sabato
CARISSIMO PAOLO BARNARD
In seguito al seguente post di Paolo Barnard
(http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=172):
“La lotta civica a gettoni non funziona, Randazzo e Blondet.
La sensazione è un amaro in bocca di quelli che ti fa rimanere in silenzio senza neppure più la voglia di finire la birra. Ero in un pub con una cara amica, che mi dice "La Randazzo non scrive più su Comedonchisciotte, ci si deve abbonare per leggerla adesso... Mi pare che anche Blondet sia a pagamento". La prima cosa che mi è venuta in mente è un'immagine, ve la descrivo: il panorama desolato di una Berlino est in pieno regime, poche anime che vagano nel grigiore del cemento disadorno in cerca di sostegno. Su un muro è appeso un distributore automatico, la scritta recita "Resistenza, inserire un gettone". Randazzo, Blondet, ma che fate? Siamo il sottoscala della resistenza civica, ombre che parlottano nei sotterranei dell'informazione mentre sopra troneggiano i colossi del Sistema e dell'Antisistema che ci lasciano lo scarto delle briciole del pubblico, e voi elargite strumenti di lotta a pagamento? Posso capire se scriveste di geopolitica, di new age, di costume. Ma chi scrive come poter respirare nonostante le polveri che intasano i polmoni, come poter ancora vedere nonostante l'acido negli occhi, non può chiedere "inserite un gettone". Avete bisogno di soldi? Arrangiatevi in altro modo. "Libertà, inserire un gettone."”
Rispondo con una lettera aperta a Paolo Barnard:
Carissimo Paolo,
mi trovo spesso d’accordo con ciò che scrivi e alcuni tuoi articoli li ho apprezzati particolarmente, ad esempio quello in cui spieghi il Trattato di Lisbona e quello in cui parli dell’esigenza di essere motivati al 100% al cambiamento e della necessità di ripudiare vie di mezzo.
Ho apprezzato anche l’ultimo post in cui parli di me e di Blondet, ed esprimi quello che diverse persone pensano.
Condivido in parte quello che dici ma considerando la tua affermazione: “avete bisogno di soldi? Arrangiatevi in altro modo” devo farti osservare che se ci si arrangia in altro modo non rimane tempo per scrivere articoli di una certa qualità.
Ovviamente, sto parlando per la sottoscritta: non conosco personalmente Blondet e posso spiegare soltanto la mia scelta e non quella degli altri.
Talvolta ho ammirato la veemenza con cui esprimi le tue opinioni, ma, confesso, un po' meno in quest'ultimo post. Ti sei espresso in modo deciso contro una determinata scelta senza conoscere le ragioni e le particolari situazioni delle persone che citi. Sorprende che tratti in modo così grossolano (come i personaggi della "cultura" di massa) un argomento che certo grossolano non è.
Il punto è: i giornalisti indipendenti sono tenuti ad offrire gratuitamente il proprio lavoro?
Il problema non può esulare dalla considerazione del sistema in cui attualmente viviamo. Tu stesso hai spesso parlato di come il gruppo di potere cerca di sottrarre risorse al vero progresso dell'uomo.
Dunque: possiamo dire che oggi ogni persona può disporre del proprio tempo come vuole, potendo fare sempre ciò che la passione gli suggerisce e poi offrirlo agli altri gratuitamente?
Come tutti sappiamo, oggi non è così, e questo è uno dei tantissimi motivi per abbattere un sistema obsoleto, che intende il lavoro come un modo per soggiogare e sfruttare le persone. E se si vuole svolgere un'attività che nulla ha a che vedere col sistema (o che addirittura lo avversa) si dovrebbe fare la fame o rinunciare.
E' facile sostenere che gli autori indipendenti dovrebbero offrire gratuitamente i propri articoli, ma nella realtà attuale sappiamo bene che si paga tutto, persino l'acqua. L'attuale sistema non concede a tutti la possibilità di offrire gratis il proprio lavoro. Eppure anche tu, caro Barnard, pensi che l'informazione indipendente debba essere prodotta gratuitamente, come se ciò fosse possibile a tutti.
Tu sei un giornalista e dunque di sicuro sai che per scrivere pezzi ben documentati e per aggiornarsi occorre molto impegno e risorse. L’impegno richiede tempo, e se questo tempo non è retribuito a lungo andare inevitabilmente se ne risente.
Ad un certo punto, come ho spiegato ai miei lettori, mi sono trovata di fronte ad una scelta: chiedere un piccolo contributo ai lettori oppure smettere di scrivere. Per fortuna molti lettori hanno capito e hanno aderito all’iniziativa della pubblicazione del giornale “Nuova Energia”.
D’altronde, la cifra necessaria per l’abbonamento è a portata di quasi tutte le tasche, e dunque si tratta semplicemente di comprendere che anche il giornalismo indipendente è impegnativo: costa tempo e risorse che non sempre sono gratuite (documenti, libri, ecc.). Dare un sostegno a chi produce informazione indipendente è anche un modo per fare qualcosa di concreto contro un sistema che ci offre soltanto propaganda.
Con questo mio scritto non voglio convincere nessuno di nulla, se qualcuno crede che i giornalisti indipendenti debbano scrivere sempre gratuitamente (e se non possono devono sparire per non deludere nessuno) continui pure a pensarlo. Ma, caro Barnard, con questa lettera voglio farti presente le ragioni che mi hanno indotto a prendere una decisione impopolare in un panorama di blog o siti che offrono informazione gratuitamente.
Senza voler togliere nulla ai vari bloggher, devo anche osservare che molti siti gratuiti che vorrebbero divulgare informazioni di solito censurate presentano una qualità dell’informazione scadente, lacunosa e talvolta con toni emotivi eccessivi. Tu stesso, se non sbaglio, talvolta hai osservato tali carenze mettendo in evidenza la lacunosità delle fonti oppure la mancanza di rigore logico.
La maggior parte di coloro che scrivono sui vari siti non sono ovviamente né giornalisti né scrittori. Dunque, scrivono su argomenti importanti come la questione d’Israele, il signoraggio o le armi chimiche senza averne specifica competenza ma, soprattutto, spesso senza approfondire con letture specialistiche che non siano quelle presenti sullo stesso web.
Ne deriva un’informazione ripetitiva (perché gli autori copiano i dati da altri autori che scrivono in altri siti oppure pubblicano articoli già pubblicati in molti siti) e assunta da molti come dubbiosa, opinabile, anche quando i contenuti espressi sono del tutto reali e verificabili.
L’effetto è quello di far associare l’informazione non di qualità, con fonti incerte o non chiare, agli argomenti che il regime aborrisce. Ciò purtroppo rafforza coloro che considerano chi si informa su Internet un ingenuo, un credulone, oppure uno che non cerca fonti inappuntabili.
Questo significa anche che, come tu ben sai, la qualità dell’informazione dipende dall’impegno, dalle risorse e dal tempo che si impiegano, e come già detto, l’impegno e le risorse “costano”. Si può offrire un’informazione di qualità anche con costi modesti, ma gratuitamente può risultare difficile a qualcuno.
Ovviamente con questo non voglio certo sostenere che su siti indipendenti e gratuiti non ci siano anche persone brave, professioniste, giornalisti o scrittori, come te. Voglio soltanto osservare che non tutti possono offrire il loro lavoro in modo completamente gratuito (ad esempio, se non sbaglio, anche Massimo Fini e altri offrono prodotti editoriali a pagamento).
Tu sei un bravo giornalista e mi complimento con te per quello che offri gratuitamente. Spero tu possa sempre avere modo di farlo.
Con simpatia
Antonella Randazzo
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19 commenti:
Buonasera direi che in parte potrebbe avermi convinto la sua decisione , la cosa che mi lascia un po' perplesso , è quando crea l'assioma pagamento= informazione piu credibile . Non voglio ,con questo, dire che non costi tempo e in molti casi denaro scrivere in maniera serie e documentata , ma mi creda le persone che considerano le altre in maniera superficiale e anche un po' credulona avendo come fonte d'informazione internet non cambieranno certo la loro visione ottusa sull'argomento quando qesto sia gratuito o meno . A mio parere la sua scelta può essere difesa da parte sua in molti modi , come fa molto bene nella prima parte della sua replica a Barnard, ma penso che poco possa centrare la questione credibilità nei confronti di chi ingenuamente pensa che nel momento in cui è gratuita allora non è valida. Quelle persone rimarranno irremovibili sui loro ideali bigotti e ingenui (dal mio punto di vista) .
Spero di essere stato sufficientemente chiaro nell'esporre il pensiero di chi come me la seguiva con piacere ed interesse considerando i suoi articoli interessanti.
Nel mio caso penso che prenderò la strada che presi all'epoca con Blondet , smettere di leggerla .
Cordiali saluti e in bocca al lupo per il suo Giornale .
P.S ho scritto molto di getto la mia replica e non sono uno scrittore di professione mi perdone eventuali strafalcioni di forma . rinnovo i miei saluti
Ciao Antonella e buon anno.
Scusa se ancora non mi sono abbonato, ma per motivi economici ( insomma, problemi lì al lavoro ) ho rimandato il pagamento.
Mi complimento per la pacatezza della tua risposta all'articolo ( che ho letto qualche minuto fa ) di Bernard sulla tua scelta - oltre a quella di EFFEDIEFFE - di far pagare l'informazione.
Già ti eri espressa chiaramente qualche mese fa, hai ripetuto le stesse cose che molto probabilmente - sperando in buona fede - Paolo aveva dimenticato.
Continua così, purtroppo questa è la realtà. Se si vuol fare una corretta informazione, molto tempo si deve impiegare e di aria...non si vive.
Un saluto.
Luca
L'opinione di Barnard è senz'altro condivisibile e ammirabile, ma purtroppo la tua visione è più realistica. Sono una giornalista freelance e siccome cerco di non scrivere propaganda, la maggior parte dei giornali o siti che mi pubblicano non hanno i fondi per pagarmi.
Ovviamente in qualche modo devo sopravvivere, quindi ho altri lavori, sempre da freelance e legati ai media, ma sottraggono molto tempo alle mie ricerche e ai miei articoli, col risultato che riesco a scrivere solo pochi pezzi al mese.
E' questo che intende Barnard con "Arrangiatevi in altro modo"? Fare lavori che non sono il mio solo perché il mio non viene pagato e quindi mi ritrovo a fare il mio part-time (quando va bene) solo perché non scrivo la spazzatura che si trova nei media e nei pallosissimi "debunker"? Questo è giusto, secondo Barnard?
Spero davvero che la situazione cambi in fretta, perché ora come ora, checché Barnard ne dica, rischiamo di accumulare più frustrazioni che soddisfazioni.
penso che abbia ragione Barnard questa volta cara Antonella, in rete, mentre rimane gratuita l'informazione mendace, quella vera o quanto meno quella verace, la chiudete col lucchetto? io ti dico per me, la connessione è già un peso sul bilancio, se poi dovessi aggiungere anche solo 1 euro per tutti i siti che visiono e per cui vale ancora la pena di restare in rete, ebbene questo non me lo posso permetere. Questo per me, significa ricadere nel buio dopo aver visto la luce e quello che non ora non serve, è che nessuno la spenga questa "luce" che si è creata, paradossalmente è come voler essere simili alla casta, non si fa se non c'è guadagno! bada, io comprendo anche il tuo rubarti il tempo davanti al pc, tempo che avresti potuto magari appagare ai tuoi interessi privati non c'è dubbio, però ti sei scelta un ruolo, la gente attratta lo segue e tu il meglio che sai dare, è specularci su? di questo passo, l'ultimo rigurgito d'orgoglio Italico l'hanno proposto i carbonari e chi potrebbe essere nuovo leader si rifiuta di farlo, non è che siamo poi messi così tanto bene!
Con rispetto
Mimmo
Cara Antonella, l'equilibrio tra diritto/dovere all'informazione e diritto/dovere al sostentamento non è facile da trovare. Credo che sia legittimo che il proprio lavoro venga retribuito. Al tempo stesso credo sia importante che il maggior numero di persone possano avere accesso a informazioni rilevanti. Personalmente, trovo piuttosto imegnativa la tua richiesta economica. Non potrei permettermi di spendere la stessa cifra per tutte le fonti che ritengo valide e interessanti. Se magari potessi lasciare saltuariamente un articolo visibile a tutti sarebbe bello. Grazie. Ciao
E' giusto segnalre anche una specie di risposta che mi dà Barnard all'indirizzo:
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=173
Sinceramente, io non mi sento inutile e non credo che la maggior parte di quello che scrivo sia superfluo (ricevo molto sostegno da parte di molti lettori), leggo piuttosto negli scritti di Barnard un certo, assai pesante, pessimismo.
Egli ha spesso l'impeto di dirci come saremmo (pavidi, passivi, incapaci, ecc.) ma, correggetemi se sbaglio, non mi risulta che abbia offerto una visuale che non sia quella nichilista.
Il senso critico è molto importante ma se si oltrepassano i limiti e si vuole per forza vedere il negativo ovunque forse ci si espone al pessimismo, che non è un alleato di successo in nessuna battaglia.
Da qualche tempo Barnard non fa che dire "siete pavidi", "non sapete più reagire", "quel tal giornalista sbaglia in questo", "quel talaltro sbaglia in quest'altro".
Essere provocatori e sollevare questioni può avere il suo valore, ma forse Barnard sta esagerando e trascinando tutto in una voragine che somiglia molto alla nevrosi.
Ho sempre detto che la realtà attuale ci offre una difficile sfida: stiamo diventando sempre più consapevoli e dobbiamo trovare modo per creare una realtà adeguata. Chi ha letto i miei articoli sa che secondo il mio punto di vista si possono fare molte cose per contrastare il sistema e una è acquisire sempre maggiore consapevolezza, a tal punto da scegliere comportamenti che indeboliscono il sistema. Più persone daranno sempre meno sostegno al sistema e più esso si indebolirà fino a crollare. Tutto questo non è semplice ma possibile.
Stare a rimuginare, come fa Barnard, su quello che non viene fatto o sul comportamento attuale delle masse è inutile.
Utilizzare il senso critico per andare contro persone come me che si arrabattano fra mille difficoltà per continuare a produrre informazione indipendente che ritengo utile per me e per gli altri (e molti mi stanno sostenendo in questo), sinceramente, lo trovo sciocco.
Caro Barnard, interessati al sistema economico-finanziario, al sistema politico o al Trattato di Lisbona, come hai fatto in passato, e smetti questa tiritera del "quello è inutile", "siamo pavidi". Vedrai che anche tu stesso starai meglio.
Il punto Antonella, indipendentemente dal fatto se sia giusto o sbagliato fare i blogger a pagamento ( e non mi interessa qui entrare nel merito: in un mondo "normale" sarebbe più che legittimo che qualsiasi attività utile venga più che adeguatamente retribuita ! ) è che così SI COSTITUISCE UN PRECEDENTE MOLTO PERICOLOSO.
Il vero problema infatti non è di natura etica ( ripeto: più che legittima la retribuzione di tanto lavoro), nè di natura economica ... il problema è di una apparenza di "adeguamento al sistema", apparenza che inevitabilmente odora un poco di autogol, e di contraddizione di fondo.
Vada per Blondet che gestisce un vero e proprio quotidiano, con le relative esigenze ( e costi ) di struttura, collaboratori, di tempi da rispettare ... Ma io mi immagino un Bertani, lo stesso Barnard, chiedersi: "e perchè non io ?"...
Al che staremmo freschi ...
L' apoteosi del sistema, che vince anche sulle mosche bianche ... che a questo punto finirebbero per assomigliare troppo alla metamorfosi già subita dalla "sinistra". Ti sei accorta che stai parlando in termini di "produttività" ? Che stai parlando di "energia e tempo" come un perfetto manager ?
Che stai parlando di "quantità di prodotto" ???
Ora la domanda è questa: "A chi serve, di grazia, tanta produttività ???" ... Non a noi che leggiamo, a noi non interessa dover leggere a cadenza periodica, anzi, molto meglio un post bello tosto una volta al mese, che di grafomani in giro ce ne sono fin troppi ...!
Quindi c'è un falso problema di base, ossia che "serva TANTA ROBA" per combattere il nemico ...
No, non serve tanta roba ( e anche questa è una deformazione mentale indotta dall' Immaginario odierno .. !!! ) ...
Serve casomai più riflessione, che si sposa sempre col "POCO"...
Perchè ricalcare la stessa tattica del mainstream che ci "soffoca" letteralmente con la sua fuffa ? Perchè non seguire la via del "poco ma buono" ( con relativo minor impegno di tempo ) e dare solo pochissimi imput ben distillati ?
... E poi che ognuno, tranquillamente e senza azioni plateali, metta in pratica nel quotidiano quello che man mano capisce: il pensiero necessita sempre anche di SILENZIO.
Perchè così, e solo così, potrà avvenire LA VERA RIVOLUZIONE.
Con immutata stima, Il Linguaggio Dimenticato.
Il problema non è la quantità ma la qualità.
Barnard ha spostato l'attenzione sulle cose importanti: non si può dire a priori "è tanto" o "è poco" dipende dagli argomenti importanti (che non sono pochi) e dalle informazioni che si devono dare.
La vera ricerca culturale non è mai troppa, è troppa la propaganda e la pseudo-cultura da cui siamo quotidianamente sommersi.
P.S: è doverosa una postilla al commento da me sopra postato.
Sia ben chiaro che è lontana da me l' idea di prendere le difese di chicchessia: anzi, ritengo la spinta di Barnard all' "azione" utopica e assai improbabile; la mia personale convinzione è che il sistema dovrà "implodere" dall' interno, e ci vorrebbe tanto poco, basterebbe solo togliergli benzina ...
Ma non è questo il punto: io posso capire le posizioni di entrambi: caratterialmente opposte, spinto all' azione l' uno e alla riflessione l' altra, ma appunto per questo è necessaria una SINTESI: scontrandovi ( e sostenendo ognuno in modo miope la sua sola posizione ) non fareste altro che il gioco "manicheo" del Potere, che vuole ridurre tutta la nostra esistenza ad un derby "Milan-Inter", per poterci meglio instupidire e controllare.
Inoltre sarebbe il solito gioco a "vivere di pancia" situazioni che invece vanno considerate più a freddo.
"Sintesi e non Antitesi", per cortesia: lo chiedo a titolo personale e di tutti quelli che vi hanno concesso la loro fiducia di lettori.
Avere un diverso approccio "metodologico" ( in fin dei conti di questo si tratta ) non significa dover dissentire sulle questioni fondamentali.
Insomma: cerchiamo di non annegare in un bicchier d' acqua ...
Ciao, grazie.
Sono d'accordo: infatti, non ho mai cercato alcuno scontro né con Barnard né con altri.
Paolo ha ragione da vendere, in quanto ai tuoi articoli cara Antonella, mi mancheranno, quando sarai in grado di offrirli gratuitamente a TUTTI sarà un bel giorno, avrai capito la differenza tra lavoro e vocazione vissuta con passione
Chiedere un contributo per non smettere di scrivere credo sia la prova più palese che è la passione che mi dà la forza di andare avanti.
Comprendo l'impopolarità del gesto, ma ricordo che ho scritto moltissimi articoli che potete leggere gratuitamente. Finché ho potuto l'ho fatto, ed è chiaro che mi muoveva la "vocazione vissuta con passione" come dici tu.
E' bello vedere quanta gente, come Ercole, pensi che i giornalisti indipendenti possano vivere di sola aria. Ma i medici, gli avvocati, gli ingegneri, gli idraulici, gli elettricisti liberi professionisti hanno tutti un secondo o terzo lavoro per campare?
Perché sembra giusto che i giornalisti indipendenti facciano la fame? Oh certo, viviamo in epoca di propaganda, quindi chi vuole fare informazione onesta per svegliare un po' di gente è un eroe. Allora sarebbe molto auspicabile che più gente iniziasse a fare questa ricerca, anche lei signor Ercole, potrebbe licenziarsi dal suo lavoro e iniziare a leggere montagne di libri e documenti, viaggiare e intervistare, fa niente se nessuno la paga, sarà un eroe, e potrà vivere di gloria. Oppure magari rinuncia a vacanze e weekend e lavora per racimolare almeno i soldi per le bollette.
Che comodo parlare dall'esterno, si legge il pezzo ben confezionato e si va a dormire tranquilli.
Capisco le motivazione di entrambi.
Capisco ciò che Barnard dice, sostenendo il fatto che è necessario concentrare tutte le forze contro il Potere (evitando che ci siano ostacoli alla libera informazione).
Capisco le tue reali esigenze di vita...
Forse come in ogni cosa integrare piuttosto che presidiare due mondi opposti sarebbe più desiderabilee opportuno.
Paolo, Antonella e gli altri giornalisti indipendenti dovreste unirvi, fate gruppo...l'obiettivo è comune così si evita di disperdere energie, soprattutto finanziare; questo infatti a mio modo di vedere consentirebbe a Noi lettori, desiderosi di sfruttare delle fonti, di poterci più facilmente aggregare e di potere diffondere una informazione indipendente.
Prendete il telefono... fate un progetto comune (non 100 siti, blog, ect),perchè è necessaria una struttura ben organizzata e finanziata per combattere il Potere. Secondo me molti lettori sarebbere ben contenti di finanziarvi.
Grazie Angela della tua testimonianza e del tuo realismo, che in alcune occasioni è necessario avere.
Grazie anche a tutti gli altri. Grazie Free per la tua idea che è molto buona, io sarei disponibile ad aggregarmi in un progetto editoriale con altri giornalisti indipendenti.
Per concludere, colgo l'occasione per ringraziare davvero di cuore tutti coloro (e siete molti) che mi hanno manifestato molta comprensione e ringrazio tutti quelli che si sono abbonati permettendomi di continuare a svolgere un'attività che considero molto importante per la mia crescita e (spero) anche per quella di qualcun altro. Per questo vi abbraccio tutti e vi dico un forte GRAZIE!!!!!!
Sono molto d'accordo con quanto dice Free, anche io penso infatti che un numero così elevato di siti indipendenti (pur importanti per garantire la pluralità dell'informazione) a volte causi dispersione di energie e paralizzi il lettore dandogli troppe opzioni. Ovviamente anche i lettori hanno il loro lavoro, e non hanno il tempo di leggere e consultare ogni giorno tutti i siti.
Collaboro da freelance per pubblicazioni straniere e per quanto posso aggiorno i miei blog, quindi sarei più che disponibile a creare un gruppo editoriale così da unire le forze in un progetto coerente.
Se Antonella ne vuole parlare, posso mandare la mia email all'indirizzo presente in questo blog.
Certo che ne voglio parlare, scrivimi pure.
Scrivo una cosa che non c'entra con questo contesto ma devo farlo a beneficio della verità:
su diversi siti (molti dei quali spazzatura) circolano scritti di persone che dicono di aver scritto post a questo blog e di non aver visto pubblicato il proprio commento.
E' vero che su questo blog c'è la moderazione, ma essa viene applicata sulla base delle regole della netiquette e non indiscriminatamente. Molte di queste persone stanno semplicemente cercando di mettermi in cattiva luce perché negli ultimi mesi NESSUN POST E' STATO CESTINATO, DUNQUE SE TROVATE QUALCUNO CHE DICE IL CONTRARIO STA MENTENDO.
Inoltre devo precisare di non essere iscritta a NESSUN SOCIAL NETWORK e l'unica mia foto sul web è quella da me pubblicata nel mio sito.
Dunque se trovate persone che si firmano col mio nome sono mie omonime oppure "fake".
Sono per prima io stessa a non saper spiegare come mai esistano persone che impiegano molto del loro tempo addirittura per curare siti aperti apposta per screditarmi. Evidentemente ne hanno un qualche vantaggio.
Basta con tutte queste storie. Se antonella randazzo desidera un contributo per la sua attività è titolata a chiederlo. Punto e basta. Certo questo le porterà via qualche lettore trai più giovani...questo è l'unico dato negativo...per il resto non vedo dove sia il problema. di Travaglio non mi scandalizza il fatto che abbia una casa editrice; mi scandalizza che dica solo parziali verità tacendone appositamente delle altre, ottenendo così delle sostanzialio bugie, dette non senza malafede.
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