giovedì

VIDEO DIVERTENTE E RIFLESSIONI - RANOCCHI E PRINCIPESSE



I cartoni animati sono i moderni racconti per bambini, e talvolta riprendono le medesime strutture narrative di fondo delle vecchie fiabe.
Ad esempio, la storia di Demetan, (forse qualcuno di voi la ricorda) è una delle tante in cui c’è la lotta al malvagio, c’è l’eroe dapprima bistrattato e il trionfo del bene.
C’è il maschile che vuole congiungersi al femminile amato, ma prima di farlo deve manifestare il maschile nella lotta al “cattivo”.
C’è la lotta al malvagio che minaccia perché vuole usurpare il potere e vuole dominare anche su quelli che lo rifiutano.
Alla base c’è il dualismo bene/male da cui origina la situazione amico/nemico.
Questa è la sigla completa italiana del cartone animato giapponese del 1973, giunto in Italia nel 1980.
Demetan è un ranocchio di umili origini che stringe amicizia con Ranatan, una ranocchia di condizione agiata; l'amicizia è osteggiata dal padre di lei e dai pregiudizi di alcuni abitanti dello stagno. Alla fine Demetan dimostrerà molto coraggio nell’aiutare a difendere lo stagno dai nemici e dunque sarà benvoluto da tutti.

Molte altre storie hanno al centro la lotta buoni/malvagi e la conquista del femminile buono (la principessa). In alcune storie c’è l’ingiustizia e la sofferenza provocati dai nemici, e il finale trionfo dei buoni.

I racconti per bambini vengono resi divertenti, ma hanno alla loro base il fulcro di ciò che permetterà la manipolazione mentale. Ad esempio, basterà far credere che un paese sia “malvagio” per giustificare una guerra, com’è avvenuto per l’Iraq e come hanno tentato di fare con l’Iran.

Oggi altre produzioni televisive statunitensi o giapponesi hanno una struttura che conferisce più spazio alle lotte e alle minacce che al racconto.
Il bambino si identifica nell'eroe che uccide i mostri oppure nel personaggio principale su cui ruota tutta la vicenda.

Nei cartoni e videogiochi giapponesi i personaggi sono rappresentati con caratteristiche somatiche infantili, con la testa e gli occhi grandi e il naso e la bocca piccoli. Hanno le forme tondeggiati dei bambini ma colpiscono con estrema violenza e distruttività. Ci sono differenze nette nella rappresentazione dei buoni e dei cattivi: i buoni hanno visi e proporzioni infantili, mentre i cattivi sono mostruosi o con sembianze da adulti. Ma sia i buoni che i cattivi combattono e uccidono.
In queste produzioni, di solito americane o giapponesi, non c'è molto dialogo fra i personaggi, e spesso fra le parti in lotta ci sono soltanto combattimenti furiosi, minacce e distruttività. Il bambino sarà indotto a credere che il dialogo fra persone sia inutile, mentre la violenza è necessaria.

Persino quando si racconta la storia di una squadra di giocatori sportivi, le partite vengono descritte in chiave competitiva e sembra che le squadre debbano avere come una predisposizione “bellica” e una dedizione sacrificale per poter vincere.
I protagonisti dei cartoni giapponesi sembrano bambini ma si comportano da adulti, mettendo al centro della loro esistenza la competizione violenta. Sono aggressivi, picchiano duro e sono attanagliati dall'ansia di vincere.
Nei cartoni più vecchi, come questo, c’era più spazio per il racconto vero e proprio, e c’erano anche momenti lieti in cui venivano mostrati i “buoni sentimenti”, come accadeva nei vecchi racconti.
Dedico questo divertente video alla mia nipotina, con gli auguri per il suo compleanno.
Ciao!

martedì

QUANDO E’ IL POTERE A DECIDERE LA NOSTRA MORTE - Vivere e morire di credulità

Di Antonella Randazzo



Sempre più persone gridano al “massacro di massa” in occasione della vaccinazione globale annunciata dall’Oms.
E qual è la novità?
C’è stato un momento storico in cui i personaggi al potere non abbiano rivendicato anche la capacità di togliere la vita ai loro sudditi?
Hanno organizzato terribili guerre mondiali per massacrare milioni di innocenti. Si tratta più o meno delle stesse famiglie di allora, oggi in possesso di banche o corporation che forse hanno cambiato il nome ma non la sostanza.
La differenza è che oggi per togliere di mezzo milioni di persone nel giro di poco tempo non hanno per forza bisogno di scatenare una guerra mondiale. Basta il potere delle società farmaceutiche e il controllo del cibo.

Credete che i crimini di massa debbano ancora accadere?
Vi sbagliate. Da tempo il gruppo di potere economico-finanziario ha ridotto alla fame non pochi paesi, facendo morire per fame, miseria o malattie curabili parecchie persone nel Terzo mondo.
E che dire delle cifre altissime relative ai morti per cure mediche o ospedalizzazione che si registrano nel Primo mondo?
Adesso vorrebbero semplicemente estendere ancora di più queste catastrofi su tutto il pianeta, in modo tale da diminuire drasticamente la popolazione.

E’ vero che le società farmaceutiche guadagnerebbero molto denaro dalla vendita del vaccino, è vero anche che scatenando paura si prostrano i popoli ai piedi dei potenti, chiedendo “protezione”.
Ma è anche vero che attraverso la medicina ufficiale, i farmaci e i vaccini viene controllata la “salute” delle persone, potendo far ammalare o addirittura uccidere attraverso “cure”, in certi casi rese obbligatorie.

“Il potere manipola i corpi” diceva Pasolini, “li fa vivere o li uccide”, aggiungiamo noi.
Oggi si vuole un notevole calo demografico per diversi motivi: perché il gruppo di potere è esiguo e si sente minacciato dall’aumento della popolazione, per gestire meglio le ricchezze del pianeta (che oggi sono in gran parte nelle mani del gruppo di potere), o perché le esistenze che non sono inserite nel circuito economico vengono viste come inutili e dunque da eliminare.
Di conseguenza, come molti sanno, l’Oms, di solito poco attenta alle vere problematiche sanitarie e alimentari del pianeta, si attiva a questo scopo, paventando una epidemia terribile. All’improvviso questa organizzazione sembra essere interessata alla salute umana, e per questo sta costringendo molti paesi del mondo ad acquistare i presunti vaccini dalle solite società in odore di crimine.
E noi dovremmo credere che un’organizzazione truffaldina e società farmaceutiche criminali all’improvviso diventino filantropi disinteressati e si preoccupino della nostra salute, salvandoci dalla pandemia?
Davvero difficile pensare che società che in passato hanno causato non pochi danni alla salute di parecchie persone, come la GlaxoSmithKline e la Roche, oggi siano in prima fila per “difendere” la salute umana.
Qualcosa non quadra, e non pochi se ne sono accorti, mettendo in guardia del rischio che gli stessi vaccini siano preposti a scatenare la “pandemia”.

Scatenare una specie di “caccia all’untore” farebbe parte della farsa dell’Oms, gridando che una presunta influenza che ha fatto soltanto diverse centinaia di morti, sarebbe “inarrestabile” e le persone con presunti sintomi sarebbero da isolare.
Adesso chiunque di noi si trovi ad avere qualche linea di febbre potenzialmente potrebbe essere additato come “untore” e penalizzato, pur avendo magari soltanto un malessere passeggero. Si può scatenare una “caccia all’uomo”, contro chi avrebbe i presunti sintomi o contro chi rifiuterà il vaccino.

Occorre osservare che il potere di morte sui sudditi è parte importante dell’assetto attuale.
Sono noti i casi in cui si rivendica persino il potere di impedire una morte dignitosa a chi non può più vivere.
I più noti casi furono quello di Eluana e di Welby, che riempirono i media per diverso tempo, suscitando un vespaio e sollevando diverse opinioni. Oggi l’argomento non risulta essere più d’attualità nonostante vi siano molti altri casi simili. Il problema sollevato non è ancora stato risolto e non è nemmeno stato chiarito a sufficienza dai mass media o dalle istituzioni.
Risulta evidente che è in gioco il potere sul corpo, sul corpo vivo e su quello malato o quasi morto.

Su questo problema, la Chiesa Cattolica vorrebbe imporre il suo punto di vista, facendo credere che si tratti di un problema di fede o di evoluzione spirituale. Ma è ovvio che se gli alti prelati fossero davvero interessati a salvare vite umane, avendo la chiesa ricchezze immense, si prodigherebbero a salvare i bambini che ogni giorno muoiono di fame nel Terzo mondo. Bambini che vorrebbero vivere ma sono costretti a morire.

In realtà è essenzialmente un problema di libertà, tanto difficile da inquadrare come tale quanto meno siamo ormai in grado di comprendere cosa significa libertà.
In fondo, ritornare a privatizzare la morte, rifiutando le tecniche mediche invasive e accanite, significa poter “vivere” liberamente la propria morte, e ciò risulta pericoloso se vi si associa l’idea di poter vivere liberamente anche la vita. Come osservano le studiose Paula Pira e Lucia Venini: “Poter vivere la propria morte può voler dire scegliere il significato che si vuol dare alla propria vita”. (1)

Governi che mandano a morire persone in Afghanistan, per affiancare gli occupanti, poi si spacciano per “salvatori” quando si tratta di affrontare casi in cui la persona non vive più da molti anni.

Molti farebbero volentieri a meno di questi “salvatori”. Ad esempio, Elisabetta Giromella, affetta dalla stessa malattia di Welby, dice: “Sono libera e voglio restarlo, voglio una legge sul testamento biologico che mi assicuri che sarò io a decidere che fare quando diventerà insopportabile questa vita che amo nonostante tutti i limiti… ognuno è libero di fare quello che vuole: soffrire, farsi curare o no, lasciare un testamento o evitare. Il punto è tutto lì: la libertà sulla propria vita che è un diritto personale, non cedibile.” (2)

Una cosa è certa: un paese civile non si affida a prelati e opinionisti di regime, ma approva leggi che possano essere le migliori possibili in quel determinato momento storico. Un paese civile permette ai cittadini di decidere liberamente sulla propria vita, senza essere costretti a sottomettersi ad autorità laiche o religiose.

Come mai le autorità tengono così tanto ad avere controllo persino sulla nostra morte? E per questo sono disposte a spendere molto denaro? (il nostro denaro)
Il celebre filosofo Michael Foucault parlò di “anatomopolitica del corpo umano” ad intendere l’apparato di controllo atto a “garantire il suo ammaestramento (del corpo umano), l’incremento delle sue attitudini, l’estorsione delle sue forze, la crescita parallela della sua utilità e della sua docilità, la sua integrazione a sistemi di controllo efficaci ed economici”. (3)

In altre parole, il controllo del corpo umano è fondamentale affinché abbia successo un sistema di potere opprimente, che si erge ad assoluto, decretando l’assetto economico, finanziario, culturale e mediatico.
Nei sistemi dittatoriali, il corpo umano subisce controllo dalla nascita fino alla morte. Spiega l'antropologo Louis Vincent Thomas:

“Di recente si è instaurato un bio-potere il cui scopo è la pianificazione del corpo specie: una politica adeguata può aggiustare la demografia alla produzione, regolare la natalità e la mortalità, allungare la vita, migliorare la salute. Per esempio, la medicalizzazione della vita è un aspetto caratteristico delle società tecnologiche: “si produce” la salute e l’uomo moderno è un uomo assistito, in altri termini, spodestato della propria autonomia… le scoperte della genetica, la psicochirurgia aprono prospettive preoccupanti per quanto riguarda la manipolazione dei corpi e, come conseguenza diretta, il controllo delle coscienze… E’ lecito pensare all’avvento di una “società psico-civilizzata” nella quale non ci porremo più delle domande sul destino dell’uomo, l’unico problema rimasto essendo: “che tipo di uomini dovremo costruire?”… A questo punto, sarà palese che questa presunta gestione della vita altro non è che una gestione di morte ”. (4)

Secondo diversi autori, in realtà la morte degli individui ad opera del sistema di potere avviene “in due tempi”. In un primo tempo si agisce sull’intelletto e sulle sensazioni, inducendo uno stato di passività o di accondiscendenza verso il potere, che impedirà alla persona di esprimere se stessa come potrebbe. In questo primo stato di “non-vita” la persona si prepara alla morte fisica, disposta ad accettare quanto proviene dalla realtà esterna, persino situazioni di guerra o l’assunzione di prodotti nocivi. Le verrà sempre data una spiegazione plausibile che la indurrà ad accettare tutto. Il lungo tormento della “sclerosi dell’anima” farà in modo che le persone possano essere guidate verso la morte fisica. Si andrà verso la morte contenti: sicuri di aver avuto governanti che li hanno protetti dal terrorismo o che si sono preoccupati di dare loro il vaccino per salvarli dall’epidemia. Fino alla fine si crederà di aver vissuto in una bella democrazia, dopo esser stati liberati da un potere tiranno. Il bene e la libertà hanno trionfato. C’è un mondo migliore di questo?

La verità sulla condizione esistenziale umana in fondo al cuore tutti la conoscono, ma pochi resistono alla tentazione dell’illusione, cadendo nella trappola di chi proprio sulle illusioni ha creato il suo potere. E’ così che si diventa spettatori delle proprie illusioni: denaro inesistente, nemici invisibili, epidemie da affrontare, guerre indecifrabili, ecc. In tal modo persino la nostra stessa morte avrà significati controversi: cancro? Farmaci o vaccini? Epidemia? Infarto?

La medicina ufficiale viene intesa come un ambito che offre certezze di guarigione, e dunque sconfigge malattia e morte, ma allo stesso tempo, paradossalmente, rappresenta una delle prime cause di morte per gli abitanti del pianeta.

In realtà, com’è emerso in particolare negli ultimi anni grazie al lavoro di diversi scienziati e medici, il rapporto medico-paziente e la concezione del corpo umano che sta alla base della medicina tradizionale cozzano con la realtà dell’uomo, che non è e non può mai essere soltanto quella di un corpo fisico. La medicina ufficiale risulta essere soprattutto un luogo di potere.

Il medico tradizionale si approccia al paziente in modo distaccato, come avesse di fronte soltanto un’entità biologica o organica, su cui si erge il potere della sua conoscenza. Tale approccio risente dell’idea che gli aspetti emotivo-affettivi siano sintomo di debolezza e di limite, mentre la razionalità, anche se portata all’estremo, sia sempre un punto di forza e di potere.

Nella nostra cultura la medicina ha acquisito così tanto prestigio e potere perché esiste l’idea fondamentale che la malattia sia come un nemico terribile da combattere in ogni modo, e la morte sia una realtà inaccettabile. Di fronte alla possibilità di morte si solleva spesso l’accanimento terapeutico. Il corpo umano diventa terreno di inauditi interventi medici, senza alcun rispetto per la condizione inaccettabile e non auspicabile in cui il malato deve soggiacere.
Secondo Thomas si tratta di un problema che pone di fronte la questione del potere della medicina:
“Non è infrequente… il caso di morenti trattati in pura perdita, messi sotto ossigeno, sotto ipodermoclisi, sostenuti con sovradosi di farmaci a tal punto che si è parlato di “morte rubata”… E’ la questione di dove iniziano i diritti del malato, dove cessa il potere del medico?” (5)

All’interno di un sistema che ci vede come numeri, anche il nostro corpo acquisisce caratteristiche che lo estraniano dal resto del nostro essere. Come spiega il medico e ricercatore Alberto Malliani:
“La produzione che crea bisogni, spesso nuovi ed assurdi, è il buco nero più cupo di questo momento della nostra civiltà. La qualità della vita ne sta già subendo un processo di frantumazione di natura puramente meccanicistica… la medicina, naturale spettatrice di morte, ad essa rimane estranea poiché la morte non appartiene a nessuna delle due realtà, altamente produttive, che in essa confinano… tra medicina e solidarietà vi è talora un divergere abissale. Soprattutto quando la solidarietà implica decisioni economiche di tipo involutivo… In sostanza, analizzare l’apparato medico al di fuori del “business” che esso rappresenta è astrazione irreale”. (6)

La morte, nel settore medico è considerata all’interno della logica del sapere che dà potere: se si raggiungono determinate conoscenze si trionfa sulla malattia e si annulla la morte.
In realtà questa prospettiva risente delle dissociazioni tipiche della nostra cultura.
Ad esempio, osserva Louis Vincent Thomas, esistono tranelli volti ad isolare un fatto o un problema dal contesto, impedendo la possibilità di acquisire una visuale più vasta per capire veramente il problema:
“Ogni individuo confrontato con un’istituzione è oggetto di una designazione che lo definisce nell’ambito di un sistema chiuso, nel rispetto di un codice socialmente imposto e facendo astrazione della sua esistenza personalizzata. Per esempio, la cartella medica che segnala un’ulcera gastrica non ha nulla a che fare col contesto socio-culturale che ne è forse la causa profonda. Lo scolaro schedato come “individuo ad alto rischio” è reperito a causa del pericolo sociale che rappresenta e non perché si corra ad aiutarlo nel suo profondo e angoscioso sconforto. Si potrebbero moltiplicare gli esempi all’infinito, in un mondo in cui si tende a generalizzare i test e i controlli medici, l’investigazione e la “schedatura”. Col progresso dell’informatica, quando il linguaggio del potere verrà totalmente cifrato, fra non molto, saremo solo dei numeri, il che esprimerà perfettamente la condizione di oggetti… di cui si gestisce la vita… Più che mai il corpo è un prodotto sociale!... strumento e oggetto del consumo. I mass media s’incaricano di orchestrare il ricatto alla qualità della vita per suscitare nuove necessità esaltando sempre nuovi modelli di salute, di bellezza, di comfort e di piaceri… ognuno insegue, nella frenesia del consumo, un ideale di corpo standardizzato, lungo, sottile, abbronzato. Per non parlare della commercializzazione che considera il corpo come una merce! Esposto, venduto, consumato, trascinato e manipolato, il corpo ha fatto la fortuna di tutte le aziende che vivono grazie allo sport, all’erotismo e alla pornografia.” (7)

Chi ha potere vuole esercitarlo anche sul corpo, vuole mandare in guerra, torturare oppure creare un sistema di controllo sul corpo. Esercitare potere significa anche influire sul senso della vita, su come i sudditi vivranno la loro vita: su quanta vita avranno, quanto saranno “vivi” o quanto e come trascineranno la loro morte chiamandola “vita”.

Nella società medicalizzata anche la morte non è più un fatto privato. Da un lato l’evento morte non fa parte della cultura mediatica, in cui appare la bellezza, la gioventù e il piacere immediato, dall’altro la morte diventa evento medicalizzato.
Nei mass media non si tratta la morte ma si mostrano i morti. Spiega lo studioso Gianfranco Bettetini:
“Le immagini dei mass media si impadroniscono spesso della morte come di un accadimento imprevedibile, ne privilegiano gli aspetti violenti e ne trascurano il valore di progetto ineluttabile… La morte nei mass media, soprattutto in quelli che si servono dell’immagine, corre il rischio di essere considerata solo come un nemico tanto spaventoso e potente, che gli stessi modi di combatterlo o di esorcizzarlo si rivelano come iscritti nelle sue stesse logiche. La società contemporanea e i suoi mezzi di comunicazione iconica sembrano concedersi alla sua forza, quando scelgono la via di guardarla nella sua agghiacciante esteriorità, quando fingono di possederla attraverso le sue sconvolgenti rappresentazioni. Questa morte, non considerata affatto come partner (né, tanto meno, come “sorella”), non interrogata nei suoi valori vitali, si distribuisce nei canali dello spettacolo contemporaneo, oscillando fra la banalizzazione della quantità e l’orrore dello scoop, del colpo di scena. L’informazione di massa gioca con la morte una delle sue partite più tragiche e, purtroppo, socialmente più legittimate… Sembra che il cinema e la televisione abbiano mutuato i loro modelli di morte dal melodramma, dove si muore quasi sempre per cantare, per modulare l’ultimo respiro in una romanza interminabile… Quasi sempre gli audiovisivi non fanno riferimanto alla morte per porsi nei suoi confronti in una condizione di logica disponibilità, ma per isolarla come evento casuale, come malattia aleatoria”. (8)

La morte, idea ignobile e inquietante nella routine quotidiana, diventa appannaggio della tecnologia, gestita da “esperti”, e sottratta ai vissuti più profondi degli esseri umani.
Paradossalmente, mentre in molte zone del Terzo mondo molti bambini non riescono nemmeno arrivare ai 5 anni, gli scienziati si prodigano a cercare la “ricetta per l’immortalità”. Infatti, la celebre rivista “Nature” ha pubblicato una ricerca del Salk Institute di La Jolla (California), in cui si sostiene l’esistenza di un “gene della longevità”. In passato altri ricercatori avevano parlato della “molecola della longevità”. Addirittura, nel 2006, la Geron corporation annunciò la produzione di due possibili farmaci in grado di attivare la telomerasi (un processo che attiva un enzima che dovrebbe rigenerare i telomeri, facendo crescere l’aspettativa di vita). Alcuni scienziati però fecero notare che in questi farmaci si nascondeva il pericolo di cancro. In altri prodotti “contro l’invecchiamento” ci sarebbe anche il pericolo di infarto.
Lo storico della Scienza Stephen S. Hall parla di “Merchants of Immortality”, ovvero mercato dell’immortalità, nel cui calderone si trova un po’ di tutto: clonazione, crioconservazione, pillole dietetiche, trattamenti ormonali, ecc.
Hall osserva che il mondo contemporaneo si vuole presentare come capace di sconfiggere la morte e far trionfare la vita, ma non la vita di tutti, soltanto di alcuni. Come scriveva il premio Nobel (sigh!) Alexis Carrel: “Una grande razza deve propagare i suoi migliori elementi. L'eugenetica può esercitare una grande influenza sul destino delle razze civilizzate... L'eugenetica chiede il sacrificio di molti singoli esseri umani".

In conclusione, se il potere, ieri come oggi, si arroga il diritto di uccidere, qual è la novità?
La novità è che oggi viviamo in un mondo in cui oltre il 90% degli abitanti è contro la guerra, e in cui sempre più persone si stanno comportando in modo tale da non permettere ai regimi di avere lo strapotere che avevano in precedenza.
Cosa fanno queste persone? Ad esempio, non comprano prodotti dalle corporation assassine, non si vaccinano, non guardano i programmi-spazzatura della Tv, non votano personaggi corrotti, quando necessario, praticano forme di disobbedienza civile, non accettano il crescente militarismo, si informano da fonti indipendenti, leggono libri di autori indipendenti, cercano di vivere una vita di qualità superiore, moralmente, socialmente e culturalmente, rispetto a quella indotta dal sistema, nei loro giudizi e valutazioni cercano di andare oltre la propaganda, cercano di fare qualcosa per rendere note le nefandezze delle loro autorità, ecc.

Non è vero che siamo costretti a soccombere, lo siamo se scegliamo di esserlo.
Nessuno ci può costringere a fare qualcosa che non vogliamo. Anche la più terribile dittatura non può nulla contro un popolo ribelle.
Come scriveva Albert Camus: “Se una condanna a morte di massa è la caratteristica della condizione umana, la ribellione è la sua controparte.”


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NOTE

1) AA.VV. “La morte oggi”, Feltrinelli, Milano 1985, p. 155.
2) “La Repubblica”, 11 luglio 2008.
3) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., p. 127.
4) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., pp. 127-128.
5) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., p. 122.
6) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., p. 103.
7) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., pp. 126-128.
8) AA.VV. “La morte oggi”, op. cit., pp. 209-211.


PER APPROFONDIRE

AA.VV. “La morte oggi”, Feltrinelli, Milano 1985.
Bakan Joel, "The corporation. La patologica ricerca del profitto e del potere", Fandango, Roma 2004.
Cardini Franco, "Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo", Laterza, Bari 2003.
Chossudovsky Michel, "Globalizzazione della povertà e nuovo ordine mondiale", Ega Editore, Torino 2003.
Chomsky Noam, Foucault Michel, "Della natura umana. Invariante biologico e potere politico", DeriveApprodi, Roma 2005.

venerdì

INTERVISTA A ILAN PAPPE'




Ilan Pappé è uno storico israeliano che insegna all'Università di Exeter, in Inghilterra. Prima insegnava ad Haifa, ma non gli è stato rinnovato il contratto perché non è disposto ad insegnare le falsità sempre più assurde sulla Storia d'Israele.

mercoledì

SE SIAMO PROTETTI DA BERLUSCONI & C. POSSIAMO STARE TRANQUILLI - Come affidarsi al gatto e alla volpe e perseguitare i più deboli

Di Antonella Randazzo



“Altro che ronde! In Italia la situazione è vergognosa (perché) non esiste la certezza della pena!” (1)

A parlare non è un no-global, né un personaggio che avversa Berlusconi, ma il capo della Polizia di Stato della Repubblica Italiana, Antonio Manganelli.

Già lo scorso anno, Manganelli si prodigava a denunciare i pericoli dovuti all’indulto: “I crimini impuniti (sono) una vergogna vissuta ogni giorno… in Italia non esiste la certezza della pena… gli sforzi della polizia vengono vanificati”. (2)

Quello che osserva Manganelli noi italiani dobbiamo verificarlo per forza, avendo come capo di governo un personaggio che si è macchiato di numerosi reati ma non ha mai fatto un giorno di galera.
Il fatto è che proprio chi vuole una realtà in cui prevale la legge del più forte, e in cui i cittadini si sentano insicuri, si spaccia per fautore della “sicurezza”.
Delle due l’una: o si è onesti e dunque si vuole vivere in un paese senza crimini, oppure si è disonesti e si punta a creare paura e insicurezza per meglio turlupinare. Dunque, un governo capeggiato da un delinquente non potrà, per via di logica, garantire alcuna vera “sicurezza”.
E infatti, non sfugge ai più attenti che la questione della “sicurezza” è strategica, e permette al regime di raggiungere diversi obiettivi:

1) Far accettare l’idea della militarizzazione del paese. Da alcuni anni persino la Tv non fa altro che trasmettere molte produzioni in cui gli “eroi” sono poliziotti o carabinieri. La parata militare (sospesa negli anni Settanta fino al 1982), è stata ripresa in grande stile negli ultimi anni. In poche parole, si vuole far capire che le cosiddette “forze dell’ordine” devono avere un ruolo importante nel paese. La contraddizione sta nel fatto, come vedremo, che esse non sono realmente potenziate o rese operative sempre.
2) Seminare panico verso gli stranieri, descritti dalla propaganda come criminali e responsabili dei reati commessi nel nostro paese. Le statistiche dicono che la maggior parte dei reati è commessa da italiani. Certamente esiste la criminalità straniera, ma seminare panico non è il miglior modo di affrontarla.
3) Reprimere chi si vuole e quando si vuole. Si vuole fare in modo che il reato non rappresenti per forza l’elemento che deve far scattare il comportamento repressivo. Si vuole creare una situazione in cui anche coloro che non hanno fatto mai nulla di criminale possano essere perseguiti o repressi.
4) Si vuole scoraggiare i dissidenti dei paesi del Terzo mondo dal credere di poter continuare a lottare contro i poteri criminali che dominano nel loro paese (protetti dalle autorità occidentali) espatriando.
5) Sviare l'attenzione da altre vicende, come gli intrallazzi di governo e la crescente povertà a cui il paese sta andando incontro.

La propaganda relativa alla “sicurezza” non riguarda soltanto la repressione degli immigrati, ma anche il presunto pericolo di “neo-fascismo e ultras”.
Non molti ricordano che in seguito alle violenze negli stadi Berlusconi iniziò a parlare di pacchetto di misure anti-violenza o “sicurezza”.

Per capire ci si può addentrare brevemente, senza pretese di essere esaustivi, sul terreno della tifoseria violenta. Lo scorso anno il questore di Napoli, Antonino Puglisi, che non è certo nemmeno lui un no-global o un anarchico, ebbe a dire: ''Sappiamo che tra i gruppi del tifo organizzato ci sono collegamenti con frange della criminalità organizzata. Stiamo vagliando l'accaduto e nelle prossime ore, dopo l'incontro che avremo nel pomeriggio in Procura, potremo esprimere una valutazione più precisa''. (3)
Il governo però si affrettò a far sapere che forse c’era stata ''una errata valutazione degli avvenimenti da parte anche della prefettura e della questura''.
Dopo le parole di Puglisi, si ebbe una mobilitazione generale del Ministero dell’Interno, della Lega calcio e del capo di polizia Manganelli.

I mass media, spesso portano in prima pagina il “mostro ultras o naziskin” ma evitano di spiegare gli elementi del fenomeno e le responsabilità del sistema. Qui non si nega l’esistenza di persone violente che vogliono approfittare della situazione per sfogarsi negli stadi o perseguitando i più deboli, ma si vuole sostenere che sarebbe possibile affrontare questo problema, e magari organizzare iniziative (sociali o culturali) che avversino il comportamento violento. Con tutto il degrado sociale e culturale che i giovani “respirano” tutti i giorni, mantenere l’equilibrio non deve essere certo facile, specie se non si ha alle spalle una famiglia adeguata (si veda http://www.disinformazione.it/bambini_psicoprogrammati.htm).
Il nostro contesto alimenta la “pseudo-cultura delle fazioni” e l’idea che per sentirsi “forti” occorra “sconfiggere” qualcuno, anche con la violenza.
Nei gruppi di ultras c’è una rigida gerarchia e un capo che “detta legge”, inducendo gli altri a comportarsi come vuole lui e creando il “branco” violento. Ovviamente, questi capi sono identificabili.

C’è chi sostiene che i capi degli ultras siano pilotati. Ad esempio, dichiara Mario Corsi, conduttore in una radio dei tifosi romanisti: "Se il governo strumentalizza le curve, vuol dire che è alla canna del gas… (quanto accaduto ieri sera all'Olimpico) appare gestito per fare forte pressione sul governo” (che doveva prendere decisioni sul “Salvacalcio”). (4)

Secondo il sociologo Alessandro Dal Lago, gli ultras hanno la complicità delle società calcistiche ,(5) che data la situazione non chiara di dissesti finanziari avrebbero interesse a ricevere aiuti dal governo, e le violenze potrebbero mascherare questi aiuti o renderli accettabili.
Sta di fatto che diversi gruppi ultras avrebbero ricevuto finanziamenti e aiuti di vario tipo dalle società calcistiche e da imprese private.(6) Oggi in Italia questo è vietato da una legge entrata in vigore nel 2007.

Quando i media si sono occupati in modo ossessivo di ultras, sono anche arrivati i decreti "danarosi" per le società calcistiche. Già ai tempi del governo Prodi, si piangeva miseria ma si approfittava del trambusto creato dagli ultras per approvare decreti che, in sordina, davano aiuti finanziari di vario tipo alle società calcistiche. Ricordiamo che anche lo scorso anno erano stati fatti progetti per sostenere quel miscuglio di affari-banche-politica che oramai il calcio italiano rappresenta (si veda http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/sport/calcio/nuovi-stadi/nuovi-stadi/nuovi-stadi.html e "Il pallone nel burrone" di Salvatore Napolitano e Marco Liguori, ed. Riuniti).

Quest’anno, il disegno di legge firmato Lolli-Butti dovrebbe prevedere un finanziamento alla costruzione di alcuni stadi. Non sarebbe certo il primo aiuto finanziario alle società di calcio, che sono società private quotate in borsa, basti pensare al decreto-salvacalcio del 2003, che permise allo stesso Berlusconi di intascare non poco denaro.

Questo cosa ha a che fare con le ronde e gli immigrati?
Anche se non sembra, c’entra eccome.
Infatti, noi siamo sempre più poveri perché i nostri soldi sono rubati dalle banche e dai grandi imprenditori che hanno privatizzato i nostri beni (stadi compresi) e che quando si trovano in difficoltà battono cassa (profitti privati e pubbliche spese). Questo è risaputo. Quello che è meno risaputo è che più ci impoveriscono e più gridano al “problema sicurezza”. E non è un caso.
Il sistema attuale sa di aver tirato troppo la corda negli ultimi anni, distruggendo economicamente moltissimi cittadini. Gridare alla “sicurezza” significa anche far presente che ci può essere caos, sollevazioni, microcriminalità, certo dovuti anche alla maggiore miseria creata dalle banche.

Che siano sostenuti dalla mafia, dal governo o dalle società calcistiche oppure no, gli ultras rappresentano comunque una netta minoranza rispetto ai tifosi, e non è pensabile che uno Stato non sappia affrontare un gruppo di violenti. Purtroppo, autorità che permettono ai mafiosi di controllare buona parte del nostro paese, sono anche capaci di utilizzare tutti i mezzi possibili per soggiogare i cittadini, e di non affrontare i veri problemi della "sicurezza".

In sintesi, come è evidente ormai a molti, i politici arraffano quanto più possibile per darlo ai loro padroni, e poi cercano di giustificarlo (magari con la “crisi”) o di tenerlo nascosto.
Tanto per dare un’idea, negli Usa già da diversi anni i politici hanno la “sicurezza” al top delle loro agende, come se non vi fossero problemi dovuti alle banche, stipendi da fame, problemi per l’assenza di assistenza sanitaria, degrado dei servizi pubblici, ecc.
Più le banche e le grandi società ricevono denaro pubblico e più c’è bisogno di distogliere l’attenzione strombazzando “sicurezza”. Gridare alla “sicurezza” serve dunque a distogliere l’attenzione dalle vere cause dell'impoverimento e ad indurre a pensare che i guai siano dovuti agli immigrati.

Tutto questo può sembrare banale, ma non sono pochi gli italiani che cadono nella trappola e credono davvero che i loro problemi siano dovuti agli immigrati, accrescendo sempre più l’odio razzistico.

Che non ci sia una vera volontà di proteggere il cittadino emerge anche dal “taglio dei fondi sulla sicurezza” che è stato fatto anche dal governo attuale. Una circolare firmata dal prefetto Giovanna Iurato, direttore dei servizi tecnico-logistici del Dipartimento della pubblica sicurezza, dice senza mezzi termini che le risorse a disposizione della polizia sono insufficienti. La circolare spiega che "sul capitolo relativo alle spese per la gestione e la manutenzione dei veicoli della polizia di Stato gli stanziamenti di bilancio risultano di gran lunga insufficienti rispetto agli effettivi fabbisogni… (di conseguenza tutti gli automezzi sono invitati) a circoscrivere le spese ai soli rifornimenti di carburante”.(7) Dunque, se un mezzo ha bisogno di manutenzione, dato che non ci sono soldi, deve restare in garage.
Secondo i dati dell’Anfp, il sindacato dei funzionari di Polizia: "a Roma, dall' inizio dell' anno si sono fermati 250 mezzi. E a Napoli sono in garage in attesa di manutenzione 228 auto con i colori della polizia, 108 del tipo normale…. il rischio che in pochi mesi molte autovetture della polizia in Italia restino bloccate da guasti per riparare i quali non ci sono fondi”. (8)

Spiega il segretario Anfp, Enzo Letizia: “Il fondo del 2009 per la Motorizzazione, tagliato del 60 per cento rispetto a quello del 2008, potrebbe servire solo a coprire il debito dell'anno passato…. (era stato detto che) avrebbero destinato alla sicurezza un miliardo di euro confiscati alla mafia. Ma che fine hanno fatto quei fondi? Era solo un annuncio spot?.... Il risultato finale è che la sicurezza dei cittadini rischia di indebolirsi se non ci saranno interventi finanziari. C'erano stati promessi più soldi e più poliziotti di quartiere: la prima promessa non è stata mantenuta. La seconda probabilmente si realizzerà, perché non avremo più macchine». (9)



Anche Giuseppe Tiani, del sindacato di base dei poliziotti (Siap), deve constatare che risulta sempre più difficile che “gli agenti possano lavorare con automezzi inadeguati… Questo è il risultato della politica di questo governo che, anziché reperire le risorse necessarie per garantire l' efficienza dei servizi, pare preoccuparsi di provvedimenti di facciata, come l' erogazione di cento milioni di euro agli enti locali per rafforzare il potere dei sindaci. Un investimento a pioggia che attualmente ha dato evidenti scarsi risultati”.(10)

La propaganda sulla “sicurezza” nasconde dunque la non volontà di dare anche a questo settore le giuste risorse economiche per permettere di operare davvero a servizio dei cittadini.
Privare di risorse, come sta accadendo anche in altri settori come la scuola o la sanità, significa inevitabilmente degrado e scarsa qualità, se non mancanza, del servizio ai cittadini.
Sulla scia di questa inquietante situazione è nato il “pacchetto sicurezza”, approvato definitivamente il 2 luglio scorso.

Il Presidente della Repubblica ha firmato la legge ma, vergognandosene, ha dichiarato che essa suscita “perplessità e preoccupazioni (per le) numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità… (c’è) la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente”.
Come al solito, Napolitano cerca inutilmente di rimanere “pulito” pur sguazzando nella melma di un sistema corrotto fino la midollo.

Come fanno capire autorevoli giuristi, la detta legge è contro la nostra stessa Costituzione e un palese tentativo di abituare i cittadini ad una situazione che non è più quella di uno Stato di diritto.
Spiega l’ex giudice della Corte Costituzionale Guido Neppi Modona:
“Le norme del così detto “pacchetto sicurezza” sono norme razziste ed incostituzionali… Questa legge non punisce lo straniero per aver fatto qualcosa che è previsto come reato, ma per una mera condizione soggettiva: quella di essere straniero irregolare. Per di più in un sistema nel quale la regolarizzazione è quasi impossibile… tutto ciò comporta la violazione del principio costituzionale di uguaglianza: gli italiani saranno puniti se compiono un fatto previsto dalla legge come reato, gli immigrati vengono puniti comunque, indipendentemente dall’aver fatto alcunché, per una mera condizione personale di stranieri non in regola, il che di per sé non può avere rilevanza penale. Per questo le norme sono discriminatorie. Questa norma però non è una novità. La condizione di immigrato clandestino è già stata trasformata in una “aggravante” da un decreto-legge del maggio del 2008 che, in modo discriminatorio ed incostituzionale, prevede un aumento di pena sino ad un terzo per lo stesso reato se a compierlo è uno straniero irregolare invece di un italiano o straniero regolare… Lo straniero che è messo in condizione di potersi regolarizzare è meno pericoloso anche perché, se non deve nascondersi ed è inserito nella società è più controllato. Collegare la condizione di immigrato irregolare alla pericolosità sociale è un atteggiamento miope e discriminatorio. A seconda delle notizie di cronaca di volta in volta si ricollega la pericolosità sociale a provenienze diverse: una volta si sostiene la pericolosità degli albanesi, poi di marocchini, poi di romeni, ma non è possibile legiferare su presupposti razzisti… Inoltre tutto ciò è inutile: lo straniero irregolare era già punito con una sanzione amministrativa, l’espulsione dichiarata dal prefetto. L’unica conseguenza ulteriore è la stigma di delinquente che gli viene ora attribuita, a mero scopo propagandistico e con grave danno per il sistema… Questa legge non ha alcun utilità pratica ma è la mera risposta ad un elettorato che però usufruisce di quegli stessi servizi che vengono condannati. Ecco il vicolo cieco in cui si è infilato il legislatore che ora temporeggia. Quanti sono gli elettori che danno lavoro ad uno straniero irregolare e che potrebbero venire puniti da questa legge? Immagino che per questo ci sarà una sanatoria generalizzata mascherata da decreto flussi in autunno”. (11)



Criminalizzare il semplice fatto di non avere ancora un permesso di soggiorno permetterà trattamenti disumani. Ad esempio, gli immigrati non potranno accedere ad alcun servizio pubblico. Chi sta male non può andare in ospedale, chi è costretto a lavorare in nero (perchè il suo datore di lavoro italiano non vuole metterlo in regola) e deve mantenere la propria famiglia che risiede nel suo paese non può inviare denaro ai familiari, dato che per farlo sarà necessario avere il permesso di soggiorno (art. 43).

Tutto questo, occorre dirlo, permetterà al nostro governo di arraffare altro denaro. Infatti, chi vuole il permesso di soggiorno o acquisire la cittadinanza italiana dovrà pagare da 80 a 200 euro. Si prevede un incasso di almeno 160 milioni di euro. Considerato il comportamento del governo, è difficile pensare che questo denaro sarà destinato a migliorare il paese. Inoltre, la nuova legge autorizza le associazioni “di volontari per la sicurezza” ad organizzare ronde dotate di spray urticante. (12)
Insomma, la nostra sicurezza è in mano a persone che hanno come obiettivo principale quello di ingrassare ancora di più le tasche dei soliti noti, disposti persino a militarizzare il paese.

Questo ci farà davvero sentire più sicuri? Abbiamo davvero bisogno di “vigilantes pubblici e privati" che ci facciano sentire in uno Stato di polizia?

E l’evoluzione quale sarà? In futuro ci saranno “Sceriffi” pronti a pestare chi non ha il permesso di soggiorno? Si potranno vedere sempre più di frequente i pestaggi di extracomunitari o varie vessazioni a danno di neri o arabi?
E con questo “regalo” fattogli dalle sue autorità, il cittadino italiano come si sentirà? Potrà sentirsi “contento” di chi governa sottraendogli denaro, imponendogli un assetto mafioso e rendendolo sempre più incattivito, ma contro i più deboli, non certo contro i veri responsabili dei suoi problemi?



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NOTE

1) Intervista a “City”, 30 maggio 2008.
2) Intervista a “City”, 30 maggio 2008.
3) http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_759483258.html
2008-09-03 11:07
4) http://www.tifo-e-amicizia.it/spunti/riflessioni/articoli/art161-180/articolo174.htm
5) Rai Uno, 4 settembre 2008, si veda anche Dal Lago Alessandro, “Descrizione di una battaglia”, Il Mulino, Bologna, 1990.
6) http://www.nonluoghi.info/nonluoghi-new/modules/news/article.php?storyid=330
7) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
8) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
9) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
10) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
11) http://it.peacereporter.net/articolo/16717/%22Norme+incostituzionali+e+razziste%22
12) http://www.corriere.it/politica/09_luglio_02/foschi_dossier_sicurezza_049178dc-66c9-11de-9708-00144f02aabc.shtml

martedì

AVVISO

Dato che mi sono giunte alcune segnalazioni, devo chiarire che non sono iscritta a NESSUN social network e che non invio post di commento a NESSUN ALTRO SITO O BLOG che non sia questo.
Se vi capita di leggere qualche post in cui qualcuno indica un mio presunto nick, sappiate che vi stanno dicendo il falso.
I miei articoli si trovano anche su tanti altri siti o blog ma, anche per motivi di tempo, non seguo le discussioni relative se non su questo blog.

Chiedo anche di evitare di mandarmi "inviti" per iscrivermi a qualche social network perché anche in futuro non intendo iscrivermi.
Non ho nulla in contrario a queste iscrizioni, ma, anche volendo, non avrei tempo da dedicare.

Devo segnalare inoltre che da quando mi interesso e tratto argomenti considerati dal regime "scottanti" come i falsi dissidenti, i gatekeepers e gli hoaxers sono nati siti appositamente per screditarmi.
Già soltanto l'azione di accanirsi a fare un blog contro qualcuno penso che si qualifichi da sola.
Questi siti puntano sulle solite tecniche descritte nei miei articoli, e cercano di associarmi a qualche personaggio o di sostenere altre idiozie. Ad esempio, parlano di mie "censure" e ovviamente non dicono che c'è la moderazione su moltissimi siti, anche su quello di Grillo, Travaglio, Luttazzi, ecc. Come spiego nella netiquette:

"La moderazione serve a proteggere il sito ( o blog) mentre la censura serve a proteggere il sistema. Confondere i due concetti è tipico del gatekeeper, pagato per farlo e per mettere tutti nello stesso calderone, al fine di nascondere la pesante censura attuata dal gruppo di potere". (http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/08/comunicato-la-netiquette.html)

Ovviamente questi siti, per sembrare credibili, inventano di sana pianta alcune cose e persino presunti post che io avrei rifiutato.

In questo contesto, è giusto che io precisi che le cose dette su quei siti spazzatura sono tutte false, ma credo che per molti di voi queste parole sono del tutto superflue perché avrete già capito, leggendo i miei articoli, come agiscono queste persone.
Con tutti i gravi problemi che ci sono a questo mondo, queste persone impiegano il loro tempo a cercare di screditare blogger che hanno l'unica "colpa" di cercare di far emergere le vere cause dei problemi attuali.
Se vi capita di imbattervi in questi siti-spazzatura, provate ad inviare un post per chiedere come mai anziché accanirsi contro altri blogger, che non sono né autorità pubbliche né funzionari, non si interessano invece di problemi come il Terzo Mondo, le aggressioni statunitensi ai popoli che chiedono autodeterminazione, la sofferenza del popolo palestinese, le torture nelle carceri-lager, il latrocinio dei banchieri, ecc.
Si possono trovare argomenti seri, non c'è che l'imbarazzo della scelta.
La serietà e l'onestà delle persone potete appurarla anche dagli argomenti che trattano, oltre che da come li trattano.

Comunque, scrivo queste righe con assoluta serenità, dato che è ovvio essere colpiti quando si toccano certi gangli del potere.
Continuerò con più entusiasmo di prima, e colgo l'occasione per ringraziare molti di voi che mi scrivono e-mail molto incoraggianti e piene di stima.

Grazie per l'attenzione e un amichevole saluto a tutti

Antonella Randazzo

"Governare con la paura", intervista a Beppe Cremagnani (1/2)



Intervista a Beppe Cremagnani, co-autore insieme a Enrico Deaglio del documentario "Governare con la paura".
Il sindaco Alemanno ha impedito che il documentario fosse presentato a Roma.

Trailer del documentario "Governare con la paura"




"Governare con la paura", film di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio, si riferisce alla strategia repressiva di governo del luglio del 2001. Tutti sanno come finì. Oggi lo stesso personaggio propone gli stessi metodi: durezza contro i più deboli, paura e regole che limitano libertà e diritti.

sabato

LE CRITICHE MANIPOLATIVE - Le pratiche degli Hoaxers sul web

Di Antonella Randazzo



Scrivo questo articolo in seguito alle diverse e-mail che ho ricevuto in merito all’articolo “Il club dei falsi dissidenti”, che mi interrogavano circa i criteri da utilizzare per riconoscere questi personaggi.
Già quando scrissi l’articolo sui gatekeepers ( “Insospettabili Gatekeepers” http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008_08_01_archive.html) diversi lettori mi scrissero per chiedermi altre informazioni su ciò che poteva permettere loro di riconoscere i falsi informatori.

I suddetti articoli forniscono già alcuni criteri per riconoscere questi personaggi.
Un gatekeeper può essere anche un falso dissidente, oppure soltanto un disinformatore o mistificatore dei fatti, che può anche essere definito un hoaxer quando opera sul web, come spiegheremo più avanti.
Per aggiungere qualcosa al già detto o per mettere in evidenza i criteri di distinzione, possiamo elencare alcune caratteristiche dei disinformatori o falsi dissidenti:

1) Queste persone non parlano mai in modo limpido ed esauriente di alcuni fatti importanti, ad es:
- esistenza di un gruppo di potere che cerca di nascondersi per non essere spodestato;
- Signoraggio;
- verità sull’11 settembre;
- repressioni attuate dagli eserciti occidentali nei paesi del Terzo Mondo;
- vero significato del termine “terrorismo” (vedi http://www.disinformazione.it/significato_terrorismo.htm );
- scie chimiche;
- sistemi dittatoriali creati e controllati dalle autorità statunitensi;
- vero volto degli organismi internazionali (FMI, BM, WTO, ecc.);
- verità sullo Stato d’Israele;
- verità sulla condizione coloniale dell’Italia;
- verità sui legami fra mafia e autorità statunitensi;
- vera autodeterminazione dei popoli (guerre nel Terzo mondo, colpi di Stato come quello in Honduras, ecc.);
- tecniche di controllo mentale per evitare che il sistema possa essere minacciato;
- crimini dei cartelli farmaceutici;
- uso criminale della Scienza e della produzione alimentare.

Se le persone in questione non trattano in modo chiaro questi argomenti “scottanti” è perché altrimenti perderebbero il “posto”, ovvero perderebbero quei privilegi mediatici che i veri dissidenti non hanno, proprio perché trattano anche questi argomenti.
Dunque, quando non viene detta tutta la verità su una questione “scottante”, ad esempio non viene raccontata la realtà sulla questione palestinese, allora sapete con certezza che si tratta di persone assoldate per ispirare fiducia ma interessate soltanto al proprio tornaconto, non certo ad abbattere il sistema o a difendere i vostri diritti.

2) Queste persone vogliono far credere di essere dalla nostra parte, ma occorre non credere alle loro parole se non sono accompagnate dai fatti.

3) Esse tendono ad alimentare il sistema anche attraverso le beghe su questioni superficiali o comunque non fondamentali, come ad esempio le “scappatelle” di Berlusconi. In altre parole, non fuoriescono dalla propaganda, anche se, usando gli stessi argomenti usati da autori indipendenti (es. disinformazione, ingiustizie, ecc.), vorrebbero far credere di esserne estranei.
Possono usare frasi fatte, etichette o il gesto provocatorio, per distogliere l’attenzione dalle cose importanti.
Creare beghe su contenuti di poco conto, evocare la frase detta dal tal dei tali, o parlare dei comportamenti privati di alcuni politici, distrae l’attenzione da quei contenuti pericolosi per il sistema, inducendo a rimanere agli aspetti superficiali degli eventi.

Alcuni lettori da recente mi hanno scritto segnalandomi l’esistenza di personaggi che cercano di creare caos o di screditare i blogger indipendenti. Ovviamente ero al corrente dell’esistenza di queste persone e tempo fa avevo anche scritto qualcosa per chiarire il modo in cui esse agiscono (vedi http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/03/le-false-dispute-controllori-allattacco.html).

Occorre precisare che il termine “debunkers” sarebbe in realtà usato in modo improprio per definire questi personaggi (io stessa ho fatto in passato questo errore). Infatti, questo termine significa “demistificatore” ovvero colui che svela o smaschera le mistificazioni. Se usato ad indicare personaggi che fanno l’opposto, - ovvero per difendere il sistema cercano di creare confusione e di far accettare le mistificazioni - risulta un modo alquanto orwelliano di intendere il fenomeno.
Tale termine è stato associato a questi personaggi in modo erroneo, probabilmente dalle stesse persone che hanno creato il fenomeno e che hanno interesse a definirlo in modo positivo (si veda ad esempio, http://it.wikipedia.org/wiki/Debunker). Dalla definizione sembrerebbe che queste persone siano a caccia di “bufale”, ma in realtà sono le versioni ufficiali di alcuni eventi e la propaganda di regime a rappresentare una vera e propria “bufala” per tutti noi.
E’ troppo comodo, ora che grazie al web e a diversi studiosi onesti sappiamo come stanno veramente molte cose, creare una sorta di scontro fra (falsi) “debunkers” e presunti “complottisti” per far credere che si tratti di un gruppo “ragionevole” contro un gruppo di “paranoici”.
Forse nemmeno Orwell avrebbe saputo fare di meglio.

Dato che le parole hanno la loro importanza al fine di capire i fenomeni, occorre utilizzare il termine appropriato, che potrebbe essere 'hoaxers'. Questo termine significa in inglese “truffatori, imbroglioni, falsari, burloni” (il contrario di "debunkers"). Infatti, chi si intrufola nelle discussioni sul web per creare confusione, per distogliere l’attenzione dagli argomenti trattati, o per gettare discredito su chi scrive, può essere considerato a tutti gli effetti un imbroglione, un truffatore.

Il meccanismo più usato da queste persone è quello di accusare gli altri di ciò che sono loro stessi, in perfetta armonia con la realtà orwelliana (la pace è guerra, la guerra è pace, i dissidenti sono terroristi, mentre i corrotti diventano dissidenti, i corrotti sono onesti, gli onesti sono corrotti, ecc.) in cui siamo costretti a vivere attualmente.
In altre parole, vogliono creare confusione e seminare divisioni e diffidenze, per minimizzare quanto possibile gli effetti del discutere di argomenti che gli altri media censurano quasi completamente o mistificano.

Dunque, questi personaggi hanno il compito di riportare le discussioni alle mistificazioni volute dal sistema, oppure di screditare chi fa ricerche su argomenti “pericolosi” o di creare un clima non costruttivo (accuse, insulti, polemiche sterili, puntare l’attenzione su aspetti insignificanti, ecc.).
Per riconoscerli basta porsi alcune domande, come le seguenti: “Questa persona sta discutendo i contenuti o sta usando metodi emotivi?”, “sta mettendo in evidenza aspetti del tutto insignificanti del problema?”, “sta sollevando accuse infondate?”, “sta accusando gli altri di ciò che lui sta facendo?”, “sta difendendo ad oltranza ciò che rispecchia la propaganda di regime?”, “sta cercando di colpire l’autore con argomenti emotivi?”.

E’ chiaro che, se anche non siamo d’accordo con ciò che viene detto in un determinato articolo, possiamo essere capaci di ribattere in modo civile, razionale e usando contenuti, piuttosto che usare frasi che non argomentano nulla. Dovrebbe essere ovvio che ogni persona può farsi un’idea dei fatti trattati senza per forza accusare qualcuno o inveire contro chi scrive.
Purtroppo non sempre questo è ovvio, dato che oramai viviamo in una realtà in cui lo scontro, la bega o l’insulto vengono presentati come “normali”. In Tv e negli altri media tutto è diventato un mega scontro (nella politica, nella cultura, società, ecc). Per il sistema attuale è più utile lo scontro e la tifoseria ideologica o politica piuttosto che una società fatta di persone tolleranti e capaci di usare più la testa che le viscere.

Alcuni credono che non ci siano affatto hoaxers, e che si tratti sempre di persone "normali" che magari usano modi di fare alquanto discutibili.
Alcuni addirittura pensano che parlare di persone assoldate dal sistema per produrre caos o limitare le risorse positive del web, sia da “fissati”, o che comunque non sia opportuno toccare questi temi perché si rischia di essere considerati paranoici.

Ma in realtà esistono realmente personaggi pagati per difendere a tutti i costi lo "status quo".
In fondo, cosa ci sarebbe di nuovo o di strano? Fior di politici, giornalisti e intellettuali sono pagati per sostenere il sistema o per denigrare chi, invece, è onesto e indipendente. E’ ovvio che questo meccanismo esiste anche su Internet, anche se, dobbiamo ammettere, che la rete non è del tutto controllabile (per fortuna).
Pensare che alcuni personaggi che bazzicano nei siti siano pagati è inevitabile quando ci si accorge che alcune persone dedicano molte ore allo studio accurato di quello che i blogger indipendenti scrivono, e talvolta, nei loro siti-spazzatura, scrivono post che hanno l’unico scopo di screditare queste persone.
Andando per via di logica, chi dedica molte energie e tempo soltanto per criticare qualcun altro, o ha tempo da sprecare, o ha una questione personale con quella persona, oppure ha interesse a farlo. Dato che di solito i blogger indipendenti non conoscono personalmente i loro lettori, e dato che, penso che non esistano moltissime persone talmente squilibrate da persistere a leggere e a perdere tanto tempo per criticare cose che disprezzano, la deduzione più logica è che esistano diverse persone assoldate allo scopo di attutire il possibile effetto che le persone indipendenti, non controllate dal sistema, possono avere.

Ovviamente, non sempre si tratta di “disinformazione pilotata” o di volontario intervento distruttivo, a volte si può trattare di persone arrabbiate per molti problemi, che cercano sfogo alle frustrazioni scrivendo sul web. Oppure di persone che non sanno uscire dalla propaganda e credono che sia opportuno criticare aspramente chi se ne allontana, percependo tale realtà come “pericolosa”.

Di solito i commenti di personaggi in malafede si riconoscono perché puntano a destabilizzare con mezzi emotivi, senza porre una seria critica, come già spiegato.

Gli hoaxers sono molto attivi quando sui blog vengono trattati argomenti “scottanti” come le scie chimiche, la falsa dissidenza di alcuni personaggi, l’11 settembre, la medicina non ufficiale, la questione d’Israele, ecc.
Persino su questo blog, in cui c’è la moderazione, quando vengono toccati questi tasti arrivano post da persone sconosciute o impossibili da identificare, che contengono insulti, frasi insensate o addirittura minacce o tentativi di intimidazione. Dato che già sanno che questo genere di post non sarà pubblicato, è chiara l’intenzione di cercare di destabilizzare emotivamente il titolare del blog.

Gli hoaxers, nei blog, intervengono con i loro metodi abituali e, quando si trovano in difficoltà accusano gli altri di quello che sono loro, ovvero possono dire, ad esempio, “questo parla degli hoaxers perché lui è un hoaxers”, oppure, se si sta parlando di falsa dissidenza o di gatekeepers, accusano di essere tali.
Ovviamente, non usano alcuna argomentazione razionale, e tanto meno si rivolgono ai fatti. La loro maggiore arma è la situazione di irrazionalità in cui il sistema attuale ci comprime, rendendoci “normali” anche discussioni fondate sul nulla. Persino i giornali nazionali oramai danno molto spazio al “nulla” (pettegolezzi, vizi privati, difetti, false accuse, ecc.).

Il loro atteggiamento più comune è quello della persona di “buon senso” un po’ come personaggi alla Piero Angela, che si arrogano il compito di ricondurre gli altri alla “ragionevolezza”. Sono convinti che la “scienza” sia tutta nelle loro mani, e chi non abbraccia il loro punto di vista sia uno sprovveduto, ingenuo, credulone oppure un ignorante o un paranoico con manie di persecuzione. Come se un mondo in cui la maggior parte delle persone vive in miseria o muore di fame o in cui esistono almeno 30 focolai di guerra, per lo più organizzati per proteggere gli interessi delle banche e delle corporation fosse un mondo “ragionevole” o accettabile. E chi lo rifiuta è matto.
La presunta razionalità di queste persone nasconde l’indifferenza verso la sofferenza del prossimo. C’è molto cinismo nel portare il discorso su dettagli insignificanti, anche quando si sta parlando di morti innocenti o di altri gravissimi crimini.

Non è sempre facile riconoscere gli hoaxers, perché sono abili nel confondersi fra gli altri e, ovviamente, chi lo è difficilmente confesserà di esserlo.
E’ più facile trovare persone che dicono (magari in tutta sincerità) “sono stato scambiato per un hoaxer (o debunker) ma non lo sono”, e in tal modo si crea, volendolo o no, un clima in cui chi solleva il problema appare come uno che si sente perseguitato, mentre, invece, al di là degli errori che possono esser fatti, questi personaggi esistono realmente.

Altri metodi usati da questi personaggi si basano fondamentalmente sulle critiche manipolative, ovvero atte a minare l’autostima del vero dissidente o del blogger indipendente, ad esempio:

1) Scrivere nei post critiche che vogliono creare senso di incompetenza, insicurezza, ansia, oppure inefficacia. Ad esempio, frasi che non si riferiscono per nulla agli argomenti trattati, come: “questa persona ha un ego spropositato”, oppure, “Questa persona è invidiosa”, “questa persona è matta”.
Le loro critiche spesso non hanno alcuna attinenza ai contenuti del brano criticato. Ad esempio, se si parla di crimini nel Terzo mondo, essi non toccheranno questo argomento ma cercheranno un pretesto per sostenere che la persona in questione è “matta”, “fissata”, tratta cose risapute, oppure non ha citato il tal articolo, forse è di “sinistra”, ecc.
In sintesi, le accuse più frequenti rivolte agli autori indipendenti sono:
egocentrismo;
invidia verso i personaggi avallati dal regime;
disinformazione (come se i media ufficiali informassero);
arroganza;
di essere irrazionali (come se un sistema basato sul crimine e sulla truffa fosse razionale);
voglia di mettersi in mostra (come se non fosse più facile emergere dicendo bugie piuttosto che la verità);
essere gatekeeper o avere altre caratteristiche opposte rispetto a quelle proprie della persona indipendente;
non essere competenti (come se i personaggi di regime fossero tutti cervelloni con una cultura da Nobel);
essere faziosi o schierati (come se quelli pagati dal sistema fossero “indipendenti”);
non aver citato la tal fonte o il tal personaggio (come se in un articolo di poche pagine uno dovesse dare tutte le informazioni possibili);
essere banali (come se gli altri media fossero sempre di grande originalità o come se per denunciare un crimine uno dovesse essere creativo o intrattenere in modo originale);
avere manie di persecuzione (come se i crimini denunciati fossero infondati), ecc.

2) Cercano di far ignorare o di nascondere che esistono diversi effetti mediatici che concorrono a creare affezione verso i gatekeers o i falsi dissidenti. Ad esempio tempo fa ho parlato dell’effetto “interazione parasociale” (IPS) (si veda a questo proposito http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/intrallazzi-mediatici.html).
L’effetto IPS crea un legame emotivo con il personaggio mediatico, basato sull’immagine creata dai media, e sulla fiducia suscitata dal gatekeeper.
L’effetto IPS fa dimenticare che le persone che appaiono spesso sui media non possono essere veramente “nemici” del sistema, in quanto personaggi ospitati da chi regge le fila della realtà mediatica. In altre parole, sarebbe assurdo ritenere che coloro che spendono miliardi di euro per tenere sotto controllo l’opinione pubblica tramite i mass media, poi facciano l’errore grossolano di dare importanza mediatica a chi ostacola il loro potere. Essi sanno benissimo quanto è importante ciò che appare nei media.
Inoltre, l’effetto IPS mette in vantaggio un personaggio come Grillo o Travaglio rispetto ad altre persone che non godono della stessa importanza o dello stesso spazio mediatico. Di solito le critiche che mirano ad ignorare questo effetto vogliono denigrare l’autore indipendente ponendolo di fronte al fatto che ha osato criticare un personaggio molto noto, lui che invece non lo è affatto. Si mira dunque a farlo sentire superbo o troppo egocentrico, per il solo fatto che ha osato criticare chi ha la notorietà mediatica che probabilmente lui non avrà mai.

3) Accusano gli autori indipendenti degli stessi difetti che il sistema vuole rafforzare in tutti gli individui: egocentrismo, sete di protagonismo, invidia, ecc.
E’ ovvio che nel caso di veri dissidenti, come Montanari o Barnard, per quanto queste persone, come tutte, possano avere difetti, è del tutto improbabile che i loro difetti siano quelli elencati dagli hoaxers, dato che queste persone non hanno barattato la loro dignità per soldi o per fare carriera. Dunque, l’egocentrismo o l’ambizione evidenti in personaggi come Grillo o Travaglio, non possono essere presenti in egual modo nei veri dissidenti, che non hanno messo il protagonismo o l’interesse personale al di sopra di tutto. E' ovvio che c'è più possibilità di far soldi e mettersi in mostra se ci si adatta al sistema e non certo se si sceglie di esserne indipendenti.
Com'è evidente, si tratta di tentare di creare un clima emotivamente carico, per cercare di escludere una vera discussione sul vero argomento, che non riguarda certo i difetti possibili dell’autore.

4) Tendono ad utilizzare le stesse categorie della propaganda per definire un “dissidente”. Il dissenso o la protesta civile esistono quando non c'è una vera libertà; quando il sistema politico non tutela gli interessi di tutti, ma soltanto di alcuni, e quando si vuole imporre al popolo ciò che lo danneggia.
L'oligarchia occidentale dice di difendere i diritti umani, e professa propagandisticamente di aver costruito una "civiltà superiore", negando in tal modo la natura criminogena del sistema. Questa propaganda non ammette l’esistenza di dissidenti occidentali. Ma il dissenso esiste e le autorità si prodigano a minimizzarlo o a negarlo, etichettandolo negativamente ("antiamericani", "fanatici", "terroristi", "ribelli", "sovversivi", "estremista", ecc.).

Al contempo si sostiene che in Occidente l'opposizione è tollerata perché c'è la "democrazia". Ma l’opposizione dovrebbe essere quella scelta dal sistema stesso, ovvero quella “parlamentare”.

Dato che la parola “dissidente” viene usata per indicare personaggi stranieri che poi saranno esaltati dalla propaganda occidentale, contro i paesi criminalizzati (come l’Iran), tale parola sembra essere diventata una specie di titolo onorifico.
Di conseguenza, se uno si autodefinisce “dissidente” viene tacciato di essere molto arrogante o di avere un ego parecchio tronfio. Come se essere dissidente fosse una specie di importante riconoscimento di cui nessuno può fregiarsi, a meno che non lo decida il sistema.

In realtà il dissidente è semplicemente colui che non abbraccia il sistema vigente nel suo paese, e si sente in diritto/dovere di denunciarne alcune caratteristiche negative. Non c’è nulla di arrogante o di egocentrico in questo, dato che si preferirebbe non essere dissidenti e vivere in un mondo in cui i diritti umani fossero rispettati e in cui tutti potessero vivere dignitosamente e in pace.

Per destabilizzare i dissidenti si utilizzano le critiche manipolative.
Le critiche manipolative hanno lo scopo di manipolare o destabilizzare gli altri colpendoli emotivamente, in modo tale da difendere interessi ed esercitare un controllo sul loro comportamento.
Spiegano gli studiosi Michele Giannantonio e Anna Laura Boldorini:

“Le critiche manipolative sono critiche che hanno come scopo fondamentale quello di creare imbarazzo, senso di incompetenza, di ignoranza, di colpa … (per) manipolare gli altri in modo da soddisfare i propri interessi, come il potere, il controllo, l’attribuzione ad altre persone delle proprie responsabilità… un modo più sottile e più pericoloso di usare queste critiche è di essere abilmente vaghi, in modo tale che le ambiguità delle critiche rivolte ad una persona vengano interpretate nel modo peggiore possibile. (ad esempio “questo è pazzo”, oppure “non ha capito niente” NdA)… Siamo in presenza di critiche manipolative basate su deduzioni arbitrarie quando, preso atto di un determinato comportamento, si deduce che questo sia indicatore di caratteristiche o di comportamenti più generali di una persona, pur essendo tale deduzione errata o quanto meno discutibile (ad es. “Questo critica sempre tizio”, oppure “è sempre superficiale”)”. (1)

Nelle critiche manipolative vengono spesso utilizzati avverbi in modo fuorviante: ad esempio, “questo tizio non ne azzecca mai una”, oppure “è sempre egocentrico”, “si sbaglia sempre”.

Un altro scopo degli hoaxers è quello di far pensare ai lettori dell’articolo in questione che molte persone che lo hanno letto non lo hanno apprezzato, oppure di far credere, anche quando questo è palesemente falso, che l’autore ha scritto cose infondate o dovute a caratteristiche emotive come l’invidia, la vanagloria o, addirittura, lo squilibrio emotivo.
In realtà i post inviati agli articoli sono scritti da una percentuale minima di persone (che di solito non supera il 5% dei lettori, considerando che diversi post sono scritti dalle stesse persone) e dunque anche se fossero tutti negativi, e non lo sono, non potrebbero dare alcuna notizia circa il fatto che l’articolo sia stato apprezzato oppure no.
Di solito, una volta capiti i meccanismi fondamentali utilizzati da queste persone sarebbe utile e opportuno ignorarle, dato che gli argomenti da discutere sono ben più importanti del dare peso a chi cerca di colpire sul piano personale nel tentativo di impedire discussioni più costruttive.

Purtroppo, occorre notare che anche Internet esprime la forza impari fra chi ha potere e chi non ce l’ha. Infatti, nei media di regime non è possibile interagire e lasciare critiche e commenti, ad esempio, sui quotidiani nazionali come “La Repubblica” o “Il Giornale” appaiono spesso articoli che in modo evidente vogliono disinformare, o che non dicono tutto quello che ci sarebbe da dire, ma nessuno può vedere un proprio commento di vera critica indipendente su questi giornali, mentre su Internet, unico luogo in cui i cittadini comuni possono scrivere, il regime può scrivere attraverso persone assoldate per confondere, denigrare e svalutare chi cerca soltanto di far emergere la verità non detta dai media di massa.
Tuttavia, ci sentiamo di alzare una voce positiva verso quello che può essere il web: molti blogger indipendenti e molti lettori mostrano un coraggio morale e un bisogno di dire la verità e di vivere in un mondo migliore, che è quanto di più bello ci possa essere. La buona notizia è che queste persone sono quelle “vere”, e sono ovviamente in quantità ben maggiore rispetto ai pochi burattini assoldati dal regime per rimanere alle manipolazioni e alle beghe predominanti negli altri media.


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NOTE

1) Giannantonio Michele, Boldorini Anna Laura, “Autostima, assertività e atteggiamento positivo”, Ecomind, Salerno 2007, pp. 37-40.


PER APPROFONDIRE
“IL VOLTO DEL DISSENSO. La protesta civile e il suo valore.”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/06/il-volto-del-dissenso-la-protesta.html
“Insospettabili Gatekeepers”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/08/insospettabili-gatekeepers.html

giovedì

L'Aquila. Che succede dopo il G8




Un'inchiesta di Carlo Cianetti per RaiNews24.

mercoledì

PERCHE' NON SCOPPIA LA RIVOLUZIONE? Alcuni punti di vista.





Non condivido la conclusione: il potere forte si basa sul fatto che i cittadini sono diventati gregge. Un popolo davvero consapevole può abbattere il potere. In fin dei conti, il gruppo al potere è costituito da pochissime persone, e se tutti i popoli si sollevassero sarebbero spodestate in pochi minuti. Non possono certo uccidere tutti.

lunedì

IL CLUB DEI FALSI DISSIDENTI

Di Antonella Randazzo



La cosa che più rafforza un sistema di potere è l’incapacità dei dominati di vedere tale sistema e di mobilitarsi per contrastarlo. Attualmente nel nostro paese (e non solo) la maggior parte delle persone è in grado di vedere che nella propria vita c’è qualcosa che non quadra, si tratti delle bollette che aumentano in poco tempo, dello stipendio che diventa sempre più misero o del cibo reso sempre più caro e adulterato.
Non vedere i problemi è impossibile, ma ciò nonostante, moltissime persone persistono all’interno della propaganda e non sono in grado di vedere la vera realtà politica, economica e finanziaria.

Diverse falle del potere attuale appaiono evidenti, altre meno. Alcune appaiono soltanto a pochi, a quelli che sanno osservare con più attenzione la realtà.
Non molti si accorgono, ad esempio, dell’attuale “club” di falsi dissidenti che si sta formando in Italia. Si tratta di persone che denunciano disinformazione, corruzione o ingiustizie, ma si guardano bene dall’indicare i veri responsabili di tutto questo, anzi, quando possono, esaltano o prendono ad esempio proprio coloro che in realtà sono gli artefici dei problemi del nostro paese.

Di chi si tratta? Se pochi si accorgono di questi falsi dissidenti significa che si tratta di persone stimate, amate, idealizzate o comunque considerate erroneamente come al di fuori del sistema. E’ proprio in virtù della fiducia che esse suscitano che sono state assoldate e hanno una certa visibilità mediatica, pur denunciando “disinformazione”.

I falsi dissidenti si riconoscono perché godono di uno spazio mediatico che un vero dissidente può soltanto sognare. Essi sono come schizofrenici: lamentano mancanza di attenzione mediatica ma di fatto ne hanno (ad esempio scrivono su importanti testate); criminalizzano l’attuale sistema ma vi appartengono, ricevendo denaro da apposite società ben inserite nel sistema; a parole vorrebbero fare la rivoluzione, ma si guardano bene dall’andare oltre i limiti loro imposti.
Inoltre, essi hanno numerosi paladini che li difendono a spada tratta quando qualcuno osa mettere in dubbio la loro onestà. Ad esempio, da recente il giornalista Paolo Barnard ha definito alcuni falsi dissidenti “idioti”. Pur non condividendo completamente il suo punto di vista (io più che di idioti parlo di “corrotti” perché non credo che queste persone pecchino nelle capacità mentali, e non tutti quelli che lui elenca sono falsi dissidenti), non ho potuto fare a meno di notare l’aggressività smisurata che si è abbattuta contro di lui nei post di commento al suo articolo (vedi http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6097).
In questi post, c’era chi lo definiva matto, chi invidioso, chi ignorante, chi superficiale. Il tono oltre misura dei commenti non poteva non far pensare che si trattasse di persone “fans” dei personaggi in questione.

Il problema non è ammirare un Travaglio o un Grillo - ognuno può fare quello che vuole e continuare a seguirli se lo ritiene giusto e utile - il problema è che i “fans” di questi personaggi sono talvolta oltremodo suscettibili, e si scagliano in modo bestiale contro chiunque abbia il coraggio di mettere in dubbio la buona fede dei loro idoli.
A parte l’intolleranza del voler a tutti i costi che gli altri vedano i loro beniamini esattamente come li vedono loro, che non qualifica di certo queste persone in modo positivo, c’è anche il voler colpire personalmente l’avversario, oltrepassando il luogo di discussione, e pervenendo a metodi incivili e beceri, come gli insulti personali o le polemiche su piccoli dettagli. Quando non si sa competere sul piano argomentativo, si passa a quello emotivo, cercando di destabilizzare la persona facendola apparire matta o invidiosa. Come se andare contro personaggi di regime fosse proficuo o appagante quanto crogiolarsi nell’illusione della loro presunta onestà.

Impedire agli altri di esprimere dubbi sui beniamini che godono del beneplacito del sistema, e accanirsi con post di insulti, sterili polemiche o attacchi inopportuni contro chi ha il coraggio di dire la verità, serve anche a distogliere l’attenzione dal fatto che oggi i media sono controllati quasi del tutto, e persino Internet, che dovrebbe permettere di conoscere meglio fatti e persone, spesso non è altro che lo specchio della realtà mediatica esistente.

Sta di fatto che questi personaggi, finti dissidenti, sotto la guida delle società che li dirigono e controllano, stanno cercando di creare una nuova formazione politica o di avere più peso politico. L'obiettivo sarebbe quello di addomesticare la dissidenza, inducendo anche i più scettici a votare queste formazioni pseudo-dissidenti per assaporare il godimento di vedere innocui e dentro il gregge anche quelli che altrimenti non vi starebbero. E la gioia risulta ancora più intensa quando si tratta di “allineare” persone che si sono accorte che molte cose non quadrano. La vittoria è ancora più grande quando ci fanno credere che stiamo agendo contro di loro, e invece stiamo cadendo nelle loro trappole.

Su cosa si baserà l’inganno? E’ difficile prevedere quanti cadranno nella trappola, ma è possibile capire le caratteristiche che questa formazione avrà: parlerà di buttare fuori i corrotti, di "pulire" il Parlamento, di migliorare le condizioni dei lavoratori o di abbassare gli stipendi e il numero dei parlamentari.
I nuovi personaggi entreranno nell’arena politica esattamente come tutti gli altri, e come gli altri attueranno le stesse tecniche. Alcune tecniche, ad esempio, sono state descritte da un manualetto scritto dall’Associazione spagnola indipendente “La Prosperidad”, che ha fatto una serie di ricerche per far capire ai cittadini come i mass media ingannano. Cito alcuni brani dell’interessante libro (Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, “Tecniche di disinformazione” Datamews, Roma 2004):

“In una società che voglia essere considerata democratica è necessario che l’informazione sembri libera… il risultato è un sistema ampio e sottile di manipolazione… Ci sono banche che finanziano i mezzi di comunicazione, le imprese che ne sono proprietarie o che ne posseggono le azioni… sull’orientamento dell’informazione influisce l’ideologia dei giornalisti e dei redattori… la loro fedeltà all’impresa ed anche una certa tendenza all’autocensura… Il contesto di una notizia, quello passato e quello presente, è fondamentale per una comprensione ed un’analisi reale. Solo così è possibile valutare seriamente un avvenimento e formarsene un’opinione. Ma quando al lettore mancano gli elementi base di un fatto, è assai difficile che riesca a farsene un’opinione. Ragion per cui… al giornale risulta più facile imporre la sua. La decontestualizzazione può essere di due tipi:
Decontestualizzazione storica… (e) notizie-puzzle: cioè la dispersione e la frammentazione delle cause/effetto di un fatto che ne impediscono, o quanto meno ne complicano, la visione d’insieme e le possibili conseguenze…
In tutti i paesi c’è una lista di “questioni riservate”, censurate e chiuse a tutta l’informazione… La conoscenza (di queste questioni) è proibita per decisione politica… L’informazione sui partiti politici, sulle loro beghe interne, sui loro problemi, è ampia e continua… (mentre) di alcuni argomenti non si parla mai… (ad esempio) delle banche, (delle) multinazionali… implicati nei commerci internazionali più torbidi e redditizzi… (del) Fmi, la Bm, il Gatt, l’Omc… Chi controlla questi organismi? Chi ed in funzione di quali criteri decidono le politiche da attuare?...
La scelta delle fonti risponde spesso ad una strategia di manipolazione…(spesso) la pubblicazione di (un) fatto era funzionale a determinati interessi”.

I falsi dissidenti si metteranno anche loro ad alimentare le beghe politiche, denunciando i mali che affliggerebbero la politica e citando casi di grave corruzione. Ma essi, ad esempio, non chiederanno la soppressione dell’attuale sistema partitico, che è corrotto e manovrato dall’alto, oppure non chiederanno che la sovranità monetaria venga restituita al popolo, e nemmeno segnaleranno lo strapotere dell’impero statunitense quale fonte di numerosi problemi del pianeta: miseria, fame, guerre, torture, massacri, ecc.

Quando questi falsi dissidenti avranno potere politico dovranno obbedire a chi li ha finanziati e a chi ha dato loro quella necessaria visibilità mediatica, che mai nessun vero dissidente potrebbe avere.
Alcuni di questi paladini sono Grillo, Travaglio e Di Pietro. Travaglio, pur non essendo (per il momento) un potenziale candidato politico, rappresenta ormai, per chi è onesto nelle valutazioni, un modello di questo falso dissenso, utile a trastullare la massa impoverita e frustrata. E’ un giornalista che proprio dalle denunce di corruzione di alcuni personaggi politici ha tratto guadagno e fama. Egli però si guarda bene dall’uscire dal seminato in cui i suoi padroni lo hanno messo. Può dire peste e corna di Berlusconi, ma non può fare altrettanto con i banchieri-imprenditori che hanno creato Berlusconi; può denunciare il tal politico o il tal imprenditore, ma non può far emergere le basi truffaldine del sistema, denunciando i crimini che avvengono in Medio Oriente o nel Terzo Mondo. Travaglio è esperto nel vendere se stesso. Protetto e avallato da coloro che lo hanno assoldato, egli fa quello che deve fare: mettere la realtà sul piano di singole persone e dettagliate beghe politiche o giudiziarie. Nonostante l’esistenza di corrotti e mafiosi, per Travaglio occorre ammirare la “Democrazia occidentale”, e “proteggerla”, “imporla”, persino con la forza. Quale idea può essere più rappresentativa della propaganda attuale che questa?

Grillo, invece, parla di “presa per il culo” dei politici verso i cittadini, però non ha detto granché quando Di Pietro si è in passato unito alla coalizione del Pd. All’epoca della candidatura di Veltroni, come mai tante critiche rivolte a quest’ultimo (chiamato da Grillo Topo Gigio) e nessuna critica a Di Pietro, che aggregandosi al Pd lo avrebbe sostenuto?
Come mai Grillo parla tanto di debito pubblico ma non spiega che in realtà si tratta di una truffa dei banchieri?
Come mai oggi Grillo vuole candidarsi alle primarie del Pd ma non spiega quale sarebbe il suo programma per abbattere l’attuale sistema che in molti casi egli ha giudicato iniquo?
Certo uno può obiettare: Grillo è sempre meglio di un Bersani o un Franceschini. In effetti, peggio di questi personaggi non si potrebbe. Però non si può accettare il meno peggio senza rendersi conto che il personaggio non è realmente indipendente come si crede e che dunque non potrebbe farci uscire dal pantano in cui ci troviamo. Ad esempio, chiediamoci: Grillo potrebbe avere in Parlamento la maggioranza che oggi ha Berlusconi? E se anche, per assurdo, la avesse, abolirebbe le leggi che permettono lo sfruttamento lavorativo? Darebbe sovranità monetaria al popolo? Ritirerebbe i militari dall’Afghanistan? Sarebbe in grado di arginare il potere coloniale statunitense sul nostro paese?

A mio avviso, l’attuale sistema non permette a personaggi indipendenti di acquisire un reale peso politico, e se lo facessero all’interno del sistema stesso, significherebbe che sono indipendenti soltanto in apparenza.

Attualmente sia Grillo che altri personaggi appaiono talvolta ambigui. Grillo è un comico simpatico, col suo accento genovese e il suo fare da predicatore da “comitiva”. I suoi guadagni però sono stranamente molto alti e i suoi argomenti sempre più ristretti e contingenti.
Di Pietro era aggregato ad un gruppo politico che ha candidato anche personaggi in odor di mafia o inquisiti per mafia, come Vladimiro Crisafulli e Bartolo Cipriano. Come mai nelle piazze concordava con Grillo nel fare piazza pulita dei personaggi corrotti o in odore di mafia dal settore politico e poi risulta vicino a un gruppo politico che non si fa scrupoli a candidare personaggi del genere? Eppure, dopo le elezioni e l’insediamento del nuovo governo, ha avuto ancora il coraggio di parlare contro i “pregiudicati che stanno in Parlamento” (durante la manifestazione in Piazza Navona), senza ricordare che tali personaggi erano stati candidati anche nella lista dove c’era lui.

Come mai Grillo, Travaglio e Di Pietro si sono così coraggiosamente messi dalla parte del magistrato De Magistris ma poi non denunciano, ad esempio, i legami fra mafia e autorità statunitensi? Forse non sanno che i traffici mafiosi più importanti (droga, armi, ecc.) sono coordinati dagli Usa, che per il controllo della produzione di droga hanno organizzato guerre? E' difficile che non ne siano al corrente, eppure non ne parlano. I loro discorsi si sono fissati su Berlusconi, Franceschini e pochi altri politici. Ma questi politici, come ben sanno molti, non sono lì per reale volontà dei cittadini, ma perché due grandi coalizioni politiche, controllate dall’alto li hanno candidati e li fanno essere ciò che sono.
Questi pseudo-dissidenti si fermano ai burattini e non parlano di chi organizza lo spettacolo e ne cura la regia. Abbattere i burattini non serve a nulla: gli stegocrati creeranno altri burattini, magari assai più efficaci dei vecchi. Per questo i veri dissidenti devono andare a scovare chi crea il sistema, chi arruola la “casta” e chi organizza i traffici mafiosi. Se non si va fino in fondo, è come limitarsi a vedere la punta dell’iceberg e credere che sia tutto ciò che c’è.

I falsi dissidenti si comportano come se l’Italia fosse un paese libero, come se non fosse una colonia che paga gran parte dei propri guadagni a persone che si comportano come i peggiori mafiosi.
Come mai né Di Pietro, né Travaglio e né Grillo parlano della corruzione della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve? Se lo facessero continuerebbero a godere della stessa attenzione mediatica di cui godono attualmente?
Come mai non parlano abbastanza di massoneria, mafia e controllo dei Partiti?
Luigi De Magistris, per poter “sopravvivere” nonostante le indagini che in passato lo hanno esposto alla vendetta del gruppo di potere, ha dovuto candidarsi alle ultime elezioni europee, ottenendo una vittoria. Si, perché, i falsi dissidenti non lo dicono, ma se parli di mafia, di massoneria o di crimini che riguardano personaggi politici importanti, ti chiederanno il conto: cercheranno di cooptarti (magari offrendoti parecchi soldi), oppure di trascinarti in tribunale con false accuse; finché non si decide di lasciar perdere, oppure di aggregarsi ad un Partito politico, facendosi eleggere per avere l’immunità parlamentare e magari potersi ancora permettere di dire la propria attraverso canali mediatici (nei limiti del possibile).

Travaglio si è fatto paladino della libertà di informazione, ma chissà perché lui è ben accetto in Tv e quando si trova lì non si cura di informare gli italiani su ciò che non viene loro detto, limitandosi a scagliarsi contro singoli politici.

I falsi dissidenti agiscono come fossero nell’arena e dovessero provocare una catarsi della rabbia dei cittadini, e si scagliano contro chi sanno che suscita rabbia e frustrazione, guadagnando le ovazioni e gli applausi scroscianti della folla.
Travaglio appare molto più attento alla sua carriera che all’informazione pubblica.
Egli viene presentato nella trasmissione “Annozero” come un personaggio di altissima qualità, addirittura ponendo uno scenario che mostra ingrandita la sua firma. Negli ultimi tempi ha ricevuto diversi premi, gli manca soltanto lo scettro di “Miss Italia”.
Nonostante la notevole protezione mediatica, negli ultimi tempi, molti si sono resi conto che Travaglio non è così obiettivo come vorrebbe far credere. Non si vogliono negare alcuni meriti a questo giornalista, come ad esempio quello di aver portato a galla i legami inquietanti fra Berlusconi e la mafia. Ma non bisogna pensare che avendo fatto importanti denunce su diversi personaggi loschi egli sia indipendente e obiettivo nelle sue esternazioni.

L’attuale sistema ha disperatamente bisogno di personaggi che godano della fiducia dei cittadini. Non soltanto di quelli che si informano alla Tv, ma anche di quelli assai più smaliziati che amano anche leggere l’informazione su Internet.
Occorre dunque che vengano creati personaggi che appaiano dalla parte dei cittadini, ma siano a servizio del sistema. Queste persone saranno contrapposte ad altre, per avere uno scenario variegato, che nasconda il consistente controllo mediatico.

Gli stegocrati fanno in modo che si formino fazioni: ovvero i giornalisti dei giornali di destra contro quelli dei giornali di sinistra, e dunque nascono articoli degli uni contro gli altri che si lanciano le medesime accuse: faziosità, mancanza di professionalità o attenzione alla carriera. In realtà tutti questi personaggi, nella misura in cui accarezzano e assecondano il proprio padrone, non sono veri giornalisti ma “impiegati mediatici”, ovvero personaggi che devono vendere una merce, e questa merce è la propaganda di regime e non l’informazione corretta. Per evitare di dare vera informazione, tutto fa brodo.

Ma tra le beghe varie, si capisce che personaggi come Travaglio vengono utilizzati anche per fungere da esca per “catturare” chi avrebbe inclinazione a scoperchiare le molteplici truffe e imbrogli del sistema.

Uno potrebbe dire: “ma tolti Grillo, Travaglio e Di Pietro chi ci rimane?"
Questo è il punto: un sistema che fabbrica persino i dissidenti potrebbe essere in una botte di ferro dato che le persone non sarebbero messe in grado di vedere altre “lotte” contro il sistema che quelle volute dal sistema stesso. E molte osanneranno i falsi dissidenti, disposte ad insultare i veri per proteggerli.
La scomoda verità è che nessuno di noi può più permettersi il lusso di vivere nell’illusione che dal sistema stesso possa emergere qualcuno che “ci salverà” dal degrado sociale, morale e materiale in cui ci stanno trascinando le nostre autorità, che sono serve del gruppo di potere anglo-americano.
Nessuno ci salverà se non lo faremo noi stessi. Lo stato attuale del pianeta richiede consapevolezza, l’aprire gli occhi per guardare i paradossi dell’assetto criminale che ci ha sottomessi per secoli. Non c’è altra via che questa: svegliarsi dall’ipnosi collettiva e non essere più disposti a farsi tiranneggiare.
D'altronde, non potrebbe esistere alcun tiranno se non ci fosse nessuna persona disposta a formare il gregge.



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Per approfondire:

Articoli:
“L’uno e l’altro”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/luno-e-laltro.html
“Intrallazzi mediatici”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/intrallazzi-mediatici.html
“Castronerie varie”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/castronerie-varie.html
“La protesta ieri e oggi”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/la-protesta-ieri-e-oggi.html


Libri:

Acerno Stella (a cura di), “L'inganno quotidiano. I media, l'informazione e i diritti umani”, Fratelli Frilli Editori, Genova 2004.
Ballardini Bruno, “Manuale di disinformazione. I media come arma impropria: metodi, tecniche, strumenti per la distruzione della realtà”, Castelvecchi, Roma 1995.
Berger René, “Il nuovo Golem: televisione e media tra simulacri e simulazione”, Cortina Editore, Milano 1992.
Davi Klaus, “I contaballe. Le menzogne per vincere in politica”, Marsilio, Venezia 2006.
Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, “Tecniche di disinformazione” Datamews, Roma 2004.
Fracassi Claudio, “Sotto la notizia niente”, Libera Informazione, Roma 1994.
Marletti Carlo, “Media e politica”, Franco Angeli, Milano 1984.

L'IMPERO DEI NOSTRI GIORNI - Capitolo I




Storia dell'attuale impero. Esso viene dissimulato in "democrazia" per impedire ai popoli di abbatterlo, e le basi militari diventano luoghi di "protezione" anziché di occupazione e controllo. Capire la realtà può essere sconcertante ma è necessario per poterla cambiare.