domenica

IL POTERE OCCULTO DEI CAMBIAVALUTE

Riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo sul modello finanziario. Si consiglia anche, per approfondire, il video:
http://www.wikio.it/video/923149






Il potere occulto dei cambiavalute

Un documentario che consiglio a tutti è “The Money Masters”, disponibile su youtube con sottotitoli in italiano. Si tratta di una lunga inchiesta (più di tre ore) su uno dei capitoli meno discussi della storia, nonostante sia di un'evidente importanza cruciale: il denaro. Nella storia che ci è stata insegnata, attraverso professori e libri ufficiali, ci si comporta infatti come se le questioni monetarie fossero un elemento di contorno irrilevante, e non una questione di primaria importanza nella lettura e nella comprensione degli eventi storici. Eppure basta riflettere un attimo per capire come il semplice atto di cambiare una valuta in un altra, e quindi decidere il tasso di cambio, abbia delle conseguenze enormi su qualsiasi transazione commerciale, oltre che su qualsiasi sistema sociale. Il documentario sopra citato racconta invece la storia tenendo conto di questo fattore primario. Nel particolare si sofferma sulla storia monetaria degli Stati Uniti d'America, sia perché tale storia ha avuto degli sviluppi interessanti e contrastanti nel corso del tempo, sia perché la struttura monetaria che alla fine è emersa è in realtà la struttura monetaria che oggi governa il mondo.

Nella parte iniziale del documentario si accenna a questioni monetarie affrontate anche nel remoto passato, in epoca romana e anche assai prima. Un episodio singolare e interessante al fine di intuire l'enorme potere che risiede nelle mani di chi decide i tassi di cambio pare abbia per protagonista il maestro Gesù. In quei tempi per fare un'offerta al tempio era necessario disporre di una moneta speciale che gli ebrei consideravano pura, mentre era proibito effettuare offerte utilizzando monete romane. I fedeli quindi appena entrati nel tempio trovavano i cambiavalute, i quali decidevano il tasso di cambio, ovviamente in accordo coi sommi sacerdoti. Questo accordo forniva abbondanti quantità di soldi romani nelle casse dei cambiavalute e dei sommi sacerdoti, i quali utilizzavano tali somme per i loro molteplici scopi, e nel complesso per accrescere il proprio potere. L'episodio in cui Gesù buttò all'aria i banchi dei cambiavalute può essere considerato l'unico caso in cui il maestro Gesù si sia davvero infuriato.

Tale episodio mostra anche le implicazioni sociali legate ai tassi di cambio, e premette di intuire le possibili e molteplici associazioni a delinquere che hanno potuto mettere in piedi nella storia i cambiavalute. Negli ultimi secoli tuttavia essi non si sono più accontentati di questi giochini, e hanno deciso di ampliare la loro truffa fino a farla diventare globale. Per cominciare hanno cominciato a strutturarsi in maniera diversa, a non chiamarsi più cambiavalute, ma banche. In pratica continuavano a fare il loro solito lavoro, però cercavano nello stesso tempo di istituzionalizzarsi. Questo processo comprende l'avvio di quella che noi conosciamo come economia, e che in realtà è un ammasso di complicazioni inutili per descrivere cose semplici. In questo modo i cambiavalute hanno costruiti negli anni una barriera sempre più impenetrabile e incomprensibile ai loro sporchi affari. Oggi hanno anche dato un nome a questa cosa, l'hanno chiamata alta finanza.

Nel frattempo i cambiavalute non hanno mai perso di vista l'ascesa della colonia statunitense, e ne hanno intuito le potenzialità. E' da rilevare che tali personaggi hanno sviluppato nella storia una straordinaria rete di informazioni, tale da permettergli sempre di conoscere in anteprima gli eventi importanti. Si è trattato in realtà di una vera e propria necessità, perché per poter mantenere ila loro attività è sempre stato necessario per loro avere un ruolo di autorevolezza e credibilità, che è possibile solo se si conoscono le informazioni prima degli altri. Noto è per esempio il caso di Nathan Mayer Rothschild, che avendo saputo in anticipo della disfatta di Napoleone, fece affari d'oro alla borsa di Londra, comprando per pochi spiccioli gran parte delle società inglesi quotate.

Se avrete la pazienza di seguire il documentario, vedrete come nella storia americana ci sia stata, almeno fino al 1913, una costante lotta tra il potere politico e i banchieri. Questi ultimi infatti, che già controllavano il mercato dei cambi e le transazioni internazionali, volevano a tutti i costi attuare un piano per controllare subdolamente l'intera ricchezza statunitense, forza lavoro compresa, e in un secondo tempo estendere la loro influenza a tutto il mondo. Come? Sottraendo allo stato americano, e via via agli altri stati, la sovranità monetaria.

E' chiaro che un presidente eletto e dotato di un minimo di intelligenza e coscienza si sarebbe dovuto opporre a questo piano, che andava chiaramente contro l'interesse del popolo americano, dell'aristocrazia, dell'industria, in pratica di tutti, tranne che dei banchieri. E molti presidenti infatti si opposero veementemente, perché allora i presidenti non erano del tutto fantocci come oggi. Quasi tutti lottarono contro il sistema bancario, in prima linea Jefferson, Jackson, Lincoln. Di queste lotte, che rappresentavano la principale preoccupazione di quei presidenti, la storia non ha lasciato quasi alcuna traccia. Perché i vincitori, come sempre, comandano la storia, e la modellano a piacimento. Nel 1913 infatti la lotta si concluse, il presidente Wilson si fece abbindolare e i cambiavalute riuscirono a portare a compimento il loro piano per gli Stati Uniti: controllare tutta l'emissione di moneta nella nazione, attraverso una banca centrale privata e indipendente dal potere politico, chiamata astutamente Federal Reserve. Tale nome è doppiamente ingannevole, perché non viene specificato che si tratta di una banca, mentre è messo in risalto il nome Federal per far credere agli sprovveduti che l'istituto sia sotto il controllo del governo federale.

Durante l'ultimo secolo i banchieri-cambiavalute hanno incrementato il loro potere, fomentando continuamente guerre al fine di controllare entrambe le parti attraverso i debiti che ogni guerra induce a contrarre. E via via la loro organizzazione è diventata sempre più potente e tentacolare.

In che modo oggi i cambiavalute controllano il villaggio globale? Attraverso pochi importanti organismi, la Federal Reserve, l'FMI, la Banca Mondiale, la Banca Centrale Europea, e attraverso tutti gli altri principali organismi mondiali, pubblici e privati, da essi controllati direttamente o indirettamente tramite il potere del denaro. Per capire come operano i cambiavalute su scala globale prendiamo il caso di una grande nazione, l'Indonesia. Nel 1966 il generale Suharto rimosse dal potere Sukarno. Quest'ultimo era un nazionalista, e pare che preferisse per i propri commerci aprirsi alla Cina e alla Russia piuttosto che finire nelle mani degli occidentali. Suharto era uno dei suoi generali, e si ribellò, appoggiato dall'occidente. Come si vede la storia è simile a quella del Cile di Salvador Allende, regolarmente eletto, ma spodestato con un sanguinoso colpo di stato dal generale Pinochet, appoggiato dagli Stati Uniti. Suharto, dopo aver massacrato un milione di persone sospettate di legami con i comunisti, riaccolse a braccia aperte gli occidentali, e propagandò il Fondo Monetario Internazionale come la soluzione di tutti i mali per il paese.

Venne organizzato un importante incontro in cui Suharto e i suoi generali si sedettero attorno ad un tavolo con gli occidentali, i banchieri e gli industriali. C'era chi era interessato alla mano d'opera indonesiana, chi invece alle sue risorse. E in questo incontro qual'è la prima cosa che venne aggiornata? Ma ovviamente il tasso di cambio, cioè quanto valeva una rupia indonesiana nei confronti della moneta di riferimento, il dollaro americano! E' questo il nocciolo della trattativa, anche se viene sempre incredibilmente tralasciato. Un tasso di cambio sfavorevole significa mettere tutto il paese in una condizione tale che gli risulterà impossibile accedere al mercato globale, e quindi uscire dalla miseria. E i cambiavalute impongono sempre un tasso di cambio tale da massimizzare i propri profitti personali. Una volta stabilito il tasso di cambio sfavorevole, tutto il resto sono briciole. E la tattica dei cambiavalute è proprio questa; lasciare solo le briciole, in modo che i galli più violenti e cattivi prendano il potere con la forza, e si impadroniscano del magro bottino. Nel caso in questione i galli sono i generali locali e gli industriali esteri, le galline che rimangono affamate la popolazione, mentre il padrone (il banchiere) sghignazza soddisfatto. Con Suharto si apre così l'era dello sfruttamento indiscriminato delle risorse e della mano d'opera Indonesiana, che continua tuttora. E dietro a tutto, mascherati e abilmente occultati, ci sono come sempre loro, i cambiavalute.

Cyrus



Riferimenti:

“The Money Masters”
prodotto da Patrick Carmack, diretto da Bill Still.

“L'Indonesia, carta vincente del gioco Usa”
di Noam Chomsky
http://www.tmcrew.org/archiviochomsky/indonesia.html

“I Nouvi Padroni del Mondo”
di John Pilger

2 commenti:

Unknown ha detto...

Un bell'articolo sulla chiave di volta per capire tutti i problemi che abbiamo oggi. La cosa piu' incredibile e' che la maggioranza delle persone, persino quelle che per il loro prestigio accademico sono da ritenersi molto intelligenti, al sentir parlare di certi fatti cadono dalle nuvole.
Vorrei fare un esempio personale. Due giorni fa stavo conversando con una coppia di amici di famiglia di mia moglie, nostri ospiti. Lui e' un professore inglese ormai ai vertici di una facolta' di Cambridge, molto conosciuto nel suo campo ma anche molto simpatico e alla mano. Si parlava di banche e dello sfacelo che hanno provocato. Quando ho chiesto al professore se sapeva che tutte le banche centrali erano in realta' private, ha sgranato gli occhi e, dopo qualche secondo ha detto che non ne aveva idea, che era la prima volta che ne sentiva parlare. Ormai agli occhi sgranati comincio a fare l'abitudine.

Alberto ha detto...

"I dati del processo di finanziarizzazione sono impressionanti: alla fine del 2007 il Pil del mondo ha superato i 54 trilioni di dollari, mentre la capitalizzazione delle borse mondiali ammontava a 61 trilioni e le obbligazioni pubbliche e private superavano i 60 trilioni. A giugno del 2008 il valore nominale della quota di derivati trattati nelle borse toccavano gli 80 trilioni di dollari, mentre quelli scambiati fuori mercato sfiorava i 684 trilioni: la somma dei derivati era quindi complessivamente pari a 764 trilioni di dollari, pari a 14 volte il Pil del mondo.
Il gioco della finanziarizzazione ha tracimato verso l’economia reale, influenzando le strategie delle imprese in modo decisivo e spostando la struttura dei risparmi degli individui verso scelte fortemente rischiose, spesso senza informare correttamente i cittadini sulle conseguenze di questi cambiamenti nelle strategie di portafoglio. I piani pensionistici sono passati su larga scala da schemi a beneficio definito a piani a contributo definito: mentre nel primo caso il contribuente sa di poter contare su un valore certo del proprio corrispettivo pensionistico, nel secondo tutto dipende dalla volatilità dei rendimenti assicurati dai fondi pensione.
Si è innescata in questo modo una ulteriore spirale perversa di avvitamento che oggi incide fortemente sulla crisi delle imprese industriali. Basti citare il caso della General Motors, la quale si è trovata nel 2009 ad avere solo 85.000 occupati negli Stati Uniti, mentre ai suoi fondi pensione fanno capo un milione di ex-dipendenti. Nel 1962 la GM aveva 460.000 dipendenti, la maggior parte in Usa, ed appena 40.000 pensionati. Nella previdenza privata di stampo anglosassone, l’incrocio tra squilibrio strutturale di dipendenti attivi e numero dei pensionati, unito alla volatilità al ribasso dei rendimenti delle attività finanziarie costituisce una mina vagante i cui effetti non sono ancora pienamente dispiegati." (da sbilanciamoci.info)

Cito questo estratto, relativo al libro di Luciano Gallino "Con i soldi degli altri", come esempio per far notare in quali forme e in quale misura il cancro del "sistema" bancario abbia invaso il mondo reale, che non basta più pensare come "dominato" unicamente dagli stegocrati.

Probabilmente questa è la causa della difficoltà di "fare cultura" su questo argomento, che preso a se stante sembra troppo lontano dal mondo reale per essere vero, degno dell'attenzione che merita.

Certamente intervengono molti altri fattori: la "cultura economica ufficiale", i mezzi di distrazione di massa, la morte dell'opinione pubblica, la resa all'overdose d'informazioni contraddittorie in una vita reale sempre più difficile, fino all'autoassolvimento col fatidico "non m'intendo di queste cose", ecc. ecc.

Certo è che una battaglia ancora tutta da combattere è questa, motivare alla discussione su questi temi macro dalle implicazioni micro su ciascuno di noi.