IL TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI
Marco Travaglio ha appena scritto un commento su Gaza, diramato dalla sua casa editrice Chiarelettere, che inizia così: “Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un’organizzazione terroristica come Hamas che, essa sì, attacca civili israeliani”.
Bene.
Il compianto Edward Said, palestinese e docente di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York, scrisse anni fa un saggio intitolato “The Treason of the Intellectuals” (il tradimento degli intellettuali). Si riferiva alla vergognosa ritirata delle migliori menti progressiste d’America di fronte al tabù Israele. Ovvero come costoro si tramutassero nelle proverbiali tre scimmiette - che non vedono, non sentono, non parlano - al cospetto dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra che il Sionismo e Israele Stato avevano commesso e ancora commettono in Palestina, contro un popolo fra i più straziati dell’era contemporanea.
E di tradimento si tratta, senza ombra di dubbio, e cioè tradimento della propria coscienza, delle proprie facoltà intellettive, e del proprio mestiere. Gli intellettuali infatti hanno a disposizione, al contrario delle persone comuni, ogni mezzo per sapere, per approfondire. Ma nel caso dei 60 anni di conflitto israelo-palestinese, con la mole schiacciate e autorevole di documenti, di prove e di testimonianze che inchiodano lo Stato ebraico, non sapere e non pronunciarsi può essere solo disonestà e vigliaccheria. Poiché in quella tragedia la sproporzione fra i rispettivi torti è così colossale che non riconoscere nel Sionismo e in Israele un “torto marcio”, una colpa grottescamente e atrocemente superiore a qualsiasi cosa la parte araba abbia mai fatto o stia oggi facendo, è ignobile. E’ un tradimento della più elementare pietas, del cuore stesso dei Diritti dell’Uomo e della legalità moderna. E’ complicità, sì, com-pli-ci-tà nei crimini ebraici in Palestina. Leggete più sotto.
I traditori nostrani abbondano, particolarmente nelle fila dell’ala ‘progressista’. Marco Travaglio guida oggi il drappello, che vede Furio Colombo, Gad Lerner, Umberto Eco, Adriano Sofri, Gustavo Zagrebelsky, Walter Veltroni, Davide Bidussa et al., affiancati dell’instancabile lavoro di falsificazione della cronaca di tutti i corrispondenti a Tel Aviv delle maggiori testate italiane. E ci si chiede: perché lo fanno? Personalmente non mi interessa la risposta, e non voglio neppure addentrarmi in ipotesi contorte del tipo ‘il potere della lobby ebraica’, la carriera, o simili.
Ciò che conta è il danno che costoro causano, che è, si badi bene, superiore a quello delle armi, delle torture, delle pulizie etniche, del terrorismo. Molto superiore.
Perché una cosa sia chiara a tutti: l’unica speranza di porre fine alla barbarie in Palestina sta nella presa di posizione decisa dell’opinione pubblica occidentale, nella sua ribellione alla narrativa mendace che da 60 anni permette a Israele di torturare un intero popolo innocente e prigioniero nell’indifferenza del mondo che conta, quando non con la sua attiva partecipazione. Ma se gli intellettuali non fanno il loro dovere di denuncia della verità, se cioè non sono disposti a riconoscere ciò che l’evidenza della Storia gli sbatte in faccia da decenni, e se non hanno il coraggio di chiamarla pubblicamente col suo nome, che è: Pulizia Etnica dei palestinesi, mai si arriverà alla pace laggiù. E l’orrore continua. Essi, di quegli orrori, hanno una piena e primaria corresponsabilità.
L’evidenza della Storia di cui parlo è in primo luogo: che il progetto sionista di una ‘casa nazionale’ ebraica in Palestina nacque alla fine del XIX secolo con la precisa intenzione di cancellare dalla ‘Grande Israele’ biblica la presenza araba, attraverso l’uso di qualsiasi mezzo, dall’inganno alla strage, dalla spoliazione violenta alla guerra diretta, fino al terrorismo senza freni. I palestinesi erano condannati a priori nel progetto sionista, e lo furono 40 anni prima dell’Olocausto. Quel progetto è oggi il medesimo, i metodi sono ancor più sadici e rivoltanti, e Israele tenterà di non fermarsi di fronte a nulla e a nessuno nella sua opera di Pulizia Etnica della Palestina. Questo accadde, sta accadendo e accadrà. Questo va detto, illustrato con la sua mole schiacciante di prove autorevoli, va gridato con urgenza, affinché il pubblico apra finalmente gli occhi e possa agire per fermare la barbarie.
In secondo luogo: che la violenza araba-palestinese, per quanto assassina e ingiustificabile (ma non incomprensibile), è una reazione, REAZIONE, disperata e convulsa, a oltre un secolo di progetto sionista come sopra descritto, in particolare a 60 anni di orrori inflitti dallo Stato d’Israele ai civili palestinesi, atrocità talmente scioccanti dall’aver costretto la Commissione dell’ONU per i Diritti Umani a chiamare per ben tre volte le condotte di Israele “un insulto all’Umanità” (1977, 1985, 2000). La differenza è cruciale: REAGIRE con violenza a violenze immensamente superiori e durate decenni, non è AGIRE violenza. E’ immorale oltre ogni immaginazione invertire i ruoli di vittima e carnefice nel conflitto israelo-palestinese, ed è quello che sempre accade. E’ immorale condannare il “terrorismo alla spicciolata” di Hamas e ignorare del tutto il Grande terrorismo israeliano.
Le prove. Non posso ricopiare qui migliaia di documenti, citazioni, libri, atti ufficiali e governativi, rapporti di intelligence americana e inglese, dell’ONU, delle maggiori organizzazioni per i Diritti Umani del mondo, di intellettuali e politici e testimoni ebrei, e tanto altro, che dimostrano oltre ogni dubbio quanto da me scritto. Quelle prove sono però facilmente consultabili poiché raccolte per voi e rigorosamente referenziate in libri come “La Pulizia Etnica della Palestina”, di Ilan Pappe, Fazi ed., o “Pity The Nation”, di Robert Fisk, Oxford University Press, e “Perché ci Odiano”, Paolo Barnard, Rizzoli BUR, fra i tantissimi. O consultabili nei siti http://www.btselem.org/index.asp, http://www.jewishvoiceforpeace.org, http://zope.gush-shalom.org/index_en.html, http://www.kibush.co.il, http://rhr.israel.net, http://otherisrael.home.igc.org. O ancora leggendo gli archivi di Amnesty International o Human Rights Watch, o ne “La Questione Palestinese” della libreria delle Nazioni Unite a New York.
E torno al “tradimento degli intellettuali” nostrani. Vi sono aspetti di quel fenomeno che sono fin disperanti. Il primo è l’ignoranza in materia di conflitto israelo-palestinese di alcuni di quei personaggi, Marco Travaglio per primo; un’ignoranza non scusabile, per le ragioni dette sopra, ma anche ‘sospetta’ in diversi casi.
Un secondo aspetto è l’ipocrisia: l’evidenza di cui sopra è soverchiante nel descrivere Israele come uno Stato innanzi tutto razzista, poi criminale di guerra, poi terrorista, poi Canaglia, poi persino neonazista nelle sue condotte come potere occupante. Ricordo il 17 novembre 1948, quando Aharon Cizling, allora ministro dell’agricoltura della neonata Israele, sorta sui massacri dei palestinesi innocenti, disse: “Adesso anche gli ebrei si sono comportati come nazisti, e tutta la mia anima ne è scossa”. Ricordo Albert Einstein, che sul New York Times del dicembre 1948 definì l’emergere delle forze di Menachem Begin (futuro premier d’Israele) in Palestina come “un partito fascista per il quale il terrorismo e la menzogna sono gli strumenti”. Ricordo Ephrahim Katzir, futuro presidente di Israele, che nel 1948 mise a punto un veleno chimico per accecare i palestinesi, e ne raccomandò l’uso nel giugno di quell’anno. Ricordo Ariel Sharon, che sarà premier, e che nel 1953 fu condannato per terrorismo dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU con la risoluzione 101, dopo che ebbe rinchiuso intere famiglie palestinesi nelle loro abitazioni facendole esplodere. Ricordo l’ambasciatore israeliano all’ONU, Abba Eban, che nel 1981 disse a Menachem Begin: “Il quadro che emerge è di un Israele che selvaggiamente infligge ogni possibile orrore di morte e di angoscia alle popolazioni civili, in una atmosfera che ci ricorda regimi che né io né il signor Begin oseremmo citare per nome”. Ricordo la risoluzione ONU A/RES/37/123, che nel dicembre del 1982 definì il massacro dei palestinesi a Sabra e Chatila sotto la “personale responsabilità di Ariel Sharon” un “atto di genocidio”. Ricordo le parole dello Special Rapporteur dell’ONU per i Diritti Umani, il sudafricano John Dugard, che nel febbraio del 2007 scrisse che l’occupazione israeliana era Apartheid razzista sui palestinesi, e che Israele doveva essere processata dalla Corte di Giustizia dell’Aja. Ricordo le parole dell'intellettuale ebreo Norman G. Finkelstein, i cui genitori furono vittime dell’Olocausto: “Ma se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti.” Ricordo che esistono prove soverchianti che Israele usa bambini come scudi umani; che lascia morire gli ammalati ai posti di blocco; che manda i soldati a distruggere i macchinari medici nei derelitti ospedali palestinesi; che viola dal 1967 tutte le Convenzioni di Ginevra e i Principi di Norimberga; che ammazza i sospettati senza processo e con loro centinai di innocenti; che punisce collettivamente un milione e mezzo di civili esattamente come Saddam Hussein fece con le sue minoranze shiite; che massacra 19.000 o 1.000 civili a piacimento in Libano (1982, 2006) e poi reclama lo status di vittima del ‘terrorismo’. Ricordo che il Piano di Spartizione della Palestina del 1947 fu rigettato da Ben Gurion prima ancora che l'ONU lo adottasse, e che esso privava i palestinesi di ogni risorsa importante (dai Diari di Ben Gurion). Ricordo che la guerra arabo-israeliana del 1948 fu una farsa dove mai l’esercito ebraico fu in pericolo di sconfitta, tanto è vero che Ben Gurion diresse in quei mesi i suoi soldati migliori alla pulizia etnica dei palestinesi (sempre dai Diari di Ben Gurion); che la guerra dei Sei Giorni nel 1967 fu un’altra menzogna, dove ancora Israele sapeva in aticipo di vincere facilmente “in 7 giorni”, come disse il capo del Mossad Meir Amit a McNamara a Washington prima delle ostilità, e mentre l’egiziano Nasser tentava disperatamente di mediare una pace (dagli archivi desecretati della Johnson Library, USA); che gli incontri di Camp David nel 2000 furono un inganno per distruggere Arafat, come ho dimostrato in “Perché ci Odiano” intervistando i mediatori di Clinton; che i governi di Israele hanno redatto 4 piani in sei anni per la distruzione dell'Autorità Palestinese sancita dagli accordi di Oslo mentre fingevano di volere la pace (nomi: Fields of Thorns, Dagan, The Destruction of the PA, ed Eitam); che la tregua con Hamas che ha preceduto l’aggressione a Gaza fu rotta da Israele per prima il 4 novembre del 2008 (The Guardian, 5/11/08 – Ha’aretz, 30/12/08), con l’assassino di 6 palestinesi. E queste sono solo briciole della mole di menzogne che ci hanno raccontato da sempre sulla 'epopea' sionista.
Ricordo infine Ben Gurion, il padre di Israele, che lasciò scritto: “Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba”. E ancora: “C’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è bisogno di distinguere fra colpevoli e innocenti”. Quell'uomo pronunciò quelle agghiaccianti parole 20 anni prima della nascita dell’OLP, più di 30 anni prima della nascita di Hamas, 50 anni prima dell’esplosione del primo razzo Qassam su Sderot in Israele.
Ricordo ai nostri ‘intellettuali’ di andarle a leggere queste cose, che sono in libreria accessibili a tutti, prima di emettere sentenze.
E l’ipocrisia sta nel fatto che questi negazionisti di tali orrori storici possono scrivere le enormità che scrivono sulla tragedia di Gaza, sulla Pulizia Etnica dei palestinesi, e possono dichiararsi filo-israeliani “appassionati” (Travaglio) senza essere ricoperti di vergogna dal mondo della cultura, dai giornalisti e dai politici come lo sarebbe chiunque negasse in pubblico l’orrore patito per decenni dalle vittime dell’Apartheid sudafricana, o i massacri di pulizia etnica di Srebrenica e in tutta la ex Jugoslavia.
Il mio appello a questi colti mistificatori è: continuare a seppellire sotto un oceano di menzogne, di ipocrisia, sotto l’indifferenza allo strazio infinito di un popolo, sotto la vostra paura o la vostra convenienza, la grottesca sproporzione fra il torto di Israele e quello palestinese, causa e causerà ancora morti, agonie, inferno in terra per esseri umani come noi, palestinesi e israeliani. Sono più di cento anni che il nostro mondo li sta umiliando, tradendo, derubando, straziando, con Israele come suo sicario. Sono 60 anni che chiamiamo quelle vittime “terroristi” e i terroristi “vittime”. Questo è orribile, contorce le coscienze. Non ci meravigliamo poi se i palestinesi e i loro sostenitori nel mondo islamico finiscono per odiarci. Dio sa quanta ragione hanno, cari 'intellettuali'.
Paolo Barnard
Gennaio 2009
Tratto da
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=86
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10 commenti:
Cara Antonella, sia tu che Paolo Barnard siete fonte preziosa di informazione.
Grazie delle belle parole, e grazie a tutti quelli che ci sostengono e ci incoraggiano.
Pubblico di seguito un altro post di Barnard.
A quanto pare Travaglio vorrebbe tenere nascoste le proprie opinioni su Israele, segno che si accorge di quanto esse siano vergognose.
UN DETTAGLIO NON DA POCO
DI PAOLO BARNARD
Avete letto in questo sito un mio pezzo dal titolo “Il tradimento degli intellettuali”, dove cito, fra le tante cose, un commento di Marco Travaglio sulla tragedia di Gaza. Quel commento mi giunse da un mio lettore che lo aveva ricevuto dalla casa editrice Chiarelettere, cui si era rivolto per far pervenire a Travaglio una sua mail con richiesta di un’opinione del noto cronista sui fatti di Gaza, e con una critica a lui rivolta. Eccovi la mail del mio lettore:
“Gentile Paolo Barnard le invio la risposta di Marco Travaglio alla mia email di critica alla sua posizione pro Israele:
Cordiali saluti, Ciro Xxxx
‘Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un'organizzazione terroristica come Hamas… (la nota mail di Travaglio, nda).’”
Il commento di Travaglio è ora su decine di siti o blog italiani. Ieri mi giunge una mail da una dirigente della casa editrice Chiarelettere che dice quanto segue:
“Gentile Barnard,
Le chiedo, così come farò con il Sig. Ciro Xxxx, di togliere ogni riferimento alle parole di Travaglio su Gaza dal suo blog o da qualunque altro sito. Come Lei forse non sa, la risposta di Travaglio al Sig. Xxxx era di natura prettamente privata, inviata tramite un indirizzo e-mail - il mio - che è altrettanto privato, e che invece adesso è, contro la mia volontà, diventato di pubblico dominio. Non si tratta quindi di "un commento su Gaza, diramato dalla sua casa editrice Chiarelettere" - cito testualmente dal suo blog, ma del contenuto di una e-mail privata che non può essere in nessun modo presa e pubblicata sul web se non violando i più basilari diritti alla privacy.
La ringrazio e La saluto, Xxxx”
La mia risposta alla dirigente:
“Gentile Xxxx, lei ha mandato una risposta di Marco Travaglio a un suo lettore, il quale vi aveva interpellato come casa editrice secondo le seguenti modalità:
‘Messaggio inoltrato ----------
Da: ciroxxxx@xxxx
Date: 8 gennaio 2009 16.07
Oggetto: Israele e Travaglio
A: mailto:chiarelettere@xxxx.com
Gentile Redazione chiedo gentilmente di girare a Marco Travaglio le poche righe scritte di seguito perchè non ho la sua email:
Caro Marco Travaglio premetto che non perdo un suo articolo… ecc.’
Voi gli avete risposto secondo le seguenti modalità:
‘----Messaggio originale----
Da: chiarelettere@xxxx.com
Data: 08/01/2009 17.15
A: ciroxxxx@xxxx
Ogg: Re: Israele e Travaglio
Gentile Sig. Xxxx,
Le inoltro la risposta di Marco Travaglio alla sua mail.
Cordialmente, La redazione di chiarelettere.it (segue il pezzo di Travaglio, nda)… ecc.’
Le faccio notare che lei firma la risposta come "La redazione di Chiarelettere", non come privata cittadina, e che non accenna minimamente al fatto che quell'indirizzo sia privato. Come poi, un indirizzo chiarelettere@xxxx, possa essere privato me lo deve spiegare. L'errore comunque lo ha fatto lei che non ha specificato nulla, noi non ne siamo responsabili, poiché non siamo veggenti.
La sua pretesa che io elimini dal mio sito "ogni riferimento alle parole di Travaglio su Gaza" è prepotente e assurda. Non ha basi nel codice deontologico della nostra professione, visto che Travaglio è personaggio pubblico e che ciò che dice è di pubblico interesse. Toglierò "un commento su Gaza, diramato dalla sua casa editrice Chiarelettere" dal mio sito, ma non altro, e mi rammarico che proprio voi, proprio Chiarelettere, si renda protagonista di una intimidazione, perché questo è, che tiene buona compagnia ai modi dei Previti e Geronzi. Bravi. Ora portatemi in tribunale, proprio voi.
Paolo Barnard”
Fate attenzione. La dirigente di Chiarelettere pretende che sparisca dal mio scritto “ogni riferimento alle parole di Travaglio su Gaza” (e da ogni altro sito!), perché contenute in una mail "privata". Travaglio divulga per mari e per monti la sua opinione sui fatti di attualità, giustamente, anzi, ha fatto del suo essere un ‘opinion leader’ la sua fama e carriera; la sua opinione è di pubblico interesse perché Travaglio è un potente formatore di pubblica opinione, e quello che dice conta assai; ma soprattutto Travaglio risponde a migliaia di italiani ogni anno, e nella Storia del giornalismo italiano non si è mai udito di lettere di giornalisti in risposta ai loro lettori e che trattano esclusivamente di attualità da considerarsi come privatissimi affari. Ora, questa particolare mail però (inviata a un lettore da un indirizzo di una casa editrice, ribadisco) è di colpo un fatto di inviolabile privacy. Chissà perché proprio questa, che ci dice così chiaramente l'opinione del noto cronista sul "genocidio del popolo palestinese" (genocidio: cito il Prof. Francis A. Boyle, docente di Diritto Internazionale Università dell'Illinois, USA).
E io dovrei assolutamente eliminarla quell'opinione, pena che? “Violando i più basilari diritti alla privacy” puzza molto di avvocati e rogne legali, ahimè io lo so bene. Infine, perdonate il sarcasmo, chi è che in Italia si fa forte del diritto alla privacy per bloccare le sue esternazioni di pubblico interesse ma un pelo controverse o criticabili?
Questo è un piccolo episodio nell'oceano di disperazione per quanto accade in Palestina, è un dettaglio, ma non da poco. E' parte integrante del "Tradimento degli intellettuali" e dei loro metodi. Si chiama Metere a Tacere, con scusanti pretestuose e minacce più o meno velate di ritorsioni legali. E che questo venga da Chiarelettere poi...
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=90
13.01.2009
Travaglio è peggio di Grillo, buoni a patto che il loro orticello sia difeso e cresca sempre più alla faccia della gente che crede in ciò che denunciano per l'interesse di tutti.
In questi giorni il mondo dei blog indipendenti si è ampiamente occupato dei tragici avvenimenti in Medio Oriente.
Unici a non accorgersene quelli del circuito Di Pietro, Travaglio, Grillo (con l'unica eccezione per quest'ultimo che ha dedicato all'argomento un post molto marginale), che hanno continuato ad occuparsi del teatrino nostrano come se nulla fosse.
E' evidente quindi che questi signori, per motivi che si possono solo ipotizzare, non parlano di questi argomenti (e se lo fanno come nel caso di Travaglio abbiamo visto come).
Per puro caso essi sono anche quelli che raccolgono la maggior parte di adesioni da parte di quell'opinione pubblica che non si fida dei tradizionali media di regime e, sempre per caso, sono quelli ai quali l'establishment concede maggior spazio su questi media o dei quali parla maggiormente.
Un'altra "coincidenza" riguarda Daniele Luttazzi, guarda caso cacciato definitivamente dalla televisione, che ha invece dato ampio risalto sul suo blog alla questione palestinese senza sposare la versione ufficiale dichiaratamente filoisraeliana, ma fornendo invece molte di quelle notizie che la stampa nasconde (o falsifica) al grande pubblico.
Ovviamente non è per puro caso che proprio questi personaggi influenzino l'opinione pubblica: essi hanno così tanto spazio nei mass media proprio perché sono sottomessi al sistema (in modo più o meno evidente) e raggiungono milioni di persone che non si informano su Internet e dunque non leggeranno mai gli articoli scritti da Barnard o da altri che informano correttamente. Tanto per dare un'idea: almeno l'80% delle persone si informa attraverso la televisione, mentre soltanto il 13,5% si informa su Internet. Di questo 13,5% soltanto alcune decine di migliaia si informano su siti indipendenti. Rendetevi conto di quante poche persone conosceranno alcune importanti verità.
E' tutto congegnato in modo tale che le persone più oneste vengano lasciate ai margini oppure nemmeno considerate, anche quando sono assai più professionali e preparate dei giornalisti corrotti. La cosa che più mi fa specie è che, nonostante questo, persone che scrivono su blog indipendenti vengono talvolta perseguitate da personaggi che vengono pagati per aprire siti appositi, finalizzati a screditare coloro che dicono la verità sul regime. Inferisco da ciò che la forza del gruppo dominante è soltanto apparente: se la maggior parte delle persone scegliesse di diventare più consapevole del sistema e riuscisse a "risvegliarsi", probabilmente il regime crollerebbe come un castello di carte.
Scopriamo su quale libro paga (materiale o di 'obbedienza') figurano certi personaggi, che in pubblico si ergono a difensori della legalita' e vendono milioni di libri.
D'altronde, basta vedere quali ambienti li hanno generati. In questo caso, un certo mondo tecnocratico, 'liberale-azionista' (Montanelli e il suo Giornale) certi salotti 'ben' frequentati...
Luca
Ero al programma di Annozero il 25 Gennaio. Sono Nora, ero in collegamento da Milano e sono intervenuta parlando della Palestina.
Sono rimasta molto scioccata dall'affermazione di Marco Travaglio in puntata in risposta al ragazzo di Gaza. Vorrei riportare il dialogo per intero:
Il ragazzo di Gaza ha detto: “Non è solo Hamas che lancia i razzi ma tutta la popolazione, ci sono movimenti che vogliono difendere il loro diritto a tornare a casa[…]”Israele ha creato all’interno di Gaza una separazione tra i due movimenti tra Fatah e Hamas: ha isolato Fatah nella Cisgiordania e ha accerchiato Hamas in questa gabbia”
Marco Travaglio ha detto, in risposta al ragazzo: “se lei dice che i missili non li lancia soltanto Hamas ma li lancia anche la popolazione tutta quanta lei sta dicendo che è impossibile distinguere fra Hamas e il resto della popolazione e allora come fate a dire che Israele non ha il diritto di difendersi se addirittura a lanciare i missili è un’intera popolazione. C’è una grossa contraddizione in quello che lei ha detto! A parte il fatto che poi la guerra civile interna fra l’Alfatah e Hamas l’abbia causata Israele, che le armi le porti Israele adesso, insomma, non siamo completamente ingenui eh! Ci sono dei problemini fra le fazioni palestinesi: Israele crea le divisioni, Israele porta le armi!” (dicendolo modo ironico).
In seguito a questa affermazione sconcertante ho voluto informarmi meglio e ho scoperto solo adesso, girando in internet, che Travaglio si è dichiarato filoisraeliano. Per me è stata una grande delusione. Ho letto le lettere di Barnard su http://www.peacelink.it/mediawatch/a/24477.html e mi ha fatto aprire gli occhi sulla nostra società!Non che non ci avessi mai pensato ma forse non ho mai voluto crederci!Se anche i buoni sono cattivi allora non c'è speranza?
Nel mio piccolo cerco di fare informazione come posso anche attraverso il mio blog (http://ionora.splinder.com/).
Ma alla fine se una persona vuole informarsi davvero i mezzi li ha no?? Grazie anche a blog come questo in cui sono capitata grazie al link di quest'altro sito:http://inquietologo.wordpress.com/2008/10/26/scambio-fra-paolo-barnard-e-marco-travaglio/
Meno male che c'è internet!
Grazie ancora!
Grazie a te Nora per la tua testimonianza.
Questa vicenda fa capire come sempre più spesso alcune verità possono essere trovate soltanto in rete. Questo è sconcertante se si pensa che parecchi milioni di italiani non si informano su Internet. Vuol dire che l'opinione pubblica oggi è basata su inganni mediatici e mistificazioni varie. E' anche per questo che il nostro paese versa in misere condizioni.
Cara Antonella
Questa mia per ringraziarti.
Sono accanita sostenitrice del popolo palestinese da piu' di 25 anni,vivo all'estero e solo attraverso youtub ho scoperto Paolo Barnard.Mi ha colpito tantissimo il suo amore incondizionato per la verita'e questo ha fatto di me una sua sostenitrice.La quasi totale ignoranza della verita' mi ha sconvolto,sto dedicando tutto il mio tempo libero alla diffusione dei suoi scritti,purtroppo come dice Barnard i paladini dell'anti sistema hanno fatto tanto danno sulle menti piu' deboli.La vita mi ha insegnato:Quando si difende la verita' non si sbaglia mai.Dobbiamo aver pazienza e i risultai arriveranno.Mikaela
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