domenica

LA CACCIATA DEGLI AMBASCIATORI

Di Antonella Randazzo





Negli anni Settanta e Ottanta dello scorso secolo, i mass media parlavano spesso dell’America Latina, di solito in riferimento a colpi di Stato, a Desaparecidos o a Cuba. Oggi sembra scomparsa dalle cronache, come se non succedesse mai nulla di importante. Eppure in alcuni paesi del Sud America, come il Venezuela e la Bolivia stanno accadendo cose relativamente importanti.
I presidenti di questi due paesi, rispettivamente Hugo Chávez e Evo Morales, vengono spesso dileggiati dai mass media statunitensi, e talvolta (per quel poco che se ne parla) anche da noi. Si offre un’immagine ambigua, strana, negativa di questi presidenti. Addirittura nei documenti ufficiali le autorità statunitensi definiscono Chávez “fascista” (senti chi parla!).
Ma anche se si possono trovare errori nell’operato di queste persone (nessuno è perfetto), né Chávez né Morales hanno mai aggredito paesi stranieri, né fanno guerre o impongono dittature a diversi paesi per il controllo delle risorse e per la sottomissione dei popoli, come fanno le autorità statunitensi.
Occorre considerare che sia il Venezuela che la Bolivia, come molti altri paesi del mondo, subiscono controlli da parte degli Usa, nel tentativo di limitare i poteri delle autorità locali, e per impedire che altri paesi del Sud America, seguendo il loro esempio, riescano a rafforzarsi a tal punto da sfuggire al controllo.
I falchi degli Usa stanno col fiato sul collo a tutte le autorità sudamericane, con la differenza che alcune possono manovrarle completamente ed altre no. Quelle che non riescono a manovrare sono le stesse che vengono disprezzate attraverso i media e fatte passare per “dittatori”.

Il noto scrittore Luis Sepúlveda spiega quello che sta accadendo in Venezuela e in Bolivia:
“Finalmente, dopo un Salvator Allende, un presidente latinoamericano (si riferisce a Chávez) osa trattare gli statunitensi con decisione. Ciò che gli Usa fanno in Bolivia, promuovendo il separatismo e le azioni violente nell’Oriente del paese, ricorda molto ciò che fecero in Cile per destabilizzare il governo di Allende, tra il 1970 e il 1973… Gli Usa sono sempre vissuti, cresciuti e sopravvissuti in guerra: non conoscono altra normalità che la guerra. E’ quindi necessario provocare la Russia con lo scudo antimissili in Polonia e Repubblica Ceca, con l’ampliamento della Nato alla Georgia e, infine, provocando l’America Latina. L’imperialismo Usa è molto più reale di quanto lo sia la retorica della timida sinistra europea ed è pericolosissimo, perché una bestia ferita è una bestia che si rialzerà solo se riuscirà ad inventare conflitti o guerre sporche… Morales è stato eletto democraticamente. E’ l’unico rappresentante della democrazia boliviana… coloro che gridano “morte agli indios!” sono quella minoranza di discendenti europei che hanno sempre sfruttato il popolo. In Bolivia l’85% della popolazione è indigena, povera e mantenuta arretrata da secoli: Morales è il presidente di quella maggioranza… oggi lo Stato boliviano deve soffocare la sedizione e i razzisti che, con la complicità degli Usa, tentano di sabotare un governo che vuole ridare dignità al suo popolo… Obama è il volto gentile dello stesso impero, della stessa idea di supremazia… sarà credibile solo quando dirà: ‘non vogliamo essere temuti, ma vogliamo essere rispettati’. Ma dire questo significherebbe negare il cuore dell’idea imperialista che ogni yankee deve avere se vuole partecipare alla politica”. (1)

I paesi sudamericani, sempre più spesso, non seguono i diktat di Washington. Ad esempio, i rapporti commerciali fra il Venezuela e l’Iran sono splendidi. I leader dei due Paesi si sono incontrati diverse volte per mettere a punto importanti progetti. Sul mercato venezuelano sono stati lanciati alcuni modelli di auto costruite in collaborazione con l’Iran. Ad un reparto di cadetti delle Forze Armate venezuelane sono state consegnate autovetture costruite da Venirauto, la fabbrica irano-venezuelana inaugurata da Mahmoud Ahmadinejad e Hugo Chávez. Anche nel comparto energetico esistono forti legami fra i due paesi. Sia Teheran che Caracas intendono rafforzare il loro peso all’interno dell’OPEC, e per questo Caracas sta portando avanti esplorazioni nel sottosuolo, in cui potrebbero essere trovati miliardi di barili di greggio, che incrementeranno le riserve venezuelane. Gli accordi venezuelani con Teheran prevedono la creazione di una compagnia mista, per implementare infrastrutture petrolifere e trasportare il greggio.

Nel settembre dello scorso anno, il presidente boliviano Morales ha definito l’ambasciatore statunitense Philip Goldberg “persona non gradita” e lo ha espulso, scoprendo il suo ruolo nei tentativi di destabilizzare il paese indebolendo il suo governo.
Il piano consisteva nel pagare persone per manifestare e chiedere “autonomia” oppure la restituzione dell'aliquota, derivante dalla vendita di gas, che il governo ha scelto di versare in un fondo pensione per aiutare gli anziani indigenti.
Molti di questi manifestanti si mascherano il volto, e commettono atti di vandalismo, distruggono strutture istituzionali, lanciano bombe molotov e inneggiano alla morte di Morales. Alcuni di essi hanno commesso un vero e proprio atto terroristico, attaccando il gasdotto che trasporta il gas verso il Brasile e l'Argentina, danneggiando la società statale Ypfb.

Dopo questi fatti, Chávez ha voluto esprimere solidarietà al presidente boliviano attuando l’espulsione dell’ambasciatore statunitense in Venezuela. Per tutta risposta, le autorità Usa hanno espulso l'ambasciatore venezuelano a Washington, Bernardo Alvarez.
Chávez aveva accompagnato l’espulsione con le parole: “Gli Usa devono portare rispetto ai paesi latinoamericani. Questo chiediamo, che sia portato rispetto. E fino a quando non cambierà il governo Usa l'ambasciatore non potrà rientrare”. (2)

Si sa che le vendette delle autorità Usa non si limitano all’espulsione di un diplomatico, e dunque, dal settembre dello scorso anno, sono ritornati i tentativi di spodestare Chávez attraverso la pianificazione di un colpo di Stato. Ma non siamo più negli anni Settanta e Ottanta, oggi le autorità dell’America Latina sono preparate a tutto, e non sottovalutano nessuno yankee inviperito dalla perdita del controllo sui loro paesi. Sia Morales che Chávez sono riusciti a sventare più di un golpe, grazie all’appoggio della popolazione e di gran parte del governo, e alla consapevolezza della realtà.
Il presidente venezuelano non usa eufemismi quando si tratta di definire l’avversario: la frase “Ya basta de tanta mierda de ustedes, yanquis de mierda”, non necessita di traduzione. Se possibile, ancora più eloquente è la frase: “Non siamo disposti a morire come Bolivar, a Santa Maria, o Allende, alla Moneda... Se l'oligarchia o i lacché diretti, finanziati e armati dall'impero abbattono uno qualsiasi dei nostri governi, avremo luce verde per iniziare qualunque tipo di operazione che restituisca il potere al popolo in questi paesi fratelli". (3)

Anche altri presidenti di paesi dell’America Latina, come Inácio Lula da Silva, sono solidali nel non accettare governi golpisti, sostenendo i legittimi governi.
Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa si sarebbe avvicinato alle idee bolivariane, facendo approvare una Costituzione all’avanguardia. Con le nuove leggi, viene rispettato il diritto all’emigrazione, viene riformato il settore sociale ed economico, e vengono riconosciute le unioni omosessuali.
Anche in Bolivia ha trionfato un nuova Costituzione, che rispetta i diritti delle popolazioni autoctone, che comprendono la stragrande maggioranza della popolazione. L’obiettivo principale è quello di utilizzare le royalties sul gas per migliorare la condizione dei poveri.
Anche Chávez ha vinto da recente il referendum costituzionale, potendo così modificare la Costituzione.
Alcuni intellettuali avanzano critiche sostenendo che una politica del genere potrebbe rischiare di riproporre il “mito della personalità”, mostrando questi presidenti come eroi carismatici, capaci di azioni grandiose proprio in virtù della loro forte personalità. D'altronde, occorre anche confrontarsi con i fatti e valutare se è auspicabile avere fantocci al soldo di Washington oppure forti personalità che aiutano i più deboli e offrono un assetto più umano. Da quando è al governo Chávez il paese ha vissuto un notevole sviluppo, ad esempio, gli indici di povertà sono scesi dal 50% al 30%, e la disoccupazione si sarebbe dimezzata (dati del CEPAL, l'istituto di studi economici delle Nazioni Unite). Ovviamente, nessun pupillo di Washington avrebbe mai fatto altrettanto.

Questi presidenti sono del tutto consapevoli del significato delle guerre attuali, e per questo non sostengono né le autorità Usa, né l’operato dei governi israeliani. Secondo Chávez, Israele è il "braccio assassino" degli Stati Uniti e la guerra contro i palestinesi potrebbe cessare se Barack Obama lo volesse.
Il genocidio dei palestinesi sarebbe dunque voluto da Washington e sostenuto dalle autorità europee.
Finora Obama non avrebbe dato segni chiari di voler cambiare la situazione in Medio Oriente, e Chávez ha commentato: "anche se Obama sarà peggiore del presidente uscente, a noi non importa perché noi siamo liberi". (4)
Il presidente venezuelano ha condannato l’invasione di Gaza e le relative operazioni belliche costate la vita a molti civili. Ha anche espulso l’ambasciatore israeliano dal Venezuela, e inviato aiuti alla popolazione palestinese. La sua netta posizione a difesa dei diritti dei palestinesi gli è costata l’accusa di “antisemitismo”, fattagli attraverso il quotidiano israeliano Haaretz.
L’accusa di antisemitismo è diventata l’asso nella manica per zittire chi denuncia i crimini delle autorità israeliane.
Certo è meglio essere accusati ingiustamente di antisemitismo che essere complici di massacri.

Dunque, mentre i leader europei sono sempre più corrotti e sottomessi all’oligarchia finanziaria imperante, i presidenti dell’America Latina, stanchi di un imperialismo secolare, cercano supporto reciproco e appoggio da parte di altre potenze, come la Russia, per poter governare senza l’oppressione del vecchio colonizzatore. Cambiare si può, se si vuole.



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NOTE

1) Intervista a Luis Sepúlveda, Epolis Milano, 16 settembre 2008.
2) http://www.peacereporter.it/dettaglio_articolo.php?idart=12181
3) http://achtungbanditen.splinder.com
4) Fonte: AdnKronos/Dpa, 17 gennaio 2009.

8 commenti:

marco ha detto...

Ho letto con interesse il tuo nuovo articolo.
Mi sembra una bella cosa che il Sudamerica a poco a poco si sta affrancando dagli Stati Uniti e le statistiche sulla diminuzione della povertà in Venuezuela sono incoraggianti
Però...mi è venuto un sospetto riflettendoci più a lungo.
Non è che magari dietro Chavez, Morales, Lula c'è l'interesse delle solite multinazionali alla ricerca di nuovi mercati? Diminuendo la povertà e alzando il potere di acquisto potrebbero spandersi più facilmente in quei Paesi.
Quello che mi viene da pensare che il nuovo crso in realtà non sia stato messo in pratica per la salute delle popolazioni dell'America Latina quanto per i soliti interessi di profitto e business delle grandi holding.
Anche tu hai pensato a questo?
Un saluto cordiale

ESPAVO ha detto...

Certo non credo che questi paesi siano completamente avulsi dal sistema, certamente hanno contatti con corporation o gruppi bancari. Ad esempio vendono gas e petrolio anche agli Stati Uniti.
Quello che caratterizza questi presidenti è la maggiore onestà rispetto alle nostre autorità qui in Europa. La prova è che fanno qualcosa di concreto per la popolazione, ma non credo che stiano uscendo completamente da certi paradossi.
Sono da stimare, ma sarebbe un errore idealizzarli e pensare che tutto quello che si può fare sia soltanto quello che stanno facendo loro.

marco ha detto...

allora la povertà nell'america latina diventerà finalmente un ricordo? anche se grazie alle malefiche corporation. O ci vorra ancora tempo?

e poi come reagiranno gli Stati Uniti?

Il Politicon ha detto...

A proposito di multinazionali e banche Chavez ha recentemente cacciato fuori dal paese la Repsol (petrolio) e la banca Santander. Infatti in Spagna c'è una campagna denigratoria feroce nei confronti di Chavez. Non a caso spesso mi trovo a discutere anche animatamente con gli spagnoli proprio perchè sono completamente manipolati riguardo Chavez (io vivo in Spagna). Vi ricordo, se non l'aveste visto, il video nel quale il re (minuscolo volontario) di Spagna dice a Chavez durante un meeting "Porqué no te callas tu!" (Perchè non chiudi il becco), mentre Chavez rinfacciavia e dimostrava con documenti alla mano lo sfruttamento indiscriminato da parte di multinazionali spagnole. Inoltre diceva in faccia a Zapatero ed il re come la Spagna (con Aznar) organizzò il colpo di stato sventato contro di lui.

ESPAVO ha detto...

Risposta a Marco: la mia opinione è che la povertà scomparirà soltanto quando l'attuale sistema sarà abbattutto, tuttavia, alcune politiche possono farla diminuire. Penso sia quello che sta accadendo in alcuni paesi del Sudamerica, mentre in Europa si stanno attuando politiche opposte per ingrassare ancora di più le tasche dei già ricchi.
Anche negli Stati Uniti la povertà è in aumento, ma molti sperano che Obama inverta la rotta. Staremo a vedere cosa succederà.

ESPAVO ha detto...

MESSAGGIO AI LETTORI

Da qualche tempo mi giungono alcune segnalazioni di lettori relativi ad alcuni scritti che stanno circolando su Internet nel tentativo di mettermi in cattiva luce e screditarmi.
Mi scrive oggi il lettore Mario Soldati: “Carissima antonella, mi sono imbattuto in questo blog, qualcuno che che nemmeno si firma con nome e cognome, io penso che ci siano i presupposti affinchè tu sporga una querela per diffamazione.....
Se l'obbiettivo di costoro è quello di screditarti, non ci sono riusciti, la violenza del linguaggio, la supponenza, l'indifferenza verso la sofferenza dei deboli e degli indifesi identificano gli ideatori di quel blog alla stessa stregua dei detentori del potere criminale che cercano di difendere.”.

Ringrazio Mario per la segnalazione e le bellissime parole. Non ho pubblicato il link del blog segnalato perché è uno dei tanti blog spazzatura, fatti apposta per screditare i personaggi scomodi. Così come non pubblico pubblicità spazzatura o altro materiale che fa parte del sistema, non pubblico nemmeno i link spazzatura.
Purtroppo non posso perseguire questi personaggi perché non è possibile scovare i loro nomi.
Come ha osservato Mario, queste persone che non hanno nemmeno il coraggio di presentarsi con un nome e cognome, approfittando del fatto che la rete permette di agire con pusillanimità, ben sapendo di essere in malafede, e dunque non avendo nemmeno il coraggio di dire chi sono.
Già da questa situazione impari si possono capire parecchie cose: chi accusa e definisce con il termine improprio e spregiativo di “complottisti” non ha il coraggio di dire nemmeno il proprio nome, mentre chi cerca di capire la realtà per uscire dalla gabbia di massa ha un’identità, un nome e un cognome.
Peraltro, queste persone non sono in grado nemmeno di utilizzare le parole con la giusta accezione. Il termine “complottista” si riferisce a chi organizza losche trame che vanno a danno di alcuni o di tutti, e non può essere utilizzato per indicare chi denuncia determinati crimini. Ho già parlato dell’esigenza del sistema di etichettare in modo spregiativo i dissidenti (vedi http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/10/la-diseducazione-civile-parte-prima-il.html) , sia perché il termine dissidente svela sempre l’esistenza di una dittatura, e dunque non conviene loro usarlo, sia perché l’attuale sistema teme come la peste le persone che ragionano con la propria testa, e dunque ha l’esigenza di caricarli di disprezzo. Anche per impedire alle persone di porre mente a ciò che dicono.
Se proprio mi si vuole definire in qualche modo il termine esatto è “dissidente”. Altri termini, essendo impropri, non fanno altro che svelare la malafede di chi li usa.

Inoltre, questi personaggi non sono interessati né alle persone che soffrono né al loro stesso futuro, dato che comportandosi in questo modo dimostrano di stare dalla parte di chi ha impoverito il nostro paese, e organizza guerre e massacri in varie parti del mondo pur di mantenere il potere.
Si tratta dunque, com’è evidente, di personaggi che pensano ai loro immediati interessi, che disprezzano i valori morali, e la stessa vita umana, dato che si fanno complici di criminali.
Certamente ogni persona può scegliere la propria strada: c’è chi sceglie la codardia di mettersi dalla parte del più forte, e chi sceglie ciò che può migliorare la propria e l’altrui esistenza. La vita è fatta di scelte.

Molti ritengono che oggi il mondo si trovi alla vigilia di importanti cambiamenti, un periodo storico unico e importante. A me basta sapere che è possibile fare qualcosa per alimentare la consapevolezza delle sofferenze dovute all’ignoranza, alla credulità, alla furbizia di persone che dalla sofferenza altrui ricavano vantaggi.
La mancanza di un contesto costruttivo, e di una saggia cultura hanno già danneggiato troppe persone, producendo nevrosi, malattie e disperazione che si sarebbero potute evitare se solo queste persone avessero potuto avere occasioni per riconoscere i raggiri, le manipolazioni e la disinformazione del sistema. Mi piace credere che la sofferenza alimentata dall’ingenuità e dalle truffe dei gruppi che oggi detengono il potere possa essere diminuita, se non debellata.
Chiunque può fare qualcosa per se stesso e per gli altri. Aiutarsi a vicenda è l’essenza degli esseri umani e conta molto di più di qualsiasi vantaggio materiale che la corruzione al sistema potrebbe dare.
Fare qualcosa di buono per se stessi e gli altri vale qualsiasi rischio ci possa essere, e dunque trovare persone che cercano di fermarci può persino diventare uno stimolo a fare meglio e a capire l’importanza di ciò che si fa.

P.S. Se avete segnalazioni a tal proposito scrivetemi all’indirizzo: giadamd@libero.it
Non inviate post perché non intendo certo dare spazio (nemmeno indirettamente) a questi personaggi anonimi nel mio blog, penso che ci siano cose più importanti e interessanti da discutere.

rocco ha detto...

Nessuno è perfetto ma avere un modo e fare in modo di vivere meglio si pùò se si sceglie di farlo. E' difficile smuovere le coscienze delle persone abituate a pensare che la relatà è quella che ti impongono i gruppi di potere siano essi degli Stati Uniti, Russia, Cina, Israele o dell'Europa. Finalmente quando qualcuno che più di tanti riesce a sbloccare queste coscienze è ovviamente attaccato. Noi forse dobbiamo arrivare alla povertà del 50% per reagire? Forza allora ai presidenti come Chavez o Morales spiriti di un popolo che anela a vivere meglio con maggiore senso dio libertà anche se ognuno deve sentirsi libero per esserlo veramente.

AngelaCorrias ha detto...

Non so se è perché in America Latina gli Stati Uniti hanno agito con più violenza che in Europa, mentre qui hanno più puntato a un lavaggio del cervello subdolo, ma una cosa è certa, in Sudamerica hanno le idee molto chiare. Sono andata in Brasile almeno sei volte e non ho mai conosciuto nessuno che avesse un'alta opinione degli Stati Uniti, tutti disprezzano la loro politica estera fatta solo per sfruttare gli altri paesi e provocare guerre dappertutto. Purtroppo in Europa siamo veramente una esigua minoranza a vedere che il grande baluardo di democrazia che sono gli Stati Uniti in realtà è solo fumo negli occhi, e sinceramente non vedo all'orizzonte un leader politico in nessuno stato europeo che abbia il coraggio di andare contro il sistema.