giovedì

Armi, Sesso, Schiavitù. Il Mercato dei bambini




Un'inchiesta sullo sfruttamento dei bambini e sulla mercificazione del sesso.
Il traffico e lo sfruttamento dei minori sono crimini gravissimi, che non trovano spazio adeguato nei media di massa. Si tratta di atrocità talmente gravi che molti preferiscono non vederle e credere che il mondo ad egemonia statunitense sia "libero e democratico". Nei paesi in cui avvengono questi crimini il controllo è delle corporation e delle grandi banche, che si curano di finanziare le guerre e i disordini per continuare ad imperare (a questo proposito vedi Antonella Randazzo "La nuova democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa" ed. Zambon, e Chossudovsky Michel, Globalizzazione della povertà e nuovo ordine mondiale, Ega Editore).

lunedì

C’E’ CHI VA A PUTTANE E CHI NO

Di Antonella Randazzo




Da recente, ho letto due articoli, scritti da Paolo Barnard e Nicoletta Forcheri (vedi http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6212 e http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6205 ) sulla sessualità femminile e su quella maschile. Nonostante l'impegno dei due autori a suscitare reazioni sull'argomento, mi è parso di individuare una "competizione" fra le due posizioni espresse e una certa supponenza nel considerare quello che dovrebbe essere e che non è.
Le domande che emergono sono: ma i due sessi sono avversari o sono entrambi parte della stessa realtà? Non conviene di più essere complici che vedersi come potenzialmente avversari?

Ho sempre pensato che esistesse un mondo fatto di persone, anche se, ovviamente, esistono anche le differenziazioni sessuali. Tuttavia, nessuno può dire come si deve vivere la sessualità, né quella maschile né quella femminile, dato che si tratta di comportamenti molto personali, da considerare semmai con il proprio partner, poco adatti ad un comizio pubblico.

Nella nostra cultura sono state utilizzate le differenze di genere per imporre ruoli fissi, per limitare le scelte umane. Ciò ha danneggiato sia gli uomini che le donne, stabilendo potenzialità o attitudini da favorire o da stigmatizzare.
Millenni di dominio iniquo ci hanno voluto imporre anche limiti, tabù e pregiudizi sessuali, dai quali, ad oggi, molti faticano a liberarsi. Il sesso è stato considerato un ambito che il potere stesso doveva gestire, decidendo cosa dovesse essere lecito e cosa dovesse invece costituire "reato".

Ad oggi possiamo fare diversi esempi di repressione sessuale. Ad esempio, fra i numerari dell’Opus Dei (vedi Pinotti Ferruccio, "Opus Dei segreta", BUR, Milano 2006) c’è un forte sessismo: gli uomini sono completamente separati dalle donne, e si crea un’atmosfera negativa verso il rapporto fra i sessi. Viene imposto anche il principio di doversi procurare dolore fisico, tramite il cilicio e la “disciplina”. Il cilicio è una catena dotata di punte orientate verso l’interno, che penetrano nella carne. Si impone ai numerari di metterlo alla coscia per almeno due ore al giorno. La “disciplina” è una frusta di corda o di cuoio a cinque capi, che termina con dei nodi, a cui possono essere attaccate palline metalliche dotate di punte, affinché si possa sentire più dolore. Con la disciplina si costringono i numerari a frustarsi la schiena e le natiche almeno una volta alla settimana.
La mortificazione del corpo fa parte del progetto di umiliazione e annientamento della persona. Provocarsi dolore fisico significa farsi del male, non volersi bene, e dunque rimanda all’idea di non valere nulla, di non essere degno di amore e di doversi autoannullare facendo spazio a qualcosa di molto più grande di sé.
Si tratta di rafforzare il masochismo e di far perdere il senso del piacere fisico. La sessualità viene associata a qualcosa di sporco, di incompatibile con la crescita spirituale, e si fa in modo che i numerari si reprimano e respingano gli impulsi sessuali sentendosi in colpa.
La repressione sessuale serve a limitare lo sviluppo e a produrre ansie e sensi di colpa. Bloccando lo sviluppo e producendo emozioni spiacevoli, si crea timidezza e inclinazione a sottomettersi all’autorità.

La stessa cultura che ha prodotto repressione, ha prodotto anche perversione, intesa come uso del sesso come prevaricazione, violenza, come umiliazione e come merce. Ha dato ad intendere precisi stereotipi di uomo e di donna, spesso portati al limite.
Ad esempio, la cinematografia ci ha mostrato molti esempi di "uomo forte", che domina e prevarica.
Diversi personaggi interpretati da John Wayne esprimevano temerarietà e forza fisica e venivano posti accanto a donne fragili, volubili ed emotive, che accentuavano le differenze di genere.
Anche personaggi come l'agente segreto 007 presentano forti caratteristiche maschili, e vengono posti accanto a donne fragili e seduttive. Secondo questi modelli maschili, il successo con le donne dovrebbe essere misurato dalla quantità di donne sedotte.
Queste produzioni invitano a vedere le donne come destinate per natura a sottomettersi all'uomo, perché soltanto la forza fisica e il carattere dell'uomo possono “proteggerle”.

L'addestramento militare punta spesso ad esaltare la virilità in modo superficiale, associandola alla violenza. Ad esempio, nella scuola di addestramento per le riserve dell'esercito USA, alcuni sergenti istruttori usano la volgarità e l'esaltazione della forza fisica per meglio addestrare. Una frase utilizzata dagli addestratori è: "Questo è l'uccello, questo è il fucile: con uno te la spassi, con l'altro uccidi".(1) Ad intendere che la mascolinità non è fatta solo di godimento sessuale ma anche di violenza.

Non dimentichiamo che anche oggi si utilizza lo stupro per terrorizzare e umiliare. Racconta l'organizzazione di Medici senza Frontiere che opera in Congo:
“Lo stupro è usato come un mezzo per terrorizzare la popolazione, e il numero di casi aumenta con ogni nuovo scoppio di combattimenti e attacchi. Se le giovani sotto i 18 anni sono particolarmente esposte (quasi il 40% dei casi), il gruppo più colpito è quello delle donne tra i 19 e i 45 anni (53,6%). Queste sono le donne che lavorano nei campi per potere mantenere le loro famiglie. Gli atti di aggressione contro di loro hanno luogo principalmente in campi isolati ma anche lungo le strade percorse per arrivarvi. Di conseguenza, le donne limitano i loro spostamenti e nei centri nutrizionali nella missione di Kayna le madri preferiscono alloggiare nelle immediate vicinanze invece di tornare ogni settimana per prendere le razioni per i loro bambini". (2)

In Africa, come in Asia e in Medio Oriente, sono in aumento le violenze contro bambine e donne. Nel Terzo mondo e non solo, milioni di persone (anche bambini) si prostituiscono per poter sopravvivere (vedi http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/12/gli-angeli-feriti-dei-paradisi.html).

Il legame uomo-donna appare nella letteratura occidentale quasi sempre problematico, talvolta collegato alla morte o ad uno stato di perenne sofferenza o di cocente delusione. Tale rapporto viene inteso come passionale, romantico o caratterizzato da fattori non controllabili e dunque non razionalizzabili. Questi fattori darebbero origine ad una serie di problemi e ostacoli.
I due poli sessuali, se distanti fra loro vengono intesi anche come inconciliabili.
Il romanzo tradizionale descrive spesso un amore inquieto e inquietante, che fa emergere il desiderio di ricostituire "l'intero" della psiche umana, tramite la fusione con l'altro, che rappresenta la parte perduta.
Per molti studiosi gli esseri umani sono un "intero" ovvero posseggono una natura che comprende molte potenzialità e caratteristiche, gli uomini non sono soltanto aggressività o desiderio di prevaricazione, né le donne sono soltanto passività e sacrificio. Ogni essere umano è unico, e al tempo stesso riassume tutte le caratteristiche della realtà umana. La differenza è nella quantità e non nella qualità. Non bisogna confondere i potenziali femminili e maschili con i corpi e la sessualità maschile o femminile. Si può essere del tutto eterosessuali ma al contempo capaci di integrare gli aspetti maschili e femminili della propria psiche.

Fino agli anni Sessanta dello scorso secolo, gli psicoanalisti che divulgavano concetti sulle caratteristiche femminili (sessualità compresa) erano tutti uomini, e nell'ambiente si tendeva a non prendere sul serio ciò che le donne psicoanaliste scrivevano o dicevano a questo proposito. Spiega la psicoanalista Françoise Dolto: "Il campo della sessualità femminile era indagato in modo più teorico che clinico... (gli psicoanalisti che se ne occupavano) erano tutti uomini... (che non erano pronti) a prender sul serio una relazione fatta da una donna".(3)
La Dolto fece molta fatica ad essere accettata come una studiosa che poteva accrescere la conoscenza sulla sessualità femminile. Paradossalmente, negli ambienti psicoanalitici, si riteneva che gli uomini potessero conoscere la sessualità femminile meglio di una donna!

La società odierna sembra aver risolto i gravi problemi di discriminazione attraverso una maggiore libertà sessuale concessa alla donna. Ma si tratta di un'evoluzione che ad ulteriore analisi non appare realmente tale. Piuttosto, risulta che sia stato introdotto un nuovo modo di intendere la sessualità femminile, rimasto comunque inscritto all'interno della società patriarcale.
La donna non ha avuto maggiori possibilità di esprimere le proprie risorse, anche se è stata incoraggiata a vivere la sessualità in modo più "corporeo", sul modello della sessualità maschile, cercando di puntare l'attenzione al godimento fisico piuttosto che all'affettività. I risultati, considerando alcune caratteristiche generali attribuite alla sessualità femminile, potrebbero aver peggiorato la condizione femminile, puntando a sottrarle quelle caratteristiche che differenziano la sua sessualità da quella maschile.
La società creata dai media di massa vede puntata l'attenzione sul sesso inteso come istinto, e non come rapporto. Tant'è che, come spiega Dolto, i media offrono un'immagine parziale e distorta della sessualità:
"Al presente i media si occupano della sessualità, mai della libido... bisogna dire che è proprio questa confusione tra sessualità (cosciente) e libido (inconscia) a trascinarci verso quel famoso binario morto, verso l'inerzia, a farci inabissare in un instupidimento bestiale, invece di diventare umani. La sessualità può essere femmina, la libido non può essere che femminile".(4)

La sessualità può essere "umanizzata" all'interno di una relazione, oppure può essere vissuta in modo narcisistico, come impulso sessuale o come desiderio di conquista. Ovviamente, risulta maggiormente evolutivo un rapporto "umanizzato", in cui esiste una relazione e non soltanto un rapporto sessuale fra corpi. Ma il sistema attuale, attraverso i media e le mode, presenta immagini, situazioni, suggestioni e evocazioni che stimolano il desiderio di avere rapporti "mordi e fuggi", che appaiono più intensi e rassicuranti di quelli che richiedono lo sforzo di considerare l'esistenza (non solo fisica) dell'altro. Stimolare il narcisismo significa anche indurre verso rapporti di coppia superficiali, basati sull'aspetto fisico o sul carattere della novità.
Secondo la psicoanalisi, l'essere umano possiede una libido, ovvero un'energia potenzialmente sessuale, che è originariamente bisessuata. L'evoluzione biologica, caratterizzando sessualmente, fa emergere anche le differenze di genere nel canalizzare la libido.
Nella cultura occidentale, mentre la sessualità maschile, intesa come fallica e prevaricante, è stata considerata importantissima per caratterizzare l'essere forte e virile, la sessualità femminile è stata vista in funzione di quella maschile, a tal punto da non avere nemmeno un'esistenza autonoma. Essa veniva vista soltanto quando appariva "eversiva", indesiderabile, immorale. Ad esempio, Gustave Flaubert fu condannato per immoralità per aver raccontato la storia di Madame Bovary, una donna che, scontenta del proprio matrimonio, scelse di farsi un amante. Fino a metà dello scorso secolo c'era l'idea che le donne non dovessero cercare il piacere sessuale, ma soltanto la sicurezza di un marito e la gioia di mettere al mondo dei figli. Chi usciva dai binari e cercava una vita sessuale appagante era considerata "donna di malaffare", da omologare alle prostitute. Ogni donna, venendo al mondo, riceveva sin da piccola precise indicazioni su ciò che il suo sesso richiedeva, e su ciò che era inopportuno o vietato, anche se concesso ai maschi. La bambina acquisiva il valore che la sua femminilità aveva nella realtà sociale, attraverso quello che le veniva detto e quello che non le veniva detto. Essa tendeva a conformare il suo corpo, la sua affettività e il suo comportamento sulla base dei messaggi verbali e non verbali che riceveva sulla sua femminilità, reprimendo ciò che esulava dal suo ruolo dI genere.
Il valore che la femmina imparava a dare a se stessa era di solito strettamente rapportato al valore che veniva concesso alla madre o ad altre figure femminili rilevanti.
Le mamme di una volta potevano addirittura vantarsi di non provare piacere e di sperare che il marito le "cercasse" poco, manifestando il desiderio di sentirsi più madri che femmine. Se la ragazzina si accorgeva che la madre aveva valore come madre più che come seduttrice, era incoraggiata ad identificarsi col ruolo di madre, acquisendo il desiderio di un buon matrimonio e di figli.
Col tempo, specie dopo gli anni Settanta, le cose cambiarono, ma alla repressione non subentrò una vera educazione sessuale, né si ebbero tentativi di ridare alle donne il loro valore, e incoraggiare una sessualità autonoma da quella maschile. Al contrario, attraverso i mass media, è stata offerta un'immagine del corpo femminile sulla base del desiderio maschile (i programmi TV di solito sono creati da uomini). Dunque, nella sessualità, come in altri ambiti, i valori femminili non sono stati riconosciuti, e continuano ad essere "muti", trovando spazio soltanto gli elementi propri di una sessualità maschile, a cui si chiede che tutti si adeguino.
Si è in tal modo imposta l'immagine della donna-seduttrice come femmina di valore, che "ci sa fare con gli uomini". Gli stereotipi di seduzione posti, dal tacco a spillo, al reggicalze e al perizoma, sono ovviamente ripresi dalle fantasie erotiche maschili. Le donne giovani puntano ad avere un seno prosperoso, ricorrendo alla chirurgia estetica, per apparire seduttive e sentirsi di valere qualcosa, suscitando effetti sull'immaginario erotico maschile.
La domanda è fino a che punto la sessualità femminile debba essere "creata" dalle fantasie maschili, in un contesto in cui la donna esiste nella misura in cui si adatta ad una società maschile e maschilista.
Le donne che si adattano ad un modo maschile di intendere il sesso possono credere che la sessualità possa essere utilizzata come strumento per avere potere, per manipolare gli eventi o punire. Ad esempio, la moglie può negarsi al marito per non aver ricevuto un vantaggio materiale o per punire un comportamento non approvato, oppure una donna può offrire "servigi" sessuali ad un uomo per ottenere in cambio vantaggi lavorativi.
Secondo lo studioso Dan Kiley, anche l'atteggiamento di alcune donne di utilizzare il sesso come "strumento di potere" fa parte del modo maschile di intendere la sessualità:
"La donna, nel momento in cui decide di usare il sesso come strumento di potere, avalla un processo di separazione e l'insorgere di sentimenti negativi. Allo stesso tempo definisce anche il suo vissuto nei confronti del proprio corpo: è uno strumento, privo di desideri e di calore, da usare subdolamente nella lotta per la supremazia... la donna si rafforza nella falsa opinione di se stessa come oggetto sessuale e la sua capacità di provare piacere diminuisce; l'irrequietezza e il senso di solitudine aumentano e la rabbia e l'amarezza nei confronti della vita si focalizzano sul compagno e, in alcuni casi, sugli uomini in generale, chiudendola in una visione pessimistica dell'amore... Il sesso è un'esperienza cerebrale: l'ottanta per cento dell'attività sessuale avviene al di sopra delle nostre spalle. Se una donna vuole godere del proprio corpo, è meglio che prima dia una regolata alla propria testa".(5)

Anche la studiosa Susan Forward ritiene interessante l'associazione fra sesso e potere, e spiega i limiti fra l'uso strumentale del sesso e il bisogno di viverlo in modo autentico:
"Conosciamo... il potere del sesso di attrarre qualcuno che desideriamo, e sappiamo come sia facile manipolare una persona sottraendole il piacere sessuale. Se non si sta attenti, rischiamo di muoverci nell'arena della sessualità spinti da decisioni basate su motivi del tutto errati: provare che siamo desiderabili, mostrare che siamo persone libere, disinibite o spontanee, affermare le nostre pretese sull'altra persona. Punire... In una buona relazione tra due persone sessualmente compatibili seguire di tanto in tanto i desideri dell'altro non rappresenta un pericolo per la propria integrità, sempre se non diventa un obbligo o una fatica... Dobbiamo... sentirci sempre liberi di proteggerci quando quello che ci è chiesto supera i nostri limiti e sentiamo che può farci del male... Costringere qualcuno a fare l'amore quando non ne ha davvero voglia, o non si sente bene, è un modo di procedere privo di affetto e di considerazione, e una persona che, in queste circostanze, stia meditando di cedere, deve sempre chiedersi: ‘Si tratta d'amore, o di potere, controllo, desiderio di vincere e dominare?’ Se si tratta d'amore, il partner sarà comprensivo. E se non si tratta d'amore, è vitale proteggere il proprio rispetto di se stessi e la propria integrità".(6)

Molti uomini notano con inquietudine che nel nostro contesto culturale sempre più donne credono che la loro avvenenza o capacità di seduzione sessuale possa costituire un modo per avere potere, denaro o altri vantaggi. Alle donne sembra concessa ogni vanità e ogni impulso seduttivo, anche quando può essere fonte di sofferenza per qualche uomo. Alcuni uomini si convincono che in realtà sono le donne ad essere "privilegiate", in quanto anche i loro comportamenti vanitosi e capricciosi vengono accettati. Queste persone ritengono che vi sia più tolleranza verso i comportamenti seduttivi femminili.

Essendo considerata il "sesso debole", la donna viene sempre intesa come vittima, anche quando potrebbe non esserlo, mentre l'uomo, come "sesso forte" sembra essere considerato in ogni caso come un potenziale carnefice. Questa rappresentazione della realtà, che risente delle deformazioni e mistificazioni che riguardano i ruoli sessuali, può essere dannosa ad entrambi i sessi e fomentare maggiori rancori e divisioni. Se si incoraggia la seduzione sessuale femminile sempre e comunque, si instilla nelle donne l'idea che per sentirsi davvero seduttive occorra sedurre tutti, e non soltanto la persona di cui si è innamorati. Questo suscita lamentele, aspre critiche e talvolta anche decise condanne contro le donne, considerate come opportuniste o inclini a fare le "gatte morte" per pura vanità. Anche se indubbiamente possono esistere persone che si comportano in questo modo, sarebbe ingiusto estendere il giudizio negativo a tutte le donne.
Purtroppo alcuni uomini possono essere guidati nei loro giudizi da uno stereotipo generico di "donne", e attribuire una serie di caratteristiche negative a tutte le donne, ritenendo che esse siano del tutto "naturali", dunque ineliminabili. Lo stesso accade a molte donne: valutano negativamente ciò che ritengono "maschile" e ne danno un giudizio di immodificabilità. Ovviamente, tutto questo deriva e fa parte del contesto culturale in cui i ruoli sessuali sono distanti, stereotipati e sanciscono profonde divisioni, quando non, addirittura, rancore e odio. Disquisire se una caratteristica attribuita alla donna o all'uomo sia "naturale" oppure no equivale a spostare il centro del problema e allontanarlo dalla possibilità di vedere entrambi i sessi come parte della realtà, e dunque da non condannare perentoriamente per presunte "tare naturali". Non ha senso cercare chi ha più "tare naturali", se l'uomo o la donna, come non ha senso disquisire su chi è "superiore" all'altro. Tutti gli esseri umani dovrebbero avere pari valore nella dignità e nella considerazione sociale, senza produrre pregiudizi o stereotipi per giustificare eventuali discriminazioni. Senza contare che non esistono le "donne" o gli "uomini" come categoria astratta, ma soltanto i singoli individui di sesso maschile o femminile.
Nel mondo non c'è bisogno di una "guerra fra i sessi" ma, al contrario, di costruire un'armonia nei rapporti uomo-donna, eliminando vecchi pregiudizi e discriminazioni. E poi, dato che i sessi sono complementari, perché mai non si dovrebbe porre l'attenzione agli aspetti diversi ma positivi anziché a quelli ritenuti negativi? E' dannoso pensare che uno dei sessi abbia più valore dell'altro e focalizzare l'attenzione sui difetti più comuni dell'uomo o della donna.
Come dice un vecchio detto "siamo tutti nella stessa barca", e nel sistema attuale, seppur in modi diversi, sia donne che uomini subiscono ingiustizie e soprusi. Spesso i giudizi perentori e pieni di disprezzo sono dovuti a delusioni cocenti subite da un uomo o da una donna.
Oggi sempre più i media associano il femminile con il "sex appeal", ponendo in evidenza soltanto le attrattive fisiche femminili e penalizzando le donne non propriamente avvenenti. La donna sexy sembra essere diventata la donna per eccellenza, a cui si può perdonare tutto. Tuttavia, esistono anche atteggiamenti ambigui verso la donna seduttiva con tutti, e alcuni uomini, anche quelli che non si sottraggono al suo fascino, le danno un valore minore rispetto al loro ideale di donna come moglie e madre. Osserva lo scrittore Cormac Burke:
“Sembra che il nostro mondo moderno abbia perso di vista un aspetto primario della sessualità: se nulla rende un uomo tanto rispettoso di una donna quanto la maternità è perché la maternità sottrae la donna alla categoria di un oggetto da possedere, situandola in quella della realtà da venerare. La sessualità, separata dal riferimento alla paternità, viene defraudata della sua dimensione misteriosa e sacrale, il che attiene con particolare vigore alla maternità. In nessun altro aspetto appare il mistero e la gloria di esser donna quanto nella sua capacità di essere madre. Pochi uomini non sono commossi da questo mistero. Oggi invece non sembrano molte le donne che se ne gloriano”.(7)

L'influenza che il sistema attuale esercita sugli individui, anche in ordine al sesso, è assai più forte di ciò che si potrebbe ritenere. Tali influenze possono generare personalità adeguate, ma anche scompensi, sofferenze e contrasti fra i sessi.
Gli altri sono sempre un insieme di cose che ci piacciono, che comprendiamo, e di cose che non ci piacciono e che percepiamo come ignote. Il lato “misterioso” dell’altro ci può apparire ostile, potenzialmente pericoloso, e dunque cerchiamo di chiarire come lo vorremmo, senza tener conto del fatto che gli altri non possono mai essere come li vogliamo così come noi non siamo in tutto e per tutto come essi ci vogliono.

La maggiore libertà sessuale raggiunta negli ultimi decenni non si è tradotta in un maggiore equilibrio nel rapporto fra i sessi. Il vecchio modo di impostare i rapporti uomo/donna non è stato soppiantato da un nuovo modo, più equilibrato e favorevole ad entrambi i sessi. Al contrario, agli errori del passato se ne sono aggiunti altri, rendendo tali rapporti in molti casi difficili o distruttivi. L'immagine della donna è stata gravata da notevole confusione e dalla mercificazione mediatica.
Nell'attuale sistema non si fa molto per sollevare le tante problematiche relative ai rapporti uomo/donna, e per aiutare le coppie a migliorare i rapporti. Al contrario, in vari modi possono essere favoriti i contrasti fra i sessi, inducendo a vedere tale situazione come immodificabile. Le produzioni televisive e cinematografiche puntano ad esasperare i contrasti di coppia, presentando donne e uomini nevrotici, incapaci di stare insieme positivamente, e motivati da aspetti superficiali o distruttivi. Si punta a convincere che l'attrazione sessuale sia la parte più importante del rapporto, e che dunque i legami possono concludersi quando la passione fisica tende ad essere meno intensa. Non si fa emergere che i rapporti di coppia possono evolversi all'interno di dinamiche emotive, affettive o mentali, e che è possibile crescere nel rapporto, anziché considerare l'altro come un corpo seduttivo e nulla più. Nelle produzioni mediatiche (televisive e cinematografiche) si induce a credere che i rapporti veri siano quelli malsani, in cui non c'è equilibrio, ma tanta passione, che si esaurirà in breve tempo. Tali rapporti non sono basati sull'autentica conoscenza dell'altro, ma sul bisogno (pulsionale o emotivo) di rapporto o di sesso. E' come se non ci fosse necessità di conoscere l'altro come persona e di amarlo, ma soltanto di appurare se e come egli può soddisfare i propri bisogni. Nell'assenza di vero rapporto, ovviamente, le coppie sono destinate a durare un periodo più o meno breve.

Una relazione autentica richiede un percorso di maturità, che la nostra cultura, in alcuni suoi aspetti, scoraggia o intralcia in vari modi. In tale contesto il rapporto di coppia viene caricato di significati romantici, passionali o emotivi che non aiutano a crescere o a diventare capaci di relazioni mature.
L’amore autentico per un partner è un sentimento che produce determinati effetti biochimici e psicologici. E’ un campo energetico benigno, da cui scaturiscono effetti salutari e socialmente positivi. Si tratta di uno stato mentale che implica diversi fattori emotivi, affettivi e sessuali. L’amore è fatto di equilibrio psichico ed emotivo, che permette all’individuo di agire a favore degli altri o della persona amata, permettendo la felicità e la soddisfazione dei bisogni. Il vero amore, dunque, richiede maturità emotiva ed equilibrio, mentre l'infatuazione passeggera richiede soprattutto attrazione fisica.

Il diverbio su come ogni sesso debba vivere la sessualità può nascondere il desiderio di avere un rapporto migliore con l’altro sesso, di maggiore complicità e comprensione. Un livello maggiore di comunicazione, in una società “della comunicazione” in cui sempre meno si hanno profonde comunicazioni.
Per ogni persona, c’è stato un (una) ex che ha causato sofferenza, un (una) ex che si è mostrato irrispettoso dei nostri sentimenti, o un ex (una) che ci voleva imporre cose che non volevamo. O, semplicemente, che ci ha lasciato, mandando in frantumi la nostra autostima, e che magari ha lasciato una punta di amarezza verso l'altro sesso.

Per concludere, quello che emerge dalla situazione in cui ci troviamo attualmente, è che la sessualità ha perduto il significato originario di “pulsione di vita” o di slancio che congiunge all’altro in un rapporto che dovrebbe essere “regolato” soltanto dalle stesse persone che lo vivono.

In un sistema basato sulla legge del più forte occorre chiedersi quanto sia importante e difficile costruire rapporti fra i sessi equilibratI e basati sull'uguaglianza. C’è sempre lo spettro dell’antica discriminazione del femminile, e del patriarcale rivendicare ciò che il femminile dovrebbe essere. Anche la stessa generalizzazione “uomo” o “donna” sarebbe da prendere con le pinze, dato che nell’esperienza di ognuno di noi ci sono molteplici personalità femminili e maschili, talvolta anche opposte pur appartenendo alla stessa categoria sessuale.

Occorre tener presente che un sistema in cui domina un ristretto gruppo di persone è possibile soltanto in un assetto in cui gli esseri umani sono prigionieri delle loro stesse paure, che possono generare sfiducia e desiderio di potere ingiusto. All'interno di tale sistema non bisogna trascurare la difficoltà di tutti (uomini e donne) a raggiungere un adeguato equilibrio e a mantenere alta l'autostima e la sicurezza in se stessi, vivendo anche la sessualità come la si vuole vivere veramente.
La crescita personale è resa difficile in un contesto in cui manca una vera libertà. I rapporti di coppia rappresentano una sfida spesso non facile. Tuttavia, vale la pena concepire la vita come un viaggio spesso difficile e complesso, ma sempre proficuo e affascinante. Un viaggio di sicuro migliore se sceglieremo di percorrerlo con un'altra persona, esprimendo la nostra sessualità e non solo, superando paure, difficoltà, barriere e pregiudizi.


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“La mercificazione della donna”
http://www.disinformazione.it/mercificazione_donna.htm
CHI HA PAURA DELLE DONNE? - Per una Repubblica di persone
http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/06/chi-ha-paura-delle-donne-per-una.html
“I ruoli sessuali e l’equilibrio psichico”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/05/i-ruoli-sessuali-e-lequilibrio-psichico_28.html


NOTE

1) Steinem Gloria, "Autostima", Rizzoli, Milano 1994, p. 273.
2) http://www.ecn.org/reds/donne/mondo/mondo0609congo.html
3) Dolto Françoise, "Il desiderio femminile", Mondadori, Milano 1995, p. XVIII.
4) Dolto Françoise, op. cit., p. XXIV.
5) Kiley Dan, "Quando lei smette di fare da madre a lui. Il dilemma di Wendy", Rizzoli, Milano 1986, pp. 116-117.
6) Forward Susan, "Il senso di colpa. Liberarsi dai ricatti morali", Tea, Milano 2001, pp. 213-215.
7) Burke Cormac, "La Felicità Coniugale", Ares Edizioni, Milano, 2004, p. 24.

giovedì

C’E’ DA RICICLARE L’ITALIA - Una Terza Repubblica senza partiti, cortigiani, mafiosi e mignotte?

Di Antonella Randazzo




Quando il giornalista Carlo Vulpio vide una targhetta su una fontana pubblica che diceva “A Falcone e Borsellino, martiri d’Italia” si chiese: “i martiri ci sono, ma l’Italia?”.
Si tratta di una battuta tutt’altro che sciocca: che paese è oggi l’Italia? Sappiamo chi lo colonizza (si veda http://www.disinformazione.it/italia_colonia.htm), sappiamo chi lo saccheggia, ma sappiamo come lo vorremmo?

Il sistema imposto all’Italia è lo stesso della maggior parte dei paesi del mondo: un sistema politico partitico e un sistema economico-finanziario dominato da chi detiene il controllo internazionale di tale assetto.

Oggi proliferano i siti che dicono peste e corna di Berlusconi. Poche persone, anche qui nel milanese, hanno il coraggio di prendere apertamente le parti di un capo di governo con parecchi scheletri nell’armadio e, nonostante l’età, dedito più al sollazzo che alle tante cose serie di cui dovrebbe occuparsi.
I giornali stranieri si chiedono come mai gli italiani sopportano una situazione del genere, diffondendo una propaganda non certo disinteressata.
E’ noto che l’idillio con la Russia è maldigerito da Washington, e che per questo è stato creato il putiferio di bassa lega delle Escort e della presunta pedofilia.
L’amore di Berlusconi verso la Russia è evidentemente interessato, e non si tratta soltanto di avvantaggiare gli affari dell’Eni. Qualcuno ha dimenticato che, già nel 2005, Berlusconi “amoreggiava” col leader russo per firmare a Mosca l'esclusiva pubblicitaria della Publitalia. E scusate se è poco.

Ma è proprio vero, come è stato detto, che gli italiani in fondo sostengono Berlusconi?
La risposta è data dalle cifre tratte dalle ultime elezioni, dalle quali emerge che la maggior parte degli italiani non vuole né Berlusconi né altri politici corrotti.

Qualche giornalista più attento, come Luca Ricolfi (1), ha notato che gli astensionisti sono stati una quantità che potrebbe costituire un grande partito. Egli notò che FI ha preso il 22-23% dei voti validi, e i Ds il 14-15%. FI sarebbe al suo minimo storico (il 21,1% della «discesa in campo» del 1994), e i Ds al di sotto dei due minimi storici toccati nel 1992, ai tempi di Occhetto (16,1%) e di Veltroni (l6,6%). Ricolfi conclude che “il bipartitismo si e’ incagliato”.
Se consideriamo il livello alto di astensionismo, le cifre calano ancora di più. L’intera coalizione del Pdl, che ha preso il 35% dei voti, dal 67% degli elettori, ha avuto consensi (rapportati alla percentuale dei votanti) che non arrivano al 24%.
Questo significa che la grande coalizione di destra in realtà non avrebbe l’appoggio di ben il 76% degli italiani che hanno diritto al voto.
Che razza di democrazia è quella che dà potere a personaggi che la maggior parte della popolazione non vuole?

Considerato che il sistema utilizza tutte le armi possibili per assoggettare le persone e farle adattare ai “giochi” politici, ovvero per indurle a votare i due grandi schieramenti, occorre notare che ci sarebbe da essere ottimisti. Infatti, nonostante il regresso culturale, il degrado della scuola, la massiccia disinformazione e la mistificazione politica, stando ai dati delle ultime elezioni, almeno il 60% degli italiani non appoggia i grossi schieramenti (considerando anche gli astenuti). Di fatto, viene impedito che questo 60% di elettori si rivolga a persone di fiducia, dato che il sistema è congegnato in modo tale da dare rilievo soltanto a personaggi scelti dal gruppo egemone. In altre parole, anche se questo 60% volesse essere compatto nella scelta non potrebbe, perché soltanto una percentuale minima avrà modo di informarsi su siti Internet indipendenti, la maggior parte si informerà alla Tv. Molte di queste persone, disgustate, o non voteranno oppure voteranno piccoli partiti.

Fa parte del sistema, dato che si vuole avallare il bipartitismo, millantare consensi inesistenti. Berlusconi millantava un 75% di consenso nazionale, ma sapeva benissimo qual era la verità e per alzare il numero di elettori a suo favore, non sapendo cosa fare, ha messo in mostra diverse “gnocche” del suo panorama mediatico, sperando che gli italiani si facessero guidare dagli istinti più che dal cervello.
All’estero ridono di noi, siamo diventati lo zimbello dell’Europa, perché il governo millanta un improbabile sostegno da parte della maggior parte degli italiani.

Chiediamoci: chi vota per Berlusconi? In Italia c’è il 10% di persone molto ricche, che ha una sua rappresentanza sindacale e interesse a votare per lui o per i suoi consimili; poi ci sono quelli che lavorano per lui, e quelli che tifano Milan (esistono anche quelli che lo votano soltanto perché è il presidente della squadra), ci sono i “cortigiani interessati” e poi ci sono i mafiosi. Molti sanno che a lungo FI è stato il partito dei mafiosi.
Non dimentichiamo, ad esempio, che nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia 61 collegi su 61 (2), un trionfo impossibile senza appoggio della mafia, a meno che non si creda che la mafia e la politica in Sicilia non abbiano connessioni. Come disse Bossi a un convegno della Lega (1998), “la Fininvest è nata da Cosa Nostra (e Berlusconi è) l’uomo di Cosa Nostra”.

Milioni di persone non hanno votato. Molte di queste persone lo hanno fatto perché comprendono che la politica è ormai un circo, in cui si cerca di attrarre con veline, divette o personaggi che cercano di convincere promettendo tutto a tutti. Ma risulta chiaro che tale sistema è come una gabbia da cui bisogna uscire.
Se aggiungiamo alla percentuale dei non votanti la percentuale di schede annullate di certo avremmo un dato molto significativo. Tutto questo vuol dire che l’attuale sistema politico non permette alla maggior parte delle persone di poter avere un peso politico, Di fatto, quelli che contano sono soltanto coloro che controllano i partiti più grossi, potendo continuare a mantenerli tali in virtù del loro potere finanziario e mediatico. In poche parole, queste persone continuano a primeggiare, alla faccia della libertà e della democrazia, ovvero a danno della maggior parte degli italiani che non li sostiene.

Molti hanno capito che i Partiti sono l’espressione politica del potere del gruppo egemone. Le classi inferiori e le classi medie non hanno veri rappresentanti politici. E questo si vede: le leggi sul precariato lavorativo stanno sempre più peggiorando la condizione dei lavoratori, i salari sono sempre più bassi, la sicurezza sul lavoro è pressoché inesistente a causa del risparmio ad oltranza, e i servizi pubblici destinati ai comuni cittadini – scuole, ospedali, ecc. – sono caduti nel più misero degrado.
Siamo il paese in cui la media dei guadagni è la più bassa d’Europa, ma abbiamo uno degli uomini più ricchi d’Europa. Vuol dire che siamo costretti ad accettare un assetto iniquo nella distribuzione del reddito. E tale situazione rimarrà finché avremo questo sistema politico.

In tale sistema, la maggioranza di persone che andrà a votare sarà costituita da inconsapevoli del vero significato dei partiti e dal gruppo assai meno numeroso di coloro che comprendono il sistema ma tutelano interessi personali, appartenendo alla classe ricca.
Una fetta sarà costituita da quelli che sono abbastanza consapevoli e vanno a votare credendo nelle piccole formazioni politiche, sperando in un miracolo, dato che queste formazioni non potranno mai estendersi più di tanto, non avendo mezzi finanziari e mediatici tali da poter competere con le grandi formazioni politiche.
E ci saranno gli astensionisti, un “partito” che sarà sempre più esteso, a testimoniare l’inesistente democrazia.

Una democrazia, quella italiana, impedita in tutti i modi possibili.
Come molti sanno, per realizzare il “Piano di Rinascita democratica” e impedire una vera democrazia, è stato scelto Silvio Berlusconi, un affarista senza scrupoli, capace di mentire con la stessa naturalezza che ha nel respirare. E’ risaputo che sin dal 1963, la sua attività imprenditoriale veniva finanziata da società svizzere, come la Financier und Gesellschaft für Residenzen Ag o la Aktiengesellschaft, che riciclavano denaro mafioso.
Egli investì quel denaro in costruzioni a Brugherio (Mi) e costruendo a Segrate (Mi) una città-satellite chiamata Milano 2. La vendita di queste costruzioni fu un fallimento, ma Berlusconi aveva importanti appoggi mafiosi e politici, che gli permisero di vendere molti immobili ad enti parastatali, come l’Enpam. Grazie alla “fratellanza massonica” e agli amici in odore di mafia, egli poté intascare parecchio denaro. Addirittura, nel 1987, l’Enpam, presieduto dal piduista De Lorenzo, acquistò un intero condominio di Milano 3, e l’anno successivo comprò un altro complesso immobiliare sempre a Milano 3. Non contento di ciò, Berlusconi vendette altri immobili ad altri enti parastatali, grazie all’appoggio di altri “fratelli”. Vendette ogni genere di immobili all’Enasarco, all’Enpas, all’Inadel, all’Inail, ecc.
Nell’inchiesta “Mani pulite” emergerà che questi acquisti immobiliari erano accompagnati da tangenti.
Nel 1992 scoppia lo scandalo “Palazzi d’oro” che svelava un giro losco di tangenti pagate dai palazzinari ai dirigenti degli enti parastatali per acquistare gli immobili. Nel 1993 fu arrestato il vertice dell’Enpam, che aveva intascato diverse mazzette. Fra gli indagati c’era anche Paolo Berlusconi, fratello di Silvio.
Ma i Berlusconi non si limitavano a pagare mazzette per vendere i loro palazzi ad enti pubblici, si occupavano anche di altri affari illeciti. Spiega il giornalista e scrittore Mario Guarino: “La Edilnord (società di Berlusconi) produceva anche “fondi neri” di miliardi destinati al gruppo Fininvest: riserve di denaro illecito ottenute medianti frodi fiscali nelle compravendite, e utilizzate proprio per pagare tangenti”. (3)
La Fininvest srl è una società fondata a Roma nel 1975 da due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro “infiltrata dalla P2”, (4) Saf e Servizio Italia. Diversi pentiti di mafia confessarono che i capitali che Berlusconi utilizzava per l’imprenditoria televisiva della Fininvest erano soldi di Cosa Nostra riciclati.

Allo stesso tempo però Berlusconi ci teneva ad apparire ben diverso rispetto a quello che era. Voleva che tutti lo vedessero come un imprenditore che doveva il suo successo alle sue capacità e non al denaro mafioso e ai sostegni massonici. Avendo sempre più controllo mediatico, Berlusconi riuscì a crearsi un’immagine falsa di imprenditore di talento e persona in gamba.

Un personaggio come lui era un perfetto politico capace di nascondere anche intrallazzi gravissimi, e di negare anche l’evidenza.
Il “miracolo italiano” di Berlusconi, come molti sanno, fu un miracolo mafioso e massonico.
Nel 1981 il mensile della Rizzoli “Capital”, dedica la copertina a Berlusconi, con un titolo che fa pensare proprio ad un “miracolo” fatto dall’abilità imprenditoriale: “Berlusconi: partire da zero”. L’articolo rafforzava l’immagine truffaldina dell’imprenditore che diceva di essere partito soltanto con “10 milioni”, occultando l’esistenza di finanziarie svizzere, di società create da prestanome e di finanziarie della Bnl. L’articolo era corredato da una foto che ritraeva Berlusconi con la moglie Carla. Un bel quadretto di famiglia, peccato però che c’era già almeno un’amante, ovvero l’attricetta Veronica Lario, che avrebbe sposato anni dopo.

Sono cose che oggi molti sanno, ma non molti ancora sanno che c’era una vera e propria ragnatela di affari sporchi, che non riguardava solo Berlusconi.
Spiega Mario Guarino: “La ragnatela berlusconiana di infiltrazioni e corruttele all’interno del sistema dei partiti si è basata sulle peculiarità proprie del gruppo Fininvest: la smisurata disponibilità di denaro e di “fondi neri”, l’enorme potere mediatico delle sue Tv, l’intrico societario del gruppo comprensivo di propaggini estere domiciliate nei paradisi fiscali, e un “gelido machiavellismo” di matrice piduista. Una ragnatela che ha trovato terreno fertile nelle specificità, tutte italiane, di una classe politica estesamente corrotta, di una criminalità finanziario- imprenditoriale diffusa, e di una magistratura compiacente e collusa – cioè la realtà di Tangentopoli emersa all’inizio degli anni Novanta attraverso la breve stagione dell’inchiesta di Mani pulite. Inchieste attivate da quella stessa magistratura milanese che nel 1981 aveva ‘scoperchiato’ la Loggia gelliana” .(5)

Non si trattava di “fare pulizia” eliminando completamente i fenomeni criminali emersi, ma soltanto di far crollare il vecchio sistema politico incentrato sulla Dc. Infatti, i media criminalizzeranno soprattutto gli esponenti dei vecchi partiti, compreso Craxi e compari, ma non sarà distrutto il sistema di criminalità finanziario-imprenditoriale, che ad oggi ricicla denaro mafioso impunemente e impone un potere politico mafioso e corrotto.
Il vecchio sistema partitico è rimasto intatto: fatto di personaggi scelti proprio per la loro capacità di truffare gli elettori e di perpetuare il teatrino politico esibendo nuovi “spettacoli” vuoti e privi senso.
La “sinistra” che ha demonizzato ampiamente Berlusconi è la stessa che lo ha sostenuto e ha fatto affari con lui. Ad esempio, D’Alema, all’epoca segretario del Pds, a metà degli anni Novanta entrò in affari con Berlusconi. Si trattava di affari editoriali, contratti multimilionari.

Nel gennaio 1994 nasce Forza Italia, come un movimento politico fondato da Silvio Berlusconi.
In realtà dietro questa ridicola formazione, priva di un vero nucleo di valori al di là del diktat ultraliberistico, ci sarebbe il gruppo di potere e le sue organizzazioni mafiose e massoniche. Lo stesso Umberto Bossi, nel libro “Tutta la verità”, spiega: “Berlusconi è la materializzazione di un sogno antico, accarezzato da quel tale Licio Gelli… Andate a rileggervi il Piano di Rinascita… Forza Italia è un partito tutt’altro che nuovo, è la riedizione – con lo stile e i mezzi degli anni Novanta – delle “premonizioni” gelliane. Al pari della Loggia P2, il partito berlusconiano è un’invenzione di uomini di potere, una creatura costruita in laboratorio e messa in circolo attraverso il monopolio televisivo privato… La P2 era nata per tutelare grandi interessi affaristico-massonici attraverso il diretto controllo del potere politico e dei corpi dello Stato; Forza Italia nasce allo scopo di preservare il potere politico-affaristico del gruppo Fininvest e delle “entità” che lo hanno generato, non più tutelati dall’asse di ferro Dc-Psi”. (6)
Ma, tanto per capire la logica perversa dei partiti, Bossi, leader della Lega Nord, nel 2000 ritorna dal vecchio alleato piduista, in cambio di un fido di due miliardi presso la Banca di Roma. (7)

Sin dall’inizio, Forza Italia viene spacciato per una creazione politica nuova in un panorama “vecchio”. In realtà l’intento era quello di riproporre il “vecchio” in una nuova salsa, sfruttando l’immagine falsa di Berlusconi come imprenditore di grande talento. Molti capivano che non c’era nulla di nuovo. Lo stesso Craxi, nel 1995, ebbe a dire: “Quando Berlusconi si presenta in veste di giudice o addirittura di vittima del vecchio sistema, strappa un sorriso in chi è di buonumore”. (8)

Il giornalista Eugenio Scalfari scriverà: “Non è un mistero per nessuno che molto prima della nascita di Forza Italia, esistesse un vero e proprio partito “Fininvest” nel Parlamento italiano, composto dal 90 per cento (a dir poco) dei parlamentari socialisti, di tutto il groppone doroteo e forlaniano della Dc, da consistenti fazioni socialdemocratiche, repubblicane, liberali e missine, tenuti tutti insieme dalle generose elargizioni berlusconiane per impedire che il Parlamento varasse una legge a tutela della concorrenza televisiva contro l’oligopolio tra Rai e Fininvest… Quell’illecito, reiterato e amplissimo finanziamento stava dunque a fronte di una precisa contropartita che falsava massicciamente le regole del gioco in uno dei settori-chiave di ogni democrazia. E cioè in quello della libertà d’informazione. Durò a dir poco otto anni, dal 1984 al 1992, fece di Craxi il socio di fatto della Fininvest, (e fu lo strumento) che ridusse le istituzioni italiane a una suburra dove tutto si poteva vendere e tutto comprare”. (9)

Dunque, la cosiddetta Seconda Repubblica viene creata sulla corruzione e sugli affari sporchi della Prima, comprese le torbide intrusioni massoniche per controllare le istituzioni ed impedire ogni cambiamento.

Certo, da sempre i partiti accontentano tutti: mafiosi, massoni, banchieri e delinquenti di vario tipo. Gli unici che non accontentano sono gli onesti cittadini.

Sia chiaro che qui si sta parlando dei partiti di oggi, ma non si vuole certo dire che quelli di ieri (la cosiddetta Prima Repubblica) fossero migliori: basti pensare a come la Dc raggirava e tessera intrighi con la mafia e con le autorità statunitensi.
Oggi l’inganno è più sbracato, scomposto, perché c’è la politica-spettacolo e abbiamo al governo un personaggio che mente in modo sfrontato, che ha avuto persino il coraggio di dire che Bush era un pacifista, che lui era al potere per altruismo e che la crisi è “stata inventata dalla sinistra”.

Ci troviamo in un momento storico unico: il potere si sente al sicuro e impone ai popoli ciò che vuole, persino governi mafiosi, e spaccia i fascisti per democratici.
Come diceva Primo Levi, "Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non solo col terrore e con l'intimidazione poliziesca, ma anche distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, diffondendo la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine."

Ma chiediamoci: togliendo mafiosi, dipendenti, tifosi e persone molto ricche, di quel 22% avuto da Berlusconi cosa rimarrebbe?
Notiamo che tutto questo accade in un contesto in cui non esiste più la vera informazione, e la Tv cerca in tutti i modi di rincretinire le persone. E se vi fosse una vera informazione cosa accadrebbe?
Se tutti capissero cos’è davvero il “terrorismo”, chi ha usurpato il potere finanziario e chi manipola i partiti, cosa accadrebbe?
Siamo sicuri che le persone starebbero tutte buone buone sul divano a guardare “I Cesaroni” o il “Grande Fratello”?

Siamo sicuri che molti italiani sono accondiscendenti con la visione che ha Berlusconi della vita? Con un uomo che consiglia a una donna disoccupata di “sposarsi un ricco” o che candida alle elezioni le sue escort? Un uomo che ragiona in termini di denaro e avvenenza fisica?
Questi sono personaggi creati dal sistema, sono caricature, non sono "esseri umani" veri e propri. Si può perdere la propria umanità, a seconda delle scelte che si fanno.

Certamente molti personaggi posti al vertice delle istituzioni altro non sono che maneggioni corrotti e resi apparentemente potenti. Se giudichiamo queste persone dai fattori esaltati dal sistema stesso - ricchezza materiale, posizione di prestigio o di potere apparente - possiamo commettere l’errore di attribuire loro caratteristiche erronee, come l’indipendenza e l’autorealizzazione.

I “fantocci” che il vertice di potere utilizza per controllare i popoli non sono altro che personaggi infami, che accettano qualsiasi compromesso per denaro e per sentirsi di valere più degli altri. Il “potere” che loro esercitano per conto di chi li assolda li priva della bellezza di vivere nell’autenticità e nei valori umani e morali. C’è chi li invidia ma, forse, se si riuscisse a capire la miseria umana che c’è nella loro scelta, l’invidia cesserebbe di esistere.
Se l’esistenza umana ha un suo proprio valore, al di là dei beni materiali, questi personaggi dovrebbero suscitare pietà o, forse, raccapriccio. Non occorre invocare concetti mistici o religiosi per ritenere importante il rispetto di valori come la solidarietà e l’integrità. Un uomo è “piccolo”, davvero “piccolo” (non di statura fisica) quando non è in grado di tener fede ai propri valori e si prostituisce al gruppo dominante, rafforzando ancora di più il suo potere iniquo.

Il problema centrale è che oggi le persone sono così assuefatte al sistema da non riuscire ad immaginare un sistema diverso, come se gli esseri umani non avessero alcuna capacità di opporre un altro assetto diverso da quello attuale.

Quello che è certo è che la gente è stufa di vedere i politici che fanno propaganda da Bruno Vespa ma che sono latitanti quando si tratta di affrontare le ennesime problematiche legate alla disfunzione dei servizi sociali o i problemi del mondo del lavoro.
La politica spettacolo si regge sempre meno in una realtà sempre più problematica.

Il periodo che stiamo vivendo è singolare: nonostante una pesantissima crisi che continua ad imperversare molti elettori non provano il senso di doversi affidare all’autorità.
Nella Germania del 1932, i tedeschi votarono per Hitler sicuri che affidandosi a lui non sarebbero rimasti delusi. Oggi, sempre più spesso si annunciano G8 o G20, ma la maggior parte delle persone non crede che dopo questi incontri le cose davvero miglioreranno. C’è sfiducia. Ma non c’è soltanto sfiducia. C’è come una profonda consapevolezza che qualcosa sta franando. La classe dirigente cerca inutilmente di essere credibile ma c’è disillusione, disincanto. E non ci stiamo riferendo alle persone che si informano sui siti indipendenti, che di solito sono meno inclini a sottomettersi acriticamente alle autorità.
Qui si sta parlando di persone comuni, che pur ascoltando telegiornali assurdi, e programmi televisivi demenziali si accorgono che oggi molte cose non possono più quadrare.
Pensate la differenza: ai tempi di Hitler non c’era ancora la pressione mediatica che c’è oggi, eppure le persone, sconvolte dalla crisi, si schierarono con Hitler. Oggi, c’è una pressione mediatica enorme, che mira a manipolare le opinioni e a condizionare tutti i nostri comportamenti, eppure, nonostante la grave crisi, la maggior parte delle persone è scettica, sente nel profondo del proprio cuore che il sistema non può garantire la soluzione a quello che esso stesso ha creato. Prova ne sia l’aumento dell’astensionismo elettorale (tranne nel caso di Obama ma si tratta di un caso che andrebbe trattato a parte) e le manifestazioni di protesta verificatesi in Francia, in Italia ,(10) in Grecia e in altri paesi.
Berlusconi ci vuole far credere che la maggior parte degli italiani è con lui per nascondere questa realtà. Si prodiga a far credere che gli italiani lo amano, e poi è costretto ad andare in giro circondato da numerose guardie del corpo.
Egli sa benissimo che sta perdendo consensi, dato che i suoi “collaboratori” lo avvertono di ciò, e probabilmente uno dei motivi (non l’unico) che sta spingendo il gruppo di potere a screditarlo per poterlo destituire potrebbe essere questo.

Smettiamo di chiedere agli altri come dovrebbe essere la nuova realtà, non chiediamolo ai leader di sinistra, e nemmeno a quelli di centro o di destra. Chiediamolo a noi stessi.
Abituiamoci a ragionare con la nostra testa e a trovare noi stessi le soluzioni che finora abbiamo chiesto ai truffatori assoldati dai partiti.
Questo avrà un impatto importante sulla realtà, infatti, una società fatta da individui autonomi è ben diversa da un gregge di pecore. La differenza è che gli individui autonomi non accetteranno mai di sostenere in alcun modo un sistema chiaramente disonesto e truffaldino.


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“COSA SONO REALMENTE I PARTITI E COME CREANO DITTATURE MASCHERATE”
Link: http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/09/cosa-sono-realmente-i-partiti-e-come.html

NOTE

1) http://archivio.lastampa.it:80/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=9358110
2) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/06/03/polo-pigliatutto-all-incasso-il-governo-parlera.html
3) Guarino Mario, “Fratello P2 1816. L’epopea piduista di Silvio Berlusconi”, Kaos Edizioni, Milano 2001, p. 96.
4) Guarino Mario, op. cit., p. 107.
5) Guarino Mario, op. cit., p. 235.
6) Bossi Umberto, “Tutta la verità”, Sperling & Kupfer, Milano 1995, pp. 31-32.
7) Guarino Mario, op. cit., p. 256.
8) Guarino Mario, op. cit., p. 258.
9 Guarino Mario, op. cit., pp. 258-259.
10) http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-2/proteste-23-ott/proteste-23-ott.html
http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a8.11.26.19.46




PER APPROFONDIRE

De Lucia Michele, “Il baratto. Il Pci e le televisioni: le intese e gli scambi fra il comunista Veltroni e l’affarista Berlusconi negli anni Ottanta”, Kaos Edizioni, Milano 2008.
Giancarlo Bosetti e Mauro Bonocore (a cura di), “Giornali e tv nell’era di Berlusconi. Tutto quello che c’è da sapere sulla grande anomalia italiana” - Marsilio 2005.
Sisti Leo, Gomez Peter, “L’intoccabile. Berlusconi e Cosa Nostra”, Kaos Edizione, Milano 1997.

REBUS - Signoraggio, la grande truffa 1/5




Negli ultimi tempi alcuni personaggi di regime cercano di creare confusione per impedire la comprensione del Signoraggio bancario e di altri meccanismi che hanno permesso ai banchieri di colonizzare il mondo.
In realtà non è difficile capire questi meccanismi e su Internet ci sono diversi documenti che possono aiutare in questo senso.
In questo video Maurizio Decollanz tratta l'argomento con diversi ospiti.
Per capire, consiglio di vedere l'intero video e di leggere qualche libro degli autori ospiti di questa trasmissione.

sabato

A CHE PUNTO E’ LA CRISI? - Parte prima: Dare ai ricchi e reprimere i poveri

Di Antonella Randazzo




Non si può capire il corso della crisi finanziaria ed economica attuale se non si considera il pianeta nel suo complesso. Infatti, a seguito della cosiddetta “globalizzazione”, le sorti dei paesi del mondo sono strettamente intrecciate, e ciò che accade in un luogo influisce su altri.

In generale si può dire che le autorità hanno approfittato del momento di crisi per rafforzare il sistema alimentando la sua base di potere: le banche. In altre parole sono state sottratte altre risorse ai popoli, peggiorando la situazione di quasi tutti i paesi del mondo.

La ricetta anticrisi è stata resa chiara da Gordon Brown (1), che disse di attuare la “ricapitalizzazione delle banche e delle società in difficoltà”, ovvero che tutti i cittadini dovevano accollarsi quei debiti, senza averne alcun vantaggio e accrescendo a dismisura il debito pubblico.

Si cerca dunque di intervenire sempre all’interno del sistema, ovvero rafforzando le vecchie strutture che hanno causato la crisi. Aiutare le banche e le grandi industrie non risolve i veri problemi, anzi li peggiora. Si accresce ancora di più il debito pubblico, riproponendo le stesse dinamiche di saccheggio precedenti.

Le sceneggiate dei vari G8 o G20 nascondono le uniche risposte possibili da chi lavora per il sistema stesso: soldi ai soliti noti e repressione dei popoli che non ci stanno.

Il Pentagono prevede per il prossimo anno una spesa più alta del 4%, e anche la Cina e la Russia avrebbero deciso di aumentare il bilancio militare.

I paesi che risentono meno della crisi sono quelli che hanno preso le distanze dal potere statunitense e stanno agendo in modo relativamente autonomo, come il Venezuela e la Bolivia.
Molti paesi del Sud America oggi hanno un Pil uguale a 0 oppure negativo. La disoccupazione cresce anche perché ne risente non poco il settore turistico e c’è la caduta dei consumi. Con la povertà crescono la criminalità e le proteste, e cresce la militarizzazione. Da tutto questo le corporation statunitensi che producono armi traggono grossi profitti, se si pensa che almeno il 90% delle armi usate dai cartelli della droga messicani sono prodotte dagli Usa.

In Honduras, le autorità statunitensi hanno finanziato l’ennesimo colpo di stato contro un presidente regolarmente eletto.
Ma non siamo più agli anni Settanta dello scorso secolo. Oggi tutti sanno chi organizza i golpe. Gli honduregni non accettano la dittatura, e stanno facendo di tutto per rimettere al governo Manuel Zelaya.
Oggi, dopo i golpe, i popoli fanno sentire la loro voce, e i media locali denunciano quello che sta accadendo. Non c’è più pericolo che si pensi che gli Usa non c’entrino niente, dato che tutti sanno che sono proprio loro a produrre quelle armi e ad addestrare i golpisti. Inoltre, alcuni paesi non esitano a mettersi dalla parte del legittimo presidente. Infatti, il presidente boliviano Evo Morales e quello del Venezuela Hugo Chávez hanno condannato il colpo di Stato in Honduras e auspicato il ritorno della democrazia.
L’alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) è sempre più forte, e accoglie sempre nuovi paesi. Il 24 giugno scorso si è svolto un incontro straordinario per accogliere Ecuador, Antigua & Barbados e St. Vincent. Durante l'incontro è stata letta una dichiarazione di sostegno al presidente Zelaya.
L’Honduras è praticamente un paese occupato dagli Usa, sia economicamente che militarmente, con la base militare di Soto Cano, che ospita centinaia di soldati e molti aerei ed elicotteri da combattimento.
Con il golpe si vuole allontanare l'Honduras dai paesi dell’ALBA.
Oggi (agosto 2009), la lotta degli honduregni contro la dittatura prosegue, appoggiata da altri popoli.

Dunque, esistono molte persone che vogliono creare un assetto diverso, di tipo bolivarista o islamista. Per questo motivo, le truppe imperiali hanno un bel da fare ad intervenire nelle zone più “calde”, in Sud America, Medio Oriente, e in alcune zone dell’Africa e dell’Asia.

In particolare, sul fronte Anti-islamista, i somali, i pachistani, gli afgani e i palestinesi stanno patendo un'escalation militare che per molti significa morte. Anche in Sud America sono molti i paesi perseguitati dall’impero nel tentativo di impedire l’emancipazione politica ed economica. Ricordiamo in particolare il Messico e la Colombia, la cui popolazione subisce un livello di militarizzazione incredibile.

In queste militarizzazioni o guerre non muoiono soltanto “terroristi” o “narcotrafficanti”, come dice la Televisione. Muoiono persone comuni, che hanno l’unica colpa di non volere un sistema tirannico e opprimente (si veda http://www.disinformazione.it/significato_terrorismo.htm).

Negli ultimi anni le truppe statunitensi hanno addestrato personale militare e stipulato accordi con le autorità locali per poter tenere sotto controllo i gruppi che non accettano un potere iniquo. Ad esempio, Washington e Colombo hanno firmato l’“Access and Cross Servicing Agreement”, che permette alle unità della Marina e dell’Aviazione statunitense di utilizzare le infrastrutture dello Sri Lanka. Questo ha dato il via ad interminabili bombardamenti a tappeto, che hanno ucciso molte persone. Per aggravare la situazione, l’esercito ha impedito anche all’ONU e alla Croce Rossa di aiutare la popolazione civile.

Contro chi sono le guerre? Contro “talebani” o “terroristi” come vi dicono? Dobbiamo credere che esistano sparuti gruppi di arabi fondamentalisti che irragionevolmente si mettono contro chi ha una forza militare senza pari? E come mai questi pazzi avrebbero tutto questo bisogno di morire prima possibile?

La verità è che non si tratta di sparuti gruppi di “terroristi” ma di persone, molte persone, in alcuni casi (come l’Iraq e l’Afghanistan) di interi popoli oppressi che cercano di uscire dall’oppressione. Non sono pazzi a sfidare il potere imperiale, poiché la lotta può coincidere con la stessa possibilità di sopravvivenza. Ovvero, nei paesi del Terzo mondo sopravvivere significa ormai sbarazzarsi di quel gruppo di potere che costringe alla fame e alla miseria. In molti casi, più che una lotta per la libertà è una lotta per la sopravvivenza.
Per giustificare guerre e repressioni, cercano di intrufolare Al Qaeda dappertutto.
In Afghanistan, anche i nostri soldati uccidono persone, anche bambini, ma non viene detto, come se quelle vite fossero senza valore. Gli afgani sanno benissimo da che parte stanno gli italiani, e non li amano, anche se la nostra propaganda vuole farci credere il contrario. Voi amereste chi si installa a casa vostra e vuole che accettiate le sue regole sennò vi uccide? E i loro complici li amereste?

Per alcune grandi società la “crisi” è stata come una nanna dal cielo. Ad esempio, la Finmeccanica ha avuto nel 2008 una crescita del 32% rispetto all'anno precedente. I più richiesti sarebbero gli elicotteri (+28%), in particolare i micidiali elicotteri da guerra di Agusta Westland, gli A129 "Mangusta" o i "Combat".
Quest’anno il nostro paese ha firmato con la Direzione Generale degli Armamenti Aeronautici (Armaereo) del gruppo Finmeccanica Agusta Westland un contratto per la fornitura all'esercito italiano di ben 16 elicotteri CH47F "Chinook" del costo di 900 milioni di euro.
Avete capito bene, le nostre autorità piangono miseria e stanno costringendo gli italiani a vivere in condizioni sempre peggiori per pagare armi, aerei da guerra e “missioni” militari all’estero, oltre che per ingrassare le tasche dei soliti noti attraverso la truffa del debito.
Ecco qual è la vera risposta alla crisi, oltre al saccheggio chiamato “aiuti alle banche” c’è anche la risposta militare con relative spese.

Si parla di “potenze economiche emergenti dell'Asia”, in particolare la Cina, senza considerare che lo sviluppo di questo paese è inserito all’interno della dinamica economica globalizzante. Ovvero, la Cina serve per vendere macchinari e per produrre a costi ridottissimi. La Cina è anche utile per contrapporre un’altra potenza al vecchio imperialismo di stampo statunitense, e per avere qualcuno da accusare di antidemocrazia, decantando le lodi alla democrazia occidentale.
Pochi tengono conto del fatto che il miracolo asiatico è basato sullo sfruttamento di milioni di lavoratori, e sulle repressioni durissime contro chiunque protesti. Ovviamente, con la crisi, le esportazioni sono cadute, producendo alcuni fallimenti e l’aumento della disoccupazione.
Il presidente cinese Hu Jintao, ha detto che sia la Cina che gli Usa sono vicine e ''condividono il peso di importanti responsabilità in tutti i campi per far fronte alla crisi internazionale''.
E’ chiaro però che, avendo la Cina un credito astronomico verso gli Usa, deve rassicurare gli investitori ma non ignora di certo che in futuro le cose fra i due paesi potrebbero cambiare, non essendo la Cina disposta ad investire in qualcosa che non conviene più. Il capo di governo cinese Wen Jiabao ha dichiarato al “Telegraph”: “vorrei fare… appello agli Stati Uniti perchè onorino la loro parola e rimangano una nazione credibile e assicurino la sicurezza degli investimenti cinesi”.

Gli Stati Uniti non hanno più quella credibilità e quel prestigio che avevano qualche decennio fa, e oggi si trovano in bilico, come se dovessero crollare da un momento all’altro. Il crollo sarà definitivo quando i popoli non riconosceranno più alcun valore al dollaro. Questo crollo, sembrerebbe inevitabile prima o poi, e cambierà notevolmente la situazione globale a favore di chi oggi cerca di liberarsi dall’oppressione imperiale.

E in Europa cosa sta accadendo?
In Grecia le autorità hanno cercato di creare un forte razzismo contro gli immigrati, per fare sfogare la rabbia accumulata dai cittadini a causa del grave impoverimento. Si è cercato di creare odio verso la comunità islamica, che in qualche occasione è stata repressa dalle forze dell’ordine. Secondo alcuni, addirittura, sono stati rispolverati gruppi di estrema destra collusi con le forze di polizia, per assaltare migranti (com’è avvenuto a maggio) e creare separazione e odio.
Come anche nel nostro paese, si vuole creare una netta divisione fra autoctoni e immigrati, in modo tale che le persone siano distratte dalle vere cause dei loro problemi e si sfoghino in altro modo piuttosto che attivare vere e proprie lotte contro il sistema.

Paesi come la Francia, il Belgio e la Gran Bretagna stanno vivendo una durissima stagione di proteste. Si lotta per il posto di lavoro, contro il precariato o per i minimi diritti che si sono persi nel processo di “privatizzazione e tagli alla spesa pubblica”.
Qualche mese fa si agiva con il metodo dei rapimenti. Ovvero, i lavoratori rapivano quei personaggi del “middle management”, che avevano “ristrutturato” licenziando.
Nel periodo marzo-aprile si sono avuti diversi casi del genere.
Ad esempio, gli operai dello stabilimento di Grenoble della Cat produttrice di macchinari per costruzione, che aveva licenziato più di settecento persone, hanno sequestrato quattro dirigenti, per chiedere il mantenimento del posto di lavoro. E’ stato interpellato persino Sarkozy per risolvere la questione.

In Belgio una ventina di lavoratori FIAT della concessionaria di Chaussée de Louvain, il 9 aprile scorso hanno preso in ostaggio per cinque ore tre dirigenti, per protestare contro la chiusura del reparto riparazioni della officina di Bruxelles-Meziers.

Si tratta senza dubbio del degenerare di una situazione molto grave, che richiederebbe ben altre strategie se si fosse in un contesto veramente democratico. I politici e i sindacalisti dovrebbero trovare soluzioni, ma questo non avviene. I lavoratori sono sempre più soli e con sempre meno diritti, e possono reagire in modo disperato.

In Gran Bretagna addirittura c’è chi chiede ai lavoratori di lavorare gratis. Infatti, da recente, l’azienda British airways ha chiesto ai suoi dipendenti di lavorare gratis per un periodo. Ma chissà perché questo non viene mai chiesto ai dirigenti di alto livello, che intascano stipendi milionari.

In Italia Berlusconi e i suoi compari si vantano di occuparsi di chi sta ai livelli medio-bassi di reddito, congegnando soluzioni come il togliere l’Ici o la “social card” (che spesso è vuota). Si tratta ovviamente di palliativi ridicoli, in un paese in cui è stato legalizzato lo sfruttamento lavorativo e un piccolo gruppo di persone si arricchisce sull’impoverimento di tutti gli altri. In questi mesi il livello di disoccupazione sta crescendo notevolmente, e nessun politico sta offrendo soluzioni serie.

Alcuni autori sono convinti che la “crisi” è stata creata ad oc per timore che i popoli possano acquisire nuove forze per abbattere il sistema. Lo stesso Samuel Rothschild, nel giugno 2008 confessava al “Financial Times”:
Il Credito crea denaro… Comunque, visto che denaro e potere sono sinonimi, e visto che il potere dovrebbe essere concesso in modo selettivo, anche lo scopo del prestito merita considerazione. Il recente ‘panico bancari’ è stato autoinflitto. I banchieri hanno abusato del loro privilegio di creazione del denaro… Un dollaro sottovalutato ed una enorme liquidità, scatenata da un eccesso di prestiti bancari, hanno fornito la scusa per la bolla speculativa del petrolio, delle case, delle azioni e delle commodity”.

In molti casi non è il lavoro che manca, ma i liquidi, ovvero la “crisi” non è dovuta ad altro che al potere delle banche di dare o negare il denaro. Scrive il giornalista Tommaso Cerno: “Il dramma di molte aziende non sono nemmeno gli ordinativi… Sono i soldi liquidi che mancano. Nessuno paga più nessuno. E così si accatastano le merci, che non stanno più nei magazzini. Milioni di metri cubi di invenduto che rischia di restare tale”. (2)
Ovviamente, questo non potrebbe accadere se il nostro paese godesse di sovranità monetaria e non fosse più schiavo del clan dei banchieri.

Gli inglesi sono sempre più insofferenti verso governi che difendono soltanto gli interessi del gruppo egemone, e il potere reagisce male. Addirittura, nel maggio scorso, in occasione del G20, sarebbero stati utilizzati poliziotti per aizzare i manifestanti e poter reprimere, come oramai sembra accadere in quasi tutti i vertici dei paesi più “sviluppati”. Il fatto è stato messo in evidenza dal parlamentare Tom Brake, che ha raccontato di aver visto poliziotti in borghese che aizzavano i manifestanti contro i poliziotti. Brake accusa il Capo della Metropolitan Police, Sir Paul Stephenson, e afferma di poter provare quello che dice semplicemente mostrando i filmati video.

Un sistema che cerca di criminalizzare i dissidenti mettendo in scena le “sommosse” non può certo definirsi civile e democratico. Gli inglesi lo hanno capito già da tempo, e infatti sono molte le organizzazioni che lottano per i diritti umani e sono sempre meno i cittadini inglesi che vanno a votare. (CONTINUA – PARTE SECONDA)



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A CHE PUNTO E’ LA CRISI? - Parte seconda: Rivoluzione o Evoluzione?

Di Antonella Randazzo




Alcuni autori fanno notare che le crisi servono anche a rinnovare la paura e a produrre shock. Osserva la giornalista Naomi Klein:
“Sono ritornata all’origine della metafora della shockterapia e ho cominciato a leggere del suo uso nel contesto psichiatrico e nella tortura… ho visto come la Cia parla dell’importanza di mettere i prigionieri in stato di shock perché… non possono difendere i loro interessi, diventano infantili e regrediscono… Quindi ho cominciato a pensare a come fosse applicata su vasta scala. Lo sfruttamento della crisi e dello shock era stato usato molto consapevolmente dai liberoscambisti radicali… Milton Friedman scrisse nel 1982 ‘soltanto una crisi reale o percepita produce un cambiamento reale’ ed ammetteva che le sue idee e la sua visione di un mondo radicale e privatizzato non potessero essere imposte nell’assenza di una crisi… ma penso che nella maggior parte dei casi, non importa quello che si vuole realizzare, ma l’attitudine psicologica che prepara al disastro affinché quando la crisi colpirà si sarà pronti ad accettare quello che faranno”. (3)

In altre parole, il sistema attuale non potrebbe licenziare ad oltranza, dare molto denaro alle banche, oppure imporre una massiccia militarizzazione, se non ci fosse una “crisi”. Le crisi servirebbero anche a permettere alle autorità di far accettare cose altrimenti inaccettabili. Infatti, non è certo una soluzione militarizzare, dare soldi ai più ricchi o togliere il lavoro. La soluzione è togliere il potere a chi lo ha usurpato.

Qualche autore, dati alla mano, ha parlato di grave crisi dei diritti umani. Come emerge dai dati di Amnesty International, in molti paesi, con la scusa della “crisi”, non vengono rispettati i diritti umani. Spiega il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury:

“I diritti umani, già sacrificati in nome della ‘guerra al terrore’, sono stati nuovamente messi in secondo piano da questa nuova emergenza. La recessione, oltre a peggiorare le condizioni di vita, ha alimentato l'instabilità politica e la violenza di massa ed è stata usata per giustificare una dura repressione del dissenso: dall'Iran allo Zimbabwe, dal Guatemala alla Siria, dalla Turchia alla Cina. Il clima di insicurezza ha reso ancora più vulnerabili paesi che già vivevano gravi difficoltà, dall'Afghanistan, dove il clima di instabilità ha pregiudicato l'accesso al cibo, alle cure mediche e all'istruzione, al Pakistan, precipitato in una spirale di violenza. Dobbiamo essere consapevoli che la povertà non è un accidente inevitabile ma il frutto di decisioni e politiche reversibili. La crisi che stiamo vivendo non è solo finanziaria, è una crisi dei diritti umani ed è proprio dai diritti umani che dobbiamo ripartire, nei diritti umani dobbiamo cercare la soluzione. Per queste ragioni abbiamo lanciato la nuova campagna ‘Io pretendo dignità’, per ridare dignità ai prigionieri della povertà, affinché possano cambiare la loro vita e diventare loro stessi attori di questo cambiamento”. (4)

Qualcuno si chiede quando scoppieranno le rivolte. Qualcun altro parla di “rivoluzioni creative” prendendo ad esempio quella fatta in diverse fabbriche argentine. Gli operai, senza alcuna violenza o protesta, sono entrati nelle fabbriche e hanno riavviato la produzione. Adesso, sotto controllo operaio, diverse fabbriche producono utili divisi equamente tra tutti i lavoratori.

In effetti, il gruppo di potere trema quando i popoli iniziano a credere in se stessi e prendono le redini della situazione. Non c’è bisogno di ideologie, di partiti o di guru, queste cose le hanno create le stesse persone che ci opprimono. C’è bisogno soltanto di credere in se stessi e di non sostenere più il vecchio regime.

Alcuni ritengono che il gruppo egemone e i suoi servi hanno paura e non sanno più cosa fare. Qualche autore fa notare che stanno succedendo molte cose, e che le lotte dei popoli non sono sempre fatte nella vecchia maniera.
Il giornalista e scrittore Paul Hawken, dopo aver fatto parecchie conferenze in molte parti del mondo, si è reso conto dell’esistenza di un movimento fatto di milioni e milioni di persone, che ha l’intento di cambiare il sistema attuale.
Non si tratta di un movimento di tipo tradizionale, esso ha dimensioni che nessun movimento ha mai avuto, e viene minimizzato dalle autorità per cercare di non far capire che il mondo di oggi è davvero diverso da quello delle altre epoche.
Spiega Hawken nel suo libro dal titolo “Moltitudine Inarrestabile. Come è nato il più grande movimento del mondo e perché nessuno se ne è accorto”:
“Quello che salta agli occhi è indiscutibile: aggregazioni coerenti, organiche, autorganizzate, che riuniscono decine di milioni di persone che operano per un cambiamento… Le persone non sempre sanno leggere e scrivere o sono istruite. Molti individui nel mondo sono poveri e soffrono di malattie croniche. Non sempre i poveri riescono a procurarsi il cibo giusto per un’alimentazione corretta e devono lottare per nutrire ed educare i loro figli. Se persone con tali carichi riescono ad andare oltre le loro difficoltà quotidiane e agire con il chiaro scopo di combattere lo sfruttamento e operare per la ricostruzione, allora si sta preparando qualcosa di veramente potente… Curare le ferite del mondo e dei suoi abitanti non richiede santità o un partito politico, ma solo buon senso e perseveranza. Non si tratta di un’attività liberale o conservatrice, si tratta di un atto sacro. È un’impresa enorme che cittadini comuni, e non governi autonominati od oligarchie, stanno portando avanti in tutto il mondo… Secondo alcuni storici e analisti, i movimenti esistono solo quando possiedono un nucleo di credenze ideologiche o religiose. Inoltre, non esistono nel vuoto totale: un forte leader caratterizza qualsiasi movimento e spesso ne costituisce il fulcro intellettuale, anche dopo che è morto. Il movimento che descrivo in questo libro, come ho già detto, non si riconosce in nessun leader e, di conseguenza, rappresenta un fenomeno sociale del tutto diverso… Il movimento nasce e si diffonde in tutte le città e paesi, comprendendo praticamente ogni tribù, cultura, lingua e religione, dai Mongoli agli Uzbechi ai Tamil. È formato da famiglie indiane, studenti australiani, agricoltori francesi, senzaterra brasiliani, bananere dell’Honduras, i ‘poveri’ di Durban, abitanti dei villaggi in Irian Jaya, tribù indigene boliviane e casalinghe giapponesi. I suoi leader sono agricoltori, zoologi, calzolai e poeti. Offre un sostegno e un senso a miliardi di persone nel mondo. Questo movimento non può essere diviso, perché è estremamente frazionato, una raccolta di piccoli gruppi con collegamenti molto aperti… Immaginate l’esistenza collettiva di tutti gli esseri umani come un organismo, pervaso da attività intelligenti, risposte immunitarie dell’umanità per resistere e curare gli effetti di corruzione politica, economie malate e degrado ecologico, indipendentemente dal fatto che siano causati dal libero mercato, dalla religione o da ideologie politiche. In un mondo divenuto troppo complesso per ideologie restrittive, anche la stessa parola ‘movimento’ può risultare limitante per descrivere tale processo. La scrittrice e attivista Naomi Klein lo chiama ‘il movimento dei movimenti’… Per la prima volta nella storia, un grande movimento sociale non è tenuto insieme da un ‘ismo’. Ciò che lo unisce sono le idee, non le ideologie. C’è una grande differenza fra le due: le idee fanno domande e liberano; le ideologie giustificano e comandano… Se esiste un sogno comune a tutto il movimento, malgrado la sua diversità, è quello di un processo: in una parola, la democrazia, ma non quella praticata e corrotta dalle multinazionali e dagli stati moderni”. (5)

Il libro di Hawken fa capire come i modelli ideologici del passato sono fallimentari. Queste ideologie sono state create da quelle stesse persone che hanno creato e proteggono il sistema.
Per cambiare occorrerebbe semplicemente "evolversi", ovvero impegnarsi in ciò che può produrre crescita individuale e collettiva.

Non dimentichiamo cosa è avvenuto il 30 novembre 1999 a Seattle, in occasione della Conferenza dei ministri del WTO. Un evento che ha fatto spaventare così tanto gli stegocrati (6) che al G8 di Genova, previsto per il 2001, hanno progettato una dura repressione. A Seattle si presentarono centinaia di piccole organizzazioni di cittadini provenienti da molte parti del mondo, per chiedere conto del comportamento del WTO. Non si trattava di “fanatici” o di estremisti violenti, come li hanno descritti i media, ma di persone comuni, insegnanti, agricoltori, operai, suore, studenti, ecc. che si stavano preoccupando per il futuro del pianeta e dell’umanità. Non avevano qualche stramba ideologia, e non si opponevano certo al commercio, ma chiedevano che vi fossero regole che non piegassero i deboli ai più forti.
Istituti come il WTO, il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca mondiale (BM) agiscono senza tenere in considerazione in nessun modo gli interessi dei popoli. Per loro fenomeni come la disoccupazione, la miseria o la morte per fame o non esistono oppure sono da minimizzare.
Non c’è mai alcuna responsabilità per le aberrazioni economiche prodotte dal modello che essi impongono. Economisti al soldo del potere considerano un mondo al contrario: in cui non sono le persone protagoniste ma le cose materiali, che devono essere gestite da colossi societari, dominati da una cieca e disumana avidità.

Chi manifestava a Seattle sapeva che alcuni meccanismi posti in essere dalla globalizzazione del commercio avrebbero fatto perdere “la resilienza economica, ovvero la capacità delle economie regionali di resistere a cicli di rapida crescita e di recessione. Inoltre, anche la sicurezza economica è scomparsa. Quando le comunità dipendono quasi interamente da fonti di produzione lontane migliaia di chilometri, se non addirittura continenti interi, esse diventano città fantasma delimitate da fastfood e giganteschi hard discount.” (7)

I nostri media vogliono convincerci che non sta succedendo veramente nulla di importante, e le nostre autorità ci inducono a credere che soltanto loro possono affrontare e risolvere i problemi, e intanto li peggiorano.

Una cosa è certa: non sarà lo stesso sistema che ha creato i problemi a tirarci fuori. Bisogna per forza fare qualcosa.
Cosa si può fare di concreto per prendere le distanze dal sistema? Molte cose. Ad esempio:

- Capire come il sistema manipola, ovvero come crea consenso e induce le persone ad agire contro i loro stessi interessi. Studiare testi che possono far capire questi meccanismi. Capire come noi stessi possiamo essere condizionati. NESSUNO E’ IMMUNE.

- Capire quali strategie finanziarie, economiche o mediatiche sta attuando il gruppo dominante, per avere ben chiari i casi di crimini contro persone o popoli. Ad esempio, capire che in Afghanistan si stanno chiamando tutti “terroristi”, anche la legittima resistenza.

- Capire i tentativi del sistema di impedire una maggiore consapevolezza usando la paura o altre tecniche. Ad esempio, capire che la recente emergenza pandemia è stata usata anche per generare paura e distogliere l’attenzione.

- Capire la singolarità storica del periodo in cui stiamo vivendo. A questo scopo occorre l’impegno di studiare libri indipendenti, che facciano capire la nostra vera Storia, quello che non ci è stato insegnato a scuola.

- Non sviluppare nessun atteggiamento fazioso o “sindrome del nemico”. Non c’è alcun vero nemico. Si tratta semplicemente di prendere atto di una situazione precisa: i popoli si sono deresponsabilizzati, affidandosi ad autorità esterne che hanno approfittato di questa situazione per creare una realtà funzionale al loro potere: hanno fatto credere ai popoli di essere impotenti e hanno suscitato paure e sottomissione, anche attraverso le tante ideologie architettate a questo scopo. Adesso si tratta di fare il processo inverso: responsabilizzarci e riprendere la sovranità che ci appartiene. E’ un processo che è già iniziato. Il semplice fatto di rendersi conto della situazione significa poter iniziare a cambiare.

- Praticare la disobbedienza civile in molti modi. Ad esempio non comprando prodotti di corporation criminali, oppure non dando alcun appoggio ai politici corrotti.

- Non preoccuparsi del giudizio altrui. Ci sarà sempre qualcuno che cerca di tacciare di eccessivo idealismo chi parla di cambiamento. E’ sempre successo così: chi vuole realizzare qualcosa di nuovo viene sempre all’inizio ridicolizzato. Ogni cosa nuova all’inizio appare strana o difficile da realizzare, ma se tutti rinunciassero non ci sarebbe mai alcun cambiamento. Bisogna anche tener conto che da secoli riceviamo condizionamenti che ci inducono a credere che le cose non cambieranno mai e che se cambieranno, sarà perché le autorità lo hanno voluto.

- Condividere con gli altri le conoscenze e la consapevolezza che abbiamo acquisito. Ovviamente, senza voler imporre niente a nessuno e senza serbare rancore verso chi la pensa diversamente.

- Non pretendere che tutti siano d’accordo su tutto, si può collaborare anche senza condividere tutto. Il punto principale è capire che occorre fare qualcosa per cambiare e che esiste un gruppo che cerca di portare avanti un sistema secolare che deve essere abbattuto perché produce miseria, guerre e crimini.

- Evitare di nutrire la mente con “spazzatura mediatica” come programmi televisivi di scarsa qualità o riviste di gossip. Al contrario, praticare attività sane, culturali sociali o artistiche.

- Approfondire il discorso sui movimenti portati avanti da nativi americani, persone del Terzo mondo o cittadini di altri paesi. Capire cosa sta avvenendo davvero nel mondo. Apprendere quello che la televisione non vi dirà mai.

- Abituarsi a pensare alla possibilità di un mondo diverso. Ad esempio, come suggerisce Hawken, chiedersi: “Quali sono le caratteristiche necessarie per la leadership, quando il potere si origina dal basso invece di scendere dall’alto? Che aspetto ha una democrazia in cui il potere non è detenuto da una minoranza? Cosa cerca un mondo in cui le soluzioni ai nostri problemi arrivano dal basso? Cosa accadrà se entriamo in una fase di transizione dello sviluppo umano, in cui ciò che funziona risulta invisibile, perché molti sguardi sono rivolti al passato? Cosa accadrà se alcuni valori fondamentali vengono nuovamente diffusi in tutto il mondo e incoraggiano complesse e significative reti sociali che rappresentano i governi futuri?”

Molti attivisti per i diritti umani sono stufi di essere etichettati o di passare per matti soltanto perché si sono accorti che il sistema si basa sul crimine e non lo accettano. Non è matto chi denuncia i crimini ma chi cerca di non vederli o accetta un sistema così iniquo.
Cambiare è il diktat del futuro dell’umanità, e continuare a negare l’evidenza dei fatti significa diventare complici di criminali.
Teniamo conto che i cambiamenti non possono avvenire di colpo: è necessario che prima avvengano dentro di noi. Non si può certo cambiare la realtà senza prima cambiare se stessi.
Ricordiamo che la base del vecchio potere era proprio la manipolazione mentale, e dunque soltanto uscendo da questa manipolazione potremo concepire una realtà diversa, non più dominata da personaggi corrotti e disposti a tutto per proteggere privilegi e potere.
Occorre dapprima concepire i cambiamenti, ovvero credere possibile una realtà in cui sono le persone comuni a detenere la sovranità politica e monetaria, e non la perdono a favore di partiti o istituzioni truffaldine.

Credere nel cambiamento è importante, anzi fondamentale. Non può certo cambiare una persona che si crede incapace di farlo, e non può migliorare la realtà chi si crede impotente.
Per dirla con Hawken, “Nel bene e nel male, occupiamo oggi un pianeta umano, e guidiamo molte delle sue forze evolutive… Le azioni umane influiranno sul destino di tutti gli esseri viventi, perché non esiste un luogo sul pianeta da cui le nostre attività sono assenti… L’evoluzione è ottimismo in azione”.



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NOTE

1) Discorso tenuto da Gordon Brown il 13 ottobre 2008 alla City di Londra.
2) http://novoordo.blogspot.com/2009/07/la-crisi-finanziaria-mette-la-strizza.html
3) http://www.youtube.com/watch?v=GIhcfVePAoE&eurl=http%3A%2F%2Fwww%2Ementereale%2Ecom%2F&feature=player_embedded
4) http://it.peacereporter.net/articolo/16002/%27Questa+%26egrave%3B+una+crisi+dei+diritti+umani%21%27
5) http://www.moltitudineinarrestabile.it/
6) Per capire il concetto di “stegocrate” si veda http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/03/lipotesi-stegocratica-parte-prima-il.html e http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/03/lipotesi-stegocratica-parte-seconda.html
7) http://www.moltitudineinarrestabile.it/


PER APPROFONDIRE

Abbate Carmelo, “La trappola: come banche e finanza mettono le mani sui nostri soldi (e come non farsi fregare dalla crisi)”, Piemme 2008.
Hawken Paul, “Moltitudine Inarrestabile. Come è nato il più grande movimento del mondo e perché nessuno se ne è accorto”, Edizioni Ambiente, Milano 2009.
Klein Naomi, “Shock Economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri”, Rizzoli 2007.
Klein Naomi, “No Logo. Economia globale e nuova contestazione”, Baldini Castoldi Dalai, 2007.

martedì

LA DISEDUCAZIONE CIVILE DI STUDIO APERTO




Essendo Italia Uno la rete più seguita dai giovani, è stato creato un telegiornale appositamente per disinformare e diseducare i giovani ( che viene visto anche dai meno giovani). Studio Aperto appare per la prima volta nel gennaio del 1991, allo scopo di "spiegare" lo scoppio della cosiddetta "guerra del Golfo", che apriva il percorso di durissime persecuzioni che saranno inflitte al popolo iracheno, fino alla guerra del 2003. Ovviamente, l'informazione sui fatti bellici sarà data da questo telegiornale, come dagli altri, in modo totalmente mistificato, facendo apparire le autorità statunitensi come autorevoli e democratiche, prive di interessi.

In questo telegiornale l'intelligenza viene presa continuamente a calci con servizi di scarsa qualità, immagini di belle donne seminude o intriganti, e tanta cronaca a volte macabra, altre volte con dettagli raccapriccianti. C'è quasi sempre l'attricetta o la valletta in posa, il caso umano che commuove, il "mostro" efferato, e argomenti per seminare odio e paure, come il "terrorismo" o la "sicurezza".
C'è spesso anche il servizio per intrattenere, divertire, su argomenti sciocchi, come se non vi fosse differenza fra un telegiornale e un qualsiasi programma di intrattenimento.
I giovani vengono trattati come fossero privi di capacità critiche, e come se fossero più interessati ad usare i bassi istinti che il cervello. Ne risulta uno spettacolo così squallido e misero che forse è difficile immaginare di peggio.
Nel video Alessandro Robecchi cerca di capire alcune tecniche usate in questo e in altri telegiornali.

sabato

I PUNITI

Di Antonella Randazzo




Se fai del bene cosa ti può accadere?

Di tutto. Anche di essere definito "terrorista".

Pensate non sia possibile?

Eppure è quello che è accaduto a due nostri preti, uno in Italia e l’altro in missione in Colombia. Sono esempi di come possono essere trattate le persone che cercano di aiutare o di rendere più consapevoli altre persone.
Il potere, più è in difficoltà e più diventa feroce, accanendosi persino contro chi è disarmato, e cerca di fare qualcosa per gli altri.

Padre Giacinto Franzoi si trova da 18 anni a Remolino del Caguán, luogo sperduto fra la selva amazzonica, dove caldo, umidità e lotte fra esercito governativo e la guerriglia “rivoluzionaria” non possono lasciare dubbi sul fatto che il prelato non abbia scelto quel luogo per una serena villeggiatura.

Infatti, la missione di Franzoi è dura, anzi durissima. Egli è riuscito ad avere la stima e l’affetto degli abitanti e ad organizzare collegi per i figli dei contadini, creando anche un luogo di ritrovo simile ai nostri “oratori”.
La sua iniziativa mira ad alimentare la cultura della vita, contro quella della droga. E infatti, il suo slogan è “No alla coca, si al cacao”, incentivando la produzione di cioccolatini venduti anche all’estero (vedi video sotto).
Vi sembra una storia tutto sommato banale?
Può essere, però non è per nulla banale che per le iniziative di Franzoi si sia scatenato un putiferio nel governo colombiano, che lo accusa, pensate che originalità, di “terrorismo”. Precisamente, di “collusione con la Organizzazione narcoterrorista Farc”, senza però avanzare alcuna prova.

Ad accusarlo ufficialmente sarebbe Accion Social, un organismo nazionale che dipende dalla presidenza della Repubblica, ovvero fa capo alle stesse autorità colombiane che reprimono o uccidono i militanti per i diritti civili e intascano somme vertiginose dalle autorità statunitensi per distruggere l’economia agricola dei contadini nativi. E’ come se Hitler accusasse di crimini madre Teresa di Calcutta.

Franzoi aveva ricevuto finanziamenti, oltre che dalla provincia di Trento, anche dalla medesima Accion Social, che evidentemente non vuole più sborsare denaro per progetti che vanno a favore della popolazione.
Spiega Franzoi: “Nell'ottobre scorso rappresentanti di Accion in visita a Remolino si dissero meravigliati per la brevità nella realizzazione e per la professionalità e la tecnica utilizzata, E non solo. A febbraio, io e un esponente della Presidenzia abbiamo firmato un documento finale di termine dei lavori e di consegna dell'opera, con piena soddisfazione delle parti. La fiducia che ci siamo guadagnati con questo progetto è molta, tanto che quest'anno verrà iniziata la seconda tappa, con un finanziamento diretto da parte dello Stato. Quindi chiarirò questo triste equivoco e paghi chi dice bugie!”. (1)

Il prelato forse non si rende conto che è proprio il successo della sua iniziativa ad attirargli le accuse. Se la sua azione fosse stata fallimentare nessun potere iniquo lo avrebbe temuto. Infatti, in Colombia i contadini stanno vivendo come in un incubo, subendo la militarizzazione e la repressione. Il cosiddetto “Plan Colombia” (voluto e finanziato dagli Stati Uniti), prevede la militarizzazione massiccia del paese, e l’uso di “fumigazioni” che avvelenano esseri umani, acque e animali.

Il Plan Colombia (militarizzazione del territorio e fumigazione indiscriminata delle piantagioni con l'erbicida glifosato) aveva l’intento opposto rispetto a quello dichiarato: ovvero doveva alzare la produzione di droga e reprimere duramente le popolazioni che rivendicano i propri diritti. Infatti, su dati ufficiali dell’Onu, la Colombia, che prima produceva il 40% della cocaina mondiale, dopo sette anni del Plan Colombia è arrivata a produrne circa il 70%.(2)

I contadini denunciano la distruzione di campi di patate, platano, yucca e altri prodotti che stanno alla base dell'economia agricola, e la contaminazione delle acque dei fiumi Orú e Catatumbo. Questo per costringere i contadini ad andarsene da terre che sarebbero aree strategiche per le fazioni in guerra e importanti dal punto di vista economico. (3)
Le sostanze rilasciate dagli aerei producono vari effetti: infiammazioni gastriche, macchie alla pelle, disturbi all’apparato riproduttivo e possibili effetti cancerogeni.
Sono diversi anni che alcuni gruppi di cittadini colombiani (in Colombia ci sono 84 etnie) lottano per i diritti umani e vengono repressi duramente dal governo con il pretesto che ogni sollevazione sarebbe voluta dalle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). Parecchi militanti per i diritti umani e sindacalisti sono stati uccisi.
Le autorità sapevano che il popolo sarebbe stato ulteriormente impoverito, in seguito all’approvazione del Trattato di Libero Commercio avvenuta a porte chiuse con gli Stati Uniti, Canada e Unione Europea, e preparavano repressioni per un'eventuale ribellione.

Chi aiuta i contadini diventa “terrorista” e viene punito proprio con la criminalizzazione e cercando di far perdere la stima e la fiducia di cui godeva in precedenza.

L’altro caso che consideriamo, molto diverso dal primo ma uguale nelle accuse, riguarda un parroco che si trova in Italia, precisamente a Rovagnate (Lecco), Don Giorgio De Capitani, colpevole di tenere un sito (http://www.dongiorgio.it/) in cui dice quello che pensa senza peli sulla lingua, denunciando i criminali di qualsiasi "parrocchia", persino della sua.
Per questo motivo, il parroco è stato criminalizzato in un articolo pubblicato dal giornale “la Padania” nel febbraio di quest’anno.

Il 26 luglio scorso, addirittura, durante il momento della comunione, gli si avvicina un uomo e lo apostrofa come “terrorista”.
L’uomo è Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi.
Vengono mobilitate anche le reti Mediaset per colpire il prete “terrorista”. Il 29 luglio scorso “Studio Aperto”, allestisce un servizio per criminalizzare il prelato.
Don Giorgio viene descritto da questa propaganda come un personaggio incline ad insultare tutti tanto per il piacere di insultare e come un sobillatore che fa “sermoni al vetriolo di sfondo politico al posto della messa alla domenica” (Studio aperto, 29 luglio 2009). Ovviamente si mostrano immagini e parole che non fanno capire per nulla quello che il prete porta avanti, ad esempio la lotta contro la privatizzazione dell’acqua, voluta proprio da Berlusconi.

Il prete viene accusato di avere toni e parole “poco adatte alla tunica”, e infatti, dovrebbe essere zelante verso il potere come Zangrillo, che accusa di terrorismo chi dice la verità sul sistema, difendendo chi invece i crimini li ha commessi davvero.

Si sono sollevate anche le autorità ecclesiali, che lo avrebbero sospeso dal suo ruolo di parroco.

Perché queste persecuzioni contro preti disarmati e fedeli alla loro missione cristiana?
Cosa spaventa il potere?
Dal sito di Don Giorgio leggiamo: “Don Giorgio fa paura ai “papi boys” e ai legaioli perché incarna la semplicità della gente comune, e i suoi messaggi diretti senza fronzoli sono facilmente comprensibili. Fa paura perché è lontano anni luce da quei politici ingessati che parlano un politichese incomprensibile dove sembra che tutti sono amici, dove si è perso il senso del “nemico”. Fa paura perché è lontano anni luce da quei preti imborghesiti che hanno perso di vista il senso della loro missione, hanno perso di vista gli ultimi, i derelitti, e che si sono supinamente accontentati di compiacere ai potenti di turno. Don Giorgio non conosce il “politically correct”, un delinquente è e rimane un delinquente, un ladro un ladro un razzista un razzista… don Giorgio può arrivare là dove gli altri non hanno tentato… E da qui nasce la paura. La paura che una nuova frontiera di libertà si stia delineando, che il muro fatto di paura, rincoglionimenti televisivi dal potere stia lentamente scricchiolando. Il re è nudo. Il re ha paura che questo si sappia”. (4)

Il potere scricchiola da tutte le parti, vacilla. Altrimenti perché avrebbe così tanta paura di preti che non hanno altro scopo che fare del bene?
Cristo era forse un "terrorista"?


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NOTE


1) http://it.peacereporter.net/articolo/11214/Missionario+italiano+accusato+di+terrorismo
2) http://www.vitatrentina.it/partecipa/blog/scelte_di_fondo/prete_terrorista_non_lasciamolo_solo
3) http://it.peacereporter.net/articolo/15539/Pioggia+di+veleno
4) http://www.dongiorgio.it/principale.php?id=168