oltre 50 cadaveri sono stati trovati gioielli o tatuaggi che rappresentavano la Santa Morte. Moltissimi giornali parlarono di questo e altri fatti relativi alla Santa. Persino il Washington Post e la Cnn hanno spesso parlato di questo culto.

Il culto avrebbe le sue origini negli anni Novanta dello scorso secolo, periodo in cui si diffuse notevolmente, specie in ambienti carcerari e criminali, l’uso di tatuarsi l’immagine della Santa Muerte. Talvolta accanto all’immagine veniva scritta la frase “muerte a mi nemigos”, che aveva una valenza di protezione.

Alla fine degli anni Novanta risale l’allestimento della prima cappella dedicata alla Santa Muerte. Ad opera di Enriqueta Romero. La donna dichiara di essere devota cristiana, e sostiene che l’iconografia dello scheletro nulla ha a che vedere con riti di tipo satanico, facendo risalire il culto della Morte da una devozione religiosa antica. Addirittura, esisterebbero statue votive raffiguranti la Santa Morte risalenti al 19° secolo, adorati dagli sciamani di Catemaco.
La signora Romero pratica il culto della vestizione della statua della Santa nella chiesa di Tepito.
Tepido è un quartiere di Mexico City con centoventimila abitanti, che si è formato quando i più poveri sono stati costretti a lasciare i quartieri periferici in seguito alla loro riqualificazione. Oggi viene considerato un luogo malfamato perché controllato dalle mafie.

La Santa Muerte viene venerata come una madonna da persone di ogni ceto sociale, che offrono rosari e preghiere. Ad essa vengono dedicate processioni, riti e formule propiziatorie. Come per il caso delle madonne, anche la Santa Muerte ha diverse versioni che si contraddistinguono sulla base del colore dell’abito, a cui corrispondono diversi poteri e diverse promesse di priotezione. Ad esempio, la Morte Verde, protegge le persone in carcere e aiuta le persone tossicodipendenti. Quella vestita di rosso viene invocata per i problemi sessuali e amorosi e la gialla per gli affari e i soldi. Quella vestita di bianco è intesa come la Santa Morte che auspica e aiuta la crescita spirituale e la nera viene venerata da chi vive in ambiente criminale e ha bisogno di protezione. Il vantaggio offerto dalla Santa Muerte, rispetto alla classica madonna, consiste nel non aver limiti in ciò che si può chiedere. Ad esempio, c’è chi invoca la morte violenta di qualcuno, oppure chi promette, in cambio della realizzazione di un desiderio, di offrire la vita di un proprio caro.

Esiste un vero e proprio catechismo per spiegare il senso di adorare la Santa Morte, riassunto nel documento “Directorio sobre la piedad popular y la liturgia. Pricipios y orientaciones.” Fra le altre cose, si legge:

“Che cos’é la morte? La morte é una conseguenza del nostro peccato originale. Non é un castigo di Dio, ma una privazione dei beni che Adamo ed Eva possedevano prima di disobbedire a Dio Padre. Cristo si volle fare uomo, patire morire e poi resuscitare per offrirci la salvezza eterna. Per il cristiano la morte non deve essere dolorosa o misteriosa, ha un senso positivo ed è un passaggio da questo mondo al Cielo dove saremo in presenza di Dio. Così va intesa la frase biblica ‘Cristo ha vinto la morte’”.

In conclusione, la morte in Messico può avere molti volti, che si cerca di esorcizzare attraverso un culto religioso: quello della repressione governativa, quello della criminalità organizzata, della droga e, infine, quello di una presunta pandemia. In tutti i casi si tratta dell’inferno creato da chi ha interesse a vessare la popolazione, a mantenere forte la mafia o a produrre una cultura della morte e della paura funzionale ad impedire una vera autodeterminazione dei popoli.


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NOTE

1) http://sdpnoticias.com/sdp/contenido/2009/04/23/382531
2) http://it.peacereporter.net/articolo/11116/la+malavita+in+vantaggio

lunedì

LA VOCE DEL PADRONE - Nuovi fascisti e nuovi crimini

Di Antonella Randazzo




Qual è la cosa più giusta da fare, salvare vite in pericolo oppure limitarsi a denunciare i crimini del passato senza sollevare un dito verso quelli che si possono evitare nel presente?
Sembrerebbe una domanda molto sciocca, dato che la risposta dovrebbe essere scontata.
Ma non lo è per le nostre autorità, che ritengono più grave non sollevare indignazione per i crimini passati che non agire per impedire quelli attuali. Non ci credete? Eppure il sindaco di Roma Gianni Alemanno, in occasione della presentazione del futuro museo della Shoah a Roma non ha fatto altro che denunciare i crimini del vecchio fascismo, sostenendo che “la Shoah degli ebrei d’Europa è stato senza dubbio uno degli eventi più tragici e aberranti che il genere umano abbia mai conosciuto”. Peraltro, Alemanno non è molto preparato in Storia, ignorando che molti altri genocidi erano già stati perpetrati in Africa, in Asia e in America.

Come mai le nostre autorità sono così attente all’Olocausto degli ebrei e ai possibili comportamenti antiebraici mentre ignorano con molta disinvoltura i massacri che avvengono oggi nel Terzo mondo o le tante vittime che perdono la vita nel tentativo di fuggire dall’inferno del loro paese?

Le nostre autorità, essendo corrotte, seguono pari pari quello che il gruppo di potere decide, perdendo non soltanto la dignità ma anche il minimo senso di umanità verso i loro simili. Il gruppo di potere ha deciso che il razzismo più grave è quello contro gli ebrei, specie quelli già morti, uccisi dai vecchi nazifascisti. Inoltre, nel sistema attuale viene generata miseria in molti parti del mondo, e i poveri diventano colpevoli, specie se decidono di espatriare sperando di trovare un lavoro che permetta loro la sopravvivenza. Il "reato" più grave nel sistema attuale non è il crimine ma la povertà.

Di conseguenza le nostre autorità si prodigano ad assecondare i loro padroni, trattando con disumanità inaudita gli immigrati, e mentre denunciano i crimini nazifascisti si macchiano di delitti assai simili a quelli.

Per Alemanno il “fascismo è disumano”, ma non risulta che egli, come altre autorità, abbia definito “disumano” il respingere centinaia di persone condannandole ad un destino atroce. Due pesi due misure: gli ebrei del passato avrebbero meritato un trattamento umano mentre gli immigrati di oggi meritano un trattamento disumano.

Qual è il reato degli immigrati? La povertà. Infatti se una persona extracomunitaria danarosa viene in Italia può rimanervi tutto il tempo che desidera, a meno che non venga identificata come dissidente, ovvero come colui che lotta per la libertà del suo popolo, in tal caso viene bollata come “terrorista” e perseguitata.

Il nostro ministro dell'interno Maroni è ben felice di rispedire indietro gli immigrati poveri, esponendoli al rischio di morte, e non viene definito “fascista” dai suoi colleghi politici, e nemmeno solleva la voce del nostro presidente della Repubblica, sempre tanto attento a ricordare i crimini del passato fascista, ma non quelli del presente. Tutte le maggiori autorità italiane sono ben allineate ai loro padroni, e talvolta assai zelanti, anche quando si tratta di mandare a morire o alle torture persone innocenti.

I media fanno in modo da suscitare poco interesse verso il destino di coloro che cercano di sfuggire alla povertà andando verso le zone ricche. Nei nostri telegiornali raramente vengono intervistati gli immigrati approdati in Italia. Le nostre autorità non vogliono mostrarceli come persone che stanno vivendo un incubo a causa dell’occupazione dei loro paesi da parte delle corporation e dei banchieri, attivi finanziatori di guerre, dittature e massacri. Se li intervistassero farebbero sapere a tutti la realtà che vivono queste persone.

Raccontano alcune donne nigeriane, etiopi e somale: “Li hanno mandati al massacro. Li uccideranno, uccideranno anche i loro bambini. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no… erano fuggiti dopo essere state violentati e torturati. Non solo le donne, ma anche gli uomini”.(1)

Spiega una ragazza somala: “Quando ho lasciato il mio villaggio ho impiegato 4 mesi per arrivare al confine libico, e lì ci hanno vendute ai trafficanti e ai poliziotti libici. Ci hanno messo dentro dei container, la sera venivano a prenderci, una ad una e ci violentavano. Non potevamo fare nulla, soltanto pregare perché quell’incubo finisse”.(2)

L'insicurezza e la povertà producono disagio anche al mondo ricco, presentando come "normale" una situazione in cui i diritti umani vengono calpestati impunemente. Amnesty International a questo proposito osserva: "Viviamo in un mondo pericoloso e diviso dove il rilievo dato ai diritti umani è quotidianamente messo a dura prova, la legittimazione dei diritti umani messa in discussione, e la "responsabilità vacante" di governi, istituzioni internazionali, gruppi armati e attori imprenditoriali in continua crescita. È esattamente in un mondo come questo che abbiamo bisogno di una sempre più ampia fascia di umanità pronta a dichiarare: “Basta. Le cose devono cambiare".(3)

La povertà è diventata una questione di polizia, e viene “affrontata” con metodi militaristici. Si diffonde l’idea che alcune persone, in quanto “clandestine”, possano essere trattate da sub-umane. Eppure la povertà è creata da quelle stesse persone il cui potere viene protetto e rafforzato dalle autorità.
Proprio da quando le multinazionali hanno imposto la cosiddetta 'globalizzazione', la povertà e la morte per fame sono cresciute, mentre le ricchezze si sono ulteriormente concentrate nelle loro mani.
La cultura che ne deriva è una cultura della sopraffazione e della morte, in cui l'estrema povertà di molti è la risorsa di pochi altri.

In Africa il processo di decolonizzazione ha provocato una scia di guerre e di morte dovuta al mantenimento del dominio economico da parte delle vecchie potenze colonizzatrici che non volevano rinunciare a sfruttare le risorse dei paesi sottomessi. Durante il colonialismo i paesi colonizzatori producevano ed esportavano prodotti tecnologicamente più avanzati, che i paesi colonizzati erano costretti ad importare pagandoli a prezzi molto alti mentre le loro ricchezze venivano saccheggiate dal paese colonizzatore. Le loro economie sono quindi diventate dipendenti dalle economie ricche che controllavano anche i commerci. Veniva così impedita ai paesi colonizzati una loro formazione e strategia economica, e questo provocherà la persistenza del potere economico da parte dei gruppi di potere dei paesi più ricchi. Persistenza spesso aiutata fomentando e provocando guerre e disordini la cui causa vera è spesso diversa da quella indicata ufficialmente.
Ad esempio, si parla di guerre etniche e religiose, ma in realtà spesso non c'entra niente l'etnia o la religione, e si può capire veramente la situazione soltanto comprendendo la storia coloniale e gli interessi neocoloniali. I conflitti dei paesi del Sud del mondo, con l'apparenza di guerre religiose o etniche, sono in realtà provocati dai paesi industrializzati perché è più facile dominare in una situazione di caos e di guerra, e anche per vendere le armi (gli Usa e la Gran Bretagna sono i maggiori produttori mondiali di armi e spendono gran parte della loro ricchezza per la 'difesa').
Paradossalmente, le stesse autorità che hanno difeso gli interessi dei più forti, decretando l’impoverimento di molti, approvano leggi per penalizzare i poveri, impedendo loro di uscire dall’inferno creato nel loro paese. Ad esempio in Italia già il Decreto Legislativo del 25 luglio 1998, n. 286 (Testo Unico di Pubblica Sicurezza) individua negli apolidi e nei cittadini non appartenenti all'Unione Europea l'ambito soggetto alle discriminazioni, come recita l'art. 1
"Il presente testo unico, in attuazione dell'articolo 10, secondo comma, della Costituzione, si applica, salvo che sia diversamente disposto, ai cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea e agli apolidi, di seguito indicati come stranieri".
Questo decreto legislativo individua ed indica le caratteristiche che mettono fuori legge un soggetto presente o aspirante ad entrare nel territorio nazionale. I soggetti, per entrare nel territorio devono avere i documenti in regola, provare di non essere poveri e di avere un motivo compatibile con la legge, cioè un motivo che non sia quello che i poveri hanno per valicare i confini. Nell'art. 3 si parla di quote massime, cioè lo stato può escludere l'immigrato perché non ne ha bisogno lavorativamente. Lo straniero per entrare non deve essere povero, non deve aver bisogno di espatriare, se si scopre che ne ha bisogno diventa un fuorilegge, un clandestino. Egli può ottenere il visto d'ingresso se possiede un documento e dimostra di non essere povero. L'art. 4 comma 3 pone il reddito come una condizione legale:

" L'Italia (...) consentirà l'ingresso nel proprio territorio allo straniero che dimostri di essere in possesso di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno (...) Non potrà essere ammesso in Italia lo straniero che non soddisfi tali requisiti".

La Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio con la sentenza Cass. sez. I n. 420 del 9 gennaio 2004:

"Integra il delitto di cui all'art. 12 comma 1 D. L.vo 286/1998 anche la condotta del vettore dichiaratamente diretta a procurare il transito (...) di cittadini extracomunitari, qualora questi risultino privi di mezzi di sussistenza idonei ad un soggiorno turistico".(4)

Il reato è la povertà stessa in quanto lo Stato decide di non accogliere persone povere o in stato di bisogno. L'avere un reddito rappresenta una condizione necessaria proprio come il passaporto o il visto. Nascondere di essere poveri è reato, osserva Gennaro Varone:

"Dovrebbe essere chiaro, (...) che è illegale non soltanto l'ingresso occulto (...) ma anche quello che, pur avvenendo alla luce del sole, simula l'esistenza delle altre condizioni per l'immigrazione: perché nasconde l'impossidenza dello straniero; ovvero, perché dissimula la reale finalità del viaggio - che, se conosciuta, avrebbe determinato, senz'altro, il respingimento alla frontiera".(5)

Per questa legge è un reato essere poveri e per questo si viene respinti o espulsi, quindi anche colui che richiede asilo diventa un fuorilegge sia perché di solito è sprovvisto di documenti (occorre ricordare che non tutti i paesi forniscono documenti), sia perché spesso è in uno stato di indigenza per le medesime cause che lo inducono a fuggire. In altre parole i requisiti richiesti dalla legge permettono la libera circolazione soltanto delle persone che vivono nelle zone non povere.
In tutta Europa soffiano venti di guerra contro gli immigrati, che non possono difendersi adeguatamente, una guerra tanto più odiosa quanto più nascosta e mascherata dal concetto di "multiculturalismo".

La povertà, pur non essendo un crimine, espone queste persone ad un trattamento riservato ai criminali. Essere rispedite indietro significa in molti casi essere mandati nei lager libici o morire.
Per tentare di raggiungere l’Europa queste persone, che fuggono da paesi in guerra o in cui c’è una situazione infernale, dalla Somalia, dal Sudan, dall’Etiopia o dalla Nigeria, rischiano sofferenze atroci. Nei campi di prigionia allestiti in Libia succede di tutto, alcune persone impazziscono per le violenze subite e molte altre devono vivere in schiavitù.

Oggi le autorità occidentali esibiscono i loro sentimenti compassionevoli soltanto nel ricordo degli ebrei morti oltre 60 anni fa, ma non si fanno alcuno scrupolo a far rinchiudere persone nei nuovi lager o a mandarle a morire nel deserto. I loro padroni hanno potere persino sulle loro coscienze, e danno loro il compito di condizionare anche le nostre coscienze, facendoci credere che alcune persone, soltanto perché povere o con un colore di pelle diverso dal nostro, debbano ricevere un diverso trattamento rispetto a quello che vogliamo per noi stessi e per i nostri connazionali.


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Articolo correlato
"Schiavitù e immigrazione"
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/04/schiavit-e-immigrazione.html


NOTE

1) www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/immigrati-6/reduci-pinar/reduci-pinar.html
2) www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/immigrati-6/reduci-pinar/reduci-pinar.html
3) Amnesty International, Rapporto Annuale 2004, "Perché ci si occupi di diritti umani", Messaggio di Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International,
http://www.amnesty.it
4) Varone Gennaro, La repressione dell'immigrazione illegale, Laurus Robuffo, Roma 2005, p. 27.
5) Varone Gennaro, op. cit. p. 38.

giovedì

MIGNOTTOPOLI E IMBECILLOPOLI - La questione del culum e del curriculum

Di Antonella Randazzo




Oramai per distrarre la gente dalle tragiche questioni finanziarie ed economiche e per svilire le istituzioni politiche sono disposti a tutto.
C’è addirittura la questione diventata pubblica del pericolo di divorzio di Berlusconi. Le domande da rivolgere alla signora Berlusconi sono: Signora Veronica cosa vuole da noi? Perché invece di discutere direttamente con suo marito di quello che non le va del suo comportamento si rivolge alla stampa?
E’ evidente che la signora Veronica, come anche il noto marito, stanno giocando a prenderci per i fondelli, prospettandoci l’idea che debba importarci qualcosa se hanno controversie familiari o se scelgono di separarsi.
La questione assai più grave è che i mass media, non sapendo più come distrarre l’attenzione e stimolare pettegolezzo, dedicano ampio spazio alle invocazioni etiche della signora Veronica, come se questa donna non fosse al corrente delle molteplici azioni criminali del marito.

La signora Berlusconi vorrebbe farci credere che soltanto ora si è accorta che il marito non è propriamente uno stinco di santo. Le ricordiamo signora che suo marito da tempo osanna le autorità statunitensi, rendendosi complice di numerosi massacri che si stanno consumando in molte parti del mondo. Le ricordiamo anche, se lo avesse dimenticato, che ci sono numerosi reati di vario genere, corruzione, collusione con la mafia, ecc. che hanno permesso al suo celebre coniuge di arrivare dov’è arrivato.
Dunque, la storia delle veline, attricette e vallette candidate in Europa e l’ambigua adolescente ammiccante, non sono che segnali della natura irrispettosa delle istituzioni e delittuosa che è propria del soggetto in questione.

Si parla di politica spettacolo ad intendere come ai nostri giorni il settore che dovrebbe proteggere gli equilibri pubblici e tutelare gli interessi di tutti è ormai diventato un circo, in cui conta tutto fuorché la preparazione e la competenza.
E poi competenza su cosa? E’ evidente che oggi i politici sono a servizio del gruppo di potere, e dunque la loro “competenza” si riassume nell’asservimento e nella capacità di ingannare gli elettori.

Com’è risaputo, Berlusconi è il re dello spettacolo godereccio, viscerale, che lascia gli istinti vivi e la sensazione di sollazzo. La sua esperienza egli la riporta nel settore politico, non lesinando vallette e veline dei suoi programmi spazzatura. Ormai è nota la sua intenzione di candidare ben 20 persone, fra ex troniste, presentatrici, attrici e ex gieffine. I suoi criteri, evidentemente, non dovendo contemplare esperienza o preparazione specifica, mettono in primo piano l’avvenenza fisica. Egli è abituato a scegliere con tali criteri, dato che la bella immagine è la caratteristica precipua da considerare per i suoi programmi spazzatura. D’altronde, già da tempo abbiamo potuto appurare che la politica è diventata essa stessa programma-spazzatura, escludendo preparazione, serietà, intelligenza e competenza.

Secondo Berlusconi, le bellezze femminili proposte alle elezioni europee del 6 e 7 giugno sono “volti giovani, facce nuove per rinnovare l'immagine del Pdl e dell'Italia in Europa”. Dunque, l’immagine va rinnovata, e si auspicano facce attraenti e magari anche ammiccanti. Ecco allora aprirsi la strada alla ex letteronza e attricetta di "Carabinieri 7" Barbara Matera, alla rossa ex gieffina Angela Sozio, all’attrice Eleonora Gaggioli o alla ex tronista Camilla Ferranti, celebre anche per aver posato per un calendario.

Il problema non è tanto se queste donne non hanno trovato un posto nei programmi Fininvest e dunque vengono mandate altrove, oppure se si tratta di ex amanti da “ricompensare”. Agire in modo così spudorato, mostrando che i parlamenti sono svuotati di ogni contenuto, significa sancire il fatto che essi servono da paravento al potere per mostrare che c’è la “democrazia”, in un contesto in cui a prevalere non è la volontà dei popoli ma la prepotenza e la criminalità di pochi.
Non è soltanto una questione morale o familiare, ma una questione di dignità delle istituzioni e di serietà necessaria a rendere possibile un futuro accettabile per tutti noi.
Candidare persone sulla base del fatto che sono giovani e piacenti significa palesare la grossa truffa ai nostri danni: il cosiddetto sistema democratico non è altro che un insieme di maschere-fantocci che devono apparire accettabili, attraenti o seduttivi. Tanto il loro compito non sarà certo quello indicato ufficialmente. Di fatto essi non avranno alcun potere che non quello di asservimento al sistema, e reciteranno il loro ruolo all’interno del teatrino manovrato da chi non appare.
L’idea di scegliere vallette, presentatrici o attrici sembra “naturale” in un contesto in cui non serve altro che l’immagine o proprio la capacità di recitare. Peraltro, non è certo da oggi che Berlusconi candida persone incompetenti ma di bella presenza o con cui ha intrattenuto rapporti non chiari. Abbiamo il noto esempio di Mara Carfagna, che di certo non ha mai brillato per le sue doti politiche.
Le candidate di Silvio Berlusconi, come altri candidati, non sono altro che rosse, bionde o giocolieri appartenenti allo stesso circo. Il circo della dittatura mondiale. Uno spettacolo che mette in scena la nostra schiavitù, intesa come gabbia di precarietà, controllo, inganno, stress, nevrosi e crisi.

La domanda è: a cosa servono i Parlamenti nel sistema attuale?
Semplicemente a creare un gruppo di persone che, in quanto elette dal popolo possano rappresentare la "prova" dell’esistenza della “democrazia”.
Ma chi sceglie i candidati e cosa di fatto fanno i parlamentari?
Il Parlamento europeo dovrebbe rappresentare i popoli europei, ma i suoi componenti vengono eletti ovunque con le stesse regole, ovvero attraverso partiti che scelgono i candidati.

Nei secoli passati i popoli avevano consapevolezza del fatto di essere colonizzati o oppressi, oggi invece credono di essere in democrazia, e quando molte persone hanno la sventura di cadere in miseria o di dover chiudere i battenti della propria ditta credono che la colpa sia della fantomatica “crisi” e che nessuno in particolare sia responsabile della rovina.

Convinto di contare qualcosa, ma destinato a soccombere in un modo o nell’altro, il cittadino europeo assume le caratteristiche descritte dallo scrittore Giuseppe Capograssi, che nei suoi saggi, già negli anni Cinquanta, descriveva la sudditanza con cui vengono trattati gli individui:
"L'uomo è forza vuota, che non vale se non in quanto è addetta allo scopo che questo o quel gruppo dominante ha imposto alla società. (...) Dato che l'individuo non ha valore per sè, ma il solo valore umano che ha consiste nel suo conformarsi allo scopo per così dire ufficiale del gruppo, la soppressione di colui che non si conforma rientra per la più ovvia delle deduzioni nella sfera del lecito, se del caso nella sfera del doveroso e dell'obbligatorio.
L'individuo essendo forza vuota o disponibile può essere formato e plasmato come si vuole; dipende dal gruppo dominante formarlo secondo il tipo che è conforme allo scopo. (...) Il segreto è di non lasciarlo vivere come egli vuole, secondo le naturali e profonde intuizioni e direzioni della sua natura: porre ostacolo proprio a questa natura e al suo sviluppo: E perciò: impedirgli di pensare in modo autonomo (cioè di pensare), suggerirgli persuasioni giudizi visioni della vita, con le ripetizioni meccaniche e interminabili delle stesse frasi, con suggestioni visive, con gli esaurimenti dei lunghi lavori in comune, con la tecnica molteplice della paura, con la creazione di un ambiente sociale organizzato al fine dello stordimento e del rumore, con una vita portata violentemente sulla piazza affollata, con una lotta strenua e costante contro la solitudine. Poiché pensare è affermare la verità, si impedisce il pensiero sopprimendo la verità come valore, (...) Si cerca di abolire il pensiero abolendo il suo oggetto."(1)

I Parlamenti servono a sancire questa sudditanza, dandole il volto della “democrazia”. Infatti, all’interno di essi operano gruppi politici controllati dalle stesse persone che controllano i partiti e le altre istituzioni pubbliche. La beghe di cui si riempiono i telegiornali sono la facciata di un pluralismo che non esiste più. Di fatto, quelle stesse persone che si criticano a vicenda in ordine allo schieramento politico, sono tutte concordi nel sostenere il potere dell’unico gruppo imperante: quello che controlla la vita economica e finanziaria, garantendosi il potere politico e mediatico per autoproteggersi e per accrescere il controllo sui popoli.

Tutti oramai si accorgono che i politici non sono a servizio del popolo, eppure molti continuano a pensare che il sistema politico attuale sia garante della democrazia. In realtà è evidente che serve a garantire potere e controllo al gruppo egemone. Ad esempio, le autorità lamentano mancanza di denaro quando si esigono più servizi per le famiglie o scuole migliori, ma sono pronte a foraggiare le banche con cifre ragguardevoli quando appare la "crisi".
Pochi si chiedono come mai per le banche o per ricapitalizzare le società privatizzate portate allo sfacelo i soldi ci sono e per i servizi pubblici no.

In conclusione, non lasciamoci distrarre o abbattere dal circo messo in scena per svilire l’informazione e la politica, ma facciamo in modo che tutta questa spazzatura possa essere gettata via quanto prima. Comportiamoci in modo tale da non sostenere un sistema che si trascina attraverso l’ignoranza e la superficialità di chi persiste nell’inconsapevolezza. Tale inconsapevolezza risulta nel tempo sempre più perniciosa, poiché, com’è evidente, il sistema, per sopravvivere, punta ad un sempre maggiore degrado morale, civile e politico.



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NOTE

1) http://www.signoraggio.com/signoraggio_trattatolisbona.html