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IL PAESE DOVE ANCHE I MAIALI HANNO BISOGNO DI UN TERAPEUTA - Quello che non vi hanno detto sulla situazione in Messico

Di Antonella Randazzo





I recenti allarmismi circa una presunta epidemia causata dall’influenza suina hanno distolto l’attenzione su ciò che è alla base del problema strombazzato: la situazione di controllo dei popoli che cercano la libertà e la condizione mostruosa in cui sono costretti a vivere gli animali di allevamento. Le due cose sembrano apparentemente slegate ma non lo sono. Infatti, il controllo avviene anche attraverso il cibo e gli animali vengono allevati in condizioni tremende e cibati con sostanze non adatte o potenzialmente nocive per loro stessi e per gli esseri umani che se ne ciberanno. Talvolta vengono somministrati antibiotici, per evitare le conseguenze più gravi delle condizioni malsane in cui gli animali sono allevati.
I media ufficiali glissano sulle condizioni di allevamento e ambientali che non possono non incidere sulla salute degli animali e vengono indicate da diversi esperti come causa principale del problema.
Le pandemie, come le guerre, le stragi e altri crimini, sono purtroppo parte del sistema attuale, e dunque potranno essere estirpate quando tale sistema sarà abbattuto e si potranno dare anche agli animali condizioni di vita più naturali e sane.

Nei giorni scorsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha strombazzato un allarme che addirittura prevederebbe 2 miliardi di morti per la presunta pandemia del virus suino.
Appare perlomeno strano che la preoccupazione dell’Oms si focalizzi su questa pandemia, che ha fatto poche decine di morti e il cui futuro è incerto, trascurando le centinaia di migliaia di persone che ogni anno muoiono nel mondo a causa della medicina ufficiale. Negli ultimi anni, diversi medici e ricercatori hanno pubblicato lavori scientifici che provano che nei paesi occidentali sono centinaia di migliaia ogni anno i morti dovuti ai farmaci, a errori medici e a conseguenze di interventi chirurgici o dell'ospedalizzazione. Secondo l'opuscolo "Death by medicine", pubblicato nel 2003, la medicina sarebbe oggi la prima causa di morte negli Stati Uniti. Soltanto in Italia i morti per farmaci e "cure" mediche sarebbero almeno 80 al giorno. Ma questo all’Oms sembra non interessare per nulla, non avendo mai preso serie misure per limitare lo strapotere delle industrie farmacologiche e della medicina ufficiale. Al contrario, anche in occasione dell’attuale problema sanitario, si prodiga a dare spazio a chi propone farmaci o presunti vaccini come soluzione.
La cosa più assurda è che i media, pur sostenendo che non c’è da allarmarsi riguardo al virus dei suini usano parole e frasi allarmanti. Ad esempio in alcune trasmissioni televisive venivano utilizzate frasi come “Allarme pandemia” ma allo stesso tempo c’era l’”esperto” pronto a rassicurare.
Gli allarmi epidemia hanno anche la funzione di condizionare la Borsa e l’economia in genere, decretando l’ascesa o il crollo di determinati settori. Ad esempio, con l’attuale allarme si è riusciti ad alzare notevolmente le azioni delle società farmaceutiche, mentre si è messo in crisi il turismo in Messico.

Quello che i media non dicono è che a La Gloria, località in cui sono apparsi ben 400 presunti casi di influenza su 3000 persone, i residenti hanno denunciato che i casi di influenza sarebbero causati da contaminazioni ambientali provocati dalla Granjas Carroll, società che si occupa di allevamenti intensivi di suini. Sarebbero state gettate sostanze nocive nell’aria e nell’acqua. I suini sarebbero costretti a vivere in una sorta di lager, in cui sono costantemente sotto controllo, e ricevono regolarmente punture di antibiotici.
La Granjas Carroll de Mexico (GCM) è controllata per il 50% dalla Smithfield Foods della Virginia, la più grande azienda di allevamento di suini. Gli allevamenti intensivi messicani sono stati creati in seguito all’Accordo per il libero commercio nel Nord America (NAFTA), e la carne suina sarà poi venduta con l’etichetta della Smithfields nei supermercati statunitensi.
Le ragioni che inducono le grandi società statunitensi ad operare nei paesi poveri sono diverse: si abbassano i costi e soprattutto si opera senza controlli di tipo sanitario o ambientale. Il Congresso degli Stati Uniti ha dovuto appurare, in seguito ad alcuni interventi sull'argomento, che gli allevamenti di massa della Granjos Carroll o di altre società simili, creano situazioni in cui vengono prodotti agenti tossici patogeni. Si tratta del problema dell’eccesso di rifiuti organici, che possono contaminare l’acqua e stimolare la crescita di alghe e batteri.

Occorre anche notare che l’attuale allarme pandemia, - oltre a servire a generare paura, a dirottare l’attenzione e, possibilmente, anche a vendere qualche vaccino, - serve anche a peggiorare ulteriormente la condizione già drammatica dei messicani, che sono un popolo con una lunga tradizione di lotta per la libertà.

Il governo messicano, lungi dal voler tenere sotto controllo il problema sanitario, punta più che altro a creare un clima di paura e di insicurezza, aggravando una situazione già assai critica. I cittadini sono stati costretti ad utilizzare le mascherine, e ad oggi vengono sottoposti ad un ferreo controllo, potendo il governo, con la scusa dell’epidemia, far chiudere negozi, bar o scuole. La presunta epidemia serve anche a far passare leggi per controllare i telefoni, le imprese private e le associazioni.(1)
Dunque, oltre alla crisi economica, alla terribile guerra di narcos e al feroce controllo governativo, i messicani sono stati costretti a fare i conti anche con una minacciata pandemia, che ha generato panico e altra insicurezza.

In poche parole, in Messico si vuole stringere ancora di più la morsa del controllo sulla popolazione, in vista di una massiccia sollevazione provocata dalla situazione paradossale in cui i messicani vivono ormai da tempo.
Il Messico è una terra molto provata: oggi la popolazione deve fare tutti i giorni i conti col controllo delle forze di polizia, che mantengono alto il livello di violenza, praticando anche stupri.
Come se non bastasse, si è aggiunta la “febbre suina”, come un ulteriore fonte per alimentare l’idea di una morte improvvisa.

La cultura della morte e della violenza è molto forte in alcune zone del pianeta, in cui per molto tempo le lotte per la libertà sono state ferocemente avversate, e oggi sono imposti governi fantocci che proteggono i traffici mafiosi e creano un assetto di controllo della popolazione.
Chi studia Psicologia Sociale sa che esistono meccanismi che inducono l’oppresso ad assecondare l’oppressore senza averne alcuna coscienza, annullando la propria individualità oppure dando spazio ai meccanismi distruttivi attivati dal sistema. I popoli, che in gran parte non sono coscienti della reale portata distruttiva del sistema attuale, o che ignorano i molteplici meccanismi di controllo, possono alimentare aspetti esistenziali non propriamente creativi, oppure attivare meccanismi di difesa emotiva attraverso religioni o ideologie.

Ormai da molto tempo i paesi dell’America latina subiscono pressioni per rimanere piegati al potere imperiale. Si tratta di imporre condizioni di estrema miseria, di malattia o di paura e insicurezza.
In alcune zone dell’America latina, molte persone si sentono come assediate, e vivono situazioni da incubo.
L’idea ossessiva della morte è rafforzata da una situazione di estrema incertezza, in cui si può morire per mano della polizia o per volontà dei mafiosi.
Questa situazione ha favorito la nascita di un nuovo culto, in cui la morte viene ad essere divinizzata, con tanto di iconografia divina e pratiche religiose.
Come accadeva in passato, ad esempio in Europa nei periodi di pestilenza, anche nel Messico di oggi la simbologia di morte acquisisce un valore terapeutico, pedagogico, permettendo alle tensioni di scaricarsi, per non far raggiungere livelli di sofferenza e frustrazione altrimenti insopportabili. La morte viene ad essere un importante simbolo collettivo religioso, che aiuta a lottare contro una situazione di barbarie che piega l’esistenza, fino a renderla emotivamente troppo pesante. Dunque, il pensiero della morte, indotto dalla presenza di reti mafiose dal facile grilletto, o da autorità che usano violenza di vario genere e seminano paura (oggi anche attraverso l’allarme pandemia), viene elaborato attraverso un’iconografia e un culto che lo trasforma in potere. La morte diventa “Santa Muerte”, acquisendo una figura familiare, divina e spirituale, in modo tale che si possa convivere con essa. In tal modo si guadagna speranza, e si crede che persino la sofferenza più atroce e la situazione più agghiacciante abbiano una via d’uscita. E questa via potrebbe non contemplare il cambiamento della situazione, ma la fede in una divinità che permette di trasformare magicamente le cose a proprio vantaggio, oppure di dare la morte ad altri, per risparmiare la propria vita. In un contesto in cui l’esperienza di morte è quotidiana, si vuole togliere valore alla morte altrui, degli estranei, per scongiurare egoisticamente la propria.

Associare alla morte un culto significa estraniarla da sé, porla in alto, renderla divina per darle potere: il potere di essere liberi dalla sua ossessione, sentendola come familiare, e offrendo riti propiziatori affinché essa possa divenire un’alleata nell’inferno dell’esistenza quotidiana.

Anche nella nostra cultura la morte è un tema centrale in molti settori. C’è la morte clinica, la morte violenta, e c’è la morte come sofferenza privata. Talvolta nei media la morte diventa spettacolo, all’interno del problema dell’eutanasia o dei delitti di cronaca nera. Molte sono le immagini mortuarie, basti pensare alla croce col Cristo sanguinante, o alle immagini di guerra e di morte che riempiono i media.

La nascita del nuovo culto dedicato alla “Santa Muerte” sembrerebbe in Messico quasi dovuto, come se il culto della morte avesse soppiantato quello della vita. Il nuovo culto è nato nel 2003, ad opera dell'arcivescovo di una costola della Iglesia Católica Tradicional Mex USA, David Romo Guillén, ed ha sede a Mexico City.

La Iglesia católica tradicional Mex USA ha tendenze pre-conciliari, e si rifà al messale codificato da Pio V al concilio di Trento nel 1570, ma questo non spiega come mai viene accolto un culto apparentemente estraneo al cattolicesimo, anche se in seno a tale chiesa non pochi sono i riferimenti alla morte.

Il nuovo culto si è diffuso in ambienti carcerari e dei narcos, e per questo suscita molto imbarazzo in alcuni ambienti cattolici, e non viene riconosciuto ufficialmente. Eppure il culto tende sempre più ad espandersi, e persino una star delle telenovelas, Niurka, ha esplicitamente ammesso di essere amica dell’arcivescovo Guillén e di praticare il culto. A questa dichiarazione seguirono diverse apparizioni dell’arcivescovo in importanti talk show messicani.
Nell’aprile del 2005, per favorire un riconoscimento ufficiale del culto, fu organizzata una grande manifestazione, a cui parteciparono 30000 persone vestite di bianco e con immagini della Santa Morte. Le persone sfilarono in processione gridando “Se ve, se siente, la Santa esta presente”. Da allora il culto si è notevolmente diffuso, e oggi si ritiene che vi siano almeno due milioni di devoti. Esistono gruppi di preghiera in diverse città del Sud America e degli Stati Uniti, come New York e Los Angeles.

E’ stato persino dedicato un libro di Homero Aridjis, dal titolo "La santa Muerte" un romanzo che narra le vite di sei fedeli della Santa che viene venerata come protettrice dei narcos. Il romanzo è diventato un best seller. Aridjis è ormai uno scrittore molto popolare nell’America latina. Egli ritiene che il culto della morte derivi da una sintesi fra l’immaginario messicano e le danze europee medioevali della morte.

Il culto della morte, già presente nei precedenti sistemi di credenze precolombiane e del cattolicesimo del XVI secolo, si sta rafforzando attraverso l’immagine di un’entità divina, che racchiuderebbe i simboli dell’immaginario relativo al passaggio nel regno dei trapassati.
La Santa Muerte rappresenterebbe una sintesi delle antiche credenze e delle pratiche cattoliche che vedevano l’adorazione di reliquie e di ossa. In antiche cerimonie presenziava una statua detta della “buona Morte”, di solito rappresentata come uno scheletro vestito di bianco o di nero, che teneva in una mano il mondo e nell’altra una bilancia, ricordando che tutto muore e che ciò rappresenta una sorta di ripristino della giustizia. E’ un culto matriarcale, che mette al centro il simbolo di ciò che più interessa e inquieta gli esseri umani, come in una sorta di scaramanzia e di catarsi della paura del nulla.

Il culto della Santa Muerte viene osteggiato da molte persone, specie cattoliche, che vedono in esso un culto non propriamente cristiano, e per questo tendono a dare giudizi negativi su chi pratica tale culto. Secondo molti cattolici ortodossi, si tratta di un culto destinato a spacciatori, prostitute e criminali, ovvero persone che non vivono una vita “normale”. In realtà il culto si sta diffondendo anche in altri ambienti.
Nell’aprile scorso si è svolta una manifestazione in cui i fedeli alla Santa chiedevano di non essere discriminati e di rispettare la libertà di culto.

In America Latina la religiosità è sempre stata molto presente, e persino i narcos o i killer hanno i loro santi preferiti, che intendono come protettori nei casi in cui la loro esistenza è fortemente esposta al pericolo.
Ad esempio, in Colombia, uno dei paesi più violenti del mondo, la criminalità è arruolata negli ambienti popolari in cui c’è un alto livello di povertà e analfabetismo, e molti giovani diventano sicari per disperazione. Alcuni di essi sono cattolici praticanti, e come i mafiosi italiani, sono così devoti ai santi protettori che addirittura alcuni di essi pregano prima di ogni omicidio, talvolta accendendo una candela per assicurarsi la riuscita dell'impresa criminale.
Come i sicari colombiani, anche i narcos sono devoti ad alcuni santi o alla madonna, come la Virgen de Guadalupe, e San Martìn Caballero o San Judas Tadeo.

In Messico i cartelli della droga sono oggi così potenti da controllare molte zone del paese. Nella zona più violenta, Ciudad Juárez, vicino al confine con gli Stati Uniti, c’è una guerra fra gruppi mafiosi per controllare le rotte che portano la droga negli Usa. Dal 2008 ad oggi sarebbero state uccise almeno 3000 persone. Nel febbraio scorso è stato ucciso anche il capo della polizia municipale di Ciudad Juárez . All’interno di questa tragica situazione, sono molte le persone che provano paura di morire da un momento all’altro e vivono in una realtà di estrema insicurezza. Il governo ha militarizzato molte zone del paese, ma le forze di polizia, in molti casi, servono soltanto a controllare la popolazione, e reprimono duramente chi protesta. Ad esempio, nel maggio del 2006, arrivarono 2500 poliziotti nella cittadina messicana di San Salvador di Ateneo, che attuarono una notevole repressione, ferendo più di 200 persone, arrestandone 207 persone e uccidendone due. Alcune donne furono violentate dai poliziotti.
Nel febbraio scorso, molte persone si riversarono nelle piazze di diverse città per protestare contro la violenza della polizia. I cittadini messicani denunciano il mancato rispetto dei diritti civili da parte delle autorità di governo, specialmente dal 2006, anno in cui il governo decise di militarizzare diverse zone del paese, con la motivazione ufficiale di combattere il traffico di droga. Da allora però ci sono state diverse vittime civili, ma il narcotraffico non ha subito alcun significativo disturbo. E alle lamentele della popolazione il governo risponde dicendo che le proteste sarebbero organizzate dagli stessi cartelli della droga. La realtà è che il Messico ha una lunga tradizione di dissidenza e di tentativi di creare una democrazia, tentativi repressi nel sangue.
Dagli anni Novanta, le comunità zapatiste del Chiapas ricevono minacce, aggressioni e uccisioni, da parte di personale paramilitare. Si tratta di una vera e propria guerra a bassa intensità, organizzata allo scopo di tenere sotto controllo le loro proteste, e di eliminare gli individui più “pericolosi”. Sono le stesse istituzioni a proteggere i traffici di droga e a reprimere il popolo, come spiega il direttore esecutivo dell'Istituto per la Sicurezza e la Democrazia Ernesto Portello: “Non solo non è stato fatto abbastanza, ma i gruppi legati alla delinquenza messicana sono nati e cresciuti con l'appoggio del potere politico”.(2) Questo ha fatto diventare il Messico uno dei paesi con più criminalità organizzata.
Le autorità statunitensi forniscono al governo un aiuto per tenere sotto controllo la popolazione e per reprimere i dissidenti. Ad esempio, sono state fondate appositamente organizzazioni non governative per fare in modo che esperti statunitensi addestrino agenti messicani ai metodi di tortura.

Oggi molti narcos hanno trovato nella Santa Muerte il loro culto, soppiantando il vecchio culto di Jesus Malverde, un personaggio visto come pericoloso a tal punto che la stessa Chiesa Cattolica ne ha negato l’esistenza. Si tratterebbe di una sorta di Robin Hood, che viveva come un bandito ma per cause nobili. Egli viene rappresentato come un uomo impiccato che simboleggia il vivere nell’illegalità che ha risvolti persino spirituali, e che dunque può proteggere coloro che vivono una vita da banditi, ma conservano un senso di devozione religiosa e desiderano protezione spirituale.
Oggi la devozione per Malverde è sempre più in declino, mentre la devozione alla Santa Muerte si sta notevolmente diffondendo.
A questa diffusione hanno contribuito non poco i mass media, che negli ultimi anni hanno dedicato parecchio spazio, diretto o indiretto, a questo culto. Diversi fatti di cronaca hanno richiamato la Santa Muerte. Ad esempio, nel 2004, sono state trovate nello stato settentrionale di Sinaloa diverse vittime di un massacro, e in oltre 50 cadaveri sono stati trovati gioielli o tatuaggi che rappresentavano la Santa Morte. Moltissimi giornali parlarono di questo e altri fatti relativi alla Santa. Persino il Washington Post e la Cnn hanno spesso parlato di questo culto.

Il culto avrebbe le sue origini negli anni Novanta dello scorso secolo, periodo in cui si diffuse notevolmente, specie in ambienti carcerari e criminali, l’uso di tatuarsi l’immagine della Santa Muerte. Talvolta accanto all’immagine veniva scritta la frase “muerte a mi nemigos”, che aveva una valenza di protezione.

Alla fine degli anni Novanta risale l’allestimento della prima cappella dedicata alla Santa Muerte. Ad opera di Enriqueta Romero. La donna dichiara di essere devota cristiana, e sostiene che l’iconografia dello scheletro nulla ha a che vedere con riti di tipo satanico, facendo risalire il culto della Morte da una devozione religiosa antica. Addirittura, esisterebbero statue votive raffiguranti la Santa Morte risalenti al 19° secolo, adorati dagli sciamani di Catemaco.
La signora Romero pratica il culto della vestizione della statua della Santa nella chiesa di Tepito.
Tepido è un quartiere di Mexico City con centoventimila abitanti, che si è formato quando i più poveri sono stati costretti a lasciare i quartieri periferici in seguito alla loro riqualificazione. Oggi viene considerato un luogo malfamato perché controllato dalle mafie.

La Santa Muerte viene venerata come una madonna da persone di ogni ceto sociale, che offrono rosari e preghiere. Ad essa vengono dedicate processioni, riti e formule propiziatorie. Come per il caso delle madonne, anche la Santa Muerte ha diverse versioni che si contraddistinguono sulla base del colore dell’abito, a cui corrispondono diversi poteri e diverse promesse di priotezione. Ad esempio, la Morte Verde, protegge le persone in carcere e aiuta le persone tossicodipendenti. Quella vestita di rosso viene invocata per i problemi sessuali e amorosi e la gialla per gli affari e i soldi. Quella vestita di bianco è intesa come la Santa Morte che auspica e aiuta la crescita spirituale e la nera viene venerata da chi vive in ambiente criminale e ha bisogno di protezione. Il vantaggio offerto dalla Santa Muerte, rispetto alla classica madonna, consiste nel non aver limiti in ciò che si può chiedere. Ad esempio, c’è chi invoca la morte violenta di qualcuno, oppure chi promette, in cambio della realizzazione di un desiderio, di offrire la vita di un proprio caro.

Esiste un vero e proprio catechismo per spiegare il senso di adorare la Santa Morte, riassunto nel documento “Directorio sobre la piedad popular y la liturgia. Pricipios y orientaciones.” Fra le altre cose, si legge:

“Che cos’é la morte? La morte é una conseguenza del nostro peccato originale. Non é un castigo di Dio, ma una privazione dei beni che Adamo ed Eva possedevano prima di disobbedire a Dio Padre. Cristo si volle fare uomo, patire morire e poi resuscitare per offrirci la salvezza eterna. Per il cristiano la morte non deve essere dolorosa o misteriosa, ha un senso positivo ed è un passaggio da questo mondo al Cielo dove saremo in presenza di Dio. Così va intesa la frase biblica ‘Cristo ha vinto la morte’”.

In conclusione, la morte in Messico può avere molti volti, che si cerca di esorcizzare attraverso un culto religioso: quello della repressione governativa, quello della criminalità organizzata, della droga e, infine, quello di una presunta pandemia. In tutti i casi si tratta dell’inferno creato da chi ha interesse a vessare la popolazione, a mantenere forte la mafia o a produrre una cultura della morte e della paura funzionale ad impedire una vera autodeterminazione dei popoli.


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NOTE

1) http://sdpnoticias.com/sdp/contenido/2009/04/23/382531
2) http://it.peacereporter.net/articolo/11116/la+malavita+in+vantaggio

5 commenti:

Tonguessy ha detto...

Sembra che l'inglese Loo (cesso) derivi da "gardyloo" (che deriva dal francese "gardez l'eau"). In quegli anni dove mancavano le reti fognarie si lanciavano secchi di liquami per strada, da cui il grido di avvertimento. A Venezia i ratti resero la peste memorabile per numero di morti e danni causati, tra cui lo stesso declino della Serenissima. Misteriosamente in quegli anni gli ebrei non morivano. Avevano forse contratto un legame con il maligno (versione ufficiale) oppure semplicemente si lavavano, al contrario dei veneziani? Morte e malattia sono indissolubilmente legate alle vicende sociali. Il più grande sterminio di umani mai avvenuto fu quello perpetrato ai danni degli amerindi: le stime vanno da 50 a 200 milioni su una popolazione di 250. Al confronto l'olocausto è uno scherzo da buontemponi. Tale sterminio non fu causato (se non in minima parte) da spade, fucili e cannoni ma dalle malattie che quegli europei amanti del lancio di liquami e del vivere coatto con ogni sorta di animali trascinarono seco nel nuovo mondo. Adesso che ormai abbiamo acquisito un sistema immunitario ammazzabubù, i padroni si sentono in diritto di tentare la carta nuova dell'alimentazione allucinata degli animali da allevamento. Per risparmiare qualche euro si mettono nelle mangiatoie quei composti di avanzi industriali che neanche le discariche possono accettare (si chiamerebbero rifiuti speciali). La mucca pazza ve la ricordate? Ieri la mucca, oggi i maiali, ma sempre lo stesso concetto: fregarsene dei limiti, superarli nel nome del lucro.
GARDEZ L'EAU!

Denis ha detto...

Buongiorno

Ottimo articolo, sembra quasi di "vivere" la realtà raccontanta; forse perchè......l'ho intravista!!!
Concordo con il post del Sig. Tonguessy; ma vorrei aggiungere un opinione personale, non sono sicuro che questi comportamenti verso gli animali (e verso gli uomini) dipendano solamente dal lucro, forse dipendono dalla cultura della morte.....cultura dominante???

Denis

Anonimo ha detto...

Tonguessy dice:
....Misteriosamente in quegli anni gli ebrei non morivano. Avevano forse contratto un legame con il maligno (versione ufficiale) oppure semplicemente si lavavano, al contrario dei veneziani?...

Interessante osservazione, infatti gli ebrei traevano dai testi sacri conosciuti come, levitico e deuteronomio, gran parte delle norme igieniche sanitarie e dietetiche che tutelavano la salute del popolo ebreo. Addirittura conoscevano chi erano i pricipali vettori delle epidemie come i ratti e topi (1 samuele cap.6:5).

Tonguessy ha detto...

Scrive Denis: "non sono sicuro che questi comportamenti verso gli animali (e verso gli uomini) dipendano solamente dal lucro, forse dipendono dalla cultura della morte.....cultura dominante???"

Non credo che si possano separare le due cose. Osservare un qualsiasi atteggiamento sociale significa tirare in ballo gli stilemi culturali che ne sanciscono la validità. Come giustamente osservava Baudrillard, nella postmodernità i simulacri, ovvero l'iperrealtà da questi generata, hanno ormai sostituito i valori su cui si fondavano le società premoderne. Si potrebbe anche dire che certe realtà simboliche considerate capisaldi delle società premoderne (come il rispetto per il territorio da cui noi tutti dipendiamo in termini di sopravvivenza) nella postmodernità hanno perso di valore e sono stati sostituiti da simulacri quali i Credi Default Swap ed i derivati finanziari in generale, che a tutt'oggi rappresentano in termini VIRTUALI (simulacri) 20 volte il PIL mondiale. Stiamo assistendo allo scontro titanico tra realtà e virtualità o iperrealtà, dove vengono messi in essere tutti i trucchi e le finzioni che da sempre hanno fatto la fortuna di quest'ultima. Che non esista cosa più grande, di maggior valore del pianeta su cui viviamo è un pensiero simbolico (ma pensa un po'!!) della passata umanità. Nella postmodernità si assegnano Nobel per l'economia a Merton e Scholes per avere inventato i derivati finanziari. Non esiste il Nobel per l'ecologia, la sostenibilità, la decrescita, tutti valori figli della premodernità.
PD: cade a fagiolo nel contesto dell'ottima analisi (al solito...) di Antonella il testo di Baudrillard "Lo scambio simbolico e la morte"

Enrico ha detto...

Interessante l'articolo, ma entrare cosi' nei particolari spesso causa un effetto boomerang, nel senso che da' maggiore "forza" a cio' che si vuole stigmatizzare ed inoltre trasmette un senso di impotenza (almeno e' cio' che ho provato).
Secondo me di 'sti tempi leggere di articoli che "corrono dietro" al sensazionalistico non fa che fare il gioco di chi tiene le fila.
Mi piacerebbe vedere maggiore sobrietà tra le persone che scrivono come stanno veramente le cose.
Ma e' solo un'opinione ...

Enrico