sabato
ANTEPRIMA "NUOVA ENERGIA" N. 3 - PROSSIMA USCITA
IN QUESTO NUMERO:
GLI AMICI DEGLI AMICI SONO ARABI
Di Antonella Randazzo
Chi professa di essere amante della democrazia e della libertà può andare d’amore e d’accordo con feroci dittatori?
La logica ci direbbe di no, ma ormai siamo abituati ad un sistema che con la coerenza e la logica poco ha a che vedere.
Berlusconi va in Arabia Saudita (20-22 novembre), e dice di voler sviluppare la “diplomazia commerciale”. A Jeddah viene accolto dal governatore della Mecca, il principe Khaled Al Faisal e dall’Ambasciatore d’Italia a Riad Eugenio D’Auria. Come molti sanno, l’Arabia Saudita è il più grande produttore di petrolio e potrebbe offrire “importanti opportunità”... (continua)
CROCIFISSI E CORRUZIONE
Di Antonella Randazzo
Può un semplice oggetto appeso al muro rappresentare tutto ciò che riguarda la devozione religiosa?
Per i parlamentari leghisti sembrerebbe di sì. Infatti, si sono indignati di fronte all’idea di dover togliere i crocifissi dai muri delle scuole ma non si indignano affatto di fronte a comportamenti ferocemente anticristiani. Anzi, sempre più spudoratamente diversi nostri politici assumono comportamenti crudeli verso i più deboli, a somiglianza di chi ha crocifisso Cristo, e non di chi rispetta i valori del cristianesimo... (continua)
QUANTO CI COSTA E CI DANNEGGIA IL DISONESTO NAPOLITANO
Di Antonella Randazzo
Ha superato davvero ogni limite: fra un governo di natura fascista con un presidente del consiglio che dovrebbe stare in galera e invece cerca di fare leggi per non andarci, e una magistratura che vuole far rispettare la Costituzione, Napolitano cosa fa? Fa le prediche alla magistratura.
Dovrebbe rappresentare l’unità del nostro paese, e ci costa milioni e milioni di euro. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano appare sempre più spesso disonesto verso i cittadini, e sempre pronto a difendere il gruppo di potere contro l’interesse di tutti noi. Lo fa in modo subdolo, per non farlo capire a chi ancora ignora le vere caratteristiche del sistema in cui attualmente viviamo.
Gli esempi per capire la sua sottomissione al potere e il suo disprezzo per la vera democrazia sono tanti... (continua)
RUBRICA DI SCIENZA:
LA FISICA QUANTISTICA POTREBBE DAVVERO CAMBIARE LA VITA DI TUTTI I GIORNI?
(Terza parte)
Nessun metodo risulta onnipotente nella conoscenza della natura, e anche il modello matematico non fa eccezioni, considerando i molti “adattamenti” matematici, le approssimazioni presenti in diversi sistemi, e le aporie. Occorre ricordare che le teorie scientifiche possono essere confutate anche quando sono supportate da un forte modello matematico. Inoltre, le deduzioni che possono derivare da una teoria suffragata da un modello matematico possono essere diverse.
Gli stessi matematici si accorgono che non c'è coincidenza perfetta fra modello matematico e realtà, nulla togliendo alle potenzialità predittive della matematica... (continua)
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venerdì
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giovedì
ANTEPRIMA "NUOVA ENERGIA" N. 2 - PROSSIMA USCITA
IN QUESTO NUMERO:
QUANDO GLI INGLESI AMAVANO MUSSOLINI
Di Antonella Randazzo
Ha suscitato molto scalpore la notizia del “The Guardian” che Mussolini fosse al soldo dei servizi segreti inglesi. In realtà da molto tempo gli storici indipendenti avevano scoperto che c’era un forte legame fra le autorità inglesi e la politica che l’èlite italiana stava imponendo attraverso la figura “forte” di Mussolini. Osservando le caratteristiche della politica finanziaria ed economica del governo Mussolini è possibile trovare molti elementi favorevoli alle autorità inglesi, e non stupisce affatto che una pubblicazione come "L’Economist" non perdesse occasione per elogiare il governo fascista.
Sembra che nel 1917 Mussolini percepisse dai servizi segreti inglesi cento sterline alla settimana. Non era tutto sommato una paga altissima per una spia, ma spiega come Mussolini sia riuscito a risalire la china da una situazione non proprio prospera. Infatti, prima di essere assoldato dai britannici, egli versava in condizioni di indigenza. Cercò di emigrare in Svizzera sperando di trovare un buon lavoro ma non ebbe molta fortuna. Il 30 giugno 1903, Mussolini ventenne fu condotto in treno a Chiasso per essere allontanato dal territorio elvetico. Le autorità cantonali bernesi lo avevano arrestato, schedato e fotografato come un comune delinquente... (continua)
TONINO E IL BIPOLARISMO MUSCOLARE
Di Antonella Randazzo
Il partito chiamato “Italia dei Valori” pretende di rappresentare una formazione capace di portare l’etica nella politica. Ma se si analizza il comportamento di alcuni parlamentari dell’Idv si può trovare opportunismo, sottomissione al potere, ambiguità e in alcuni casi addirittura corruzione. Di “valori” nemmeno l’ombra.
Gli esempi sono tanti: lo stesso Di Pietro, fondatore del partito... (continua)
LE BARZELLETTE DI BERLUSCONI AL VERTICE FAO
Di Antonella Randazzo
Sono note a tutti le strombazzate dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per indurre i Paesi ad acquistare i vaccini da somministrare contro la presunta pandemia dell’influenza suina. Vorrebbero che prendessimo sul serio questa organizzazione, che credessimo nella sua attenzione verso la salute dei popoli. Ma se così fosse, come mai tante attenzioni verso una presunta pandemia che potrebbe fare poche migliaia di morti e la totale disattenzione verso quei milioni di bambini che ogni anno muoiono per fame?
Si è parlato di fame nel mondo al recente vertice di Roma della Fao. Presieduto da Silvio Berlusconi, il vertice è stato completato dalle barzellette del nostro presidente del consiglio, che tra una risata e l’altra ha parlato di voler “combattere la fame e la povertà nel mondo”... (continua)
QUELLA TRUFFA DEL VACCINO
Ad alcuni piace pensare che le verità che emergono da fonti non ufficiali siano sempre da definire “bufale”. Ma purtroppo così non è in molti casi, come quello del vaccino contro il virus A/H1N1.
Infatti, sempre più esperti e autorità fanno capire che l’allarme pandemia non è stato sollevato per proteggere la nostra salute, ma per scopi ben diversi, come da tempo denunciano diverse fonti non ufficiali. In questi giorni le autorità della Polonia hanno preso decisamente le distanze da quella che hanno definito senza mezzi termini “la truffa del vaccino”. Il ministro polacco della salute Ewa Kopacz, che è anche un medico... (continua)
RUBRICA DI SCIENZA:
LA FISICA QUANTISTICA POTREBBE DAVVERO CAMBIARE LA VITA DI TUTTI I GIORNI?
(Seconda Parte)
La questione del metodo
Nonostante i limiti degli attuali metodi conoscitivi, occorre considerare la possibilità degli attuali metodi di produrre effetti sulla realtà e le possibilità che nel futuro possano emergere nuovi metodi e nuove capacità sperimentali, che possono modificare le attuali conoscenze, come del resto è sempre avvenuto.
Attualmente il metodo conoscitivo della Scienza ufficiale si basa su metodi matematici o computazionali, o su esperimenti relativi alle particelle elementari. Spiega il premio Nobel per la Fisica Richard Feynman... (continua)
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sabato
ANTEPRIMA "NUOVA ENERGIA" N. 1 - DI PROSSIMA USCITA
IN QUESTO NUMERO:
LETTERINA A BABBO NATALE
I Diritti umani e il Trattato di Lisbona
Di Antonella Randazzo
Durante l’amministrazione Reagan, l’allora ambasciatore Jeane Kirkpatrick definì la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo del 1948 una "letterina a babbo natale", riferendosi in particolare all'articolo 25, che parla dei diritti economici dell'uomo. L’ambasciatore voleva far notare che il sistema può ammettere l’approvazione di leggi a garanzia dei diritti umani, ma che poi di fatto prevarrà il potere di un’oligarchia mai eletta da nessuno, portatrice di un potere avido e basato sulla menzogna. Come ha osservato crudamente Gore Vidal: "I loro cuori sono chiaramente altrove, a far quattrini, lontano dai nostri finti templi romani, dove, ahimè, ci rimangono solo le loro teste, che sognano la guerra, preferibilmente contro paesi deboli e periferici".
Da recente, l’approvazione del Trattato di Lisbona rende anche le Costituzioni nazionali proprio come “letterine a Babbo Natale”. Infatti, diversi articoli di questa sorta di “super-Costituzione” rendono di fatto impossibili i diritti garantiti dalle Costituzioni nazionali... (continua)
L'ULTIMA ARISTOCRAZIA
Quell’inconsapevolezza vantaggiosa che gli europei pagheranno cara
Di Antonella Randazzo
Volti impensieriti, occhi sempre più perplessi. Gli europei negli ultimi decenni stanno comprendendo che il modello economico-finanziario occidentale non è quello che credevano essere.
Nell’area dell’euro le cose sono ancora peggiori: la nuova moneta ha roso il valore della vecchia, con conseguenze significative sulla qualità della vita delle famiglie. In Italia addirittura il valore della moneta è stato quasi dimezzato, decretando l’impoverimento di tutti i lavoratori.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, con l'entusiasmo della ricostruzione e la speranza in un futuro di pace, in Europa si diffuse l'idea che vi fossero le condizioni per attuare importanti riforme sociali.
Nei paesi dell'Ocse crebbe sempre più la fiducia verso un futuro in cui i lavoratori e le classi meno abbienti avrebbero significativamente migliorato la propria condizione economica. Gli anni Cinquanta si aprirono con un deciso avvicinamento delle classi lavoratrici alle idee socialiste e comuniste. Molte persone condividevano l'idea che i lavoratori dovessero partecipare alle decisioni delle imprese, che si dovesse riformare la legislazione sulle pensioni, e che la ricchezza fosse destinata ad essere ridistribuita. Persino Winston Churchill, quando nel 1951 tornò al potere, si convinse che occorreva lasciare che le "riforme socialiste" venissero attuate.
Il modello politico-economico europeo aveva ricevuto benefici dalla vicinanza a zone d'influenza sovietica (a cui la propaganda dell’epoca celebrava i presunti vantaggi “comunisti”) e, soprattutto negli anni Settanta, le rivendicazioni sindacali avevano sortito parecchi effetti positivi, migliorando nettamente la situazione dei lavoratori europei. Lo Stato sociale venne migliorato, per non creare una differenza evidente fra le condizioni dei cittadini dell'area socialista e quelli dell'area Usa.... (continua)
ALTRE NOTIZIE DEL GIORNALE:
I COMPARI
Di Antonella Randazzo
Due personaggi reciprocamente fedeli: Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi. E da questa fedeltà sono derivati molteplici vantaggi, ma soltanto per loro stessi. Per gli italiani ha significato maggiore controllo mediatico e la truffa del far credere che i due fossero rivali.
Oggi Berlusconi promuove D'Alema come Ministro degli Esteri dell'Unione Europea.... (continua)
INFLUENZA SUINA: VACCINO O CIPOLLE?
Una bizzarria o un metodo antico ed efficace?
Dai tempi degli egizi la cipolla sembra essere stata usata come rimedio a tanti mali per le sue proprietà disinfettanti. Ci sarebbe addirittura qualche studio che la analizza come rimedio per l'influenza. Si tratta di una ridicola bufala? Eppure anche persone sensate hanno parlato di una proprietà... (continua)
RUBRICA DI SCIENZA:
LA FISICA QUANTISTICA POTREBBE DAVVERO CAMBIARE LA VITA DI TUTTI I GIORNI?
Di Antonella Randazzo
Sempre più scienziati concordano nel definire la realtà "energia" e non "materia" nella medesima accezione della vecchia concezione newtoniana. Secondo tale approccio la razionalità non dovrebbe essere utilizzata come unico metro del “reale”, poiché in tal caso sfuggirebbero aspetti della realtà non razionalizzabili o non conoscibili attraverso il metodo della logica scientifica attuale. Un fatto può essere non logico ma ugualmente comprensibile, come ad esempio l’empatia che si stabilisce fra una madre e un bambino appena nato, oppure fra un essere umano e un cane. Molti altri esempi ci vengono offerti dalla meccanica quantistica. Come osserva il geologo Gregg Braden: “La scienza è un linguaggio… ma rappresenta solo un linguaggio che descrive il nostro mondo, il nostro universo. Vi sono dei posti in cui la scienza non è ancora entrata e non riesce ancora a capire come funzionano le cose, vi sono altri linguaggi che descrivono il nostro mondo”.... (continua)
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SE IL FUTURO E' NERO - L'AFRICA CHE NESSUNO RACCONTA
Antonella Randazzo
"Se il futuro è nero
L'Africa che nessuno racconta"
Non si può capire completamente la situazione attuale del mondo se non si comprendono le vicissitudini del continente africano e le relative implicazioni di potere e ricchezza.
“Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta” è un testo che nasce da un'accurata ricerca storica, volta a cogliere le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo europeo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi.
La maggior parte delle persone prova oggi un senso di sconforto e di profondo smarrimento di fronte agli orrori delle guerre, alle carestie, alla fame e all'estrema povertà che sembrano condannare l'Africa ad una deriva senza speranza. Ma perché questo continente ha un così tragico destino? Chi o cosa ha fatto in modo che questa terra giungesse all'attuale inquietante situazione? Il futuro dell'Africa è nero?
Il libro, percorrendo tutta la Storia coloniale e neocoloniale dell'Africa, cerca di rispondere a queste domande, giungendo a conclusioni realistiche e possibili circa il futuro del continente.
Dallo "Scramble in Africa" (cioè della spartizione del continente, avvenuta nel 1885, in aree di dominio europeo, senza tener conto dei suoi abitanti), fino alle tappe più importanti del processo di decolonizzazione, l'opera spiega in modo chiaro perché gli abitanti del continente più ricco di risorse naturali sono costretti a vivere in miseria, e il vero significato delle attuali guerre africane.
Oggi i sistemi di comunicazione di massa ignorano sempre più i fatti che avvengono in Africa. Ma questo non deve indurre all'inganno: l'Africa è ignorata per ciò che riguarda i suoi abitanti, ma per quanto riguarda le sue ricchezze essa non è mai stata lasciata libera. Nell'ordine del giorno dei paesi occidentali, ieri come oggi, appaiono le sue risorse naturali, e non la sua gente.
L'Africa, paradossalmente, è condannata a causa della sua ricchezza. E' il continente più ricco di risorse minerarie. Possiede numerosissimi giacimenti di combustibili fossili, petrolio, carbone e gas naturale. L'Africa è ricca di oro, diamanti, rame, bauxite, manganese, nichel, platino, cobalto, radio, germanio, litio, titanio, minerali ferrosi, cromo, stagno, zinco, piombo, torio, zirconio, vanadio, antimonio e berillio.
Lungo le coste africane occidentali viene estratto il petrolio, e ricchissimi giacimenti di uranio si trovano in Congo, in Sudafrica, nel Niger, nel Gabon e nella Repubblica Centrafricana. Nel Congo si trova anche la più grande riserva mondiale di radio. Il 20% delle riserve mondiali di rame si trovano nello Zambia, in Congo, in Sudafrica e nello Zimbabwe. In Congo e nello Zambia si trova il 90% dei giacimenti di cobalto del pianeta. Ben tre quarti dell'oro mondiale provengono dall'Africa.
Quasi tutta questa ricchezza viene gestita da grandi corporation occidentali. In altre parole, anche oggi l'Occidente depreda quasi tutte le risorse africane, e tiene sottomesso il continente grazie alla corruzione e all'enorme debito che è costretto a pagare alle nazioni ricche.
Questo libro si pone l'obiettivo principale di cogliere le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo europeo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa. Nel primo capitolo si affronta il tema dello 'scramble for Africa' (mischia per l'Africa), cioè della spartizione del continente, avvenuta nel periodo 1884-1885, in aree di dominio europeo, senza tener conto dei suoi abitanti. Il secondo capitolo tratta dell'atteggiamento etnocentrico che caratterizzò la cultura occidentale nel periodo coloniale. Il terzo capitolo percorre le tappe più importanti del processo di decolonizzazione, con brevi riferimenti a situazioni di guerra, che alcuni popoli dovettero affrontare per ottenere la libertà. Il quarto capitolo spiega il perché di tante guerre nell'Africa di ieri e di oggi, facendo emergere le vere motivazioni e i responsabili. L'ultimo capitolo affronta il problema dei diritti umani nelle terre coloniali, spiegando i paradossi delle autorità europee, che si ergono a paladini dei diritti umani ma che massacrano senza pietà nelle terre su cui dominano.
Occorre capire perché il popolo di un continente così ricco debba esser costretto a morire di fame. E perché l'Occidente, che professa alti valori morali e religiosi, non possegga istituzioni che permettano di tradurre tali valori in realtà. Ci chiediamo anche noi, come gli intellettuali e gli storici francesi, se non sia necessario "un chiarimento sui valori che tengono insieme la nostra società. (...) Chiederci quali procedimenti giudiziari permetterebbero di risanare la percezione delle giovani generazioni su ciò che è lecito e ciò che è criminale".
I crimini commessi nelle colonie sono rimasti tutti impuniti. Le guerre coloniali non erano considerate nemmeno guerre, e i patrioti venivano trattati come banditi, "ribelli", sovversivi, o terroristi.
La globalizzazione ha dato il colpo di grazia finale ad un continente già sfruttato e devastato. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno concesso crediti in cambio della privatizzazione delle imprese nazionali, e dell'attuazione di "ristrutturazioni economiche", che prevedevano tagli alla spesa pubblica, licenziamenti e svalutazione della moneta. A causa di queste politiche, il debito si è accresciuto in modo abnorme, e lo scarso reddito dei paesi africani serve a malapena a pagare gli interessi. La popolazione, che non può contare su aiuti statali né sulle risorse locali, è costretta a morire di stenti e di malattie infettive.
Intanto le guerre africane vedono impegnati i gruppi economici e finanziari più potenti del pianeta: negli anni Novanta gruppi francesi e belgi contro Usa e oggi gruppi cinesi contro gruppi Usa.
Dall’analisi del libro appare un’Africa ben diversa da quella raccontata in televisione, e dai fatti esposti senza alcuna reticenza emerge anche una fondata speranza per il futuro dell’Africa e del mondo. Un mondo migliore non può esserci senza ridare futuro e speranza all'Africa. Siamo tutti africani.
QUESTO LIBRO SARA’ INVIATO IN OMAGGIO AGLI ABBONATI ANNUALI A NUOVA ENERGIA.
ABBONATI PER UN ANNO VERSANDO EURO 50,00
martedì
SONIA ALFANO DENUNCIA AL PARLAMENTO EUROPEO IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' DI STAMPA 8 Ottobre 2009
Da notare la "serietà" che c'è nel parlamento europeo.
IL TRAVAGLIATO TRAVAGLIO - LO STRANO CASO DI UN INFORMATORE DISINFORMATO
DI ANTONELLA RANDAZZO
Qual è la differenza fra informazione e propaganda?
La prima non può ignorare il terreno storico, politico o economico su cui si incentra la notizia, mentre la seconda trae forza dall’ignorarlo. Infatti, scopo della propaganda è quello di attrarre l’attenzione su questioni particolari o su informazioni parziali, prive del nucleo che consentirebbe una vera comprensione. Più cresce l’ignoranza verso la Storia, la politica e l’economia e maggiore efficacia ci sarà nella propaganda.
Oggi molti confondono l’informazione con la propaganda, non avendo strumenti conoscitivi per distinguerle e riponendo la propria fiducia in personaggi che sulla propaganda hanno edificato la propria carriera, spacciandosi però per giornalisti seri e interessati a dare una vera informazione.
La professione giornalistica, in un sistema basato sulla manipolazione mediatica delle opinioni, è senza dubbio assai importante. Per questo motivo, chi controlla i media si cura di non dare spazio a coloro che possono far emergere aspetti non lusinghieri del sistema, e anche a coloro che possono stimolare a pensare, a riflettere sul sistema politico-economico.
Lo scopo principale dei mass media è quello di renderci “etero-diretti”, ovvero di fare in modo che tutti scelgano il proprio stile di vita, la propria alimentazione, l’abbigliamento e persino le idee politiche e le opinioni, sulla base del mondo mediatico. Far diventare le persone etero-dirette significa renderle fortemente condizionabili, senza che esse ne abbiano piena consapevolezza, poiché se ne avessero consapevolezza gli effetti sarebbero drasticamente ridotti. Significa creare una sorta di “pensiero collettivo” che tenderà ad uniformare menti, pensieri, opinioni e scelte, in modo tale che qualora apparisse un’idea inconsueta, fuori dal controllo del sistema, si sarebbe indotti a guardare in modo sospetto chi la produce, come se “cantare fuori dal coro” rappresentasse di per sé un pericolo. Da sempre in Italia sono messi in primo piano soprattutto giornalisti politicamente aggregati, che non toccano mai alcuni tasti “tabù” del sistema. Molti di questi giornalisti sono facilmente riconoscibili come asserviti ad una determinata area politica. In alcuni casi è più difficile capire chi li paga e chi li promuove, avendo la capacità di spacciarsi per “obiettivi” o addirittura per paladini degli interessi collettivi contro i potenti. A quest’ultima categoria appartiene Marco Travaglio. Travaglio è uno scrittore e giornalista che è riuscito ad avere molta popolarità e a suscitare molta fiducia. Egli ha scritto diversi libri su Silvio Berlusconi e su altri personaggi che include nella “casta”. Per questo suo filone di cronaca giudiziaria con riferimento a fatti legati all’antimafia e alla corruzione, si è guadagnato molta simpatia, in un paese afflitto ormai da molto tempo dalla corruzione politica e dall’oppressione mafiosa. Ma andando oltre la facciata delle cronache giudiziarie fornite da Travaglio, si può tristemente scoprire un mondo assai lontano dal desiderio di onestà e di “pulizia” morale auspicato dai suoi fans. Si scopre un insospettabile mondo di opportunismo, faziosità e disinformazione, in cui le cronache giudiziarie assumono una funzione catartica e illusoria, impedendo una vera chiarezza informativa sul sistema, e i conseguenti passi per cambiarlo veramente. Si scopre una serie di tabù imposti ai giornalisti dei mass media, e si scoprono persino episodi in cui chi vorrebbe discutere tali temi, come lo strapotere delle banche, le vere motivazioni delle guerre, le mistificazioni dell’informazione ufficiale, il “terrorismo”, ecc. si trova ad essere ridicolizzato, etichettato o, nella migliore delle ipotesi, considerato irrazionale e credulone. Ovviamente non abbiamo nulla di personale contro un personaggio che nel complesso appare simpatico e divertente, ma occorre capire come egli incarna il tipo di giornalista in voga negli ultimi decenni, in un contesto attanagliato dall’assenza di una vera informazione. E’ chiaro che mettendo in evidenza i limiti dell’attuale sistema mediatico attraverso l’analisi dei metodi usati da Travaglio non si vuole affatto sminuire la gravità di molti reati da lui denunciati o prendere le parti dei personaggi da lui considerati. Si vuole semplicemente far emergere che la corruzione e la mafia hanno cause ben precise. Non ci possono essere i corrotti se non ci sono anche i corruttori. La mafia esiste in quanto c’è convenienza ad attuare traffici illeciti, e questi traffici illeciti sono possibili grazie a precise persone. Si dice che la mafia sia un “problema sociale” ma non è la società civile italiana a consentire la produzione di droga o a controllare il traffico di armi. Come questo libro fa emergere, ci sono responsabilità che non appartengono al nostro Parlamento anche se le nostre istituzioni non operano efficacemente per impedire i traffici mafiosi e spesso appaiono corrotte. Come spiega il Procuratore aggiunto di Palermo Roberto Scarpinato: “Come mai parlamenti, consigli regionali e comunali, organi di governo e di sottogoverno sono affollati di pregiudicati o inquisiti per mafia, tanto da insinuare il dubbio che quel che combattiamo fuori di noi sia dentro di noi? Come mai, oggi come ieri, tra i capi organici della mafia vi è uno stuolo di famosi medici, avvocati, professionisti, imprenditori, molti dei quali già condannati con sentenze definitive? Come mai commercianti e imprenditori a Palermo, a Napoli, in Calabria continuano a pagare in massa il pizzo e, a differenza del fruitore medio, non si bevono la buona novella che la mafia è alle corde? Come mai i vertici di Confindustria lanciano tuoni e fulmini contro i piccoli commercianti che non hanno il coraggio di denunciare gli estorsori, minacciandoli di espellerli dall’organizzazione, ma vengono colti da improvvisa afasia quando si chiede loro perché intanto non comincino a prendere posizione nei confronti delle centinaia di imprenditori, inquisiti o già condannati, che hanno azzerato la libera concorrenza e costruito posizioni di oligopolio utilizzando il metodo mafioso? Ecco, quando a un fruitore medio ponete queste e altre domande, lo vedrete annaspare cercando vanamente possibili risposte nell’infinita massa di fotogrammi, immagini e battute stipate nelle sue sinapsi, dopo centinaia di ore trascorse a vedere fiction e film che raccontano le note storie di brutti sporchi e cattivi… Se, come diceva Hegel, il demonio si nasconde nel dettaglio, nel dettaglio di questa storia è leggibile il segreto dell’irredimibilità e della dimensione macropolitica del problema mafia, al di là delle imposture e dei depistaggi alimentati dal sapere ufficiale che lo spaccia come quella vicenda di bassa macelleria criminale di cui dicevo all’inizio. Di storie simili se ne potrebbero raccontare per mille e una notte. Sono tutte racchiuse in un enorme giacimento a cielo aperto a disposizione di chiunque: le pagine dei tanti processi che con un tributo altissimo di sangue hanno per la prima volta in Italia portato sul banco degli imputati non solo i soliti brutti sporchi e cattivi, i bravi di Don Rodrigo, ma anche il “Principe” di cui essi sono stati instrumentum regni e scoria, e senza la cui protezione e complicità sarebbero stati da tempo spazzati via”.[1]
Travaglio particolarizza la situazione italiana, la riduce alle beghe politiche e ad un gruppo di corrotti e mafiosi, di cui denuncia le malefatte, convinto che altri paesi, persino l’Albania, siano migliori del nostro. Egli usa luoghi comuni, ad esempio dice “bisogna che ci sia un ricambio della classe politica” o “il cittadino deve essere attivo”, ma non spiega come mai da parecchi anni si dicono queste stesse cose e la situazione rimane invariata. Per capire, occorrerebbe indagare su ciò che è davvero il sistema partitico e su chi crea la classe politica. Non tutto quello che non va e che intralcia la crescita del nostro paese è dovuto ad una classe politica incapace e disonesta. C’è a monte qualcosa di importante, che determina la situazione di debito pubblico, di sprechi, di corruzione e di degrado. Mettere il “mostro” in prima pagina può nascondere una tragica volontà di non far capire come stanno veramente le cose. Rimanere alla superficie dell’iceberg significa gridare allo scandalo “corruzione”, che certamente esiste davvero, ma si rischia di farlo per coprire i veri responsabili che stanno al vertice e i meccanismi che stanno alla base del sistema di potere attuale. Peraltro, ci sarebbe da chiedersi, come qualcuno ha fatto, come mai Travaglio sia in grado di argomentare le malefatte di Berlusconi e di trovare elementi di condanna e invece la magistratura no. E’ evidente che il sistema prevede che alcune persone siano al di sopra delle leggi.
Non è dunque questione di dimostrare che in Italia ci siano molti mafiosi e politici corrotti, questa è una tragica realtà di cui tutti ormai siamo al corrente, il problema è capire le basi da cui origina tale situazione, che è diventata talmente involuta da bloccare lo sviluppo di un paese creativo e splendido come il nostro. Non è questione di paragonare l’Italia ad altri paesi esteri per far emergere che il nostro paese sarebbe peggio di tutti gli altri, questi sono luoghi comuni sterili e talvolta distruttivi.
Occorre invece capire chi ha trascinato il nostro paese nella situazione attuale e come poterne uscire.
Da alcuni anni Travaglio gira l’Italia per presentare i suoi libri o per accompagnare Beppe Grillo, e dal 2008 conduce Passaparola, una trasmissione in streaming sul blog di Beppe Grillo. In questi interventi, egli non va mai alla radice del male, limitandosi a dare ai suoi lettori il quadro del degrado.
Negli ultimi tempi Travaglio si è avvicinato a Grillo e a Di Pietro, e ha dichiarato di votare per l’Italia dei Valori, influenzando così i suoi fans. Di fatto, Grillo non è soltanto un comico che fa spettacoli divertenti, e Travaglio non è soltanto una fonte giornalistica. Questi personaggi, come questo libro spiega, stanno svolgendo un ruolo ben preciso che è quello di operare una sorta di catarsi della rabbia e di alimentare illusioni per raccogliere adesioni politiche.
Negli ultimi anni i veri giornalisti indipendenti e le testate davvero scomode hanno subito molte vessazioni: faticano a trovare inserzionisti per la pubblicità, non ricevono finanziamenti pubblici, sono marginalizzati nella distribuzione e nelle edicole. Sono come vasi di coccio fra vasi di ferro. I mass media non spiegano bene questa situazione e non si fa capire che i finanziamenti all’editoria vengono dati soprattutto alle testate più grandi e a quelle di partito, al contrario di ciò che dovrebbe essere, dato che dovrebbero servire ad aiutare i più piccoli per garantire il pluralismo.
Questo libro prende a pretesto il caso di Travaglio per far emergere alcuni fenomeni fondamentali per comprendere il sistema mediatico e politico attuale. Si tratta, fra gli altri, del fenomeno dei gatekeepers, ovvero di controllo sull’informazione pubblica. Letteralmente il termine “gatekeeping” significa “la custodia al cancello”, ovvero la possibilità di esercitare un controllo attraverso criteri che favoriscono alcune notizie su altre. In termini professionali il gatekeeping comprenderebbe “tutte le forme di controllo dell’informazione che possono determinarsi nelle decisioni circa la codificazione dei messaggi, la diffusione, la programmazione, l’esclusione di tutto il messaggio o di sue componenti… le esigenze organizzativo-strutturali e le caratteristiche tecnico-espressive di ogni mezzo di comunicazione di massa (in quanto) elementi cruciali nel determinare la rappresentazione della realtà sociale fornita dai media”.[2] Generalizzando possiamo considerare gatekeepers tutti coloro che, pur parlando ad un pubblico ampio attraverso i media, si astengono dal dire alcune verità importanti. I giornalisti gatekeepers usano fonti altisonanti, oppure dicono frasi convincenti come “questo è ormai risaputo”, o “se approfondisci capirai”, ma attraverso frasi rassicuranti e persuasive essi vestono di “abiti assoluti” punti di vista relativi, e bocciano come “leggende metropolitane” tutto quello che può contrastare le loro tesi, nascondendo dietro l’apparente “liberalità” il più dogmatico atteggiamento mentale. Essi segnalano una questione “morale” o pericoli di “attentati alla libertà di informazione” e nel far questo vogliono apparire obiettivi e democratici. Ma sono traditi dal comportamento che hanno verso chi non la pensa come loro. Infatti, oggi l’ambiente giornalistico, come questo libro documenta, è diventato un antro di litigiosità, in cui l’uno vuole mettersi in mostra più dell’altro. Per prevalere ci si assoggetta al padrone, curandosi di assecondarlo in qualsiasi modo, e facendosi beffe del diritto del cittadino ad una vera informazione. Si dice che il giornalismo attuale è come un "guardiano del potere", ovvero esso sostiene il potere nel non far trapelare verità scomode e utilizza tecniche per impedire una vera presa di coscienza dei cittadini sulla realtà finanziaria, politica, economica e mediatica. Si cerca persino di addolcire tutto questo facendo diventare l'informazione uno spettacolo attraente, emozionante oppure raccapricciante, ma comunque sempre emotivamente "forte" e quanto possibile stuzzicante.
Gli obiettivi principali sarebbero la disinformazione, la distrazione e il condizionamento necessario per non mettere in pericolo il sistema. Spiega il giornalista Ignacio Ramonet: (Il telegiornale) "è strutturato per distrarre, non per informare... la successione di notizie brevi e frammentate ha un duplice effetto di sovrinformazione e di disinformazione: troppe notizie e troppo brevi... pensare di informarsi senza sforzo è un'illusione vicina al mito della pubblicità più che all'impegno civico".[3]
Oltre ai giornalisti, possono assumere il ruolo di gatekeepers anche scrittori, opinionisti, intellettuali, scienziati, politici, ecc.
I giornalisti accreditati dalle grandi testate non possono parlare di diversi argomenti, e nella maggior parte dei casi si autoregolano, ovvero sanno quello che possono dire e quello che non possono dire, senza bisogno che qualcuno glielo dica esplicitamente. Lo stesso Montanelli denunciava l'autocensura dei giornalisti. Negli anni Sessanta scriveva sull'Europeo:
"La maggior parte dei giornalisti, quando compongono un articolo, lo fanno interrogando la censura. Quale? Quella che hanno in corpo da secoli e di cui ormai non riescono a fare a meno”.[4]
Montanelli tralasciava di dire che esistono anche giornalisti che non intendono autocensurarsi, che vengono estromessi dai canali ufficiali, oppure messi nelle condizioni di non nuocere. Ovviamente i ruoli migliori e di prestigio vengono dati a coloro che si autocensurano e che hanno l'abilità di non darlo a vedere.
Oggi le tecniche mediatiche per suscitare consensi politici, o per vendere prodotti sono diventate sempre più sottili ed efficaci, ci vedono ignari di subirle, e pochi sospettano della loro esistenza.
Ad esempio, una tecnica si basa su quello che è stato denominato effetto “Interazione Parasociale” (IPS), ovvero la creazione di personaggi che producono affezione e dunque agiscono da esche per catturare consenso o per vendere prodotti (commerciali o ideologici). L’effetto IPS è la tendenza psicologica a stabilire legami con personaggi dei media. E’ stato appurato che la presenza di un determinato personaggio può alzare gli indici di ascolto, così come il successo di un programma può dipendere dalla capacità del conduttore di stabilire un “legame” affettivo con il pubblico. L’effetto IPS agisce in modo da farci dimenticare che le persone che hanno ruoli mediatici non sono così empaticamente vicine come possono apparire.
Si tratta di persone che ovviamente i cittadini conoscono soltanto come immagini mediatiche, ma ispirano fiducia per ciò che dicono e per lo spazio mediatico che viene loro riservato, e di conseguenza giungono ad avere potere di influenzare una certa quantità di persone. Il loro guadagno e la loro importanza mediatica saranno proporzionali al grado di fiducia suscitato e al conseguente potere di condizionare le persone. I personaggi più efficaci, nei periodi in cui i cittadini nutriranno poca fiducia nelle istituzioni, saranno quelli che si mostreranno come paladini della gente comune, ma al contempo saranno guidati da chi detiene il potere, curandosi di nascondere accuratamente la loro vicinanza verso ambienti da essi criticati a parole.
L’effetto IPS farà in modo che le persone percepiscano il personaggio come positivo, e qualora si diventasse consapevoli dell’effetto, il potere condizionante sarebbe drasticamente ridotto. La caratteristica principale di questi “legami” affettivi è quella di non avere una vera conoscenza del personaggio, la cui personalità potrebbe essere completamente diversa rispetto all’immagine mediatica; e nemmeno potrà esistere una reciprocità, poiché i “fans” non avranno modo di avvicinare il personaggio per sviluppare un vero rapporto umano. La relazione rimarrà dunque sbilanciata e fittizia. Il fans potrebbe dire “Io so chi tu sei, conosco la tua immagine mediatica, ma tu non mi conosci, ed io rimango anonimo anche se nutro fiducia verso di te e baso la mia opinione sulle informazioni che tu mi dai”. Lo studioso Giuseppe Mininni parla di “fabbrica dei divi” e spiega:
“I media sono rivelatori e insieme costruttori dello star system. Non solo le posizioni di potere – economico, politico, simbolico – trovano visibilità nell’azione dei mass media, ma questi alimentano in modo possente la tendenza inerente a ogni istituzione sociale, cioè quella di operare per >… i divi dello spettacolo, dall’attore… cantante o conduttore sono ammirati perché i media li fanno apparire vincenti e quindi li presentano come modelli di personalità capaci di sottrarsi alle derive omologanti della società attuale”.[5]
Nella situazione mediatica attuale sembra che la professionalità, la serietà e la discrezione non contino più. Oggi abbiamo una situazione in cui sarà il “personaggio mediatico”, a diventare più importante di quello che dirà. Le sue notizie saranno considerate vere non in quanto verificate o verificabili ma in quanto date da lui. Paradossalmente, non sono i contenuti ad avere un ruolo primario ma è il personaggio a rendere “veri” i contenuti che esprime. Egli indirizza l’attenzione, pone priorità, decide chi è da considerare e chi no. Si erge a realtà potendo, in virtù della fiducia suscitata, decidere il significato da dare alla notizia.
Negli ultimi anni, a causa della disaffezione dei cittadini alla politica corrotta degli attuali personaggi, hanno guadagnato spazio persone che informano su ciò che i media non dicono, come il comico Beppe Grillo. Il fattore IPS in questo caso ha agito formando gruppi di fans assai “fidelizzati”, a tal punto da trovare nel personaggio un punto di riferimento saldo per comprendere la realtà e cercare di fare qualcosa per contrastarne gli aspetti negativi. In questi casi vi può essere, secondo Mininni, un vero e proprio culto della personalità: “Il fan non si rende conto di inserire l’oggetto della sua ammirazione in un vero e proprio culto della personalità perché la sua relazione di identificazione parasociale è ispirata a slanci idealistici. I fan… reinterpretano un certo materiale simbolico attraverso l’investimento totale delle proprie risorse – cognitive e affettive, di tempo e di denaro -, ritenendo naturalmente di trarne un vantaggio in termini di benessere o di soddisfazione personale”.[6]
In assenza della necessità di essere preparati e di dare una corretta informazione, viene creata una situazione in cui ogni giornalista vuole prevalere e diventare una “star” mediatica.
I giornalisti accreditati diventano interessati, oltre al guadagno, anche all'apparire i migliori, i più forti e dunque i "vincitori" delle beghe mediatiche che essi stessi innescano. Le beghe sono alimentate dalla creazione di un "centro-destra" e di un "centro-sinistra", che permettono sempre nuove occasioni di scontro, facendo in modo che i reali interessi degli italiani cadano nel dimenticatoio o siano oggetto di contesa che risulterà sterile ma darà nuovi materiali per nuove beghe. Questi giornalisti diventano agitatori faziosi, talvolta arroganti e aggressivi, come se per informare si dovesse lottare gli uni contro gli altri e non basarsi sulle conoscenze e sui fatti. Si applica la legge del più forte anche ai media, e chi ostenta vanagloria, egocentrismo, cinismo, disinteresse assoluto verso i criteri dell'informazione corretta, diventa personaggio mediatico, promosso e divulgato come un prodotto funzionale al sistema, e dunque "giusto". Al contrario, chi non ha mire egocentriche, e tiene fede ai vecchi valori dell'informazione, risulta non adattato alla nuova corrente e dunque destinato a raggiungere un pubblico esiguo, o a cambiare mestiere.
Al giornalista accreditato da un gruppo politico viene concesso potere. Ovviamente non è il potere del politico di approvare le leggi, ma è potere di orientare l’attenzione, di creare opinioni, di creare consenso.
Il giornalista di oggi non deve essere un intellettuale, deve sapere quanto basta. Deve essere un personaggio di spettacolo, un “animale da palcoscenico”, in modo tale da diventare “uomo mediatico”. Il suo valore è misurato non in quanto persona che può dare qualcosa perché ha preparazione ed esperienza, ma in quanto appare, diventa familiare, viene visto come “uno di noi” che ha a cuore il nostro interesse. Nel momento in cui il giornalista-personaggio fa la dichiarazione di voto, i suoi “fans” lo seguiranno. Egli dunque è prezioso nell’attrarre voti in una determinata formazione politica, che avrà interesse ad assoldarlo.
Travaglio è trattato da personaggio mediatico persino nella trasmissione Annozero, in cui ha un “palcoscenico” esteso, nel quale dietro di lui appare la sua foto ingrandita e davanti a lui c’è un grande tavolo sul quale appare ingrandita la sua firma. E’ evidente l’obiettivo di dare “lustro” al personaggio, esaltando la firma, che è simbolo di ciò che si produce in modo individuale, personale; che è proprio di quella persona e non di altre.
Nel contesto attuale persino la manipolazione dell'informazione può essere spacciata come "normale". Lo scrittore Bruno Ballardini osserva che addirittura nei settori specifici possono essere utilizzati termini come "disinformazione costruttiva" per indicare i metodi di manipolazione delle informazioni. Un manuale statunitense che tratta tali metodi prende il titolo: "Come manipolare i mass media: metodi di guerriglia per far passare le vostre informazioni alla TV, alla Radio, nei giornali",[7] facendo credere che l'informazione richieda, più che abilità giornalistiche, capacità aggressive e manipolatorie.
Come osserva lo studioso Luciano Canfora, c'è il pericolo di "una vasta, capillare ed efficace diseducazione di massa, resa possibile nelle società cosiddette avanzate o complesse dalla potenza, oggi illimitata, degli strumenti di comunicazione e manipolazione delle menti".[8]
In effetti, nel contesto in cui ci troviamo attualmente si potrebbe dire che l’informazione è “personalizzata”, come fosse un prodotto offerto come un oggetto, con un marchio e un “colore”.
C’è chi esprime l’informazione a “marchio” ultraliberista” esaltando la presunta “competitività” e la necessità di “ordine” e “gerarchia”; c’è chi esprime un altro tipo di prodotto informativo, di più largo “consumo” che vede la denuncia di alcuni personaggi corrotti, oppure fa emergere qualche magagna del sistema, ma rimanendo sempre innocuo, ovvero senza smuovere nulla, pur denunciando “caste” e mafiosi. Queste immagini parziali della realtà sono presentate come l’intera realtà, lasciando fuori quello che non è funzionale, che non è utile, o può essere dannoso, nel formare l’opinione pubblica che si vuole. Si lasciano fuori, ad esempio, i problemi dei lavoratori, la povertà di milioni di persone, il crescente degrado dei servizi pubblici, i problemi collegati al debito pubblico, il potere imperiale delle autorità egemoni, ecc.
Il giornalista-uomo-mediatico non è mai a servizio dei cittadini, anche se in alcuni casi può sembrarlo. Più appare tale e più viene pagato, dato che egli risulterà utile ad attrarre milioni di persone in una determinata orbita politica.
Da alcuni anni negli Usa e in Europa si parla di “left gatekeepers” ad intendere personaggi, scrittori, intellettuali e giornalisti anche di fama mondiale, che agirebbero per conto delle “sinistre” politiche, al fine di denunciare, in modo non pericoloso per il sistema, alcuni crimini delle corporations e di singoli personaggi, senza però andare a smascherare completamente il gruppo di potere. Si tratterebbe di persone che devono apparire degne di fiducia per assolvere il compito di canalizzare il malcontento o i sospetti dei cittadini in modo non nocivo all’assetto di potere. Questi gatekeepers possono essere riconosciuti dal fatto che non sollevano, ad esempio, il problema del potere della Federal Reserve o della Bce, e non condannano l’intero sistema. Di solito questi personaggi trattano i problemi come se si trattasse semplicemente di schierarsi (pro o contro, a destra o a sinistra), anziché capire a fondo la realtà.
I “left gatekeepers” sarebbero indispensabili poiché è proprio il cittadino più critico a dover essere tenuto sotto controllo da personaggi che appaiono come lui, ma che di fatto propongono una percezione della realtà che non minaccia affatto l’assetto di potere. In altre parole, il sistema ha oggi bisogno di creare gli stessi dissidenti o intellettuali critici, affinché i cittadini più attenti non si rivolgano ai veri dissidenti, tenuti ai margini della realtà mediatica. Questi gatekeepers fungono da esche, per tenere ancorate al sistema persone che altrimenti se ne allontanerebbero pericolosamente.
Alcuni left-gatekeepers potrebbero trattare argomenti scottanti in modo marginale, mistificato o addirittura dicendo menzogne, come ad esempio che gli eserciti occidentali fanno “missioni” di pace o che il sistema partitico basterebbe a proteggere la democrazia.
Diversi left-gatekeepers possono trattare argomenti che preoccupano i cittadini, ma lo faranno in modo parziale. E’ il caso di uno dei maggiori bersagli dei left-gatekeers italiani, il personaggio inquietante e controverso Silvio Berlusconi. Questo personaggio si è posto in modo ambiguo e truffaldino, facendo credere di essersi arricchito perché capace nell’imprenditoria, mentre in realtà dietro la sua storia molti sanno che ci sono aspetti poco chiari, che lo vedono legato ad ambienti mafiosi e massonici. La sua storia è stata raccontata da Marco Travaglio e da altri, che però non hanno messo in luce l’ambiente politico, mafioso e massonico che gli ha permesso di diventare così ricco e potente. Moltissime cose su Berlusconi ancora oggi non si sanno. Di sicuro egli non si limitava a pagare mazzette per vendere i suoi palazzi ad enti pubblici, si occupava anche di altri affari illeciti. Spiega il giornalista e scrittore Mario Guarino: “La Edilnord (società di Berlusconi) produceva anche “fondi neri” di miliardi destinati al gruppo Fininvest: riserve di denaro illecito ottenute medianti frodi fiscali nelle compravendite, e utilizzate proprio per pagare tangenti”.[9]
La “ragnatela berlusconiana” suggerisce un panorama ben più ampio di quello sviscerato da Travaglio. Oltre che i “colpevoli” occorre anche trovare i “mandanti”, e nel caso di Berlusconi, come in altri casi di crimini, i mandanti stanno molto in alto, sono coloro che hanno creato e controllano il sistema, curandosi di tenere sottomessi i popoli, anche attraverso la disinformazione.
Travaglio appare fra i giornalisti più preparati. Tuttavia, c’è qualcosa che non quadra. Egli, tanto preciso e preparato su alcuni argomenti, specialmente sulle malefatte di Berlusconi e di altri politici, diventa improvvisamente vago e impreciso, se non addirittura impreparato, quando gli vengono rivolte domande su alcuni argomenti. Ad esempio, sulla questione d’Israele o sul potere delle banche. Egli appare talvolta reticente, in osservanza col diktat del sistema.
La realtà di oggi è che tutti i giornalisti delle grandi testate nazionali, e quelli televisivi, per rimanere al loro posto o poter fare carriera non possono parlare di alcuni argomenti. Questa realtà non è presente soltanto nel nostro paese. Ad esempio, l’Associazione spagnola indipendente “La Prosperidad”, ha messo a punto un progetto educativo e sociale con lo scopo di accrescere la conoscenza dei metodi ingannevoli dei mass media. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un manualetto dal titolo Tecniche di disinformazione.[10] La ricerca ha messo in luce che l'informazione in molti paesi non è veramente tale, in quanto chi controlla i media è portatore di interessi di vario genere (politici, economici, sociali, ecc.):
“In una società che voglia essere considerata democratica è necessario che l’informazione sembri libera… il risultato è un sistema ampio e sottile di manipolazione… Ci sono banche che finanziano i mezzi di comunicazione, le imprese che ne sono proprietarie o che ne posseggono le azioni… sull’orientamento dell’informazione influisce l’ideologia dei giornalisti e dei redattori… la loro fedeltà all’impresa ed anche una certa tendenza all’autocensura… Il contesto di una notizia, quello passato e quello presente, è fondamentale per una comprensione ed un’analisi reale. Solo così è possibile valutare seriamente un avvenimento e formarsene un’opinione. Ma quando al lettore mancano gli elementi base di un fatto, è assai difficile che riesca a farsene un’opinione. Ragion per cui… al giornale risulta più facile imporre la sua. La decontestualizzazione può essere di due tipi:
Decontestualizzazione storica… (e) notizie-puzzle: cioè la dispersione e la frammentazione delle cause/effetto di un fatto che ne impediscono, o quanto meno ne complicano, la visione d’insieme e le possibili conseguenze… In tutti i paesi c’è una lista di “questioni riservate”, censurate e chiuse a tutta l’informazione… La conoscenza (di queste questioni) è proibita per decisione politica… L’informazione sui partiti politici, sulle loro beghe interne, sui loro problemi, è ampia e continua… (mentre) di alcuni argomenti non si parla mai… (ad esempio) delle banche, (delle) multinazionali… implicati nei commerci internazionali più torbidi e redditizi… (del) Fmi, la Bm, il Gatt, l’Omc… Chi controlla questi organismi? Chi ed in funzione di quali criteri decidono le politiche da attuare?... La scelta delle fonti risponde spesso ad una strategia di manipolazione…(spesso) la pubblicazione di (un) fatto era funzionale a determinati interessi... Le notizie considerate più importanti vengono pubblicate nelle prime pagine, quelle più lette... il livello di arbitrarietà è elevato. Per esempio è quantomeno arbitrario, e spesso interessato, che alle dichiarazioni dei politici, ai loro continui 'deliri', alle risse tra i partiti, alle strategie che mutano il giorno dopo, venga attribuita una rilevanza nazionale... Le foto vengono utilizzate per altre 'funzioni nascoste'... molti lettori non sanno che le foto possono essere rifatte, rimodellate come se si trattasse di una frase... (ad esempio) sui paesi arabi... le foto sono piene di violenza e di fanatismo, ritraggono sempre masse vocianti di gente o donne che indossano il burka. E' il modo classico per associare, attraverso una ripetizione continua, la cultura araba e la religione musulmana".[11]
Potrebbe essere considerato divertente mettere l’enfasi sulle gaffes di Berlusconi, spesso gravi e sintomo di poca sensibilità, ma se ciò avviene a discapito della giusta informazione risulta essere un metodo degno dei gatekeepers. Ad esempio, quando Berlusconi disse la frase infelice sul presidente Obama, che lo definiva “bello giovane e abbronzato”[12] , i giornalisti si scatenarono, mettendo in evidenza il razzismo del cavaliere. Certo non sbagliavano le loro considerazioni, ma omettevano argomenti senza dubbio assai più rilevanti, come ad esempio che in quell’incontro col presidente russo Medvedev, avvenuto nel novembre 2008, Berlusconi non pronunciò soltanto frasi vergognose e ridicole, ma anche frasi clamorose sulla situazione che si era creata precedentemente in Ossezia. Egli disse anche: “Ringrazio il presidente Medvedev per avere apprezzato la posizione italiana in merito al conflitto con l’Ossezia. Questa posizione era basata sulla conoscenza dei fatti. E io penso che questi fatti dovrebbero aiutare la comunità internazionale a comprendere che cosa sia accaduto in realtà e superare la disinformazione che spostò l’opinione pubblica lontana dalla realtà.”[13]
Travaglio, come del resto anche gli altri giornalisti, non parlò del fatto molto indicativo di una presidente del consiglio italiano, ovvero di una nazione della NATO che riconosce che la versione dei fatti sull’Ossezia propagandata dalle autorità statunitensi è falsa, e che la versione giusta è quella russa.
Paradossalmente, un uomo di destra, “creato” dalla mafia e dalla massoneria, sta dicendo una cosa che svergogna il potere Usa, mostrandone la propaganda.
Tutti i giornalisti invitarono a parlare soltanto della questione del presidente “bello e abbronzato”, mentre soltanto un personaggio controverso come Giulio Andreotti, consigliava discretamente a Berlusconi di stare attento a trattare certi argomenti. Il commento del senatore sparirà dopo una breve permanenza sulla versione on-line del Corriere della Sera.
Questo libro si pone l’obiettivo di portare alla luce alcune caratteristiche proprie dell’informazione mediatica attuale, attraverso un personaggio molto apprezzato anche in ambienti culturali, che negli ultimi tempi ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
Prendendo a pretesto un giornalista molto popolare come Travaglio, che si spaccia per indipendente, faremo un viaggio verso i tabù dell’informazione, toccando argomenti come il signoraggio bancario, l’11 settembre, le scie chimiche, la questione di Israele, i “poteri forti” che creano la “casta”, la mafia e il sistema di corruzione dei partiti. Senza alcuna pretesa di essere esaurienti, faremo emergere le motivazioni che impediscono a tali argomenti di trovare spazio adeguato nei media ufficiali.
Nel primo capitolo parleremo della formazione di Travaglio, con riferimento ad un altro giornalista suo “maestro”, Indro Montanelli.
Nel secondo capitolo parleremo dei tabù di cui Travaglio non parla o di alcuni argomenti che egli cerca di mistificare per non essere allontanato dai mass media.
Nel terzo capitolo parleremo dei legami politici di Travaglio, delle sue tecniche per apparire al di sopra delle parti e delle varie beghe fra giornalisti.
L’obiettivo principale di questo libro, anche se tratta un preciso caso di gatekeeper, non è quello di criminalizzare nessuno, dato che Travaglio è soltanto uno dei tantissimi personaggi che operano a sostegno del sistema. Lo scopo è quello di capire i meccanismi del controllo mediatico in casi in cui il personaggio suscita molta fiducia, a tal punto da formare un gruppo alquanto numeroso di “fans”.
Capire i meccanismi di manipolazione mediatica è fondamentale dato che il controllo mediatico può creare consenso o dissenso. Potrebbe avere addirittura il potere di spingere ad agire contro i propri interessi.
Capire questi meccanismi significa oggi poter rivendicare quella democrazia tanto decantata quanto impedita.
Antonella Randazzo
Tratto da: "IL TRAVAGLIATO TRAVAGLIO. LO STRANO CASO DI UN INFORMATORE DISINFORMATO" - INTRODUZIONE
NOTE
[1] http://cinema-tv.corriere.it/cinema/09_agosto_26/storia_rimozione_7da5b9b2-9244-11de-bb1e-00144f02aabc.shtml
[2] Wolf Mauro, Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani, Milano 1995, p. 152.
[3] Cit. Morresi Enrico, Etica della notizia, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2003, p. 182.
[4] Cit. Murialdi Paolo, La stampa italiana dalla liberazione alla crisi di fine secolo, Laterza, Bari 2003, p. 154.
[5] Mininni Giuseppe, Psicologia e media, Laterza, Bari 2004, p. 27.
[6] Mininni Giuseppe, Psicologia e media, Laterza, Bari 2004, pp. 28-29.
[7] Alexander D., How You Can Manipulate the Media: Guerrilla Methods to Get Your Story Covered by TV, Radio and Newspapers, Paladin Press, Boulder, Colorado 1993, cit. Ballardini Bruno, Manuale di disinformazione. I media come arma impropria: metodi, tecniche, strumenti per la distruzione della realtà, Castelvecchi, Roma 1995.
[8] Canfora Luciano, Critica della retorica democratica, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 68.
[9] Guarino Mario, Fratello P2 1816. L’epopea piduista di Silvio Berlusconi, Kaos Edizioni, Milano 2001, p. 96.
[10] Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, Tecniche di disinformazione, Datamews, Roma 2004.
[11] Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, Tecniche di disinformazione, op. cit., pp. 9-52.
[12] http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=2084355
[13] http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3259&com_id=139324&com_rootid=139302&
ALCUNE DOMANDE A CUI IL LIBRO RISPONDE: Perché Travaglio non può considerarsi così indipendente come dice di essere?
Perché Di Pietro e Grillo, a cui Travaglio si è aggregato, non sono degni di fiducia?
Come funziona veramente il nostro sistema politico?
Cosa sono i "poteri forti" che creano la "casta" e che Travaglio, nella sua "informazione", ignora?
Cos'è stato davvero l'11 settembre?
Che scopi ha il terrorismo occidentale?
Qual è la verità sulla questione palestinese?
Perché ai grandi banchieri è concesso un potere enorme?
COME ACQUISTARE IL LIBRO: Per acquistare il libro occorre scrivere all'indirizzo e-mail
giadamd@libero.it indicando NOME, COGNOME E INDIRIZZO COMPLETO lo pagherete contrassegno euro 19,50 + 8,50 per contributo imballaggio, spese postali e contrassegno.
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lunedì
BREVISSIME RIFLESSIONI SUL VACCINO
Il presidente statunitense Barack Obama genera allarmismo per indurre i cittadini a vaccinarsi ma non fa vaccinare le proprie figlie. Per la verità in un primo tempo ufficialmente è stato detto che le bimbe non sarebbero state vaccinate, e poi, dato il vespaio che si è sollevato sul web, si sono affrettati a dire che le bambine erano state vaccinate "da un medico alla Casa Bianca", e che il presidente e la moglie avrebbero aspettato quando il "farmaco sarà a disposizione anche degli americani che non fanno parte delle categorie a rischio, come le donne incinte, le persone al di sotto dei 24 anni di età" (vedi http://www.rightpundits.com/?p=4920). Se davvero il vaccino è necessario come mai si è creato mistero sul fatto che le bambine siano state vaccinate davvero? E perché il presidente e la moglie vogliono farci credere di dover aspettare per "altruismo"?
Negli Usa milioni di cittadini sono sprovvisti di assistenza sanitaria e finiscono nella disperazione anche per una semplice frattura al braccio ma le loro autorità, incuranti di ciò, sono interessate soltanto a spendere miliardi di dollari per farli vaccinare.
E' risaputo, e confermato dagli esperti, che i vaccini contengono sostanze altamente tossiche, ma nessuna autorità lo dice.
In Germania si allestisce una sceneggiata che vede le autorità ricevere un vaccino “speciale”, presumibilmente privo delle sostanze più nocive.
Nel nostro paese il settore sanitario è in fermento ma la maggior parte dei medici non si farà vaccinare.
Sempre nel nostro paese, sono stati fatti molti tagli all’istruzione, alla sanità, alla cultura, alla sicurezza e ad altri settori importanti per i cittadini, rendendo sempre più problematica la vita alle classi popolari, ma non si esita a spendere miliardi per acquistare il vaccino.
I media strombazzano per i casi di presunta influenza suina ma glissano (come sempre) sui tanti casi di ammalati o morti di cancro a causa dell’inquinamento dovuto alla gestione mafiosa dei rifiuti tossici, ad esempio, in Campania.
Le nostre autorità si comportano in modo incoerente: dicono che l’influenza suina sarebbe addirittura meno grave dell’influenza comune, ma fanno pressione a che tutti vadano a vaccinarsi, dicendo che il vaccino non è obbligatorio ma "fortemente raccomandato". Se questa influenza è meno grave della solita, allora perché vengono spesi così tanti milioni di euro per i vaccini e si crea un clima da panico per indurre le persone a vaccinarsi?
In Francia diversi cittadini hanno sporto denuncia contro la campagna di vaccinazioni per il virus H1N1, intesa come
"un vero e proprio tentativo di avvelenamento della popolazione" (vedi http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2009/10/23/visualizza_new.html_990420359.html).
In Svezia e in altri paesi, alcune persone che hanno fatto il vaccino stanno avendo problemi di salute (qualcuno è morto).
Le società farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini hanno alle spalle un lungo percorso di violazione dei diritti umani e per questa "campagna di vaccinazioni" hanno chiesto l'impunità.
Se non siete ancora convinti di quello che è veramente questa campagna vaccinazioni e credete che sul web si stia facendo troppo allarmismo riflettete su questi semplici fatti prima di decidere se vaccinarvi o se far vaccinare i vostri figli.
domenica
UN GOVERNO BASATO SULLA MENZOGNA
Di Antonella Randazzo
Due genitori perdono il loro figlio di 31 anni che era stato arrestato lo scorso 15 ottobre per “detenzione di sostanze stupefacenti”. Il ministro della giustizia Angelino Alfano, che certo non ha brillato per onestà e correttezza verso i cittadini nemmeno in altre situazioni, sostiene che il corpo tumefatto e straziato sarebbe quello di una persona semplicemente “caduta dalle scale”. Il ministro, con le sue parole conniventi con gli aggressori ci fa capire che il nostro attuale governo è davvero poco interessato alla nostra salute e alla nostra vita, avendo ben altri obiettivi.
La morte di Stefano Cucchi non passerà sotto silenzio, perché i genitori invocano giustizia, e possono mostrare al mondo le foto del corpo del figlio che indicano inconfutabilmente che il ragazzo ha subito violenza. Stefano è una vittima del barbaro sistema in cui attualmente viviamo. E’ un sistema basato sulla guerra e sulla violenza, e questo si può appurare tutti i giorni se si seguono le vicende dei paesi del Terzo mondo. Molti lo negano, ma credo che di fronte alla barbarie subita da Stefano e alla reticenza criminale del ministro Alfano pochi potranno credere che le nostre attuali autorità siano davvero a nostro servizio.
Se davvero si trattava di una caduta, come mai ai parenti è stato impedito di visitare il congiunto all’ospedale?
Il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella spiega: “Abbiamo fatto una ricostruzione fedele dei giorni che vanno dall'arresto di Stefano Cucchi alla sua autopsia, di cui stiamo ancora aspettando l'esito… le fotografie parlano da sole, così eloquenti da diventare imbarazzanti (Impossibile che sia caduto). Dovrebbe essere caduto prima di schiena e poi di faccia, molto strano e difficile. Forse solo una caduta sugli sci potrebbe causare danni così disparati e diffusi. (Occorre) un'inchiesta rapidissima, altrimenti potrebbe diventare melmosa, come in altri casi. I fatti sono facili da accertare: si possono sapere rapidamente i nomi dei carabinieri che hanno arrestato Stefano Cucchi, si interrogano, si scopre la verità in meno di 48 ore”.(1)
Per la procura di Roma si tratta di “Omicidio preterintenzionale”.
Ma il ministro La Russa si ostina a parlare di comportamento “corretto” dei militari. I ministri dicono di “dare pieno sostegno alle indagini”. Delle due l’una: o si dà pieno sostegno e ci si astiene dal dare giudizi senza conoscere le cose come stanno, oppure i ministri stanno facendo, come ormai è comune fra le nostre autorità, il doppio gioco. Mostrano di voler far affiorare la verità ma al contempo vogliono proteggere gli aggressori.
Diciamo al ministro La Russa, se non lo ricorda, che quando una persona è arrestata viene posta sotto tutela delle forze dell’ordine e che dunque se le indagini saranno veritiere e corrette, non potrà essere che tutti i militari siano stati “corretti”, altrimenti dovremmo pensare che Stefano sia stato pestato a morte da entità astratte.
E’ assurdo e inaccettabile che una persona di 31 anni, entrata in caserma con le sue gambe perché in possesso di 20 grammi di marijuana, diventi una sorta di capro espiatorio della violenza di Stato, e debba uscire cadavere da un ospedale.
E ancora più inaccettabile è che un ministro si faccia complice degli aggressori contro la vittima. Come ha detto il Garante dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni: “sono stati violati diritti fondamentali dell`individuo, in primis quelli alla vita, alla salute e alla dignità”.
I genitori di Stefano sono stati molto coraggiosi nel mostrare le foto del corpo straziato del figlio, facendo capire a tutti che le autorità stavano spudoratamente mentendo e proteggendo la furia selvaggia dei loro assoldati.
Secondo l’ex magistrato Luigi De Magistris “Lo Stato non può avere paura di se stesso, non può temere di individuare e punire quei corpi estranei e parassitari che pure ci sono al suo interno, tra le forze dell'ordine che svolgono un lavoro prezioso per il Paese. Identificare e allontanare queste schegge deviate è l'unica risposta per garantire la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giustizia, oltre che per proteggere la credibilità di quanti operano con coraggio per la sicurezza comune fornendo un servizio prezioso a noi tutti”.
De Magistris non ricorda cosa questo Stato fa all’estero, e con quale cinismo definisce “missioni di pace” le orripilanti scorribande imperialiste volte a massacrare migliaia di innocenti.
Qualcuno spieghi qual è la differenza fra i morti innocenti uccisi dalle milizie occidentali nei paesi che rifiutano l’imperialismo, i morti ammazzati dalle “forze dell’ordine” nelle varie occasioni e la brutalità cieca e incivile dei vecchi nazi-fascisti.
Anche Hitler parlava di libertà e democrazia, e asseriva di uccidere soltanto “nemici pericolosi” per la sicurezza.
Le nostre autorità, che seguono pedissequamente la propaganda statunitense, allo stesso modo parlano di “missioni di pace” e di “forze dell’ordine” che sarebbero a servizio della “sicurezza”.
Noi non siamo come certi giornalisti di regime che lasciano spazio a dubbi insensati a favore dei carnefici e a beneficio dello status quo. Noi crediamo che lo Stato talvolta è assassino, essendo motivato soprattutto a proteggere i privilegi e il potere di un determinato gruppo sociale. E quando avviene la violenza di Stato si cerca di fare in modo che nessuno paghi. Chiediamoci perché nessuno dei veri responsabili delle violenze di Stato praticate al G8 di Genova ha pagato.
C’è da sperare che i genitori di Stefano possano pervenire alla verità e ottenere giustizia, anche se non potranno più riabbracciare il loro figlio.
A noi questa brutta faccenda ha insegnato che occorre con sempre più forza ribadire che ci fa orrore un potere di stampo nazi-fascista, basato sulla violenza e sulla guerra, le cui autorità, ancor prima di accertare i fatti, si pongono dalla parte dei carnefici.
NOTE
1) http://ilbenevento.blogspot.com/2009/10/stefano-cucchi.html
2) http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_30/farefuturo-cucchi-verita_7e13e66a-c545-11de-bfa4-00144f02aabc.shtml
Due genitori perdono il loro figlio di 31 anni che era stato arrestato lo scorso 15 ottobre per “detenzione di sostanze stupefacenti”. Il ministro della giustizia Angelino Alfano, che certo non ha brillato per onestà e correttezza verso i cittadini nemmeno in altre situazioni, sostiene che il corpo tumefatto e straziato sarebbe quello di una persona semplicemente “caduta dalle scale”. Il ministro, con le sue parole conniventi con gli aggressori ci fa capire che il nostro attuale governo è davvero poco interessato alla nostra salute e alla nostra vita, avendo ben altri obiettivi.
La morte di Stefano Cucchi non passerà sotto silenzio, perché i genitori invocano giustizia, e possono mostrare al mondo le foto del corpo del figlio che indicano inconfutabilmente che il ragazzo ha subito violenza. Stefano è una vittima del barbaro sistema in cui attualmente viviamo. E’ un sistema basato sulla guerra e sulla violenza, e questo si può appurare tutti i giorni se si seguono le vicende dei paesi del Terzo mondo. Molti lo negano, ma credo che di fronte alla barbarie subita da Stefano e alla reticenza criminale del ministro Alfano pochi potranno credere che le nostre attuali autorità siano davvero a nostro servizio.
Se davvero si trattava di una caduta, come mai ai parenti è stato impedito di visitare il congiunto all’ospedale?
Il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella spiega: “Abbiamo fatto una ricostruzione fedele dei giorni che vanno dall'arresto di Stefano Cucchi alla sua autopsia, di cui stiamo ancora aspettando l'esito… le fotografie parlano da sole, così eloquenti da diventare imbarazzanti (Impossibile che sia caduto). Dovrebbe essere caduto prima di schiena e poi di faccia, molto strano e difficile. Forse solo una caduta sugli sci potrebbe causare danni così disparati e diffusi. (Occorre) un'inchiesta rapidissima, altrimenti potrebbe diventare melmosa, come in altri casi. I fatti sono facili da accertare: si possono sapere rapidamente i nomi dei carabinieri che hanno arrestato Stefano Cucchi, si interrogano, si scopre la verità in meno di 48 ore”.(1)
Per la procura di Roma si tratta di “Omicidio preterintenzionale”.
Ma il ministro La Russa si ostina a parlare di comportamento “corretto” dei militari. I ministri dicono di “dare pieno sostegno alle indagini”. Delle due l’una: o si dà pieno sostegno e ci si astiene dal dare giudizi senza conoscere le cose come stanno, oppure i ministri stanno facendo, come ormai è comune fra le nostre autorità, il doppio gioco. Mostrano di voler far affiorare la verità ma al contempo vogliono proteggere gli aggressori.
Diciamo al ministro La Russa, se non lo ricorda, che quando una persona è arrestata viene posta sotto tutela delle forze dell’ordine e che dunque se le indagini saranno veritiere e corrette, non potrà essere che tutti i militari siano stati “corretti”, altrimenti dovremmo pensare che Stefano sia stato pestato a morte da entità astratte.
E’ assurdo e inaccettabile che una persona di 31 anni, entrata in caserma con le sue gambe perché in possesso di 20 grammi di marijuana, diventi una sorta di capro espiatorio della violenza di Stato, e debba uscire cadavere da un ospedale.
E ancora più inaccettabile è che un ministro si faccia complice degli aggressori contro la vittima. Come ha detto il Garante dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni: “sono stati violati diritti fondamentali dell`individuo, in primis quelli alla vita, alla salute e alla dignità”.
I genitori di Stefano sono stati molto coraggiosi nel mostrare le foto del corpo straziato del figlio, facendo capire a tutti che le autorità stavano spudoratamente mentendo e proteggendo la furia selvaggia dei loro assoldati.
Secondo l’ex magistrato Luigi De Magistris “Lo Stato non può avere paura di se stesso, non può temere di individuare e punire quei corpi estranei e parassitari che pure ci sono al suo interno, tra le forze dell'ordine che svolgono un lavoro prezioso per il Paese. Identificare e allontanare queste schegge deviate è l'unica risposta per garantire la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giustizia, oltre che per proteggere la credibilità di quanti operano con coraggio per la sicurezza comune fornendo un servizio prezioso a noi tutti”.
De Magistris non ricorda cosa questo Stato fa all’estero, e con quale cinismo definisce “missioni di pace” le orripilanti scorribande imperialiste volte a massacrare migliaia di innocenti.
Qualcuno spieghi qual è la differenza fra i morti innocenti uccisi dalle milizie occidentali nei paesi che rifiutano l’imperialismo, i morti ammazzati dalle “forze dell’ordine” nelle varie occasioni e la brutalità cieca e incivile dei vecchi nazi-fascisti.
Anche Hitler parlava di libertà e democrazia, e asseriva di uccidere soltanto “nemici pericolosi” per la sicurezza.
Le nostre autorità, che seguono pedissequamente la propaganda statunitense, allo stesso modo parlano di “missioni di pace” e di “forze dell’ordine” che sarebbero a servizio della “sicurezza”.
Noi non siamo come certi giornalisti di regime che lasciano spazio a dubbi insensati a favore dei carnefici e a beneficio dello status quo. Noi crediamo che lo Stato talvolta è assassino, essendo motivato soprattutto a proteggere i privilegi e il potere di un determinato gruppo sociale. E quando avviene la violenza di Stato si cerca di fare in modo che nessuno paghi. Chiediamoci perché nessuno dei veri responsabili delle violenze di Stato praticate al G8 di Genova ha pagato.
C’è da sperare che i genitori di Stefano possano pervenire alla verità e ottenere giustizia, anche se non potranno più riabbracciare il loro figlio.
A noi questa brutta faccenda ha insegnato che occorre con sempre più forza ribadire che ci fa orrore un potere di stampo nazi-fascista, basato sulla violenza e sulla guerra, le cui autorità, ancor prima di accertare i fatti, si pongono dalla parte dei carnefici.
NOTE
1) http://ilbenevento.blogspot.com/2009/10/stefano-cucchi.html
2) http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_30/farefuturo-cucchi-verita_7e13e66a-c545-11de-bfa4-00144f02aabc.shtml
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